Fondazione Prada: apre la nuova sede a Milano nella ex distilleria Società Italiana Spiriti

Giorno 9 maggio, la Fondazione Prada inaugura la sua nuova sede milanese portando l’arte all’interno di uno storico edificio di archeologia industriale risalente agli anni dieci del Novecento: la ex distilleria Società Italiana Spiriti.

La coppia Prada-Bertelli conferma così ancora una volta il proprio interesse verso edifici un tempo destinati alla produzione industriale. Ricordiamo infatti che la sede Prada di via Bergamo altro non era che l’ex stabilimento Lesa, azienda che operava nel settore dei componenti e delle apparecchiature tecniche per dischi e nastro magnetico e nella produzione di elettrodomestici.

Oggi la ex distilleria, sita in Largo Isarco 2, nella zona sud di Milano, si presenta totalmente rinnovata grazie all’intervento dello studio internazionale di architetti di Rotterdam OMA fondato da Rem Koolhaas: un vasto complesso industriale che si estende su una superficie edificata pari a 18.900 metri quadri, dei quali 12.300 aperti al pubblico, che comprende sette edifici preesistenti – magazzini, laboratori e silos – e tre nuove strutture – uno spazio espositivo per mostre temporanee, un ambiente multifunzionale dotato di una sala cinematografica e una torre. La nuova sede della Fondazione Prada, come l’ha definito lo stesso Koolhass, è “una collezione di spazi architettonici originale quanto la sua proposta artistica”.

Continua Koolhaas: “Il progetto della Fondazione Prada non è un’opera di conservazione e nemmeno l’ideazione di una nuova architettura. Queste due dimensioni coesistono, pur rimanendo distinte, e si confrontano reciprocamente in un processo di continua interazione, quasi fossero frammenti destinati a non formare mai un’immagine unica e definita, in cui un elemento prevale sugli altri”.

Con a capo Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, e con Germano Celant come Soprintendente Artistico e Scientifico, la Fondazione Prada presenta un progetto culturale basato sulla convinzione che la cultura è profondamente utile e necessaria, non solo per arricchire la nostra vita quotidiana, ma anche per aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo.

Creata nel 1993 come luogo di analisi del presente attraverso l’ideazione di mostre d’arte contemporanea, e di progetti di architettura,cinema e filosofia, la Fondazione Prada in oltre 20 anni si è caratterizzata per una fervida attività dislocata tra le sedi di Milano e Venezia, valicando anche i confini nazionali: mostre personali, collettive, progetti speciali, convegni, conferenze, progetti cinematografici, una fucina di cultura inesauribile.

Mostre, installazioni ed altro ancora presenti alla Fondazione Prada in occasione della sua apertura

La nuova Fondazione Prada apre le sue porte al pubblico con una mostra che unisce idealmente le due sedi di Milano e Venezia. “Serial Classic” a Milano e “Portable Classic” a Venezia, entrambe curate nell’allestimento da Rem Koolhass, analizzano rispettivamente i temi della serialità e della copia nell’arte classica e della riproduzione in piccola scala della statuaria greco-romana dal Rinascimento al Neoclassicismo. In particolare“Serial Classic”, co-curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola, è dedicata alla scultura classica ed esplora il rapporto ambivalente tra originalità ed imitazione nella cultura romana ed il suo insistere sulla diffusione di multipli come omaggio all’arte greca.

Oltre alla mostra “Serial Classic” il visitatore potrà esplorare altri tre progetti espositivi realizzati utilizzando la Collezione Prada come strumento di indagine e di ricerca

An Introduction” si presenta un intenso accenno espositivo a un percorso tra istituzionale e personale sul modo di ricercare e collezionare, nato da un dialogo tra Miuccia Prada e Germano Celant. È un intreccio tra studio e passione per l’arte che ha assunto caratteristiche pubbliche e private che hanno portato all’apertura di una Fondazione.

La mostra “In Part”, curata da Nicholas Cullinan, è concepita attorno a un nucleo tematico di opere selezionate dalla collezione ed esplora l’idea del frammento corporeo nelle sculture di Maurizio Cattelan, Lucio Fontana e Pino Pascali, nella rappresentazione delle rovine nel lavoro di John Baldessari, David Hockney e Francesco Vezzoli, nell’uso del primo piano fotografico nella costruzione della figura nei dipinti di William Copley, Michelangelo Pistoletto, John Wesley e Domenico Gnoli, nei ritratti deformati di Llyn Foulkes, nelle silhouette incomplete di Yves Klein e infine nella sovrapposizione di figure nell’opera di Francis Picabia. Ciò che accomuna questi lavori è l’idea della sineddoche, ovvero dell’utilizzo di una parte che si riferisce ad un intero assente.

E ancora il progetto “Il Trittico”. Lo spazio ospiterà tre lavori dalla Collezione Prada selezionati per essere esposti a rotazione. Concentrandosi su tre lavori alla volta, “Trittico” rivela similitudini inaspettate tra artisti e pratiche apparentemente diversi. La prima selezione di “Trittico” comprende Case II (1968) di Eva Hesse, Lost Love (2000) di Damien Hirst e 1 metro cubo di terra (1967) di Pino Pascali, tre opere che sviluppano geometrie minimaliste, associando oggetti ed elementi naturali a una forma cubica. Ordine, disordine, complessità dei sentimenti umani si contrappongono ai materiali naturali. Inseriti nei contorni ben delimitati di un cubo, i contenuti divengono un sistema di significato. Un sistema aperto pur essendo apparentemente chiuso.

Il Cinema ospita un progetto dal titolo “Roman Polanski: My Inspirations”. Nel documentario concepito dal Roman Polanski per la Fondazione Prada e diretto da Laurent Bouzereau, si ripercorrono le fonti di ispirazione della sua opera cinematografica, analizzando 6 film che l’hanno influenzato, come Quarto potere di Orson Welles o Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Questi, insieme a 15 pellicole di Polanski costituiscono una rassegna cinematografica in programma ogni venerdì e sabato dal 22 maggio al 25 luglio 2015. Nel foyer del cinema trova la sua collocazione un’opera storica di Lucio Fontana Battaglia, un fregio in ceramica policroma con vernici fluorescenti, realizzato dall’artista nel 1948 per il Cinema Arlecchino di Milano.

Uno spazio sotterraneo del Cinema accoglie l’istallazione permanente firmata Thomas Demand, Processo grottesco, attraverso la quale il pubblico è in grado di esplorare le diverse fasi che hanno portato l’artista alla creazione della fotografia dal titolo Grotto.

Gli spazi raccolti della Haunted House, un edificio a quattro piani nel centro del complesso accolgono un’istallazione permanente dell’artista Robert Gober e due lavori di Louise Bourgeois.

Già dall’apertura prendono il via anche le attività educative dell’Accademia dei Bambini, un progetto a cura della neuropediatra Giannetta Ottilia Latis. L’allestimento architettonico dello spazio è stato affidato a un gruppo di giovani studenti:diciotto ragazzi di vent’anni dell’Ecole nationale supérieure d’architecture de Versailles guidati dai loro insegnanti Cédric Libert ed Elias Guenon. Il risultato è uno spazio capace di assumere fisionomie diverse a seconda dei programmi che vi verranno svolti.

Adiacente all’Accademia dei Bambini, nello spazio che accoglierà la Biblioteca della Fondazione, in occasione dell’apertura è presentato l’intervento temporaneo Die Geburt des Buches aus dem Geiste der Natur (La nascita del libro dallo spirito della natura) di Andreas Slominsky, i rimandi alla futura destinazione di questo spazio sono chiari.

Infine il Bar Luce, progettato dal regista Wes Anderson, ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano. Gli arredi, le sedute, i mobili di formica, il pavimento, i pannelli di legno impiallacciato che rivestono le pareti e la gamma cromatica ricordano la cultura popolare e l’estetica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta.

Clicca qui per informazioni sulla nuova sede e sulle esposizioni della Fondazione Prada




Nasce il MUDEC – Museo delle Culture – nella Ex Ansaldo a Milano

Nell’anno di Expo 2015, inaugura a Milano il MUDEC – Museo delle Culture – all’interno del complesso di archeologia industriale della Ex Ansaldo, uno spazio per incontrare ed esplorare le culture di tutti i paesi del mondo.

 

Con questo nuovo spazio l’area della Ex Ansaldo, e tutta l’area di via Tortona, continua la sua mutazione da zona industriale a polo culturale e d’intrattenimento creativo. Il complesso industriale, che si estende per 70.000, risale al 1904, con l’impresa Zust, poi la AEG, poi la Galileo Ferraris. Negli anni Sessanta viene adibito alla produzione di locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie e negli anni Novanta il Comune di Milano lo acquista con l’obiettivo di convertirlo in area per la promozione e diffusione di attività culturali, un processo tutt’oggi in corso, che trova una delle sue manifestazioni proprio nella creazione del MUDEC

Realizzato dall’archistar David A. Chipperfield, vincitore del bando indetto dal Comune di Milano nel 1999 per la progettazione del primo lotto della futura Città delle Culture, il Museo delle Culture offre al visitatore e alla città una molteplicità di proposte culturali e di servizi, distribuiti su 17.000mq: sale della collezione museale e delle esposizioni temporanee, auditorium; Mudec Bistrot, Mudec Design Store, ristorante Mudec Club; aule didattiche, Mudec Junior e parcheggio.

Anche la gestione del MUDEC è innovativa: è, infatti, il primo museo italiano con una governance in partnership tra pubblico e privato. Il Comune di Milano ricopre la direzione scientifica del patrimonio, la sua valorizzazione e il coordinamento dell’attività del Forum Città Mondo. 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore è responsabile della programmazione e realizzazione delle grandi mostre di respiro internazionale e della gestione dei servizi aggiuntivi del MUDEC nelle diverse anime che lo compongono.

Venerdì 27 marzo il Museo delle Culture apre i suoi spazi al pubblico con due mostre di ampio respiro: “Mondi a Milano” e “Africa. La terra degli spiriti

Mondi a Milano” è l’omaggio che il Comune di Milano rivolge a Expo 2015 e illustra come la città abbia accolto e divulgato al grande pubblico le diverse culture non europee nel corso dei suoi più rilevanti eventi espositivi.

Africa. La terra degli spiriti” è una mostra monumentale dedicata all’arte africana dal Medioevo a oggi. Con oltre 200 pezzi viene proposto un percorso che affianca capolavori celebri alla cultura occidentale per il loro valore estetico a opere della tradizione culturale e religiosa del continente africano, spiegandone la simbologia e l’importanza nella vita quotidiana delle popolazione dell’Africa nera.

La collezione permanente, ovvero le collezioni etnografiche del Comune di Milano, che al momento è visibile all’interno del depositi tramite visite guidate, sarà allestita nelle sale del museo al termine di Expo Milano 2015.

Negli spazi adiacenti al MUDEC avrà infine sede la Mudec Academy che offrirà Master Full Time e Part Time a moduli, laboratori interattivi, corsi serali ed Eventi, con particolare riferimento ai settori delle eccellenza del Made in Italy quali Arte & Turismo, Design, Digital, Food & Wine e Fashion.

Informazioni
MUDEC – Museo delle culture
Milano – via Tortona 56 Infoline: 02.54917 www.mudec.it
Orari di visita delle mostre temporanee e della collezione permanente:
LUN 14.30-19.30 | MAR, MER, VEN, DOM 9.30-19.30 | GIO, SAB 9.30-22.30

Evento: Inaugurazione MUDEC – Museo delle Culture
Genere: Inaugurazione spazio museale
Dove e Quando : 27 marzo 2015 MUDEC – Museo delle culture Milano – via Tortona 56
Contatti: MUDEC Infoline: +39 02 54917 www.mudec.it
Presentazione a cura di: Ufficio Stampa 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore




La fabbrica Fernet Branca e la Collezione Branca

La Fernet Branca, un’azienda tutta italiana con 170 anni di storia,  racconta di una capacità imprenditoriale fortemente legata alle proprie tradizioni, ma sempre protesa al futuro.

Novare serbando” è il motto dell’azienda che affonda le sue origini nel lontano 1845, quando Bernardino Branca, speziale di professione, con l’aiuto di un medico (tradizione vuole che fosse svedese e di cognome facesse Fernet) mette appunto un preparato per la cura del colera e della malaria.
Ben 27 elementi tra erbe, spezie e radici compongono la bevanda, delle quali però restano segrete le modalità, i tempi e le temperature di estrazione delle essenze; ancora oggi 5 delle 27 spezie vengono pesate e miscelate direttamente da un membro della famiglia Branca, che svolge l’operazione da solo, a porte chiuse. Gli ottimi risultati ottenuti sono la motivazione grazie alla quale cinque anni dopo, nel 1850, viene fondato il primo stabilimento Fernet Branca in Viale di Porta Nuova.

L’attività va a gonfie vele già dagli esordi, questo però costringe a cambiare stabilimento per uno più grande. Nel 1910 la Fernet Branca si trasferisce nella sede di Via Resegone 2 dove tutt’oggi si trova l’intera attività produttiva (eccetto, per motivi di sicurezza, la distillazione dell’alcool), un bene classificabile come archeologia industriale che però continua a svolgere la sua attività di sempre.
La nuova sede della Fernet Branca si presenta così come una piccola città del lavoro: orti, sartoria, falegnameria, infermeria erano alcuni dei servizi a disposizione dei 900 operai presenti in fabbrica.

Oggi con Niccolò Branca siamo alla quinta generazione e,  nonostante il volume produttivo sia rimasto alto, bastano 40 operai e altrettanti addetti alle mansioni contabili e di marketing per portare avanti l’azienda.
La fabbrica di via Resegone 2 è l’unico stabilimento europeo della Branca, da qui escono ogni anno 20 milioni di bottiglie tra i vari prodotti aziendali, esportati in Europa, Africa e America del nord.

Dagli anni ’80 dello scorso secolo la Fernet Branca inizia una politica di acquisizioni, entrano così a far parte del gruppo la Carpano di Torino, produttrice del Vermut Carpano e del Punt e Mes, poi la Grappa Candolini, e quindi nel 2000 arriva l’acquisizione del celebre Caffè Borghetti. Nello stesso anno la Fernet Branca apre il proprio stabilimento in Argentina, coprendo da vicino il mercato sudamericano

La Collezione Branca

La Collezione è un’iniziativa culturale che vuole far conoscere la storia di Branca in Italia e nel mondo, sia per quanto riguarda la tradizione e la cultura degli speziali, che per l’evoluzione imprenditoriale.

Il museo nasce per iniziativa del Presidente Niccolò Branca che ha voluto raccogliere e conservare oggetti, documentazione da collezione, oltre che dotare l’azienda di un luogo per attività culturali ed è uno dei primissimi musei d’impresa in Italia.

La Collezione è allestita nel complesso industriale di Milano e occupa oltre 1000mq. Essa è il frutto di più di 10 anni di lavoro in cui sono stati coinvolti tutti i soggetti attivi dell’Azienda, dalla selezione dei materiali, al restauro degli oggetti, fino all’allestimento finale.

L’aroma del Fernet-Branca pervade il museo e per evidenziare i diversi ambiti produttivi sono stati allestiti una bellissima area “erboristeria”, il laboratorio chimico per la qualità e l’analisi delle erbe, la falegnameria, un ufficio.

Alle pareti si possono ammirare, tra l’altro, alcuni calendari annuali realizzati dal 1886 al 1913 e alcuni dei tanti manifesti promozionali a firma Metlicovitz, Cappiello, Jean d’Ylen, Mauzan, Codognato, che testimoniano l’attenzione di Branca all’immagine d’impresa.

Su alcuni tavoli sono esposte alcune bottiglie di prodotti Branca “vecchie” di oltre 60 anni (tra cui una delle prime prodotte). Nell’area comunicazione si ammirano i bozzetti di alcune campagne pubblicitarie degli anni ’60 – 70’ e si rivedono i famosi Caroselli della televisione.

Ma la vera sorpresa arriva quasi alla fine del percorso museale, è la Botte Madre, la botte più grande d’Europa: 84.000 litri, 6 metri di diametro per 6. Fu costruita nel 1892 all’interno della prima sede poi, nel 1910 smontata, le sue doghe caricate su 40 carri, poi ricostruita in due mesi nell’attuale posizione. In questo gigante di legno invecchia il brandy Stravecchio e dal 1910 non è mai più stata svuotata per intero: ogni ciclo, infatti, viene lasciato un terzo del contenuto e poi rabboccata con il brandy nuovo. In questo modo si ha una specie di “riserva perpetua”, che dà continuità e una certa dose di fascino al prodotto.

Infine, 300 botti per lo Stravecchio e 500 botti per il Fernet, di 25.000 litri di capacità media per ogni botte, fiancheggiano il tunnel sotterrano che conduce all’uscita.

La Collezione Branca raccoglie dunque le testimonianze che portano a conoscere valori e tradizioni della storia Branca, una storia in cui l’azienda è fiera e alla quale ancora oggi si ispira per il futuro.

La Collezione Branca è parte di Museimpresa, l’associazione italiana dei musei e degli archivi d’impresa, promossa da Assolombarda e Confindustria.

Informazioni:

La Collezione Branca è aperta solo per visite guidate su appuntamento/invito
(Lunedì – mercoledì – venerdì – due visite al giorno, alle h. 10.00 e alle h. 15.00)
Via Resegone, 2 -Milano – Tel: 02 8513970 collezione@branca.it

Sito archeologico industriale: Fabbrica Fernet Branca e la Collezione Branca
Settore industriale: Settore Beverage
Luogo: Milano, Lombardia, Italia
Proprietà e Gestione: Fernet Branca www.branca.it
Testo a cura di: Collezione Branca




I Frigoriferi Milanesi: storia dell’evoluzione di un luogo

I Frigoriferi Milanesi, uno spazio polifunzionale da due cuori pulsanti il Palazzo dei Frigoriferi ed il Palazzo del Ghiaccio, è uno dei complessi architettonici di archeologia industriale più interessanti di Milano.

Il Palazzo dei Frigoriferi ed il Palazzo del Ghiaccio: la storia

Il Palazzo dei Frigoriferi di via Piranesi è stato costruito nel 1899, svolgendo la sua prima funzione di magazzino del ghiaccio sino agli anni Settanta. I Magazzini Refrigeranti e Ghiaccio Gondran Mangili si presentavano come un edificio squadrato a forma di parallelepipedo, dalle mura spesse ed alto quattro piani illuminati attraverso aperture a forma di feritoie. Uno dei magazzini del ghiaccio più grandi di Europa, a testimonianza dell’audacia economica e lo spirito imprenditoriale lombardo dell’epoca.

Nel 1923, sul fianco est della struttura utilizzata come deposito, viene inaugurato il Palazzo del Ghiaccio che diventerà la pista di pattinaggio di Milano nonché, con i suoi 1800 metri quadrati, la più grande pista coperta d’Europa. Il Palazzo del Ghiaccio risponde ad una semplice logica di sfruttamento della funzione del Palazzo dei Frigoriferi, nonché dell’energia generata in surplus. I due edifici sono così collegati da un rapporto tecnico, sebbene il primo destinato a fini utilitaristici mentre il secondo al divertimento. Una configurazione di tal tipo non si era ancora mai vista in tutta Europa.

Progettato dagli ingegneri Sandro Carnelli, Carlo Banfi e Ettore Redaelli, il Palazzo del Ghiaccio riprende l’aspetto del circo classico, con pista centrale delimitata da tribune circostanti. In stile Liberty come era in uso in quel periodo, il Palazzo del Ghiaccio, a forma di ogiva e dalle fondamenta in cemento armato, presenta un’imponente copertura in ferro, legno e vetro che costituisce un felice incontro di virtuosismo architettonico e rigore ingegneristico.

Il binomio Palazzo dei Frigoriferi – Palazzo del Ghiaccio rappresenta una rivoluzione per allora, considerando che l’idea di spazio polifunzionale era assolutamente bandita a favore dell’edificazione di edifici dedicati ad un’unica funzione: abitazione, artigianale, industriale, ludica, etc.

La nuova vita dei Frigoriferi Milanesi

Giuseppe Cabassi, uomo d’affari ed imprenditore, negli anni ’70 acquista il Palazzo dei Frigoriferi ed il Palazzo del Ghiaccio, che formano il comparto dei Frigoriferi Milanesi.

Il Palazzo dei Frigoriferi allora era adibito alla produzione di ghiaccio, oltre che allo stoccaggio di alcuni alimenti quali carni, legumi e uova e da sempre aveva assorto anche il ruolo di deposito per pellicce, tappeti ed oggetti di valore. Da qui l’idea di poter utilizzare questo spazio come luogo dove conservare cose preziose che non necessitassero di manutenzione e che Giuseppe Cabassi concretizza avviando una nuova attività all’interno della struttura: casseforti e messa in sicurezza dei beni. Successivamente, i figli di Giuseppe Cabassi ampliano l’attività di custodia dei caveau, con servizi integrati per la gestione e valorizzazione di opere d’arte quali art consulting, logistica per l’arte e laboratori di conservazione e restauro specializzati nella manutenzione di dipinti,  affreschi, arredi lignei, arazzi, tappeti e strumenti scientifici. Nasce così Open Care – Servizi per l’arte, la società del Gruppo Bastogi  che dal 2003 opera all’interno dei Frigoriferi Milanesi prendendosi “cura” – da qui l’origine del nome – degli oggetti che trovano allocazione nei suoi spazi di sicurezza e nei suoi laboratori di conservazione e restauro.

Abbandonata gradualmente la filiera del freddo e dismessa nel 2002 la sua funzione di pista di pattinaggio, il luogo, dopo l’importante riqualificazione, è diventato uno spazio polifunzionale che accoglie a eventi di vario tipo, dalle sfilate di moda, alle convention aziendali.

La radicale ristrutturazione degli edifici del complesso dei Frigoriferi Milanesi, che si concluderà nel 2009, ha mirato – insieme alla ricerca di una coesione armoniosa delle diverse attività all’interno delle strutture – ad una valorizzazione della dimensione pubblica del sito trasformandolo in luogo della socializzazione e contemporaneamente ricostruisce un rapporto con lo spazio, aprendolo alla luce ed agli sguardi. Il programma di ristrutturazione dei Frigoriferi Milanesi si inserisce anche in una visone più ampia di riqualificazione dell’intera area di via Piranesi, la stessa pannellatura rossa che ricopre la facciata su strada per ben 60 metri di lunghezza intende essere la metafora di un’azione decisa rigenerativa.

A seguito della recente riqualificazione architettonica che ha preservato il fascino dello stile industriale, sono stati ricavati spazi utilizzati per l’organizzazione di presentazioni, incontri culturali, mostre, esposizioni, spettacoli teatrali e videoproiezioni.

L’organizzazione di eventi è curata da Progetto Frigoriferi Milanesi che in questi anni ha creato alcuni format culturali che hanno riscontrato un grande interesse, quali le rassegne Frigodiffusione, Writers. Gli scrittori (si) raccontano, e Writers… Continua, oltre a Writing: Design on your desk, il primo evento in Italia dedicato interamente allo stationery design.

Sito archeologico industriale: Frigoriferi Milanesi
Settore industriale: Servizi
Luogo: Milano, Lombardia, Italia
Proprietà e Gestione: Gruppo Bastogi www.frigoriferimilanesi.it
Testo a cura di: Simona Politini e Ufficio comunicazione Frigoriferi Milanesi
Immagini a cura di: Ufficio comunicazione Frigoriferi Milanesi




La Fondazione Fiera Milano e il suo Archivio Storico

L’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano nasce dalla volontà dell’omonima Fondazione di divulgare la storia dell’Ente Autonomo Fiera Internazionale di Milano riportando le testimonianze di un’impresa che tanti ricordi ha lasciato nella memoria di milioni di visitatori.

«Ci rivedremo quest’altr’anno alla Fiera», dicevano i commercianti del mio paese, e non aggiungevano «di Milano» perché sarebbe stato un pleonasmo. (V. Cardarelli)

Storia e sede dell’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano

Il 1 febbraio 2005, l’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano è stato riconosciuto di notevole interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica per la Lombardia.

Il 2005 è stato un anno di grande importanza per la storia della Fiera di Milano e non solo, proprio dieci anni fa veniva infatti inaugurato il polo fieristico a Rho-Pero (provincia di Milano). La Fiera lasciava quindi il suo storico quartiere, la vecchia piazza D’Armi di Milano, che la aveva ospitata dal 1923, per un nuovo e più efficiente sito. Tanti anni di attività sono testimoniati dall’Archivio Storico che, insieme agli uffici di Fondazione Fiera Milano, è invece rimasto nel quartiere fieristico cittadino. L’archivio ha infatti la propria sede operativa nell’area adiacente Largo Domodossola 1, in una delle palazzine liberty dette “Palazzine degli Orafi” perché, fin dall’esposizione del 1923, ospitavano la sezione orafa della Fiera Campionaria.

La struttura originale delle palazzine, protette dalla Sovrintendenza ai beni artistici e architettonici come patrimonio storico, è rappresentata da un corpo centrale arcuato che è stato interamente riportato alla luce e riorganizzato nella distribuzione degli spazi, affiancato da due ali rettilinee. Recentemente sul retro è stata realizzata una struttura in vetro, visibile già dall’esterno, che dona trasparenza e leggerezza all’edificio originale senza alterarne la peculiarità, e ospita uffici operativi e un salone di rappresentanza. È stata inoltre recuperata anche l’area circostante e quella di accesso, secondo un nuovo asse prospettico che enfatizza la facciata storica degli edifici, con una piazza ritmata da aiuole e viottoli.

L’attività dell’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano

Con l’Archivio Storico, Fondazione Fiera Milano intende porsi ulteriormente come momento di riflessione e ricerca storica, complementare alle ricerche economico-territoriali, al fine di testimoniare la cultura d’impresa, narrata attraverso le immagini, i documenti, gli oggetti e il vissuto dei protagonisti che hanno caratterizzato la storia economica italiana. In quest’ottica l’Archivio Storico tutela, valorizza e mette a disposizione degli utenti, siano essi professionisti o semplici interessati, oltre 90 anni di cultura d’impresa; organizza mostre temporanee, workshop, attività di ricerca e pubblicazioni; propone visite guidate per privati ed esperti del settore; organizza mostre proprie e partecipa a iniziative di terzi con documenti originali o in riprodotti.

La collezione dell’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano

L’Archivio è diviso sostanzialmente in cinque sezioni (documenti cartacei, iconografia, filmati e registrazioni audio, oggettistica, museale) e come detto delinea oltre 90 anni di cultura di impresa.

L’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano condensa numeri importanti: oltre 500 metri lineari di documentazione (presidenza, segreteria generale, amministrazione, commerciale, personale), più di 200.000 fotografie (positivi, negativi su lastra di vetro, negativi su pellicola, fotocolor), 2.000 cataloghi di fiere, 100 manifesti, 350 video.

L’Archivio dispone di postazioni dove il visitatore può consultare i vari documenti, anche in versione elettronica, presenti nelle collezioni della Fondazione.

La Fondazione Fiera Milano e le sue partnership

Fondazione Fiera Milano ha inoltre aderito, attraverso il suo archivio, a Museimpresa – Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa, che promuove e mette in rete le imprese che hanno scelto di privilegiare la cultura nelle proprie strategie di comunicazione, come strumento di sviluppo economico e valore aggiunto per l’azienda.

Fondazione Fiera Milano è poi partner del Portale archivi d’impresa, l’area tematica dedicata agli archivi d’impresa all’interno del Sistema Archivistico Nazionale (SAN), che è stata ideata e promossa dalla Direzione Generale per gli Archivi (DGA), con l’obiettivo di salvaguardare gli archivi storici delle imprese pubbliche e private italiane. Il Portale consente di accedere a un’ampia gamma di fonti archivistiche – più di mille archivi d’impresa – e a fonti bibliografiche. Non solo, Fondazione Fiera Milano, dando seguito al dialogo con la Direzione generale per gli Archivi, partecipa anche al Portale degli archivi della Moda nel Novecento dove ha prodotto una scheda tematica sul ruolo della Fiera di Milano quale motore per la promozione della moda italiana.

Inoltre, Fondazione Fiera Milano grazie al proprio rilevante fondo fotografico, è fra i promotori della Rete per la Valorizzazione della Fotografia, uno spazio di confronto e aggiornamento tra realtà che operano nel settore della fotografia.

Sito archeologico industriale: Fondazione Fiera Milano – Archivio Storico
Settore industriale: Fiera
Luogo: Milano, Lombardia, Italia
Proprietà e Gestione: Fondazione Fiera Milano www.fondazionefieramilano.it
Testo a cura di: Archivio Storico Fondazione Fiera Milano




La Fondazione Pirelli a Milano

La storia della Pirelli, multinazionale tra le più longeve della storia italiana, è contraddistinta da una cultura d’impresa capace di coniugare innovazione tecnologica e cultura umanistica, ricerca scientifica e sperimentazione artistica, valorizzazione dei talenti e internazionalità.

La consapevolezza che la salvaguardia del patrimonio culturale, storico e contemporaneo dell’Azienda costituisce un valore non soltanto per l’impresa ma anche per la società e il territorio in cui essa opera porta alla decisione, nel 2008, di dare vita alla Fondazione Pirelli nel quartiere Bicocca di Milano, dove ha sede l’Headquarters del Gruppo. Il ruolo della Fondazione Pirelli, vero e proprio asset aziendale, è dunque quello di valorizzare il legame del Gruppo con la cultura in Italia e nel mondo, e l’attitudine a una “cultura politecnica” che da sempre caratterizza l’identità della Pirelli. Un costante impegno nel coniugare memoria e futuro.

La sede della Fondazione Pirelli

La sede della Fondazione Pirelli, rispecchiando la volontà di preservare e valorizzare le radici storiche dell’azienda, è situata in una palazzina degli anni Trenta, lo storico “Fabbricato 134”, che rappresenta una delle ultime testimonianze dell’architettura industriale che un tempo caratterizzava l’intero quartiere. L’edificio è stato ristrutturato dallo Studio Cerri & Associati secondo un progetto che ne ha salvaguardato le caratteristiche originali.

Gli spazi della Fondazione ospitano due importanti opere di grande formato, che si possono considerare vere e proprie immagini-simbolo della storia Pirelli. La prima è la grande fotografia dal titolo “L’uscita delle maestranze Pirelli dallo stabilimento di via Ponte Seveso” (1905), uno straordinario ritratto collettivo e una delle testimonianze fotografiche più importanti dell’intero Archivio Storico. L’autore della fotografia (che misura 245×150 cm) è Luca Comerio, famoso fotografo e pioniere del cinema che qualche anno più tardi immortalerà in un documentario anche la visita del Re Vittorio Emanuele III allo stabilimento della Bicocca. La seconda grande opera è “La ricerca scientifica di Renato Guttuso (1961), un grande dipinto che raffigura uomini e donne in camice bianco, intenti a studiare il mondo con strumenti e microscopi. L’opera è il cartone preparatorio del mosaico realizzato in occasione dell’Esposizione Internazionale del Lavoro tenutasi a Torino nel 1961 per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia. Anche il grande mosaico realizzato dai mosaicisti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna è in esposizione presso la sala consultazione della Fondazione.

L’Archivio Storico della Fondazione Pirelli

La Fondazione conserva la documentazione sulla storia dell’impresa dalla sua fondazione, nel 1872, a oggi: tra gli oltre 3,5 km di documenti dell’Archivio Storico riveste un ruolo centrale la sezione dedicata alla comunicazione, che testimonia l’intensa e proficua collaborazione di Pirelli con intellettuali, artisti, fotografi. Migliaia di scatti firmati da maestri come Gabriele Basilico e Ugo Mulas; centinaia di bozzetti pubblicitari realizzati da grafici e designer come Bruno Munari e Bob Noorda; pellicole risalenti ai pionieri del cinema dei primi anni del Novecento come Luca Comerio. L’Archivio Storico comprende inoltre: house-organ e magazine nazionali e internazionali tra cui Pirelli. Rivista d’informazione e di tecnica fino ad arrivare all’attuale Pirelli World,  la raccolta Documenti per la storia delle industrie Pirelli (1872-anni Ottanta del Novecento) e gli archivi privati della famiglia Pirelli. La Fondazione conserva anche una Biblioteca tecnico-scientifica di oltre 16.000 volumi e una sua biblioteca istituzionale di circa 2.000 libri. A conferma del valore che l’Archivio Pirelli riveste per la comunità, la Soprintendenza Archivistica ne ha proclamanto l’interesse storico fin dal 1972, ponendolo sotto la propria tutela.

Attività e progetti della Fondazione Pirelli

La Fondazione Pirelli mette in atto numerose attività di valorizzazione della Cultura d’Impresa di Pirelli che coinvolgono ogni anno migliaia di persone: l’organizzazione di mostre e convegni, la curatela di progetti editoriali, visite guidate, attività di ricerca a supporto di tutte le dire­zioni aziendali Pirelli, ma anche di professionisti e studenti in ambiti che spaziano dalla storia economica e industriale all’architettura e all’urbanistica, dalla storia del lavoro alla grafica e al design. L’istituzione opera inoltre in campo formativo con percorsi rivolti a docenti e a studenti delle scuole di ogni ordine e grado e degli atenei, con lo scopo principale di far conoscere anche ai più giovani il mondo della produzione e del lavoro e avvicinarli ai valori fondanti della Cultura d’Impresa di Pirelli, una multinazionale che porta il made in Italy nel mondo.

La Fondazione Pirelli e gli strumenti di comunicazione innovativi

La Fondazione investe in modo costante sul potenziamento dei propri strumenti di divulgazione culturale in ambito digitale. In particolare il sito fondazionepirelli.org, consultabile in italiano e in inglese, è implementato, nell’ottica di una maggiore interazione con un pubblico internazionale, con lo sviluppo del virtual tour “Fondazione Pirelli Experience”, che consente di “viaggiare” negli spazi della Fondazione Pirelli alla scoperta del patrimonio aziendale, e  di un chatbot, software dotato di intelligenza artificiale per l’interazione diretta sito-utente. Inoltre mostre, pubblicazioni e approfondimenti sull’Archivio e sulle biblioteche sono sempre disponibili attraverso hub collegati al sito di Fondazione.

 

Sito archeologico industriale: Fondazione Pirelli  www.fondazionepirelli.org
Luogo: Milano, Italia
Testo a cura della: Fondazione Pirelli
Comunicazione image courtesy of: Fondazione Pirelli




Pirelli HangarBicocca a Milano

Pirelli HangarBicocca, nato nel 2004 dalla riconversione di un vasto stabilimento industriale appartenuto all’Ansaldo-Breda, con i suoi 15.000 metri quadrati è uno degli spazi espositivi per l’arte contemporanea più grandi d’Europa.

Pirelli HangarBicocca affonda le sue radici nel passato industriale del quartiere Bicocca e rappresenta il punto d’arrivo di oltre 140 anni di cultura d’impresa Pirelli.

La storia dell’edificio è strettamente legata alla Breda società fondata nel 1886 dall’Ingegner Ernesto Breda che a partire dal 1903 sposta l’azienda nel quartiere Bicocca. Come lui fanno anche Pirelli, Falck e Marelli, trasformando l’area in uno degli insediamenti industriali più importanti d’Italia.

Nei 200.000 metri quadrati dei nuovi stabilimenti, la Breda produce soprattutto carrozze ferroviarie, locomotive elettriche e a vapore, caldaie, macchine agricole e utensili a cui, durante il primo conflitto mondiale, si aggiunge la fabbricazione di aerei, proiettili e altri prodotti di impiego bellico.

Tra questi stabilimenti c’è anche l’HangarBicocca, allora diviso in corpi di fabbrica diversi per tipologia, origine ed estensione. Lo Shed, per esempio, edificio tipicamente industriale, realizzato con mattoni a vista, di altezza ridotta, con tetti a doppio spiovente e ampi lucernai, è già riconoscibile nelle immagini risalenti alla prima metà degli anni ’20 ed è luogo di produzione di componenti per locomotive e macchine agricole.

Negli anni ’50 lo Shed è ceduto alla Breda Elettromeccanica e Locomotive – prima delle otto sezioni nelle quali si organizza la società dal 1936 – che espande i propri spazi con l’aggiunta, nel 1955, di un edificio cubico voltato a botte che oggi, in HangarBicocca, è lo spazio espositivo chiamato Cubo.

Il capannone che unisce lo Shed al Cubo, eretto tra il 1963 e il 1965, era adibito al montaggio e alla prova di macchine elettriche di grande potenza. Rimasto intatto nelle dimensioni – 9.500 metri quadrati per circa 30 metri di altezza – l’edificio è caratterizzato da tre navate.

A delimitare ad est gli stabilimenti della Breda si trova la ferrovia: una posizione strategica dunque poiché collocata lungo l’asse Milano – Sesto San Giovanni – Monza, prima linea ferroviaria della Lombardia e seconda d’Italia, che garantisce il collegamento con l’Europa continentale tramite il San Gottardo.

Nei primi anni Ottanta la Breda viene ceduta al Gruppo Ansaldo e quasi contestualmente ha inizio un progressivo processo di dismissione delle aree industriali storiche a favore di un quasi totale riassetto urbanistico del quartiere Bicocca. Dopo un decennio di abbandono, l’HangarBicocca (ex Ansaldo 17) è acquistato nel 2004 da Pirelli che ne decide la trasformazione in spazio espositivo per l’arte contemporanea.

Il rilancio del HangarBicocca

Nell’aprile del 2012 Pirelli rilancia HangarBicocca investendo in un progetto di ristrutturazione degli spazi e di completo ripensamento del progetto culturale con l’obiettivo di creare un centro di arte contemporanea di profilo internazionale, aperto gratuitamente alla città, al territorio e a ogni tipologia di pubblico: ogni anno circa 280.000 visitatori italiani e stranieri hanno frequentato le mostre e partecipato ai percorsi e alle attività pensati per avvicinare all’arte contemporanea anche il pubblico non specializzato.

Il progetto nasce dalla convinzione che l’arte contemporanea sia un terreno privilegiato per la ricerca, la sperimentazione e la riflessione critica sui più importanti temi della contemporaneità: valori che appartengono, da oltre 140 anni, alla cultura d’impresa di Pirelli.
Nel corso della sua storia, infatti, l’azienda ha sempre coniugato l’innovazione dei processi produttivi con quella nei linguaggi della comunicazione, partecipando alla creazione di quella “cultura politecnica” che negli anni del boom economico italiano contribuì a superare la tradizionale contrapposizione tra sapere scientifico-tecnologico e tradizione umanistica: un modello che ancora oggi Pirelli ritiene d’ispirazione per uno sviluppo industriale rispettoso della comunità e in grado di raggiungere standard d’eccellenza.

La scelta di investire sull’arte contemporanea e sulla divulgazione presso un pubblico più ampio possibile nasce in forte continuità con questi presupposti: l’arte contemporanea è infatti l’ambito culturale che oggi rispecchia più di altri la ricerca di un continuo confronto tra saperi differenti, la coesistenza di diversi linguaggi espressivi, la vocazione alla multiculturalità.

Oggi Pirelli HangarBicocca è un’istituzione culturale unica nel suo genere, la cui programmazione di mostre personali dei più importanti artisti internazionali si distingue per il carattere di ricerca e sperimentazione e per la particolare attenzione a progetti site-specific, in grado di dialogare con le caratteristiche uniche dello spazio. Inoltre, le attività dedicate al pubblico, ai ragazzi, alle scuole e agli studenti universitari costituiscono una parte fondamentale del progetto Pirelli HangarBicocca. I diversi format HB Kids, HB School, Hb Tour, le visite guidate e le rassegne di film scelti dagli artisti costituiscono un calendario di attività gratuite di grande qualità che coinvolgono il pubblico e lo rendono partecipe in prima persona della vita dell’istituzione.

Le installazioni permanenti al HangarBicocca

La Sequenza, 1971 di Fausto Melotti

Collocata nel giardino di HangarBicocca nel 2010, La Sequenza accoglie il visitatore come una simbolica soglia, momento di passaggio all’arte del presente attraverso l’eredità culturale di un grande maestro del recente passato. L’opera – una composizione di moduli identici costituita da tre livelli di profondità secondo un’alternanza di pieni e di vuoti che rende impossibile coglierla con un unico sguardo – rappresenta il culmine della ricerca di Fausto Melotti, durata oltre quarant’anni, di una scultura anti-celebrativa e anti-monumentale.

I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer

L’installazione site-specific I Sette Palazzi Celesti, realizzata per HangarBicocca in occasione della sua prima apertura nel 2004, è costituita da sette torri, del peso di 90 tonnellate ciascuna, hanno altezze variabili tra i 14 e i 18 metri e sono realizzate in cemento armato utilizzando come elementi costruttivi moduli angolari ottenuti dai container utilizzati per il trasporto delle merci.
I Sette Palazzi Celesti rappresentano il punto d’arrivo dell’intero lavoro dell’artista tedesco e sintetizzano i suoi temi principali proiettandoli in una nuova dimensione fuori dal tempo: essi contengono infatti in sé l’interpretazione di un’antica religione (quella ebraica); la rappresentazione delle macerie dell’Occidente dopo la Seconda Guerra Mondiale; la proiezione in un futuro possibile da cui l’artista ci invita a guardare le rovine del nostro presente.

Sito archeologico industriale: Pirelli HangarBicocca www.hangarbicocca.org
Settore industriale:Industria meccanica
Luogo: Milano, Italia
Proprietà/gestione: Pirelli www.pirelli.com
Testo a cura della: Direzione Corporate Culture – Comunicazione
Image courtesy of: Pirelli; Fondazione ISEC – Archivio Storico Breda/Agostino Osio




La ex Officina Squadra Rialzo di Milano Centrale

La Fondazione FS Italiane, in occasione delle Giornate FAI di Primavera del 22 e 23 marzo 2014, ha aperto al pubblico la ex Officina Squadra Rialzo di Milano Centrale.

Le Squadre Rialzo sono così definite nel gergo ferroviario poiché attrezzate con appositi cavalletti che consentono il sollevamento delle vetture, o meglio ”il rialzo”, necessario per accedere ai carrelli e alle altre apparecchiature delle carrozze durante gli interventi di manutenzione.
La Squadra Rialzo di Milano Centrale viene costruita nel 1931 nell’ambito del progetto della nuova stazione viaggiatori e delle complesse opere di ammodernamento e potenziamento del nodo di Milano.

Durante le Giornate FAI di primavera il sito ha ospitato una mostra dedicata all’evoluzione della trazione elettrica in Italia, paese pioniere nel campo, a partire dalla fine del XIX secolo.
È stato possibile salire a bordo di alcune vetture storiche, tra le quali:
la carrozza “sala stampa” dei mondiali di calcio Italia ‘90, la vettura ristorante per treni internazionali TEE (Trans Europe Express), una carrozza dell’ex Treno presidenziale, il primo Pendolino, l’elettromotrice “Varesina” e le più significative locomotive testimoni dell’evoluzione della trazione elettrica.
Una locomotiva a vapore accesa e in manovra è stata l’attrazione dell’intera giornata per i più piccini, ma non solo.

La ex Officina di Milano Centrale fa parte del network di 11 siti, individuati da Fondazione FS Italiane sull’intero territorio nazionale, utilizzati per il deposito e il restauro dei rotabili storici delle Ferrovie Italiane, proteggendoli dal degrado.
La Fondazione FS Italiane, che il 6 marzo ha festeggiato il suo primo anno di attività, ha lo scopo di valorizzare e preservare l’inestimabile patrimonio storico, tecnico, ingegneristico e industriale del Gruppo FS Italiane.
Per informazioni sulla Fondazione FS italiane visitate il sito www.fondazionefs.it

Sito archeologico industriale: ex officina Squadra Rialzo di Milano Centrale
Settore industriale:Industria Ferroviaria
Luogo:Milano – Lombardia
Proprietà/gestione: Fondazione FS italiane
Testo a cura di:Fondazione FS italiane
Image courtesy of:Paola Sacconi

 




Le Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo – Officine del Volo a Milano

Le Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo di via Mecenate a Milano sono una delle testimonianze più significative della grande Milano industriale. Oggi recuperate, regalano spazi unici per caratteristiche e storia.

Storia delle Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo, bene di archeologia industriale

Oltre le mura della città, dalla parte di Porta Vittoria, ad est del fiume Lambro, sorgeva l’area denominata “Cascina Taliedo” che, sino alla prima decade del 1900, si caratterizzava per l’attività agricola. Grazie però ai sui ampi spazi disponibili a ridosso della la città, nel 1910 tale area venne selezionata per ospitare la competizione aeronautica “Circuito Aereo Internazionale di Milano”. Nasce così il primo campo di volo cittadino.

Successivamente, il Ministero della Guerra, decise di impiantare nell’area del Circuito Aereo un insediamento militare permanete che crebbe notevolmente a cavallo della Prima Guerra Mondiale attraverso la realizzazione di nuovi hangar. È in questo periodo che entra in scena l’ing. Giovanni Caproni, legando per sempre il proprio nome alla zona di Taliedo.

L’ingegnere Gianni Caproni fu uno dei più grandi pionieri dell’aviazione mondiale. Iniziò la sua attività di costruttore e sperimentatore nel 1909 e nel maggio 1910 fece volare il suo primo aeroplano.
Si stabilì prima a Malpensa poi a Vizzola Ticino producendo molti tipi di aeroplani che si aggiudicarono numerosi successi e primati. Per avvicinarsi alla città e reperire così manodopera più facilmente, l’ing. Caproni decise di spostare le sue officine nella zona di Taliedo avvantaggiandosi della presenza del campo di volo militare per il decollo e l’atterraggio dei suoi aeromobili.

Dal 1915 al 1918 lo stabilimento di Taliedo produsse un ingente numero di biplani e triplani. Dopo una battuta d’arresto fisiologica nel periodo durante le due guerre, con l’arrivo del Fascismo la produzione civile e militare riprese a tutto regime. La fabbrica venne ampliata sino ad estendersi dall’altro lato di via Mecenate, un sottopasso congiungeva le due parti dello stabilimento.

Agli inizi degli anni ’40 lo stabilimento si avvantaggiò di una nuova schiera di capannoni in parte affacciati su via Fantoli, questi i nomi delle nuovi grandi edifici: Duralluminio, Re 2000, Nuova aviorimessa montaggio duralluminio, Montaggio C. Durante la Seconda Guerra Mondiale la società Aeroplani Caproni raggiunse i 50.000 dipendenti.

Alla fine della guerra, con la drastica diminuzione delle commesse militari, nonostante gli svariati tentativi di riconversione verso la produzione di carrozzerie, veicoli ferrotranviari, elettrodomestici, ecc. , l’azienda fu costretta a chiudere per bancarotta nel 1950. L’intera area di Taliedo perse così la sua vocazione aeronautica trasformandosi in zona residenziale. Per far fronte ai debiti, i capannoni della Caproni non furono demoliti, ma gradualmente venduti o affittati salvandoli dall’abbandono.

Officine del Volo  e il recupero di archeologia industriale delle ex Officine Aeronautiche Caproni 

A seguito della chiusura delle Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo, gli spazi, pregevole esempio di archeologia industriale, sono stati via via acquistati e ristrutturati per svolgere svariate funzioni.

Tra tutti gli interventi di recupero, uno in particolare merita la nostra attenzione grazie all’ottima riuscita dell’intervento di restauro. Stiamo parlando dei capannoni corrispondenti ai numeri civici 76/5 di via Mecenate. La coppia formata dai due edifici, distribuiti su due piani in altezza, è caratterizzata dall’utilizzo dei tipici mattoni rossi e da finestre ogivali, inoltre uno dei due presenta una bella copertura a capriate in legno. Stiamo parlando degli edifici che ospitano oggi le Officine del Volo

Nate dal desiderio dell’architetto Nicola Gisonda di effettuare un vero e proprio intervento di restauro di un segmento delle ex Officine Aeronautiche Caproni, le Officine del Volo recuperano e mantengono il fascino di una storica architettura industriale milanese dei primi del ‘900, trasformandosi in un luogo attuale e dinamico, sempre in divenire.

L’architetto Gisonda, passando davanti a questi luoghi, capì che la ex Fabbrica Caproni poteva passare idealmente il testimone alla Milano del lavoro di oggi. Ovvio che la ristrutturazione non potesse essere un semplice lavoro di progettazione e muratura. Non si doveva ricostruire, ma far rinascere. Così è stato. Tutto ciò che è stato possibile recuperare è stato recuperato.
I legni del parquet, delle capriate del tetto, i mattoni delle facciate, le pietre, gli intonaci dei muri e le vetrate sono state restaurati e ripuliti mediante particolari tecniche che ne hanno riportato alla luce le caratteristiche di originalità salvaguardando i segni del tempo.

Il progettista inoltre seguendo sempre il suo iniziale obiettivo “non ricostruire ma far rinascere”, ha utilizzato per la realizzazione dei nuovi elementi i tre materiali originari dell’intero fabbricato: cemento, legno e ferro. Ha disegnato inoltre elementi di design leggibili in tutto lo spazio: la grande scala esterna in ferro è quasi una passerella sospesa; la recinzione, in lamiera piegata di acciaio corten, disegna il profilo alare di un aereo investito e sospinto dal vento; l’ascensore, elemento modernissimo, è realizzato in cristallo e acciaio. Tutto questo ha comportato un impegno che nessun altro luogo della Milano del lavoro oggi può vantare.
Il complesso delle Officine del Volo risulta così composto di tre sale, ognuna con caratteristiche architettoniche e decorative proprie (la sala Monoplano, la sala Biplano e la sala Eliche) per un totale di 1.500 mq, dotate di attrezzature tecnologiche e moderne; il risultato è un’unione sofisticata che unisce passato e presente.

Grazie a una spiccata abilità imprenditoriale e a una gestione accurata e attenta ai dettagli, Officine del Volo è oggi uno spazio iconico, riconosciuto a livello nazionale e internazionale.

Tra le tante attività che vi si sono svolte in particolare segnaliamo le riprese dei film Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo e Happy Family di Gabriele Salvatores, le riprese di programmi come Masterchef e Fashion Style, spot pubblicitari tra cui Fiat e Acqua Vitasnella, eventi di Swarovski, Eni, BMW, Estee Lauder, il cinquantesimo anniversario di GQ AMERICA ed eventi moda di Jacob Cohen, Dsquared, Calvin Klein, Versace e Armani.

10 Anni di Officine del Volo – Storia per immagini di uno spazio di successo

mostra noinaugurazione

#SaveTheDate

Officine del Volo festeggia quest’anno i suoi 10 anni di attività attraverso una mostra che ripercorre la storia del sito attraverso un racconto per immagini, inserito in un’originale installazione allestita presso il bistrot Corsia del Giardino.

La mostra sarà visitabile fino al 3 marzo 2014
Corsia del Giardino – Via Manzoni 16, Milano
Tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.30

 

Sito archeologico industriale: Le Ex Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo
Settore industriale:aereonautica
Luogo: Milano-Lombardia
Proprietà/gestione:Officine del Volo
Testo a cura di:Officine del Volo
www.officinedelvolo.it