Fabbriche ritrovate. Patrimonio industriale e progetto di architettura in Italia – Il nuovo libro

È uscito il nuovo libro sul patrimonio industriale realizzato a quattro mani dal professore Massimo Preite e dall’architetto Gabriella Maciocco, con la prefazione del presidente Aipai Edoardo Currà. Il libro è edito da Effigi e fa parte della collana Industrial Heritage.

Fabbriche ritrovate vuole essere una ricognizione delle migliori esperienze di riuso del patrimonio industriale condotte in Italia negli ultimi 30 anni. Nella prima sezione “Le fabbriche com’erano” il lettore potrà trovare un breve profilo storico degli stabilimenti di cui, nella seconda sezione “Le fabbriche ritrovate”, sono illustrati i progetti attraverso cui gli architetti hanno reinterpretato forma e funzioni delle architetture industriali. Nella terza sezione “Fabbriche e città” compaiono gli esempi di alcuni quartieri urbani in cui il recupero del patrimonio industriale dismesso ha rappresentato una leva fondamentale per la loro rigenerazione.

Fabbriche ritrovate

Riuso del patrimonio industriale, tra conservazione e trasformazione

Questa pubblicazione è nata da una mostra organizzata nel 2018 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile, in concomitanza al 17° Congresso di The International Committee for the Conservation of Industrial Heritage (TICCIH). In quell’occasione fu presentata una prima selezione di progetti realizzati di riuso del patrimonio industriale in Italia, nella convinzione che dalle esperienze condotte nel nostro paese emergesse una significativa varietà degli approcci possibili al tema del riuso delle antiche fabbriche.

La selezione fornita in queste pagine, pur nella sua inevitabile soggettività, ha cercato di includere un numero ancora maggiore di esperienze, desunte sia dalla conoscenza diretta degli autori, sia dallo spazio che hanno ricevuto nella stampa specializzata. Tali progetti hanno rivelato una forte carica sperimentale, resa necessaria dalla mancanza di una cornice condivisa di principi in grado di fissare quale dovrebbe essere l’equilibrio da osservare fra conservazione e trasformazione. In base alla propria esperienza, gli architetti che si sono cimentati in interventi di “adaptive reuse” hanno dato la propria personale risposta ai dilemmi in cui incorrono le pratiche di riuso del patrimonio dismesso: quali sono i margini di trasformazione entro cui un intervento deve restare per non compromettere i caratteri dell’edificio? Cosa è sacrificabile e quali, invece, sono gli elementi la cui conservazione non è negoziabile? Cosa è invece possibile cambiare?

La risposta a tali quesiti che, come già detto, non è potuta essere che soggettiva, ha messo in luce una grande varietà di strategie per quanto riguarda il rapporto con la storia della fabbrica da recuperare, la rimodulazione dei suoi spazi interni, l’impiego di nuovi materiali, gli inserimenti di nuova edilizia secondo rapporti di analogia formale o di opposizione stilistica con le strutture preesistenti, oppure la demolizione controllata di certe componenti per aprire e rendere accessibili spazi primi preclusi. Il libro vuole essere dunque una ricognizione delle migliori esperienze condotte in Italia negli ultimi 30 anni attraverso un certo numero di schede illustrative dei progetti selezionati, intese a fornire un’adeguata rappresentazione delle scelte di volta in volta effettuate.

Fabbriche ritrovate: gli autori

Massimo Preite, già professore di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura (DIDA) dell’Università di Firenze, insegna Patrimonio industriale nel master Erasmus Mundus Techniques, Patrimoines, Territoires de l’Industrie (TPTI) presso l’Università di Padova. Ha svolto un’intensa attività di ricerca sulla conservazione e la valorizzazione del patrimonio industriale. È membro dei Board di The International Committee for the Conservation of Industrial Heritage (TICCIH), della European Route of Industrial Heritage (ERIH) e dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI). È autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Paesaggi industriali del Novecento”, “Masterplan, la valorizzazione del paesaggio minerario”, “Towards a European Heritage of the Industry” e “Paesaggi industriali e patrimonio Unesco”.

Gabriella Maciocco, architetto, nel corso della sua attività ha svolto lavori di pianificazione urbanistica e di recupero/valorizzazione di siti industriali dismessi in Italia. Ha partecipato alla progettazione dei parchi e dei musei minerari di Abbadia San Salvatore (SI), delle Colline Metallifere (GR) e di Servette (AO). Dai suoi lavori di ricerca sul patrimonio industriale ha tratto numerose pubblicazioni, fra cui i libri “Da miniera a museo: il recupero dei siti minerari in Europa”, “La miniera di mercurio di Abbadia San Salvatore”, “Archeologia industriale in Amiata” e altri saggi. È membro dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale” (AIPAI).

 

Titolo: Fabbriche ritrovate
Autore: Massimo Preite e Gabriella Maciocco
Casa Editrice: Effigi
ISBN: 9-788855-243414
Lingua: italiano/inglese