Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma, il libro

Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma. È questo il titolo del nuovo libro edito da De Luca Editori d’Arte che racconta di uno dei monumenti più affascinanti, complice una felice destinazione d’uso, dell’archeologia industriale a Roma.

Questo libro è il risultato degli studi e delle esperienze compiute negli anni presso il Museo Centrale Montemartini, e vuole essere uno strumento, per pubblico e addetti, a servizio del ‘cantiere’ Montemartini, laboratorio di sperimentazione museologica per l’Archeologia Industriale romana.

Il testo si propone due obiettivi: da una parte, raccontare la storia della centrale termoelettrica, le sue trasformazioni e fasi di sviluppo, intrecciandole con i fatti storici e i protagonisti che le hanno determinate; dall’altra, non trascurare il discorso tecnico, la funzione produttiva, che è la ragione d’essere stessa della fabbrica e dei macchinari che essa ospitava. È infatti proprio in questi due ambiti, quello storico e quello tecnico-funzionale, che risiede il complesso valore culturale di questo spazio così suggestivo, e unico.

Libro, Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma: introduzione dell’autore Antonio David Fiore

La ex centrale termoelettrica Giovanni Montemartini è un esempio unico di Archeologia Industriale. Tra gli opifici dismessi riadattati a nuove funzioni a Roma è il solo ad aver conservato buona parte del macchinario originariamente funzionante nell’impianto. Tra gli ex edifici industriali che, in Italia e all’estero, hanno conservato i meccanismi di produzione, è uno dei pochi a non essere stato trasformato esclusivamente in un museo di sé stesso, o ad offrire spazio per una esposizione generalista di tipo tecnico-scientifico. Il Museo Centrale Montemartini è l’unico museo al mondo a realizzare una commistione di reperti archeologici e tecnico-scientifici: il risultato è affascinante.

Eppure, questo esperimento coraggioso di musealizzazione ibrida non è stato il frutto di una pianificazione coerente o di un piano a lungo termine, tutt’altro. L’esposizione archeologica nasce nel 1997 come mostra temporanea, per essere trasformata in un allestimento permanente solo quattro anni dopo, quando il sorprendente successo dell’iniziativa aveva reso la centrale Montemartini un luogo di affezione che la cittadinanza aveva acquisito come stabile, forse anche per il suo raggiungere una periferia, come l’Ostiense, in cerca di nuova identità.

Per questo motivo, il connubio archeologia/tecnologia, così seducente dal punto di vista visivo e allo stesso tempo suggestivo di ulteriori relazioni e letture, da un punto di vista museologico è rimasto incompiuto, per lungo tempo, apparentemente immobilizzato. Apparentemente, perché nel frattempo, dietro le quinte, si è pazientemente investigato archivi e fondi storici, si è raccolto e ordinato il materiale documentario riguardante la centrale, si è studiato tutto il patrimonio tecnologico, lo si è catalogato ed inventariato; si è fatta ricerca presentandone i risultati alla comunità scientifica nazionale ed internazionale. Si è anche operato all’interno del Museo, con piccoli e mirati interventi di riequilibrio tra le diverse ‘voci’ che i visitatori sono invitati ad ascoltare.

Le pagine del libro sono il risultato degli studi e delle esperienze fatte e, allo stesso tempo, un ulteriore strumento, per pubblico ed addetti, a servizio del ‘cantiere’ Montemartini, laboratorio di sperimentazione per l’Archeologia Industriale romana. Esse si propongono due obiettivi: da una parte, raccontare la storia della centrale Montemartini, le sue trasformazioni e fasi di sviluppo, intrecciandole con i fatti storici e i protagonisti che le hanno determinate; dall’altra, non trascurare il discorso tecnico, la funzione produttiva, che è la ragione d’essere stessa della centrale e dei macchinari che essa ospitava. Conseguentemente, il testo è diviso in due parti. La prima descrive, seguendo un ordine cronologico, l’evoluzione del complesso dalle origini dell’impresa municipale fino alla dismissione degli anni ’60, la riconversione in Art Center ACEA e la successiva trasformazione in sede espositiva e quindi in museo. La seconda parte, invece, prende in considerazione l’aspetto tecnico-funzionale della centrale e mira a definirne l’identità attraverso un’interpretazione dei cicli produttivi, del contributo delle singole macchine e delle caratteristiche dei vari spazi… continua

 

Titolo:Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma
Autore: Antonio David Fiore
Casa Editrice:De Luca Editori d’Arte
ISBN:978-88-6557-450-8
Lingua: italiano




La Centrale Montemartini a Roma Ostiense

La ex Centrale termoelettrica Montemartini, oggi sede museale all’interno del Polo Espositivo dei Musei Capitolini, integra mirabilmente archeologia industriale e arte classica.

Inaugurata il 30 giugno del 1912, la Centrale termoelettrica Montemartini fu il primo impianto elettrico pubblico per la produzione di energia elettrica della “Azienda elettrica municipale” (oggi Acea).
Venne intitolata a Giovanni Montemartini, economista italiano e teorico più autorevole del movimento delle municipalizzazioni delle aziende di servizi ad interesse pubblico.

La costruzione della centrale, su un’area di circa 20.000 mq tra la Via Ostiense e l’ansa del Tevere, fu affidata alla ditta di costruzione in cemento armato dell’ing. H. Bollinger di Milano.

L’aspetto monumentale dell’edificio si giustifica con la volontà di manifestare l’orgoglio della municipalità nel poter provvedere da sola alla produzione di servizi per i propri cittadini. Esigenze funzionali e valore estetico si sposano perfettamente nella struttura sia esterna che interna:

Le pareti laterali lunghe erano scandite dai pilastri su cui poggiavano le capriate paraboliche che reggevano il solaio. Quest’ultimo lungo l’asse principale si interrompeva per raggiungere uno quota più alta e formare un lucernaio con finestre a nastro. Il terrazzo di copertura era formato da una doppia soletta per favorire l’isolamento termico. L’aula era stata divisa in due aree distinte a seconda della tipologia di macchinario installato.
Lo spazio del lavoro veniva poi connotato attraverso una fascia alta circa due metri in “lapis ligneus” culminante con un fregio con un motivo decorativo a festoni, fiocchi e targhe che correva lungo tutto il perimetro. Una serie di eleganti lampioni in ghisa con globi sorretti da bracci arcuati illuminava l’interno. Sulla parete est era stato sistemato un grande schermo con lo schema dell’illuminazione pubblica.

Nel 1933, fu Benito Mussolini in persona ad inaugurare i due giganteschi motori diesel da 7500 Hp Franco Tosi, lunghi entrambi 23 metri, collocati all’interno della sala macchine completamente rinnovata. Un nuovo pavimento a mosaico disegnava intorno alle macchine cornici multicolori,ancora oggi utili a visualizzare l’assetto originario.

Nel periodo fascista, la centrale venne ulteriormente potenziata con lo scopo di sostenere il consumo energetico previsto per la grande Esposizione Universale che nel 1942 il regime intendeva realizzare nella zona sud di Roma per autocelebrarsi, ma in realtà mai organizzata.

Durante i bombardamenti che colpirono la città di Roma tra il 1944-45, anche la Centrale Montemartini subì alcuni danni, ma per fortuna di poca entità. la Centrale Montemartini si fece carico da sola dell’approvvigionamento energetico dell’intera città durante la liberazione. Dopo la guerra fu ulteriormente potenziata.

Nel 1963 la produzione di energia elettrica venne interrotta a cause dell’impianto ormai obsoleto per il quale non risultava più conveniente investire ulteriori risorse.

Il recupero della ex Centrale Montemartini, esempio di archeologia industriale

Per circa 20 anni la centrale rimase abbandonata, finché l’Acea non decise di recuperare la struttura con lo scopo di realizzare uno spazio polifunzionale destinato al terziario.
Su progetto dell’ingegnere Paolo Nervi l’intervento interessò principalmente la Sala Macchine e la nuova Sala Caldaie. I lavori, iniziati nel 1989, furono realizzati nel rispetto delle forme originali, recuperando parte delle decorazioni e dei macchinari originari, tra questi la grande turbina a vapore del 1917.

Il Museo della Centrale Montemartini parte del polo espositivo dei Musei Capitolini di Roma

Nel 1997, in occasione di un ampia ristrutturazione che ha interessato i Musei Capitolini, un centinaio di sculture sono state temporaneamente trasferite all’interno della ex Centrali Montemartini ed allestite nella mostra “Le macchine e gli dei“, creando un dialogo tra archeologia classica ed archeologia industriale.

In un suggestivo gioco di contrasti accanto ai vecchi macchinari produttivi della centrale sono stati esposti capolavori della scultura antica e preziosi manufatti rinvenuti negli scavi della fine dell’Ottocento e degli anni Trenta del 1900, con la ricostruzione di grandi complessi monumentali e l’illustrazione dello sviluppo della città antica dall’età repubblicana fino alla tarda età imperiale.

L’adeguamento della sede a museo, il restauro delle macchine e la sezione didattica del settore archeo industriale sono stati realizzati dall’Acea.

Lo splendido spazio museale, inizialmente concepito come temporaneo, in occasione del rientro di una parte delle sculture in Campidoglio nel 2005, alla conclusione dei lavori di ristrutturazione, è stato confermato come sede permanente delle collezioni di più recente acquisizione dei Musei Capitolini.
Nei suoi spazi continua il lavoro di sperimentazione di nuove soluzioni espositive collegato alla ricerca scientifica sui reperti; l’accostamento di opere provenienti da uno stesso contesto consente anche di ripristinare il vincolo tra il museo e il tessuto urbano antico.

Il museo stesso è inserito all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione della zona Ostiense Marconi, che prevede la riconversione in polo culturale dell’area di più antica industrializzazione della città di Roma (comprendente, oltre alla centrale elettrica Montemartini, il Mattatoio, il Gazometro, strutture portuali, l’ex Mira Lanza e gli ex Mercati Generali) con il definitivo assetto delle sedi universitarie di Roma Tre e la realizzazione della Città della Scienza.

I servizi museali all’interno del Museo della Centrale Montemartini, in quanto parte del Sistema dei Musei Civici di Roma Capitale, sono curati da Zetema Progetto Cultura.

Info:
Musei Capitolini – Centrale Montemartini
Via Ostiense 106 – 00154 ROMA
Informazioni e prenotazioni Tel. 060608 tutti i giorni ore 9.00-21.00
Website www.centralemontemartini.org/E-mail info.centralemontemartini@comune.roma.it

 

Sito archeologico industriale:La Centrale Montemartini
Settore industriale:Settore Energetico
Luogo: Roma – Lazio
Proprietà/gestione: Musei Civici di Roma www.museiincomuneroma.it/
Testo a cura di:Centrale Montemartini. I testi per la parte storica sono stati tratti da “la Centrale Termoelettrica Giovanni Montemartini” di Antonio David Fiore.
Image Courtesy of: Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali




Mostra. Ritratto di quartiere: dallo stabilimento Birra Peroni al MACRO

“Ritratto di quartiere. Dallo stabilimento Birra Peroni al Macro”  è la mostra fotografica a cura dell’Archivio Storico e Museo Birra Peroni presente al MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, sino all’8 dicembre – XII edizione del Festival Internazionale della Fotografia.

Birra Peroni espone una selezione di foto provenienti dal suo Archivio Storico,  in un’apposita sezione del festival dal titolo “Ritratto di quartiere. Dallo stabilimento Birra Peroni al Macro”.  La mostra ripercorre visivamente la storia della struttura industriale che ospita il MACRO, con immagini d’epoca affiancate da foto donate da esercenti storici ed abitanti del quartiere.

L’intero quartiere ed ex area industriale, oggi riqualificato dalla presenza di un luogo cosmopolita di interazione culturale come il MACRO, porta i segni e la memoria di un forte legame con Birra Peroni, che dal 1901 ai primi anni Settanta ha avuto lì il suo quartier generale. Andando oltre quel luogo, la mostra racconta il rapporto storico che Birra Peroni ha con il territorio romano, in cui opera dal lontano 1864.

La mostra è dunque un’occasione per ricordare la storia, le origini e la tradizione di Birra Peroni a Roma. Una Roma ‘sparita’, la cui vacatio – riprendendo il tema della XII edizione del Festival Internazionale della Fotografia che ospita la Mostra – è stata colmata da nuovi punti di riferimento ma i cui luoghi portano ancora il ricordo dei cavalli, dei carri e del profumo delle cotte di birra.

L’ingresso alla mostra di Birra Peroni è gratuito negli orari di apertura del MACRO

Archeologia Industriale




La ex-Fabbrica, l’Archivio Storico e Museo Birra Peroni a Roma

La ex-Fabbrica della Birra Peroni, oggi parte del nostro patrimonio archeologico industriale, e l’Archivio Storico e Museo Birra Peroni a Roma raccontano la storia di un marchio che ha contribuito fortemente allo sviluppo del settore birraio italiano.

La ex-Fabbrica della Birra Peroni, oggi sede del MACRO (Museo d’Arte Contemporanea di Roma)

La Ditta Francesco Peroni, nata a Vigevano nel 1846, avviò nel 1864 una seconda fabbrica di birra a Roma, futura Capitale d’Italia. A seguito della fusione della Ditta Francesco Peroni con la Società Romana per la fabbricazione del ghiaccio e della neve artificiale, avvenuta nel 1901, la sede societaria fu trasferita nei pressi di Porta Pia, dove ancora ai nostri giorni sono visibili i diversi corpi di fabbrica.

Il Lotto A: Nella sua prima configurazione – e fino al 1907 – l’attività produttiva era concentrata nel lotto compreso tra piazza Alessandria, via Mantova e via Bergamo (lotto “A”), dove si trovavano gli impianti di fabbricazione della birra, del ghiaccio e le celle frigorifere. Affacciato su piazza Alessandria, uno châlet-birreria di legno in stile Liberty, con giardino esterno, fu costruito nel 1902 per il consumo di birra in loco. Una prima sostanziale modifica allo stabilimento industriale fu apportata nel 1908 con la costruzione del Sudhaus (sala di cottura) in angolo con via Bergamo, progettato da Gustavo Giovannoni e ancora esistente.

La Ristrutturazione del 1912: Nel 1912 una profonda ristrutturazione dello stabilimento condusse tra l’altro allo smantellamento dello châlet e delle celle frigorifere, alla costruzione di “quartierini operai” nelle vie Brescia, Nizza e Bosi e all’estensione dello stabilimento ai lotti “B” e “C”, già di proprietà dell’azienda.

Il Lotto B: Nel lotto “B”, compreso tra le vie Mantova e Alessandria, si costruirono un reparto per il servizio del mercato fuori Roma e una nuova fabbrica di ghiaccio, sempre su progetto di Gustavo Giovannoni, con facciata su via Alessandria.

Il Lotto C: Nel lotto “C”, compreso tra le vie Reggio Emilia, Nizza e Cagliari furono edificate le scuderie e la rimessa dei carri per il servizio cittadino. Era il lotto destinato ai servizi di supporto alla produzione di birra e ghiaccio. Il fronte su via Reggio Emilia fu progettato da Gustavo Giovannoni nel 1912. Il fronte su via Cagliari e quello in angolo con via Nizza furono aggiunti tra il 1920 e il 1922, su progetto dell’architetto Alfredo Palopoli, in concomitanza con la costruzione di una nuova, ed ultima, fabbrica di ghiaccio, i cui impianti furono definitivamente smantellati all’inizio degli anni Sessanta.

La Fabbrica della Birra Peroni oggi: La configurazione dell’opificio della Birra Peroni rimase poi invariata fino alla sua dismissione, avvenuta nel 1971. La convenzione stipulata con il Comune di Roma del 1983 e la successiva riabilitazione dell’ex edificio industriale è storia recente, di cui fanno parte la destinazione del lotto “C” a sede della Galleria Comunale di arte moderna e contemporanea inaugurata nel 1999 (oggi MACRO) e il restauro dei lotti “A” e “B”, ora destinati ad uffici, negozi ed abitazioni private. Il l’Archivio e il Museo Birra Peroni ha trovato invece collocazione presso l’attuale stabilimento Birra Peroni di Roma in via Renato Birolli.

 

L’Archivio Storico e Museo Birra Peroni

Il progetto di recupero della memoria storica aziendale, intrapreso dalla Società Birra Peroni in occasione del centocinquantesimo anno di vita (1996) e proseguito negli anni successivi, ha conseguito 3 obiettivi principali:
• la redazione di una approfondita monografia storica aziendale,
• l’apertura al pubblico dell’Archivio Storico, dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio nel 1996 e la pubblicazione del suo inventario nel 2001,
• la realizzazione di un museo aziendale, che ha aperto i battenti nel 2001.
Pioniera del settore, Birra Peroni è socio fondatore dell’Associazione Museimpresa, l’Associazione degli archivi e dei musei d’impresa italiani, nata nel 2001, su iniziativa di Assolombarda e e aderisce al Portale degli Archivi d’Impresa, promosso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Il Museo Birra Peroni

La struttura museale si trova – insieme a quella dell’Archivio Storico, per un totale di 500 mq – all’interno dell’attuale Stabilimento Birra Peroni di Roma, situato in area industriale Tor Sapienza.

Nel Museo Birra Peroni sono rappresentate la storia e l’attualità della Società e del suo prodotto, attraverso oggetti, immagini, documenti originali e filmati d’epoca, che mettono in luce gli infiniti nessi con la storia del costume e della società italiani. Le tre sezioni di cui si compone il museo corrispondono ai tre punti chiave del successo Peroni nel tempo: la storia industriale nella sua dimensione interna e nei rapporti con le comunità locali; la storia del prodotto e del suo consumo nel mercato italiano; l’efficace comunicazione pubblicitaria dai primi del ‘900 all’invenzione della bionda Peroni nelle sue infinite declinazioni.

La I Sezione, Fabbriche, lavoro e territorio – la Birra Peroni nel XX secolo, è dedicata alle scelte strategiche ed industriali che hanno reso Birra Peroni prima azienda del settore sin dall’inizio del Novecento. Utensili ed impianti provenienti dagli uffici e dai reparti di fabbrica dismessi testimoniano la dimensione interna e l’evoluzione delle professioni e dell’organizzazione del lavoro.

La II Sezione, dedicata alla storia della distribuzione commerciale, ripercorre attraverso immagini e oggettistica l’evoluzione del consumo, del packaging e del materiale promozionale fornito ai punti vendita per accompagnare il consumo di birra sin dalla fine dell’Ottocento. Molti gli agganci alla storia del costume, del tempo libero e dell’alimentazione nei suoi aspetti antropologici ed economico-sociali, dagli anni della Belle Époque ai primi passi della società dei consumi di massa.

Nella III sezione la storia della comunicazione pubblicitaria offre uno spaccato di un altro importante capitolo di storia italiana: attraverso i motti ingenui ed efficaci delle campagne stampa dagli anni Venti e Trenta, si giunge alla rappresentazione femminile della bionda Peroni dagli anni Sessanta al 2003, fino ai filmati delle ultime campagne per TV e cinema di Peroni e Nastro Azzurro.

L’Archivio Storico Birra Peroni

L’Archivio Birra Peroni, vincolato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 1996, è aperto al pubblico dalla fine degli anni Novanta. La documentazione conservata è inventariata analiticamente su supporto informatico ed è consultabile in Azienda per documentati motivi di studio e di ricerca.

Le carte aziendali corrispondono alla documentazione cartacea prodotta dall’azienda Birra Peroni tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento: scritture sociali, libri contabili, registri del personale, corrispondenze, documentazione relativa all’amministrazione del personale e alla attività produttiva e commerciale della sede centrale di Roma, degli stabilimenti di Bari, Napoli, Livorno e Padova e delle società acquisite (Birra d’Abbruzzo, Birra Paszkowski-Wührer, Birrerie Meridionali, Costruzioni Meccaniche Meridionali). Un nucleo ulteriore di documentazione copre i decenni dal 1960 circa ad oggi, per un totale di 500 metri lineari.

Oltre alla documentazione cartacea, la storia dell’Azienda è raccontata da video (oltre 1400 pellicole depositate presso l’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea), fotografie (circa 10.000 immagini, che coprono l’arco cronologico 1880 circa – oggi); varie tipologie oggettuali come confezioni e materiali per il punto vendita; filmati; macchinari ed attrezzi. Una biblioteca di oltre 1.000 testi inerenti l’argomento birrario, gli archivi e le storie d’impresa completa l’offerta culturale dell’Archivio Storico Birra Peroni.

Info
Archivio Storico e Museo Birra Peroni Via Renato Birolli, 8 – 00155 Roma Tel.   0622544.1
Email: museo@peroni.it Visita nei giorni feriali su appuntamento Ingresso gratuito

 

Sito archeologico industriale: Fabbrica della Birra Peroni e l’Archivio Storico e Museo Birra Peroni
Settore industriale: Settore birraio
Luogo: Roma – Lazio
Proprietà/gestione: Birra Peroni s.r.l www.birraperoni.it Comune di Roma www.comune.roma.it
Testo a cura di: Archivio Storico e Museo Birra Peroni

Archeologia Industriale