Il Villaggio Leumann in Piemonte

Il Villaggio Operaio Leumann è uno dei fiori all’occhiello dell’Archeologia Industriale in Italia. Situato in provincia di Torino è una delle poche edificazioni filantropiche volute da imprenditori illuminati a supporto della classe operaia. 

 

Il Villaggio Leumann di Collegno insieme al Cotonificio fu edificato tra il 1876 e il 1912 dall’imprenditore svizzero Napoleone Leumann per dare lavoro, sistemazione e servizi gratuiti alle maestranze qui impiegate che provenivano sia dalla precedente tessitura di Voghera, nell’Oltrepò pavese, sia dai comuni limitrofi a Collegno. Il complesso costruttivo, a pianta triangolare, è formato dal Cotonificio e da due comprensori laterali, per una superficie complessiva di 72.000 mq. Entrambi i comprensori sono attraversati da una via principale, che si stacca dallo stradale di Rivoli, penetra all’interno di ciascun area di costruzione e si conclude in una graziosa piazzetta. A far da cornice agli slarghi sono rispettivamente due edifici fulcro: il Convitto nel comprensorio est e la Chiesa di Sant’Elisabetta nel comprensorio ovest, edifici questi costruiti per essere punti di aggregazione a uso collettivo. Il progetto architettonico fu affidato in parte all’ing. Pietro Fenoglio, artefice delle più significative opere in stile liberty a Torino. Il luogo, a nord della città sabauda, fu scelto dalla famiglia svizzera per la presenza di corsi d’acqua, per la vicina ferrovia e per il costo relativamente basso dei terreni rispetto a quelli di Torino. Tale fu l’importanza del Cotonificio svizzero che, nel 1896, il Comune di Collegno intitolò la zona Borgata Leumann, frazione del Comune di Collegno.

Il Villaggio Leumann venne concepito per essere del tutto autonomo. Le villette per gli operai e gli impiegati sono costruite in laterizio con due piani fuori terra e orto-giardino, ispirate alla tradizione edilizia padana del tempo, miscelata, specie nei tagli volumetrici dei tetti, con imprestiti di derivazione svizzera, riferibili all’origine elvetica del committente. Accanto alle abitazioni una serie di strutture assistenziali gratuite supportate da iniziative assistenziali (cassa malattia, cassa nuziale, cassa pensioni, liquidazione) facilitavano la vita e il lavoro alla Borgata. Nel comprensorio est trovano spazio il Convitto per le Operaie (1890-1906), il Refettorio (1890-1909), poi trasferito nell’area dello stabilimento e ora non più visibile, l’edificio dei Bagni (1902), il Teatro (1890) e l’Albergo Il Persico (1891). Nel comprensorio ovest, l’Ufficio Postale (1911), la Scuola Materna (1900) la Scuola Elementare (1906), la Palestra (1906), la Chiesa di Santa Elisabetta (1907), il Circolo per gli Impiegati e uno Spaccio Alimentare. L’Asilo Nido (1890), un tempo ubicato all’interno dello stabilimento, fu poi trasferito in una graziosa palazzina accanto alla fabbrica, l’Ambulatorio medico (1891) era in prossimità dell’entrata all’opificio, mentre la stazionetta (1903) trova collocazione di fronte all’ingresso. L’entrata al Cotonificio è ancora oggi caratterizzata da due piccole costruzioni similari del 1880 in litocemento con decorazioni in legno munite di torrette angolari, loggia e balconi e poste l’una di fronte all’altra sul corso Francia. Qui l’architettura vernacolare svizzera diventa il modello di importazione per eccellenza: l’immagine idilliaca e pittorica degli chalet montani si traduce nell’uso smodato del legno e dei tetti cuspidati.

Il cotonificio ha continuato la propria attività produttiva fino al 1972 quando chiuse in parte i battenti (Tessitura) a seguito della grave crisi del settore tessile e definitivamente nel 2007 (Nobilitazione del tessuto e tintoria). Il Comune di Collegno, con l’intento di salvaguardare e valorizzare un patrimonio culturale, riuscì ad acquistare praticamente tutte le case del Villaggio.

Oggi il Villaggio è sotto la tutela della Soprintendenza dei Beni architettonici e paesaggistici del Piemonte.

 

Il Villaggio Leumann oggi

Il Villaggio Operaio Leumann è oggi un importante documento di carattere storico e architettonico, indiscutibilmente uno degli esempi più prestigiosi del patrimonio archeologico industriale italiano, che continua a vivere e fa parte della rete ecomuseale della provincia di Torino.

L’Ecomuseo copre tutta l’area del Villaggio Leumann. Sono stati recuperati o ristrutturati molti edifici: il Convitto, l’Albergo, l’Ufficio Postale, la Stazionetta e una parte del Cotonificio. Di recente sono stati rimessi a nuovo i lavatoi ed è stata allestita una segnaletica interna. E’ stata ristrutturata anche la Scuola che, oltre a continuare ad ospitare cinque classi di scuola elementare, è sede dell’Ecomuseo.

Le abitazioni sono ancora utilizzate come tali e gli edifici che ospitavano servizi hanno ancora una funzione pubblica. Il Convitto delle Operaie ospita la Biblioteca Civica, l’Albergo è sede di associazioni, la Stazionetta, ristrutturata nel 1998 su iniziativa dell’Associazione Amici della Scuola Leumann,  ha svolto fino a fine 2012 un servizio di informazioni culturali, sociali e turistiche, il locale dei Bagni ospita il Centro Anziani. L’Ufficio Postale, la Scuola e la Chiesa mantengono invece la funzione originaria. A breve verrà allestito il Centro di Documentazione della Storia del Villaggio Leumann e un Laboratorio di Storia per le scuole.

Un ulteriore passo è stato fatto con l’allestimento realizzato dall’Arch. Alessandro Mazzotta e con gli arredi forniti dai soci dell’Associazione suddetta, della Casa-Museo nei locali messi a disposizione dal comune di Collegno. Si tratta di un “progetto pilota” e della prima esperienza di questo genere in un villaggio operaio.

L’Associazione Amici della Scuola Leumann

A prendersi cura della valorizzazione e della promozione del Villaggio Operaio Leumann attraverso l’organizzazione di visite guidate, attività culturali di vario genere, iniziative di ristrutturazione ed altro,  è l’Associazione Amici della Scuola Leumann.

Informazioni e prenotazioni visite guidate: Associazione Amici della Scuola Leumann
Corso Francia 345 – 10093 Collegno – Tel. 011 4159543 – 349 7835948
e-mail: info@villaggioleumann.it – sito web: www.villaggioleumann.it

 

Sito archeologico industriale: Villaggio Operaio Leumann
Settore industriale: Industria tessile – Cotonificio
Luogo: Collegno – provincia di Torino – regione Piemonte
Proprietà/gestione: Comune di Collegno www.comune.collegno.gov.it
Testo a cura di: dott.sa Carla F. Gütermann per la parte storica; Rosalbina Miglietti Presidente dell’Associazione Amici della Scuola Leumann .

Archeologia Industriale




La miniera Floristella in Sicilia

La miniera Floristella è sicuramente tra le miniere di zolfo più importanti della Sicilia, che tra il 1800 ed il 1900 raggiunse il primato mondiale in questo settore industriale.

Il 10 novembre 1781 il feudo di Floristella, situato nei pressi di Valguarnera (Enna), a seguito dell’espulsione della Compagnia di Gesù titolare del fondo, viene acquistato da un certo don Camillo Caruso per conto e col denaro del barone Salvatore Pennisi.

L’11 aprile 1825, sebbene l’attività estrattiva fosse già avviata da tempo, la Direzione Generale de’ Rami e Diritti Diversi accorda al barone D. Venerando Salvatore Pennisi il permesso di apertura di una zolfara nell’ex feudo Floristella, previo deposito di 10 onze al Regio Erario, come in uso in quel periodo.

La miniera Floristella rimane nella titolarità della famiglia Pennisi sino a quando ne viene revocata la concessione con Decreto presidenziale del 12 luglio 1967, passando poi all’Ente minerario siciliano, presieduto da Don Graziano Verzotto.

L’attività estrattiva prosegue ancora per circa una ventina d’anni sino a che, l’1 dicembre 1986, viene redatto il piano di chiusura delle vie d’accesso al sotterraneo della miniera.
La legge della Regione Siciliana 15 maggio 1991 n° 17 (art. 6) istituisce l’Ente Parco Minerario Floristella – Grottacalda con lo scopo di tutelare uno dei siti di archeologia industriali più importanti del meridione e recuperare il palazzo Pennisi sito nell’aria mineraria di Floristella.

La miniera Floristella: Il sito archeologico industriale

La miniera Floristella occupa una superficie superiore ai 425 ettari.
In cima alla collina, che domina la vallata disegnata dal rio Floristella, si erge il Palazzo Pennisi.
Il palazzo si sviluppa in altezza su due piani  separati in parte da un piano mezzano, un solaio e, al di sotto del livello della strada, un grandissimo scantinato; in lunghezza si compone di tre corpi con quello centrale sensibilmente rientrato nella facciata esposta a Sud-Est di modo da costituire un cortile d’invito all’accesso. Sui quattro prospetti, pietra bianca riveste le lesene che scandiscono verticalmente il palazzo e tutte le aperture comprese le feritoie, indispensabili in caso di rivolta.
Il piano terra ospitava gli uffici amministrativi e, nell’ala Sud-Ovest, la cappella ottagonale sormontata da cupola.
I piani superiori costituivano la residenza della famiglia Pennisi che si recava lì nel periodo pasquale nonché gli alloggi dei direttori che via via si avvicendavano.
Il palazzo fu edificato in due fasi: si ritiene di poter datare la realizzazione del piano terra intorno al 1860, essendo stato ospitato al suo interno l’ing. Piemontese Sebastiano Mottura, mandato in Sicilia nel 1862 dal Ministero per L’Agricoltura Industria e Commercio per presiedere alla nuova scuola mineraria di Caltanissetta; il piano sopraelevato fu invece realizzato tra il 1880 ed il 1885. Dirigendosi giù per la valle ci si imbatte in tutte le più tipiche edificazioni delle miniere zolfifere.

Tre gli imponenti pozzi nella miniera Floristella per l’estrazione del minerale.

Il pozzo n. 1, nella Sezione Sant’Agostino, edificato direttamente in pietra intorno al 1919. Il pozzo n. 2, provvisoriamente edificato in legno, passerà ad una struttura in muratura nel 1945, per poi essere sostituito da un castelletto in ferro nel 1965.
Il pozzo n. 3, a pochi passi dal palazzo in direzione Sud-Ovest, costruito interamente in ferro tra il 1970 ed il 1971, dal quale transitavano sia carrelli carichi di materiale che persone; numeri diversi di tocchi di campana avvertivano cosa stesse percorrendo il pozzo.

Ma è nella parte più antica della miniera, in quel susseguirsi di sezioni denominate Calì, Pecoraro, San Giuseppe ed altre ancora, che è possibile ammirare le primissime discenderie composte da un’apertura principale per il passaggio degli operai e da una secondaria ed un pozzo verticale per il reflusso dell’aria. Tali discenderie sono tutte esposte verso Sud Sud-Est per sfruttare il più possibile la luce solare, che flebile faceva da guida alla risalita dei carusi, spesso sprovvisti di lampada.

Sistemi per la fusione dello zolfo: calcarelle, calcaroni, forni Gill sono sparsi per tutta la vallata, a volte singolarmente, a volte in batteria. Nella Statistica mineraria del 1956 risultano attivi 17 apparecchi Gill gemelli e 19 calcaroni.

Ed ancora altri edifici : capannoni, piccole costruzioni funzionali all’attività estrattiva, caseggiati come la Direzione, il dormitorio operai – conosciuto anche come “Case Mottura”, la sala riunione operai, la sede dell’I.N.A.I.L., una città dello zolfo a tutti gli effetti.

Oggi la vallata appare ricca di vegetazione, ma in realtà si tratta di un rimboscamento avvenuto in tempi recenti. Originariamente il paesaggio doveva esser tinto esclusivamente del giallo dello zolfo e del biancastro del gesso.

 

Sito archeologico industriale: Miniera Floristella
Settore industriale: Minerario – Le miniere di zolfo in Sicilia
Luogo: Valguarnera – provincia di Enna – Regione Sicilia
Proprietà/gestione: Ente Parco Minerario Floristella Grottacalda www.enteparcofloristella.it
Testo a cura di: Dott.sa Simona Politini contatto simona.politini@archeologiaindustriale.net
Tratto dalla tesi di laurea “L’oro di Sicilia. L’industria zolfifera siciliana e la miniera Floristella 1825-1987” di Simona Politini. Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa – Napoli. Anno accademico 2000-2001. Relatore prof. Gregorio Rubino

Archeologia Industriale