Fondazione MAST di Bologna, in mostra i finalisti del concorso GD4photoart

Alla Fondazione Mast di Bologna sono in mostra i quattro finalisti del concorso fotografico Mast Foundation for Photography Grant on Industry and Work, già GD4photoart, il concorso europeo di fotografia a tema industriale.

 

La Fondazione MAST presenta la mostra dei finalisti del concorso GD4PhotoArt che dal 2018 diventa Mast Foundation for Photography Grant on Industry and Work.
La selezione biennale di giovani fotografi, promossa dalla Fondazione MAST, ha lo scopo di documentare e sostenere l’attività di ricerca sull’immagine dell’industria, le trasformazioni che questa induce nella società e nel territorio, il ruolo del lavoro per lo sviluppo economico e produttivo.

Giunto quest’anno alla quinta edizione, il concorso è nato per promuovere l’attività fotografica delle nuove generazioni di artisti.

La mostra espone i progetti realizzati appositamente per il concorso dai quattro finalisti: Mari Bastashevski (Danimarca-Russia), Sara Cwynar (Canada), Sohei Nishino (Giappone) e Cristobal Olivares (Cile).

Urs Stahel, curatore della PhotoGallery MAST e dell’esposizione spiega così gli obiettivi del premio:

“Mostrare l’essenziale, rilevare gli aspetti strutturali, cogliere nelle immagini il sapere astratto e l’essenza del comportamento umano – ricercare, indagare, sviluppare e produrre – fornire una rappresentazione fotografica che renda possibile e accessibile sia l’aspetto informativo che quello emozionale, il dato concreto e il significato, il piano descrittivo e quello metaforico: è questo il grande compito dei giovani fotografi di oggi. Ed è questo compito che il MAST Foundation for Photography Grant intende sostenere.”

FONDAZIONE MAST di Bologna, Mast Foundation for Photography Grant 2018: il vincitore del concorso fotografico

Vincitori ex aequo del concorso Mast Foundation for Photography Grant 2018: Sarah Cwynar e Sohei Nishino

“La giuria ha deciso di assegnare il premio ex-aequo a Sohei Nishino e Sara Cwynar. I lavori dei quattro finalisti sono risultati tutti significativi e coerenti con il bando. Fattori decisivi per la scelta della giuria sono stati in particolare la complessità dei contenuti dell’opera e la visione poetica di Sohei Nishino da una parte e lo spessore intellettuale e la freschezza visiva del video di Sara Cwynar dall’altra.” afferma Urs Stahel, curatore
della mostra e membro della giuria.

FONDAZIONE MAST di Bologna, Mast Foundation for Photography Grant 2018: biografie degli artisti

Mari Bastashevsky, Sarah Cwynar, Sohei Nishino e Cristóbal Olivares sono i quattro giovani fotografi, selezionati tra una rosa di 35 candidati provenienti da tutto il mondo, che hanno sviluppato un progetto originale e inedito per la Fondazione MAST. Il risultato sono opere molto diverse tra loro ma legate dall’estrema attualità dei temi affrontati e dalla molteplicità dei mezzi di rappresentazione scelti.

Mari Bastashevski (San Pietroburgo, Russia, 1980), nel progetto Emergency Managers (Manager dell’emergenza) utilizza complesse installazioni fatte di fotografie, documenti, testi e interviste e indaga la crisi idrica della città di Flint che ebbe inizio nel 2013-2014, quando le fonti di approvvigionamento dell’acqua potabile furono trasferite da Detroit alla città stessa e al fiume Flint provocando la contaminazione da piombo di una parte della popolazione. Un lavoro che mette in evidenza, come scrive l’artista “la relazione tra funzionari statali e aziende che alimentano e sostengono le crisi nello status quo, dove la violenza assurge ad abituale norma di comportamento”.

Sarah Cwynar (Vancouver, Canada, 1985) in Colour Factory (La fabbrica del colore) con un video e nove fotografie ci fa entrare in un’azienda di cosmetici e all’interno dei meccanismi della produzione commercialedei colori per aprire una riflessione più ampia “sugli standard del colore, della bellezza e del capitalismo, in quanto modelli imposti nell’esperienza della vita umana”, come afferma l’artista. C’è qualcuno che decide; gli standard vengono fissati da un’azienda, un gruppo economico, un’autorità. Un campo che continua a essere fortemente determinato dallo sguardo maschile sulle donne.

Sohei Nishino (Hyogo, Giappone, 1982) ha creato una rappresentazione del fiume Po a metà strada tra la mappa e il diorama, utilizzando una tecnica che ha sviluppato negli ultimi dieci anni per creare paesaggi urbani. Per questo progetto ha viaggiato lungo il corso del fiume dalla sorgente al Delta scattando centinaia di fotografie che ha stampato, combinato insieme e disposto manualmente in grandi tableaux. Unendo micro e macro prospettiva ha ricavato un’immagine che da lontano sembra quasi astratta e da vicino compone una rappresentazione vivacissima e poetica del fiume, inteso come condizione fondamentale per l’esistenza.

Cristobal Olivares (Santiago, Cile, 1988) nel progetto The Desert (Il Deserto) attraverso video, immagini di paesaggi desolati e documenti racconta i drammatici fenomeni migratori in corso dalla Repubblica Dominicana verso il Cile, viaggi lungo campi minati o montagne che superano i 3800 metri di altitudine con temperature estreme. Olivares ingrandisce le sue fotografie di paesaggio, spesso vuote, e ne fa degli sfondi che vengono.

Fondazione MAST di Bologna: 4 anni di successi

Oggi il MAST, inaugurato nel 2013, è un centro culturale dalla fisionomia definita, riconosciuto a livello internazionale per il suo modello di welfare, la sua collezione di fotografia dell’industria e del lavoro e il suo programma di mostre ed eventi proposti al pubblico – conferenze, conversazioni, proiezioni di film e documentari, percorsi e laboratori per bambini e ragazzi.

Al Livello O del MAST prosegue fino all’11 febbraio 2018 la mostra dei modellini delle opere di Anish Kapoor: “Luoghi d’Origine-Monumenti per il XXI secolo”.

MAST.
via Speranza 42, Bologna
31 gennaio – 1 maggio 2018
www.mast.org
Ingresso gratuito
Orari di apertura
Martedì – Domenica 10.00 – 19.00




Milano, Base: Inside Out, The People’s Art Project alla ex Ansaldo

Arriva a Milano Inside Out Project: arte partecipativa, un cantiere e 150 ritratti per la storia di un edificio, dagli anni di Ansaldo a quelli di Base Milano.

Pochi giorni per provare l’atmosfera di Inside Out, progetto di arte partecipativa promosso dall’artivista JR. E nello spazio/cantiere di Base Milano, l’accesso è solo con caschetto, torce e lampade frontali

Inside Out: a BASE Milano un progetto d’arte che ripercorre la storia dell’ex-Ansaldo dalla meccanica pesante alle industrie culturali

Inside Out, piattaforma globale ispirata alle grandi affissioni e all’arte glue and paper, prende forma negli spazi di BASE all’interno della ex Ansaldo oggi cuore del fashion district milanese, tra Porta Genova e via Tortona. L’installazione è parte dell’omonimo progetto di arte partecipativa, che ha vinto il TED Price 2011. Con oltre 260mila partecipanti in 129 paesi, il progetto Inside Out ha viaggiato dall’Ecuador al Nepal alla Palestina, con i gruppi di azione locale che hanno lavorato su temi quali la diversità, la violenza di genere, i cambiamenti climatici o, come in questo caso, i mutamenti socio-economici.

Si entra al buio, perché in novembre alle sette di sera il sole è già tramontato: torce, caschetti di sicurezza e lampade frontali sono una necessità per accedere al cantiere all’ultimo piano di BASE. Uno sguardo al percorso segnalato dai paletti sul pavimento grezzo e uno allo skyline illuminato di Milano che si disegna nei riquadri delle finestre. Un modo inconsueto per visitare una mostra, un’installazione. Del resto è singolare anche il progetto del francese JR. Sperimentatore e artivista, come si definisce, JR con Inside Out ha dato una connotazione originale a questi spazi industriali. Ha infatti affisso a terra e su una parete 150 gigantografie con i volti di altrettante persone. Nessun viso famoso, ma tutti ugualmente importanti nel processo di trasformazione di quest’area della città da zona produttiva (meccanica pesante) a zona di industrie culturali.

Sono i volti di una Milano che cambia quelli delle foto che animano il cantiere, anch’esso in trasformazione come l’edificio che lo contiene: da storico stabilimento di produzione industriale a nuovo fulcro di industrie creative. I ritratti, scattati da Chiara Conti residente in BASE, sono quelli degli ex operai ed operaie, degli impiegati che lavoravano in fabbrica affiancati ai volti dei professionisti delle industrie culturali e creative che caratterizzano la nuova vita degli spazi di via Bergognone. Mentre sono pochi i giorni per vedere l’installazione all’interno del cantiere, altri grandi ritratti, affissi nel cortile, rimarranno esposti fino a marzo 2018.

Ex-Ansaldo e la riconversione consapevole verso una nuova manifattura: culturale e urbana

Ad ospitare Inside Out è l’edificio ex-Ansaldo, del 1904, che testimonia la vocazione produttiva dell’area. Con la costruzione della ferrovia Milano – Vigevano si organizza un polo manifatturiero lungo le direttrici Alzaia Naviglio Grande, via Tortona, via Savona, tutte parallele alla ferrovia, che divengono sedi di fabbriche. Nel 1865 inizia la costruzione della Stazione di Porta Genova e l’industria si insedia tra il Naviglio Grande la ferrovia.

Nell’edificio dell’ex-Ansaldo, costruito tra il 1904 e il 1923, ha sede l’impresa meccanica Roberto Zust. Negli anni ’60, dopo vari cambi di proprietà, Ansaldo acquista il complesso per produrre locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie, motori. La vicina ferrovia, con binari che raggiungevano direttamente l’Ansaldo, favorisce il trasporto di merci pesanti dal carbone per alimentare gli impianti al prodotto finito.

Negli anni ‘70 le trasformazioni del sistema produttivo e le crisi energetiche portano alla dismissione delle fabbriche della zona, Ansaldo compresa. Il complesso, 70mila metri quadrati, rappresenta un interessante esempio di rigenerazione urbana in Italia con modello misto pubblico-privato. La spinta al rinnovamento dell’intero quartiere è degli anni ’90, quando loft, showroom e spazi per eventi, mostre, convention si insediano tra le ex fabbriche, attratti sia dai bassi costi dovuti alla deindustrializzazione sia dalla prossimità al centro,

Nel 1990 il Comune di Milano acquisisce il complesso ex-Ansaldo con vincolo di destinazione ad attività culturali; nel 1994 vi si insediano i laboratori del Teatro alla Scala (produzione di scenografie e costumi di scena). Inizia così la riconversione ad usi culturali dell’ex stabilimento, con progetti che sono stati oggetto di dibattito e sperimentazioni.

Nel 2016 si inaugurano il Mudec – Museo delle culture, disegnato da David Chipperfield, e BASE, società non profit con la mission di catalizzatore culturale dove sperimentare nuove forme di produzione culturale e nuovi sistemi di manifattura urbana. Attualmente Base, a seguito di bando pubblico per l’assegnazione degli spazi, occupa 6mila metri quadrati (saliranno a 12mila dopo le ristrutturazioni in atto) dedicati a innovazione, contaminazione culturale tra arti applicate e performative, cultura d’impresa. Offre anche spazi di lavoro, servizi per formazione e incubazione d’impresa, residenze d’artista, un bar con cucina aperto al quartiere e programmi di workshop, mostre, spettacoli, festival.

L’edificio ex-Ansaldo in 10 date

1904: impresa Roberto Zust
1908: AEG
1915: Società Elettrotecnica Galileo Ferraris
1921: CGE (costruzione trasformatori elettrici)
Anni ’30: ampliamento su quattro piani
1966: passaggio ad Ansaldo (produzione di locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie)
Anni ’70-’80: dismissione dello stabilimento per deindustrializzazione del quartiere
1989: acquisizione da parte del Comune di Milano
1994: si insediano i laboratori del Teatro alla Scala
2016: si inaugura il Mudec – Museo delle Culture e nasce Base

 

di Paola Sammartano

Informazioni:
Dove: BASE Milano, via Bergognone 34, 20144 Milano
Quando: Inside Out è visitabile sino a domenica 19 novembre 2017
Orari di apertura: dalle 19.00 alle 20.00, solo su prenotazione 
L’installazione esterna rimane visibile fino a marzo 2018




Enel, Futur-e: tre ipotesi di recupero per l’ex miniera di Santa Barbara in Toscana

Nuova vita per la ex miniera di Santa Barbara di Enel. Sulla base del modello Futur-e si formulano tre ipotesi di riconversione del sito minerario toscano, parte del nostro patrimonio industriale.


 
Da martedì 10 ottobre, fino a venerdì 13 ottobre, circa 60 studenti internazionali di architettura e urbanistica del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Firenze del IV e V anno lavoreranno presso l’Incubatore di Impresa di Cavriglia, elaborando gli scenari individuati per il futuro dell’ex area mineraria Enel di Santa Barbara (Arezzo) sulla base dei risultati del workshop organizzato a Cavriglia il 25 settembre con rappresentanti delle istituzioni, esperti ed imprenditori locali.

Prosegue così la procedura basata sul modello Futur-e.
Futur-e è il programma lanciato dall’azienda per riqualificare i siti di 23 centrali termoelettriche che hanno concluso il loro ruolo nel sistema energetico o stanno per farlo: attraverso soluzioni sostenibili e innovative, le dismissioni degli impianti diventano nuove opportunità per i territori che le ospitano.

Questa attività di studio e confronto per il recupero e la riqualificazione dell’area si va ad integrare ai progetti già esistenti. Infatti, mentre l’omonima centrale, convertita dal 2006 in un impianto a ciclo combinato, rimane attiva, la miniera di Santa Barbara, non più utilizzata dal 1994, è già al centro di un progetto di recupero e riqualificazione, uno dei piani di riassetto ambientali più importanti d’Italia grazie alla collaborazione tra Regione Toscana, Comuni ed azienda.

 

 

Futur-e, ex miniera di Santa Barbara Enel: tre ipotesi di riqualificazione

Tre le ipotesi di sviluppo per la riqualificazione dell’ex area mineraria di Santa Barbara che sono state tratteggiate durante i workshop: parco cicloturistico; parco agricolo e artistico; ricerca nel campo della geologia e attività produttive innovative. A valle di un sopralluogo dell’area ed una visita di alcuni siti cardine del territorio circostante, gli studenti opereranno in gruppi, ognuno dei quali svilupperà un masterplan relativo ad uno dei tre scenari ipotizzati.

I risultati dei lavori verranno presentati al termine della tre giorni e sviluppati successivamente dagli studenti durante il semestre, nei corsi di “Planning in Historical Context Studio” della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano, Polo Territoriale di Mantova tenuto dai proff. Alessandro Balducci e Chiara Geroldi con la collaborazione di Andrea Castellani, Francesco Galli e Alexanda Mary Haddad e nel corso di “Politiche urbane e territoriali”, della Scuola di Architettura dell’Università di Firenze, Polo Territoriale di Empoli, tenuto dalla prof.ssa Camilla Perrone con la collaborazione di Maddalena Rossi e Flavia Giallorenzo. I lavori degli studenti, ad uno stadio più elaborato, verranno successivamente presentati in una mostra pubblica a Cavriglia nel mese di dicembre, utile per ottenere osservazioni e commenti dalle istituzioni locali e dai cittadini.”

“Abbiamo sempre creduto che l’area ex mineraria continui a rappresentare una risorsa per il Comune di Cavriglia e per l’intero territorio – commenta il Sindaco di Cavriglia, Leonardo Degl’Innocenti o Sanni – e adesso ci apprestiamo ad accogliere tanti giovani ricercatori che, con il loro entusiasmo e le loro competenze, saranno sicuramente in grado di dar seguito al lavoro del workshop dello scorso 25 settembre. Per la nostra Amministrazione il progetto Futur-e promosso da Enel rappresenta infatti un’opportunità unica per integrare i progetti di riassetto del territorio divenuti necessari in un’area che, prima dell’esaurimento del bacino lignitifero risalente a oltre 20 anni fa, per decenni è stata il cuore pulsante dell’economia valdarnese”.




Malnisio Science Festival – Il primo festival friulano dedicato alla scienza

Il 6 e 7 ottobre 2017, presso la centrale idroelettrica Antonio Pitter di Malnisio a Montereale Valcellina (Pordenone), si terrà il Malnisio  Science Festival, Il primo festival friulano dedicato alla scienza.

Due giorni dedicati alla divulgazione scientifica per sviluppare lo spirito critico, imparare a difendersi dalle false notizie e scoprire le opportunità che scienza e tecnologia offrono allo sviluppo economico.

27 conferenze, 26 relatori, 2 lectiones magistrales, 4 laboratori, 3 punti esperienziali e 2 escursioni guidate: sono i numeri della prima edizione del Malnisio Science Festival.

Il Malnisio Science Festival porterà nella storica centrale idroelettrica “Antonio Pitter” di Malnisio esperti di fama mondiale, ricercatori, docenti universitari, ma anche imprenditori: ognuno di loro avrà a disposizione 45 minuti di tempo per parlare di scienza, in modo semplice e diretto.

Il Malnisio Science Festival è il primo festival friulano dedicato alla scienza, aperto a tutti, gratuito, cui si può accedere semplicemente iscrivendosi su www.malnisiosciencefestival.com.

Malnisio Science Festival: un festival di divulgazione scientifica aperto a tutti

«Il Malnisio Science Festival non è un evento dedicato agli “addetti ai lavori“, ma una finestra di 48 ore sul futuro di tutti noi» – spiegano Eleonora Gobbato e Andrea Paroni, assessore al commercio e consigliere del Comune di Montereale Valcellina, ente organizzatore dell’evento – «è un festival di divulgazione scientifica in cui tutti, giovani e meno giovani, possono entrare in contatto con la scienza, sia in senso stretto sia in senso lato».

È ambizioso quanto imprescindibile stimolare la curiosità dei giovani nei confronti delle discipline scientifiche e infondere una conoscenza critica nella popolazione per difendersi dalle truffe, in particolar modo in un mondo popolato da fake news.

Non a caso, l’apertura dell’evento è affidata a Massimo Polidoro: scrittore, giornalista, divulgatore scientifico e segretario nazionale del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. Polidoro sarà protagonista della cerimonia inaugurale, con un intervento dal titolo “Indagare i misteri con la lente della scienza”: si potrà ascoltare alle 20.30 di venerdì 6 ottobre, nell’auditorium della Centrale.

Altro ospite di spicco è Piergiorgio Odifreddi, matematico e scrittore (premio Galileo per la divulgazione scientifica nel 2011), che presenterà il suo libro “Dalla terra alle lune”. Il seminario di Odifreddi si terrà sabato 7 ottobre dalle 18.30 alle 20.00, sempre nell’auditorium.

“Su ciò che non si può parlare, si deve tacere. Wittgenstein e i vaccini, tra logica e (im)potenza” è il titolo dell’incontro su un tema caldissimo di questi tempi: i vaccini. Ne parlerà Lucio Bomben, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n.5 del Friuli occidentale (sabato, ore 17.45, auditorium).

Quattro differenti sessioni saranno tenute da ricercatori del CRO di Aviano, in collaborazione con AIRC, Associazione italiana per la ricerca sul cancro: il dottor Paolo De Paoli, direttore scientifico del Centro di riferimento oncologico, proporrà l’incontro dal titolo “La ricerca che cura i tumori”; il dottor Gustavo Baldassarre interverrà su “Il carcinoma ovarico: un paradigma di ricerca traslazionale”; la dottoressa Valentina Damiano racconterà il “mestiere” del ricercatore con il suo “Diario di una giovane ricercatrice”; il dottor Diego Serraino si occuperà di “Tumori e trapianto di organo solido: pro e contro della terapia immunosoppressiva”.

Saranno due, invece, gli interventi di Giovanni Boniolo, docente di Filosofia della scienza e Medical Humanities nell’Università di Ferrara e ricercatore nell’ambito del decision-making pubblico e individuale: sabato, alle 14.45, nell’auditorium, parlerà di etica della ricerca biomedica e della pratica clinica; alle 17, lo stesso giorno, presenterà il suo libro “Consulenza etica e decision-making clinico. Per comprendere e agire in epoca di medicina personalizzata”.

Delle opportunità che la scienza può offrire all’impresa parlerà Franco Scolari, direttore del Polo Tecnologico di Pordenone, ente istituzionale per il supporto alle start up e all’innovazione: “Lavori del futuro: chi avrà successo e chi soccomberà” è il titolo del suo seminario.

«Al Malnisio Science Festival parleremo anche d’intelligenza artificiale, dei suoi benefici ma anche dei rischi – raccontano Paroni e Gobbato – Parleremo di energia, di cibo e di cambiamenti climatici. E ancora: dei comportamenti animali; di cosa significa essere una giovane ricercatrice in Italia; di astronomia; di come l’informatica aiuta l’ingegneria e di come si comunica la scienza, perché il Festival che pensiamo sarà il luogo ideale per aumentare le proprie conoscenze – aggiungono – per lasciarsi affascinare dalle nuove scoperte, per incuriosirsi e per toccare con mano le tecnologie che migliorano la nostra vita».

Al Malnisio Science Festival si potranno scoprire da vicino anche i processi che influenzano le nostre vite in modo, per noi, spesso inconsapevole: si scoprirà cosa nascondono il mentalismo e il paranormale, e cosa scatena l’effimera illusione delle vincite al gioco d’azzardo.

 

Malnisio Science Festival: la location

Alla fine dell’Ottocento, l’ingegnere capo del Regio Ufficio del Genio Civile, Aristide Zenardi, ebbe l’intuizione, rivoluzionaria per quel periodo, di sfruttare le acque del torrente Cellina per produrre energia elettrica.
La costruzione iniziò nel 1900, a marzo: Zenari curò la parte idraulica e quella civile, mentre l’ingegner Antonio Pitter si occupò delle funzioni elettromeccaniche. Più di duemila operai lavorarono per cinque anni al progetto, che prevedeva l’installazione di quattro turbine accoppiate ai rispettivi alternatori. La corrente generata a 4mila Volt fu elevata con due trasformatori sino a 30mila Volt. La Centrale di Malnisio entrò in funzione nel maggio del 1905 e diede la prima luce a piazza San Marco. Funzionò sino al 1988 e in questi giorni, la centrale idroelettrica “Antonio Pitter” sarà la sede del Malnisio Science Festival.

 

Malnisio Science Festival: tutti i nomi dei partecipanti

Al Malnisio Science Festival parteciperanno:
– Massimo Polidoro, scrittore, giornalista, divulgatore scientifico e segretario nazionale del CICAP
– Paolo De Paoli, direttore scientifico del Cro di Aviano
– Diego Serraino, direttore della Struttura di epidemiologia dell’IRCCS del Cro di Aviano
– Gustavo Baldassarre, direttore dell’Unità di Oncologia molecolare del Cro di Aviano
– Valentina Damiano, ricercatrice al Cro di Aviano
– Piergiorgio Odifreddi, matematico e scrittore, premio Galileo per la divulgazione scientifica nel 2011
– Lucio Bomben, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n.5 del Friuli occidentale
– Giovanni Boniolo, docente di Filosofia della scienza e Medical Humanities nell’Università di Ferrara e ricercatore nell’ambito del decision-making pubblico e individuale
– Franco Scolari, direttore del Polo Tecnologico di Pordenone
– Giorgio Dendi, matematico ed enigmista
– Franco Pettenati, ricercatore dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale
– Wilbert Smeets, ingegnere che ha ideato sistemi di compostaggio innovativi, tra i quali quelli dell’azienda Bioman
– Lidia Rota, responsabile del Centro di prevenzione cardiovascolare globale di Humanitas Research Hospital e presidente di ALT, Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari (Milano)
– Luigino De Marco, esperto di progettualità di ricerca con attrezzature innovative e strategiche
– Roberto Ongaro, pubblicitario, Senior partner per Ogilvy e Geometry Global
– Giuliano Bettella, informatico, coordinatore e fondatore del CICAP Friuli Venezia Giulia
– Jan Hidden, illusionista-mentalista, cultore dell’illusionismo e della parapsicologia.
– Matteo Griggio, etologo di campo, studia il comportamento degli animali, in particolare degli uccelli, nel loro ambiente naturale
– Paolo Geremia, fondatore di Engys, azienda specializzata nello sviluppo di strumenti software nel campo della simulazione per l’industria
– Francesco Bianchini, ricercatore in filosofia della scienza, esperto di scienze cognitive
– Alberto Bolla, ingegnere civile-ambientale, ricercatore dell’università degli studi di Udine, si occupa di tematiche legate al rischio idrogeologico
– Paolo Paronuzzi, geologo, uno dei massimi esperti della frana del Vajont
– Maurizio Fermeglia, rettore dell’Università degli studi di Trieste
– Saverio Maisto, direttore del Consorzio NIP- Maniago
– Francesco Curcio, fondatore e presidente degli spin off universitari Tissue and Organ Replacement srl e VivaBioCell spa.

 

Malnisio Science Festival: gli organizzatori

Il Malnisio Science Festival coinvolge enti e associazioni locali e nazionali ed organizzato dal Comune di Montereale Valcellina in collaborazione con:

– CICAP, Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze nazionale e sezione Friuli Venezia Giulia;
– AIRC, Associazione italiana per la ricerca sul cancro
– OGS, Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale
– Polo tecnologico di Pordenone
– Azienda per l’assistenza sanitaria n.5
– Università degli studi di Trieste
– Università degli studi di Udine
– Associazione Sviluppo e territorio
– Ecomuseo Lis Aganis
– Eupolis studio associato
– Nucleo d’industrializzazione della provincia di Pordenone
– Laboratorio dell’Immaginario scientifico
– Unione degli artigiani di Pordenone
– Unione degli industriali di Pordenone
– Consorzio Pordenone turismo
– Uti delle Valli e delle Dolomiti friulane
– Associazione pordenonese di astronomia
– Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
– PromoTurismo FVG
– Istituto d’istruzione superiore “Il Tagliamento” di Spilimbergo (Pordenone)
– Istituto d’istruzione superiore “Evangelista Torricelli” di Maniago (Pordenone)

 

Malnisio Science Festival: laboratori e punti esperienziali

Il Malnisio Science Festival non è soltanto teoria.  Tra gli appuntamenti, anche laboratori e sperimentazioni.

Laboratori, esperienze per tutta la famiglia

Laboratorio dell’Immaginario Scientifico
BimbinScienza – sabato, dalle 11.45 alle 13.15.
Laboratori ludo-didattici per bambini.
I più piccoli potranno realizzare un oggetto creativo o un prototipo con materiali poveri o di recupero. Impareranno, così, a conoscere strumenti e materiali e ad affrontare semplici concetti scientifici attraverso il gioco.

Family Lab – sabato, dalle 16.15 alle 17.45.
Il Family Lab è dedicato a tutta la famiglia: bimbi e genitori diventeranno per un pomeriggio un “team di scienziati-creativi”.
La metodologia utilizzata è quella del “tinkering”: prevede di smontare e reinventare apparati tecnologici, riutilizzare vecchi materiali per nuovi progetti, creare meccanismi per sistemi funzionanti lasciandosi guidare dalla creatività. Il tutto fa leva sulla collaborazione, sulla capacità d’indagine e sull’apprendimento condiviso.

Eupolis, Studio associato
Tutti i colori delle piante – sabato, dalle 10.15 alle 11.45 e dalle 14 alle 15.30.
Dedicato ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado e del primo biennio della secondaria di secondo grado.
“Tutti i colori delle piante” è un laboratorio itinerante: 90 minuti tra i boschi vicini alla Centrale per scoprire i principali pigmenti che colorano le piante e gli adattamenti evolutivi che portano il bosco a colorarsi in autunno.

APA, Associazione pordenonese di astronomia
Osservatorio solare – sabato, tutto il giorno (se le condizioni meteo lo consentono).
L’osservatorio solare è un laboratorio per tutti, che propone due esperienze:
– osservazione del sole in luce bianca con telescopi rifrattori dotati di prismi di Herschel e filtri neutri ND di varia gradazione. Grazie a una videocamera, i partecipanti potranno guardare su un monitor le macchie solari e altre formazioni della fotosfera;
– osservazione del sole e delle protuberanze solari in luce H-alfa con un piccolo telescopio dedicato.

Associazione Amici della Centrale
Visita guidata alla centrale – sabato, dalle 11 alle 19.
Una visita guidata aperta a tutti per scoprire la Centrale idroelettrica di Malnisio tra storia e tecnica.
Circolo Legambiente Prealpi Carniche
Escursione alla scoperta del bacino della Centrale, sabato dalle 10.45 alle 12.15 e dalle 14.30 alle 16.30.
Una camminata per adulti e bambini farà scoprire ai partecipanti il funzionamento del bacino di carico della Centrale e il sentiero del Cjasarile.
Punti esperienziali
Cultura, tecnologia e turismo per toccare con mano le nuove frontiere del tempo libero (Sala macchine).

Artechne, MyTempArt
Artechne presenta MyTempArt, il sistema integrato per la cultura: nuovi modelli per l’inclusione, la gestione, la condivisione e la fruizione attraverso il digitale. Un modo del tutto nuovo per promuovere l’arte e lo sviluppo dei territori.

Moto Parilla
La casa motociclistica italiana permetterà ai visitatori del Malnisio Science Festival di provare uno dei suoi ultimi prodotti: Carbon Suv e-Bike: non una semplice bicicletta elettronica, ma un prodotto d’eccellezza in fibra di carbonio abbinato a una raffinata gestione elettronica.

BusForFun
Concerti, festival, fiere, parchi tematici ed eventi sportivi: raggiungerli tutti è più facile oggi con BusForFun, la nuova Start-up del turismo che propone viaggi in bus economici, sostenibili e adatti a tutti.

 

Malnisio Science Festival:  la scienza incontra la musica e il buon cibo

A Malnisio concerti e degustazioni

Concerti
Nello stage allestito sopra la sala macchine della Centrale, due concerti imperdibili per chi ama l’innovazione anche nella musica.

Sabato, alle 21
The Leading Guy
“The Leading Guy” è il progetto da solista di Simone Zampieri.
Con la sua musica, Simone racconta la ricerca costante di una conversazione con il suo ascoltatore, che passa attraverso un’esecuzione essenziale e diretta. Zampieri porta, così, il suo pubblico a un confronto diretto con lui, che si esprime al meglio durante le esecuzioni dal vivo.

Sabato, alle 22
Giacomo Voli
È stato uno dei migliori performer di The Voice of Italy nel 2014. Giacomo Voli è compositore e cantante. Spazia dal rock all’elettronica, dall’rnb al funky, passando per il pop. Nato a Correggio come Luciano Ligabue, è stato maestro di canto in numerose scuole private.
Degustazione
BEFeD Truck
Un pub mobile targato BEFeD sarà presente durante tutto il periodo del festival: un’occasione per gustare il galletto cotto alla brace, preparato sul posto, e la birra artigianale BEFeD

 




Riaprono le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino rinascono come officine della creatività grazie alla riqualificazione da parte della Fondazione CRT avvenuta all’insegna dell’innovazione tecnologica, della sostenibilità ambientale, della memoria storica, dell’accessibilità per tutti.

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino riaprono come luogo della cultura

Mille giorni di cantiere per restituire alla città, dal prossimo 30 settembre, il nuovo cuore pulsante della creatività, della cultura e dello spettacolo proiettato verso il mondo. Cento milioni di euro investiti dalla Fondazione CRT per la rinascita delle OGR – Officine Grandi Riparazioni , la “cattedrale” della storia industriale di Torino. Soluzioni ad alto contenuto tecnologico, sostenibilità ambientale, salvaguardia del valore storico della struttura originale, flessibilità e modularità degli spazi, massima fruibilità durante tutto l’anno, accessibilità for all, sono i principi ispiratori del grande intervento di ristrutturazione e recupero funzionale delle OGR – Officine Grandi Riparazioni, un importante compendio immobiliare dell’Ottocento situato nel cuore di Torino: da ex Officine per la riparazione dei treni a nuove Officine della cultura contemporanea, dell’innovazione e dell’accelerazione d’impresa, con una forte vocazione internazionale.

Clicca qua e scopri tutti gli eventi in programma alle OGR per festeggiare insieme la riapertura di questo grande spazio di archeologia industriale

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino: il sito di archeologia industriale

L’intero complesso di archeologia industriale – comprendente il maestoso edificio a forma di H di circa 20.000 metri quadri di superficie per 16 metri di altezza, le palazzine degli uffici e tutte le aree scoperte – è stato riqualificato da Fondazione CRT che, attraverso un proprio ente strumentale quale la Società Consortile per Azioni OGR-CRT, si è avvalsa di capacità professionali e imprenditoriali del territorio. Le risorse finanziarie messe in campo dalla Fondazione CRT, pari a 100 milioni di euro, hanno quindi fatto da volano per l’economia locale sin dalle prime fasi di progettazione e realizzazione delle opere, avviate il 30 luglio 2014 sotto la guida del Segretario Generale della Fondazione CRT e Direttore Generale di OGR Massimo Lapucci, avvalendosi del Project Manager Arch. Marco Colasanti.

“Le OGR sono la sfida più straordinaria di tutti i 25 anni di storia della Fondazione CRT – spiega il Presidente della Fondazione CRT e delle OGR Giovanni Quaglia –: ci sono state tante complessità, ma anche l’entusiasmo di ridare vita a un luogo bellissimo e unico, un elemento forte della comunità cittadina, aprendolo al mondo. Senza la capacità di visione e l’enorme impegno finanziario della Fondazione, oggi le OGR – Officine Grandi Riparazioni sarebbero un luogo abbandonato privo di futuro, una ferita per la collettività, con problemi per la sicurezza delle persone, la vivibilità, l’ambiente. Così non è stato e, grazie anche all’impegno di tante professionalità e alla collaborazione con le istituzioni, tagliamo il traguardo insieme, perché le OGR, rinate con Fondazione CRT, appartengono davvero a tutti”.

“Da un punto di vista progettuale, le nuove OGR – Officine Grandi Riparazioni sono il risultato di una vision coraggiosa – afferma il Segretario Generale della Fondazione CRT e Direttore Generale delle OGR – Officine Grandi Riparazioni Massimo Lapucci –. Una ristrutturazione di massima avrebbe consentito un utilizzo limitato e parziale delle ex Officine, ma ho pensato bisognasse guardare oltre: fare di questa ‘cattedrale’ della storia industriale di Torino uno dei motori dello sviluppo del territorio”.

“Fondazione CRT – prosegue Lapucci – è da sempre molto impegnata nell’innovazione e nella creazione di valore per la Città, e ritenevo perciò occorresse concentrarsi sull’immaginare il futuro delle OGR – Officine Grandi Riparazioni per poter poi realizzare la riqualificazione più adatta alla nuova vita del vasto complesso immobiliare. Bisognava soprattutto lanciare il cuore oltre l’ostacolo e mettere le OGR in condizione di inserirsi in un contesto internazionale, capace di mantenere l’identità storica di ‘Officina’, ma facendone il luogo della generazione e rigenerazione delle idee. Su queste basi le OGR – Officine Grandi Riparazioni, oltre ad essere il più grande investimento di Fondazione CRT su un unico progetto, sono oggi una delle più rilevanti realtà ispirate ai principi della venture philanthropy in Europa e, coerentemente con la nostra mission, sono sempre attente alle positive ricadute sull’economia del territorio”.

 

OGR – Officine Grandi Riparazioni a Torino: due nuove piazze nel cuore della città 

L’imponente operazione di recupero delle OGR, su un’area complessiva di 35.000 metri quadri, arricchisce e completa la nuova configurazione urbanistica dell’ambito “Spina 2” – l’asse di sviluppo nord-sud della città generato dalla costruzione del Passante ferroviario –, rafforzandone il valore strategico per il territorio. In una zona caratterizzata dalla compresenza, nel raggio di poche centinaia di metri, della stazione ferroviaria dell’Alta velocità di Porta Susa, del Politecnico, dell’Energy Center, di importanti poli privati di ricerca, di istituzioni culturali di eccellenza e del prossimo centro congressi, si inserisce il fondamentale tassello delle nuove OGR – Officine Grandi Riparazioni, quale hub di sperimentazione e produzione di contemporaneità in continua trasformazione e dialogo con soggetti protagonisti dell’arte e dell’innovazione a livello globale.

Il riordino urbanistico di questa parte di città – per la cui attuazione la Fondazione CRT ha affiancato il Comune di Torino – vede anche la creazione ex novo di due piazze pubbliche, vere e proprie agorà connesse funzionalmente alle Officine, ma liberamente fruibili da tutti come luoghi di relax, riflessione, incontro e socializzazione nell’arco della giornata: la Corte Est, affacciata su corso Castelfidardo, con opere d’arte a cielo aperto – la prima installazione pubblica e site-specific sarà “Procession of Reparationists”, realizzata da William Kentridge, tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea a livello mondiale – e l’inserimento nella trama della pavimentazione di elementi sia artistici, quali, ad esempio, i profili metallici a simboleggiare le vecchie rotaie ferroviarie, sia di arredo urbano, come le collinette e le panchine ispirate nel design alle locomotive dei treni; la Corte Ovest, su via Borsellino, con un giardino caratterizzato dall’antica torre dell’acqua e da un palco, posto ideale per eventi, spettacoli, esposizioni, ristorazione e aperitivi en plein air.

Proprio in corrispondenza delle due Corti, la campagna preliminare di indagini ambientali ha consentito di individuare la presenza di due vasche interrate contenenti residui del passato industriale delle OGR – Officine Grandi Riparazioni che, per circa un secolo, tra la fine dell’Ottocento e la fine del Novecento, furono uno dei principali poli italiani per la costruzione e la riparazione delle locomotive e dei veicoli ferroviari. Sotto l’alta sorveglianza delle autorità competenti, le due vasche interrate sono state bonificate, è stato redatto e approvato il progetto di messa in sicurezza permanente della totalità delle aree esterne, e sono state realizzate tutte le opere necessarie per rigenerare la qualità dell’ambiente, in modo da offrire ai cittadini nuovi spazi pubblici da vivere liberamente.

 

Le nuove Officine Grandi Riparazioni: fabbrica delle idee, fabbrica del futuro

L’ipotesi iniziale di sola “messa in sicurezza” della struttura si è evoluta in un’idea più forte e coraggiosa per visione e obiettivi della Fondazione CRT, che ha messo in campo il più grande investimento diretto su un unico progetto, oltre che uno dei maggiori esempi di venture philanthropy oggi in Europa. Il tutto, secondo un modello di filantropia 2.0, in cui un soggetto non profit privato come la Fondazione destina risorse proprie per finalità pubbliche, con un’attenzione alla sostenibilità e all’equilibrio dei conti, attraverso un mix di attività: dalle arti visive e performative alla tecnologia e all’accelerazione d’impresa, dal food fino alla virtual reality.

In dettaglio, le molteplici destinazioni d’uso – le mission delle rinate OGR – Officine Grandi Riparazioni – definite nella Convenzione stipulata nel maggio 2013 con la Città di Torino e aggiornata nel maggio 2017 – fanno delle nuove Officine l’unico esempio di riconversione industriale in Europa con tre “anime” che si integrano tra loro come un ecosistema per lo sviluppo e la crescita del capitale culturale, sociale ed economico del territorio: la ricerca artistica in tutte le sue declinazioni (nelle Officine Nord), la ricerca scientifica, tecnologica e industriale (nelle Officine Sud a partire dal 2018), l’enogastronomia con attività di somministrazione di food & beverage volte a valorizzare, in particolare, le produzioni a filiera corta (nel Transetto).

Dal punto di vista architettonico ed edilizio, i nuovi interventi salvaguardano ovunque la percezione dei grandi volumi e delle grandi altezze, hanno un minimo impatto sulla struttura originale, sono reversibili e riconoscibili nei nuovi materiali, nei colori, nelle scelte di dettaglio.

Anche il tema accessibilità ha guidato la riqualificazione: a questo proposito, per offrire un’ottimale fruizione for all e un servizio di accoglienza in grado di rispondere alle molteplici esigenze dei diversi pubblici, è stato attivato un confronto costruttivo con la Consulta per le Persone in Difficoltà Onlus.

“La CPD – spiega il Direttore della Consulta Giovanni Ferrero – da quasi trent’anni sul territorio regionale, si occupa di promuovere attività di tutela dei diritti delle persone con disabilità, attivando campagne di sensibilizzazione sulla tematica e realizzando interventi nel rispetto delle pari opportunità per il riconoscimento dei diritti e dei doveri di tutti. Credo che questa collaborazione si presenti quale importante segnale di apertura verso i diversi target che vivranno le esperienze OGR, per offrire servizi e appuntamenti capaci di far sentire tutti protagonisti rispettando le caratteristiche di ognuno”.

Officine Nord: le arti contemporanee

Gli spazi, concepiti per essere polifunzionali su un’area complessiva di circa 9.000 metri quadri (200 metri di lunghezza), ospiteranno, in continua rotazione, mostre, spettacoli, concerti – dalla musica classica a quella elettronica – eventi di teatro, danza e persino esperienze di realtà virtuale immersiva, in una vera e propria digital gallery.

In particolare, le arti visive saranno localizzate nei tre “binari” ovest delle Officine Nord, le arti performative nell’ala est, che mantiene l’antica denominazione di “Sala Fucine”: quest’ultima è dotata di un palco ad altezze variabili (il cui volume crea l’effetto di una “scatola nella scatola”), di tribune per il pubblico mobili e a scomparsa, di una cabina di regia. Il cuore delle Officine Nord è il “Duomo”: l’imponente sala alta ben 19 metri – dove i vagoni dei treni venivano posizionati in verticale per le manutenzioni – sarà destinata a simposi, workshop e conferenze, a sottolineare il cambiamento della missione delle OGR, dalla riparazione dei treni alla riparazione e rigenerazione delle idee.

Alcuni murales sulle pareti, tracce del passato dell’edificio, sono stati conservati per renderli visibili al pubblico, in un gioco di rimandi e contaminazioni tra memoria e contemporaneità.

Officine Sud: l’innovation hub internazionale 

Una lunga promenade di circa 200 metri attraverserà le Officine Sud, che mantengono l’immagine storica della navata centrale nella propria integrità, e sono avvolte dalla luce naturale che scende dal tetto e dalle finestre. Nelle due campate laterali – dove l’inserimento del corpo scale metallico ricorda il “respingi vagone” di un tempo –, gli ambienti vetrati per le sale riunioni e i blocchi di uffici open space su due piani, modulari e flessibili per consentire la presenza continuativa fino a 499 persone, testimoniano la rinnovata identità del luogo: hub per la ricerca, “attrattore” e acceleratore delle migliori start up innovative, polo per lo sviluppo progettuale nel settore delle industrie creative, laboratorio dedicato agli Smart Data, centro di sperimentazione funzionale anche alla proposta di contenuti ad hoc per il pubblico delle Officine Nord. Una mission al fianco di importanti partner nazionali e internazionali, tra cui il Politecnico di Torino, Isi Foundation per la ricerca sui Big Data, l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e il Dipartimento di Stato americano per BEST (Business Exchange and Student Training): il programma bilaterale Italia-USA, di cui le OGR saranno la “casa”, volto a favorire la creazione di start up high-tech nel nostro Paese dopo un periodo di formazione e training di giovani talenti nella Silicon Valley.

Adiacente alla Manica Sud, la cd. Superfetazione, ossia il fabbricato risalente agli anni Cinquanta, ospiterà la biglietteria, il bookstore, la Control Room per il controllo degli apparati di security e del funzionamento degli impianti.

Transetto: le Officine del gusto si chiameranno “Snodo”

Tra le due Officine Nord e Sud, in corrispondenza del Transetto, ci sarà un ampio spazio di circa 2.000 metri quadri con mezzanino dedicato al gusto: si chiamerà simbolicamente Snodo, avrà un forte legame con la filiera enogastronomica piemontese, e sarà aperto dalla prima colazione fino al dopo cena, 7 giorni su 7. Per soddisfare le esigenze di pubblici diversi – visitatori delle OGR – Officine Grandi Riparazioni, studenti, giovani, business community, famiglie ecc. – la taste experience, all’insegna della creatività delle proposte, si declinerà in cinque zone di Snodo: due ristoranti (di cui uno “premium”, con cucina a vista ed esibizioni degli chef che potranno preparare i piatti direttamente davanti ai clienti), un’area lounge a soppalco disponibile anche per eventi dedicati, un cocktail bar sulla Corte Ovest per aperitivi sia d’estate sia d’inverno, uno smart bar con “social table” dalla lunghezza record di 25 metri, pensata come punto di ritrovo, aggregazione e relax per consumare pasti o bevande sfogliando il proprio tablet o pc.

 A caratterizzare il Transetto sarà anche l’opera d’arte “Track”, commissionata all’artista venezuelano Arturo Herrera: il grande murale sarà ospitato sulla parete d’accesso alle Officine Nord, diventando una sorta di soglia per l’ingresso nella manica dell’edificio dedicata alle arti. L’opera è stata pensata appositamente per lo spazio, e prende spunto dal passato ferroviario del sito. Il murale sarà composto da un intricato reticolo di linee che possono ricordare un tracciato di binari e che, con il loro diramarsi in varie direzioni, suggeriscono in maniera astratta alcuni dei valori cardine del nuovo spazio: interconnessione, fluidità e dinamismo.

 

La metamorfosi delle OGR – OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: la complessità della riqualificazione

Tra salvaguardia dell’identità e della memoria delle OGR – Officine Grandi Riparazioni e l’applicazione delle nuove tecnologie nel rispetto dell’ambiente, la riqualificazione delle OGR – Officine Grandi Riparazioni è stata un’impresa complessa, per i vincoli architettonici e storico-artistici esistenti, il grado di ammaloramento della struttura abbandonata per decenni, l’estensione e le peculiarità del sito caratterizzato da incognite di vario genere e da fattori di inquinamento ambientale e bellico, la molteplicità delle destinazioni d’uso e delle tipologie di utenti, e persino l’emergere in corso d’opera di alcuni elementi non prevedibili, che hanno comportato l’adozione di varianti supplettive e tecniche. Sono stati quindi redatti numerosi progetti in variante sottoposti alla preventiva valutazione della Soprintendenza, e le autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni (Comune di Torino, Prefettura, Città Metropolitana, Soprintendenza, Vigili del Fuoco, Asl) hanno emesso complessivamente 27 provvedimenti autorizzativi.

In particolare, le lavorazioni sui tetti ad avvio del cantiere hanno evidenziato problematiche nella tenuta delle capriate e dei relativi puntoni in ferro, delle travi secondarie (arcarecci) a sostegno delle coperture, degli elementi in grado di assorbire le spinte e assicurare la stabilità delle strutture (controventi), della carpenteria lignea, rendendo necessari interventi in quota su 8.000 nodi strutturali. In totale, sono stati impiegati 800.000 kg di acciaio per carpenteria, staffali e bulloni: due volte il peso della Stazione spaziale internazionale (ISS).

Altra sfida decisiva è stata la realizzazione di un edificio caldo, fruibile anche nella stagione invernale, in un “involucro” dell’Ottocento con una volumetria di 260.000 metri cubi, il doppio del grattacielo “Pirellone” di Milano. Oltre all’installazione degli impianti tecnologici di riscaldamento e raffrescamento, sono state migliorate le performance di trasmissione caldo/freddo, con un occhio attento al contenimento del fabbisogno energetico, alla resistenza al vento e alla neve, alla tenuta all’acqua. In dettaglio, tutti i serramenti sono stati cambiati, con l’installazione di 1.200 finestre e porte finestre (per una superficie complessiva di 10.000 metri quadri), tutte a taglio termico, di otto tipologie diverse e di larghezza non omogenea: messe in fila, le nuove finestre raggiungono un’altezza di 6.000 metri, pari a 20 volte la Tour Eiffel. A livello dei tetti sono stati sostituiti 20.000 metri quadri di pannelli delle falde, che hanno richiesto quattro diverse posizioni per le gru di sollevamento. I lavori hanno interessato anche l’intero pavimento, con l’installazione di un impianto a pannelli radianti per 20.000 metri quadri: un’area equivalente a tre campi da calcio.

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni sono oggi alimentate dall’acqua di falda, una sorta di “volano termico” che la natura mette a disposizione e che, attraverso l’impiego di pompe di calore per il riscaldamento e il raffrescamento, consente efficienze energetiche maggiori rispetto ai sistemi tradizionali con ridotte emissioni di anidride carbonica (CO2) nel rispetto dell’ambiente.

Tutti i nuovi impianti (elettrici, per l’acqua, l’aria, la fibra ottica) si sviluppano in lunghezza per 115 km, pari alla distanza tra Torino e Aosta: in particolare, sono stati posati 9.000 metri di tubazioni per l’acqua, 4.700 metri di canali per l’aerazione, 55.000 metri di cavi elettrici, 6.500 metri di fibra ottica, 22.000 metri di cavi dati in rame.

L’illuminazione interna “veste” le OGR – Officine Grandi Riparazioni in modo da esaltarne gli ambienti: incassi a terra per la luce d’accento sui pilastri, proiettori per la luce radente sulle capriate metalliche, proiettori “wall washer” per garantire la continuità con la luce del giorno ed elementi a led per una diffusa illuminazione di servizio.

 

Per garantire la resistenza al fuoco delle OGR secondo la normativa, è stato necessario proteggere tutte le strutture metalliche di sostegno (capriate e colonne di ghisa) con 30.000 kg di vernici intumescenti applicate, nei casi più critici, fino a sette strati successivi. L’intero complesso è dotato di rilevatori di fumi e incendi di diverse tipologie (ottico analogico, lineari a raggi infrarossi e termovelocimetrici, ossia sensibili alle variazioni di temperatura) con interfaccia grafica a mappe delle aree sorvegliate, oltre che, naturalmente, di un impianto di spegnimento a idranti e sprinkler.




Rosignano Solvay. La fabbrica che si fece giardino – il Film

Scopriamo Rosignano Solvay, frazione più popolata del comune di Rosignano Marittima in provincia di Livorno in Toscana, uno dei più significativi esempi di company town.

Rosignano Solvay. La fabbrica che si fece giardino è il progetto video che racconta storia e storie della cittadina toscana cresciuta attorno alla fabbrica chimica Solvay, tanto da prenderne il nome nel 1917.

Save The Date

Venerdì 6 ottobre alle 14:30 presso l’Unicredit Pavilion di Piazza Gae Aulenti a Milano, nel contesto del Festival Visioni dal Mondo, ci sarà la proiezione del film Rosignano Solvay. La fabbrica che si fece giardino (55 minuti). Al termine un breve incontro con i registi. Ingresso libero.


Rosignano Solvay – La fabbrica che si fece giardino (Trailer 30”) from PONGOFILMS on Vimeo.

 

Storia della company town Rosignano Solvay

All’inizio del Novecento, il famoso inventore e industriale belga Ernest Solvay si interessa ad un piccolo tratto di costa in Toscana, sotto Livorno. La presenza delle materie prime necessarie alla fabbricazione della soda inducono Solvay a costruire un grande stabilimento, cambiando per sempre il destino di quelle zone.

Sul modello di altre città europee dove erano presenti altri stabilimenti, Solvay decide di mettere in atto una grande operazione che non è solo industriale ma anche urbanistica e architettonica. Consapevole però di essere in Toscana, nella culla dell’arte e del Rinascimento, vi si dedica con particolare impegno, coinvolgendo grandi architetti e pianificatori.

Il risultato è una straordinaria company town, una cittadina pensata per i bisogni dell’azienda ma allo stesso tempo attenta a tutte le necessità della comunità che è in gran parte formata dai lavoratori Solvay e dalle loro famiglie. Un legame talmente forte che nel 1917, quello che inizialmente era solo un agglomerato urbano diventa Rosignano Solvay.

Ai piedi dello stabilimento case fatte di mattoncini, eleganti architetture, tutto rigorosamente Solvay e poi tanto verde. Viali alberati, palme, giardini che vanno a creare il cosiddetto Villaggio Solvay, con uno stile unico che lo rendono un luogo atipico e affascinante.

Rosignano Solvay. La fabbrica che si fece giardino: il Film

Un secolo dopo tante cose sono cambiate: cos’è rimasto di quel modello?

Il film Rosignano Solvay. La fabbrica che si fece giardino racconta Rosignano Solvay da vari punti di vista: storico, architettonico, urbanistico e sociale, con interviste ad esperti ma soprattutto a chi Rosignano la vive tutti i giorni e che magari ha lavorato nella fabbrica. Ne esce il ritratto sfaccettato di una città al bivio, fatto da un passato glorioso che riempie di orgoglio i cittadini, un presente incerto che vive una profonda transizione e un futuro tutto da pensare.

Cast artistico e tecnico
Regia: Gabriele Veronesi, Federico La Piccirella
DOP: Marco Brandoli
Editing: Gabriele Veronesi
Sound editor: Demis Bertani
Graphics & animation: Stefano Villani
Produzione: Taiga srl

Gabriele Veronesi (Modena, 1985) è un filmaker e giornalista modenese, lavora nel settore della produzione audiovisiva dal 2009 dedicandosi a reportage, documentari e advertising.

Federico La Piccirella (Bologna, 1986). Si laurea in Ingegneria-Architettura, formandosi tra l’Ateneo di Bologna e il Dessau Institute of Architecture, Bauhaus (Germania). Dal 2013 collabora presso lo studio di Mario Cucinella Architects (Italia).




Crespi d’Adda, Festival della Letteratura del Lavoro 2017

A Crespi d’Adda nasce il primo festival al mondo di letteratura del lavoro, dal 16 settembre al 2 ottobre 2017

Un progetto sviluppato dai ragazzi del liceo linguistico “Giovanni Falcone” in collaborazione con l’Associazione Crespi d’Adda

Festival della Letteratura del Lavoro: il progetto

Alternanza scuola-lavoro. Questo è il fine della collaborazione tra il liceo linguistico “Giovanni Falcone” e l’Associazione Crespi d’Adda. Un progetto che si propone l’articolato obiettivo di valorizzare e promuovere il villaggio operaio di Crespi d’Adda, esempio eccezionale di città industriale, perfettamente conservata, dal 1995 inserita nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

La letteratura sarà il tema oggetto di studio e analisi. La letteratura, bene immateriale per eccellenza, qui verrà utilizzata per ridare senso alla memoria di un luogo simbolico e, contestualmente, per valorizzarlo.

Da marzo a settembre 2017 le classi di III C e IV C del liceo hanno lavorato alla definizione e organizzazione di un festival letterario per la selezione e rappresentazione di brani tratti dai più vari testi della letteratura industriale. Il progetto culminerà nel Primo Festival di Letteratura del lavoro che avrà luogo Crespi d’Adda dal 16 settembre al 2 ottobre. Data la complessità del progetto, si sono creati tre gruppi (seguiti da esperti professionisti) per la selezione dei testi sul tema dato, l’organizzazione del Festival e la comunicazione dell’evento sia sui social media che sulla carta stampata.

Nelle due settimane del Festival della Letteratura del Lavoro in cui il progetto si concretizzerà (16 settembre – 2 ottobre), turisti e scuole saranno accompagnati nella scoperta del villaggio operaio e dei luoghi più significativi del sito UNESCO.

I visitatori conosceranno Crespi d’Adda anche attraverso la lettura delle opere letterarie di Charles Dickens, Ferdinand Celine, Karl Marx, Victor Hugo, Emile Zola, Leone XIII e di molti altri autori. Saranno inoltre organizzate proiezioni di video inediti, workshop e conferenze con autori, critici ed esperti.

Per scoprire tutti gli appuntamenti del Festival della Letteratura del Lavoro di Crespi d’Adda cliccate qua




Open Fence la scultura sonora di Yuval Avital agli East End Studios

Agli East End Studios di Milano, all’interno delle ex Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo, mercoledì 21 giugno sarà inaugurata Open Fence  la scultura sonora di Yuval Avital.

 

Una struttura dal peso di 12 tonnellate, lunga 64 metri e alta più di 4, per un totale di 1km di tubi di ferro e 320 campane tubolari: la nuova avventura artistica di Yuval Avital ha il nome di Open Fence, la più grande scultura sonora mai realizzate sul territorio italiano. Il progetto architettonico è firmato Mario Milana  e la produzione esecutiva è a cura di East End Studios

In Open Fence, progetto nato dall’incontro tra architettura, arte, etica ed estetica, Avital usa il suono per trasformare l’ontologia del “recinto” da barriera di chiusura a varco di apertura. Il suono diventa quindi connettore e risorsa per produrre arte accessibile a tutti, indipendentemente dal background culturale, dalla conoscenza musicale o dall’età, dando vita a un continuum multisensoriale ed immersivo interdisciplinare.

Partendo da un recinto di tubi di ferro progettato dal designer Mario Milana, l’artista multimediale e compositore Yuval Avital ha trasformato quest’oggetto architettonico in uno strumento suonabile da tutti, musicisti e non, invitando il pubblico a diventare esecutore di un rito sonoro collettivo nel giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno, nel cuore degli spazi degli East End Studios. Yuval Avital non è estraneo nell’allocare le sue impotenti opere all’interno di ex spazi industriali, ricordiamo l’imponete opera multimediale Alma Mater collocata nella suggestiva cornice della Fabbrica del Vapore.

 

Open Fence di Yuval Avital agli East End Studios: la scultura sonora che diventa rito collettivo

 

Open Fence, sound sculpture by Yuval Avital from Yuval Avital on Vimeo.

 

L’evento sonoro offrirà al pubblico la possibilità di prendere parte a un rito collettivo in cui si affiancheranno musicisti professionisti e gente comune che suoneranno Open Fence contemporaneamente lungo i due lati del recinto, utilizzando sia partiture musicali complesse (per i musicisti) che altre dalle linee guida semplici (pensate per il pubblico non professionista). L’esecuzione si appoggerà infatti sia a un organico di percussionisti solisti del Conservatorio “G. Verdi” di Milano guidati dal Maestro Andrea Dulbecco, sia a un ensemble di Crowd Music (il termine “crowd music”, coniato da Avital nel 2011, fa riferimento alla ‘folla’ come un gigantesco anti-coro e si basa sul coinvolgimento attivo di un grande pubblico, eterogeneo e non necessariamente composto da musicisti, guidato da partiture grafiche e verbali di facile comprensione): il primo eseguirà una partitura complessa di 15 patterns a 5 note; il secondo ensemble, formato da un gruppo di volontari che prenderanno parte attiva alla performance, suonerà le canne di ferro del recinto attraverso un meccanismo complesso di maniglie e pesi, seguendo linee guida semplicissime, leggibili ed eseguibili anche da un bambino.

Vernissage: 21 giugno 2017, ore 19:00-21:00, East End Studios, Via Mecenate 88A, Milano

 




ERIH Italia II Incontro a Brescia: Verso il 2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale

ERIH Italia organizza il II Incontro dal titolo  Verso il 2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale che si terrà i giorni 16 – 17 giugno 2017 nella città di Brescia e nella località di Cedegolo.

Cos’è ERIH

ERIH è l’acronimo di European Route of Industrial Heritage che sta per Itinerario Europeo del Patrimonio Industriale, una rete dei più importanti siti di archeologia industriale in Europa: dagli impianti di produzione dismessi ai parchi industriali ai musei di tecnologia interattiva.

ERIH nasce nel 1999 con l’obiettivo di estendere al livello transnazionale l’esperienza della Industrial Route della Ruhr in Germania e raccoglie oggi le più significative esperienze europee volte alla valorizzazione del patrimonio industriale: la rete è costituita da oltre 1000 siti industriale di interesse turistico (stabilimenti produttivi, complessi siderurgici, miniere, infrastrutture, ecc.), per un totale di 45 Paesi coinvolti.

Gli Anchor Point ERIH

Questa rete ha una fascia di eccellenza costituita dai circa 100 Anchor Point, cioè quei siti che vantano caratteristiche di vero e proprio monumento industriale e che, al contempo, sono dotati di elevati standard di qualità museale. 

Gli Anchor Point ERIH rappresentano i punti nodali dei percorsi industriali, essi coprono la gamma completa della storia industriale europea. Gli Anchor Point ERIH illustrano ai turisti ciò che possono visitare nella zona. I visitatori di tutte le età possono rivivere il patrimonio industriale attraverso affascinanti visite guidate, emozionanti presentazioni multimediali e eventi straordinari. Infine, tutti gli Anchor Point ERIH sono punti di partenza contemporaneamente per vari itinerari anche a dimensione regionale.

Del tutto assente in questa categoria fino a pochi anni fa, l’Italia annovera oggi 7 Anchor Point: la Fabbrica Campolmi di Prato, il Centro Italiano della Cultura del Carbone di Carbonia, le Distillerie Poli di Schiavon, la Centrale di Malnisio, il Museo dell’Arte della Lana di Stia, il Museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo (sede Musil di Valle Camonica) e il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

A questo link è possibile visionare tutti i siti del patrimonio industriale in Italia già entrati nel network di ERIH

 

ERIH Italia II Incontro

ERIH Italia ha tenuto il suo primo incontro a Prato nel giugno 2016. Il secondo incontro di ERIH Italia viene tenuto il 16 e il 17 giugno a Brescia su iniziativa del Musil. L’obiettivo è quello di proporre un programma di iniziative per il 2018, designato dalla Commissione europea come Anno Europeo del Patrimonio Culturale. Nell’ambito di queste celebrazioni il patrimonio industriale dovrà occupare un posto rilevante e ERIH, con il convinto sostegno del Musil, si impegna a promuovere un calendario di eventi centrati, appunto, sul patrimonio industriale.

La giornata del 16 si terrà dalle ore 15 presso l’Urban Center di Brescia e vedrà come chair Luisella Pavan-Woolfe, responsabile della sede di Venezia del Consiglio d’Europa. I lavori saranno aperti da una relazione del professor Massimo Preite, membro del board di ERIH, che illustrerà il ruolo leader di ERIH nella promozione del patrimonio industriale europeo e del turismo industriale, e lo sviluppo che la rete ERIH ha registrato in Italia negli ultimissimi anni. Due esperti del Ministero dei Beni Culturali illustreranno le direttive della Commissione europea e i programmi ministeriali per l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale in Italia. Il prof. Massimo Negri (direttore dell’European Museum Academy) presenterà uno dei fiori all’occhiello della Brescia culturale e cioè il Luigi Micheletti Award, il prestigioso riconoscimento internazionale assegnato al migliore fra i nuovi (o rinnovati) musei di scienza, industria e storia contemporanea. Elena Pivato (Urban Center) presenterà il progetto di riqualificazione del Comparto Milano e il ruolo in esso svolto dalla sede centrale del Musil, i cui lavori sono ormai prossimi all’avvio dei lavori. Sarà poi la volta dei rappresentanti degli Anchor Point italiani, chiamati a presentare le proprie sedi e a proporre possibili contenuti per attività comuni da svolgersi nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale.

Dalle ore 11 del 17 giugno si svolgerà nella sede Musil di Cedegolo, riconosciuta quale Anchor Point ERIH nel 2015. L’incontro sarà dedicato a un confronto sulle strategie di valorizzazione del patrimonio industriale, riunendo significative esperienze locali (dalle ricerche di storia dell’architettura svolte dal prof. Giorgio Azzoni al modello del Sistema Museale della Valle Trompia, presentato da Barbara D’Attoma), attività di una realtà nazionale di grande valore come la Fondazione Adriano Olivetti (rappresentata da Alessandra Agnolon e Matilde Trevisani), e sperimentazioni di notevole significato quali il sito internet dedicato all’archeologia industriale digitale curato da Simona Politini (www.archeologiaindustriale.net) e il lavoro di documentazione visiva svolto dall’etnografa Carla Fausti.

Attraverso questo ricco programma, che ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Brescia, del Comune di Brescia e del Distretto Museale della Valle Camonica, Musil e ERIH proseguono un percorso di collaborazione che promette di assegnare a Brescia un ruolo sempre più centrale nella mappa del patrimonio industriale italiano ed europeo. Il primo obiettivo è quello di fare in modo che il 2018, Anno Europeo del Patrimonio Culturale, sia anche l’anno del patrimonio industriale europeo.

 

PROGRAMMA ERIH Italia II Incontro Verso il 2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale

16 GIUGNO – BRESCIA

URBAN CENTER (MO.CA., PALAZZO MARTINENGO-COLLEONI, VIA MORETTO 78)

15:00 Saluti istituzionali
15:10 La rete ERIH in Italia: bilancio e prospettive (Massimo PREITE, ERIH Board member)

15:30 – 16:45 Programmi per il 2018, anno del patrimonio culturale europeo
Chair: Luisella PAVAN-WOOLFE – Consiglio d’Europa – sede di Venezia
– Vania VIRGILI, Adviser — Ministry for Culture and Tourism (MiBACT)
– Giuliana DE FRANCESCO, MiBACT-Segretariato Generale, Responsabile Relazioni Europee, Coordinatore nazionale dell’anno europeo del patrimonio
– Il Luigi Micheletti Award e il patrimonio industriale europeo, Massimo NEGRI (EMA Director)
– La sede centrale del musil e il progetto di rigenerazione del Comparto Milano, Elena PIVATO (Urban Center Brescia)

16:45 – 17:00 Coffee Break

17:00 – 18:45 La rete ERIH Italia e il 2018 come anno del patrimonio industriale
– Musil Anchor Point, René CAPOVIN
– Campolmi Factory Anchor Point, Simone MANGANI, Assessore
– Museo Arte Della Lana, Paolo BLASI, Presidente Fondazione Lombard
– Poli Distillerie, Jacopo POLI
– Museo Centrale Malnisio, Serena MIZZAN
– Museo Del Patrimonio Industriale Di Bologna, Alessio ZOEDDU

18:45 – 19:00 Conclusioni (Massimo PREITE, ERIH Board Member).

17 GIUGNO – CEDEGOLO

MUSEO DELL’ENERGIA IDROELETTRICA DI VALLE CAMONICA

11.00 – 13.00 Patrimonio industriale in contesto: territorio, percorsi tematici, digitale
– Le architetture della modernità in Valle Camonica, Giorgio AZZONI (Distretto Culturale di Valle Camonica)
– La Fondazione Adriano Olivetti e la valorizzazione del patrimonio olivettiano di Ivrea, Alessandra Agnolon e Matilde Trevisani (Fondazione Adriano Olivetti)
– L’esperienza del Sistema Museale della Valle Trompia, Barbara D’ATTOMA, direttore
– Patrimonio del lavoro e documentazione visiva, Carla FAUSTI, ricercatrice etnografica
– Archeologia industriale digitale, Simona POLITINI, Founder and Project Manager, www.archeologiandustriale.net
– La Rete Nazionale dei Parchi e Musei Minerari Italiani (REMI), Manuel RAMELLO (Vicepresidente AIPAI), Agata PATANÉ (ISPRA Ambiente)




Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea – Convegno ad Ivrea

Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea – Il Patrimonio come occasione di rigenerazione urbana e sviluppo, è il titolo del convegno che si terrà ad Ivrea il 16 giugno 2017 presso il Salone dei 2000 in Corso Jervis n. 11

Ivrea – Image courtesy of Gianluca Giordano

 

Il convegno è promosso da Città di Ivrea e Politecnico di Torino – Dipartimento Architettura e Design ed è stato realizzato con il contributo della Regione Piemonte e con la collaborazione di IdeaFimit Sgr.

Il convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea si inserisce nell’ambito  delle attività a supporto della Candidatura di “Ivrea città industriale del XX secolo” nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Il convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea è un’iniziativa del progetto europeo: “Citylabs: Engaging Students with Sustainable Cities in Latin-America” Co-finanziato da “Erasmus+ Programme of the European Union”

Convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea: Comitato scientifico e organizzativo

  • Rocco Curto, Professore ordinario, titolare dell’“Atelier di Restauro e Valorizzazione del Patrimonio” – A.A. 2016/2017, Laurea Magistrale in “Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio “,
    Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design
  • Lisa Accurti, Docente a contratto dell’“Atelier di Restauro e Valorizzazione del Patrimonio” – A.A. 2016/2017, Laura magistrale in “Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio”, Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design)
  • Renato Lavarini, Coordinatore Candidatura “Ivrea città industriale del XX secolo” nella WHL UNESCO
  • Diana Rolando, Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design)
  • Alice Barreca, Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design)

Convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea: Presentazione

Il patrimonio olivettiano della Core Zone di “Ivrea città industriale del XX secolo” costituisce un’eredità culturale emblematica da valorizzare in cui la “dimensione privata” si deve integrare con quella pubblica e costituire un unico sistema di architetture in grado di innescare processi di rigenerazione dell’intera area urbana e forme di fruizione innovative sia per la cittadinanza eporediese sia per le diverse tipologie di utenza esterna.

Il Politecnico di Torino, per supportare le politiche dell’amministrazione e la candidatura UNESCO nel processo di valorizzazione, anche economica, della Core Zone, con una visione innovativa e in modo sperimentale, ha strutturato un Sistema Informativo Territoriale (SIT), concepito quale modello dinamico e interoperabile in grado di mettere in relazione più di 100 edifici (residenze, edifici industriali, uffici, edifici destinati a servizi),con il loro contesto territoriale. Il gruppo di lavoro ha considerato le infrastrutture e gli spazi pubblici aperti con un ruolo equivalente agli edifici nel processo di valorizzazione territoriale in modo da integrare le politiche pubbliche e gli interventi operativi privati.

Il SIT, grazie all’implementazione di numerosi strati informativi, ha supportato l’esperienza didattica condotta con gli studenti dell’Atelier di Restauro e Valorizzazione del Patrimonio del corso di Laurea magistrale in Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio del Politecnico di Torino (Dipartimento di Architettura e Design), A.A. 2016/2017, i quali hanno studiato il sistema di beni della suddetta Core Zone ed elaborato, a partire dai dati raccolti e inseriti nel SIT, coerenti progetti di riuso e valorizzazione.

Le attività didattiche di questo Atelier sono state condotte applicando la metodologia “Problem Based Learning (PBL)”, nell’ambito del progetto “Citylabs: Engaging Students with Sustainable Cities in Latin-America” co-finanziato dal programma Erasmus + dell’Unione europea.

Sono stati in tal modo definiti e prospettati alcuni scenari per il futuro di Ivrea, ipotizzando mix funzionali alternativi per gli edifici dell’area interessata, anche nell’ottica di fornire nuovi luoghi di integrazione e innovazione sociale e di rigenerazione economica e culturale, destinati a diversi segmenti di domanda.

La valorizzazione del patrimonio olivettiano, coinvolto nella Candidatura alla WHL UNESCO di “Ivrea città industriale del XX secolo”, è stata pertanto affrontata, da una parte, individuando interventi di restauro e di riuso compatibili con le architetture realizzate dagli architetti del movimento moderno e, dall’altra, tenendo conto della fattibilità economicofinanziaria degli interventi di riuso e di retrofit, considerando gli edifici della Core Zone come un unico sistema integrato al territorio, al fine di favorire le convergenze tra convenienze private e pubbliche in un contesto “fragile” dal punto di vista economico e sociale rispetto all’entità dell’offerta e in presenza di risorse pubbliche limitate.

Se il riconoscimento dell’architettura olivettiana come patrimonio culturale è impulso cruciale alla sua salvaguardia e valorizzazione sostenibile, analogamente la comprensione, da parte degli studenti, della rilevanza dei contenuti di valore culturale materiale e immateriale è stata fondamentale nella delineazione di proposte progettuali coerenti tanto con i caratteri identitari dei manufatti che con la loro vocazione funzionale, passata e futura.

La presentazione pubblica delle proposte progettuali afferenti la questione – quanto mai attuale – della conservazione e rivitalizzazione del patrimonio architettonico del sito candidato nella WHL, costituisce dunque occasione per riflettere su possibili indirizzi di salvaguardia e, soprattutto, di valorizzazione – attuata attraverso il riuso sostenibile – di beni che sono organica testimonianza di felici processi insediativi e di organizzazione sistemica del territorio; beni attualmente sottoutilizzati, o in dismissione, talvolta a rischio di ruderizzazione, e che stentano a trovare destinazioni d’uso sufficientemente attrattive, sotto il profilo della sostenibilità economico/gestionale e di interesse da parte dell’utenza.

Scarica qui il Programma Convegno Ivrea 16 giugno 2017




Musil di Brescia: presentazione del progetto della nuova sede centrale

Musil Brescia – Sistema Museale dell’Industria e del Lavoro di Brescia: il nuovo progetto della sede centrale museale sarà presentato sabato 10 giugno ore 10:00 nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia a Brescia.

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All’incontro saranno presenti il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono, la Giunta comunale, Massimo Negri, responsabile della progettazione museologica e museografica della nuova sede centrale del Musil e Klaus Schuwerk, progettista dell’opera.

Il Musil di Brescia

il Musil di Brescia è frutto di una lunga elaborazione e della raccolta di un’ ampia collezione di reperti integrata da una ricca varietà di fonti documentarie (archivi, libri e riviste, manifesti, fotografie, filmati).

L’asse portante e l’obiettivo principale del Musil è la conoscenza, divulgazione, studio dell’industrializzazione e delle trasformazioni storiche prodotte dalla sua diffusione e generalizzazione, trovando nel territorio bresciano un caso esemplare, di rilievo nazionale e europeo.

Musil di Brescia: presentazione della nuova sede centrale

La sede centrale del Musil, collocata nel sito e in una parte delle strutture che ospitarono la più grande fabbrica di Brescia agli inizi del Novecento, si inserisce in un sistema già pienamente funzionante, e unico nel suo genere in Italia, che comprende il Museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo, il magazzino visitabile e museo del cinema di Rodengo Saiano, il Museo del ferro nel quartiere di San Bartolomeo.

La sede centrale del Musil di Brescia si propone come un progetto aperto ai contributi dei diversi soggetti interessati a questo nuovo spazio di conoscenza, educazione e animazione culturale al servizio della città e del suo territorio: ne verranno quindi illustrate le funzioni e la struttura anche in relazione al progetto generale di rigenerazione urbana in cui questa iniziativa viene a collocarsi.

Saranno presentati inoltre i temi, le diversi tipologie di reperti e di documenti come pure le molteplici forme di comunicazione che animeranno le sale del museo dove si incontreranno diversi linguaggi nello spirito della sua architettura contemporanea dove coesistono nuove forme accanto ai capannoni storici della ex-Tempini.

Per saperne di più sull’evento cliccare qui