Il Museo dell’Aria di Gorizia: presentazione del progetto

L’ Aeroporto di Gorizia, intitolato ad Amedeo Duca d’Aosta, rappresenta una delle pagine più significative della storia aeronautica ed un capitolo tra i più celebri e leggendari dell’ Aeronautica Militare Italiana.

 Museo dell'Aria - Aeoroporto di Gorizia

L’evento

Lunedì 14 settembre alle ore 15:00, presso il Punto ENEL di via Broletto 44/A a Milano, sarà presentato il progetto del Museo dell’Aria di Gorizia. Il progetto è promosso dall’associazione Culturale “Fratelli Rusjan” in collaborazione con European Museum Academy e l’Aeronautica Militare Italiana. Main Sponsor Banca Mediolanum.

Alla Presentazione interverranno:

– Philippe Daverio, Storico dell’Arte e Professore Ordinario di “Sociologia dei processi artistici”
– Paul van Vlijmen, Direttore del National Military Museum Soesterberg (NL)
– Agostino Ghirardelli, Principal e Direttore Tecnico Studio Libeskind, Milano
– Piero Marangon, Presidente dell’Associazione Culturale “Fratelli Rusjan”
– Un rappresentante del Touring Club Italiano

Modera:

– Massimo Negri, Direttore European Museum Academy

Il progetto

Dopo la dismissione del presidio militare, lunghi decenni di incuria hanno segnato le vicende dell’Aeroporto di Gorizia. Oggi una Società di Gestione, ottenuta da ENAC la concessione totale, ha predisposto un piano di ripresa e rilancio. Nasce così una Fondazione di Partecipazione con un obiettivo ben preciso: realizzare un MUSEO DELL’ARIA.

La realizzazione di un museo aeronautico è la risposta più precisa alla naturale vocazione storica, culturale e turistica dell’ aeroporto e, al tempo stesso, è la soluzione più coerente per un’ ipotesi concreta di riqualificazione, recupero e rilancio del campo di volo.

Nella sua fase iniziale l’intrapresa può trovare accoglienza e idonea sistemazione nelle tre strutture aeroportuali di seguito elencate: Hangar Gleiwitz, Officina III tipo e magazzino MSA.

L’Hangar Gleiwitz è una grande aviorimessa (lunga più di 66 metri, larga 28 metri, per circa 1860 mq e 12000 mc) ricostruita nel 1924, utilizzando gran parte della struttura edificata dall’Imperial Regio Esercito austro – ungarico nel 1910, per rispondere alle esigenze della nascente aeronautica e come scuola di volo durante i mesi invernali in supporto a quella di Wiener – Neustadt. Recentemente l’hangar è stato intitolato a Tullio Crali, uno dei grandi protagonisti della stagione futurista, ideatore dell’ aeropittura, che, innamorato del volo e delle straordinarie sensazioni che esso rivela, frequentò questo campo di volo nella seconda metà degli anni Trenta e fu spesso ospite di molti dei più famosi piloti, partecipando ad indimenticabili voli nel cielo di Gorizia.

Affiancano l’Hangar Gleiwitz gli edifici del Magazzino M.S.A. (900 mq e 7400 mc) e dell’Officina III tipo (600 mq e 4300 mc); costruiti tra il 1925 e il 1928 questi costituiscono una splendida scenografia che testimonia gli anni d’oro di Gorizia aeronautica e i fasti a cui assurse l’aeroporto fino alle soglie della II guerra mondiale, diventando uno dei più grandi ed importanti d’ Italia.

Dopo un’ opportuna e definitiva opera di restauro, filologicamente compiuta, e una messa a norma in collaborazione con la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia e l’Università degli Studi di Trieste, queste tre strutture potranno adempiere ai seguenti uffici: l’Hangar Gleiwitz potrà ospitare aeromobili storici, velivoli di scuola e privati; nonché uffici amministrativi, segreteria, aula didattica e briefing; nel magazzino MSA potranno essere ospitati esemplari in mostra statica, ricostruzioni, componenti motoristiche, display multimediali, diorami e simulatori, laboratorio di modellismo e sala convegni; nell’Officina III tipo potranno trovare spazio una foto-galleria, una videoteca, una biblioteca e altre occorrenze museali.

Così articolato il Museo dell’Aria di Gorizia-Merna si presenta come più musei in uno:

Il Museo Volante, che racconta la storia dell’ aviazione militare e civile – in particolare di quella che si è svolta su questo campo – e raccoglie e colleziona, cura e preserva aerei storici: le esibizioni sul cielo campo di questi warbirds sapranno ricreare un’ atmosfera unica ed emozionante.

Il Museo Statico che presenta al pubblico la storia del campo di Gorizia – Merna: dai primi tentativi dei fratelli Rusjan (è prevista la riproduzione non volante dell’ EDA V) agli anni austroungarici (con uniformi, documenti fotografici e modellini) agli anni d’ oro della Regia Aeronautica, con fotografie e didascalie che raccontano la storia delle pattuglie acrobatiche, equipaggiate con i velivoli Breda BA-19 e con i Fiat CR 20 Asso che negli anni ’30 mieterono tantissimi allori internazionali. ed ancora le vicende del Gruppo Aerosiluranti e dei loro SM 79.

Una parte del museo potrebbe ospitare la storia della produzione aerea dei Cantieri Riuniti Dell’Adriatico, aprendo così la possibilità di una sezione dedicata ai rapporti aviazione-marina.

Un’altra parte del Museo, sede del Gruppo Paracadutisti, sarebbe ideale per l’allestimento della mostra sulla storia del paracadutismo militare e civile, dotata di reperti ed esemplari significativi.

Info:
www.europeanmuseumacademy.eu europeanmuseumacademy@gmail.com
Ufficio stampa European Museum Academy: + 39 347 5458609

Scarica qui la Presentazione Museo della Aria di Gorizia 14.09.15




Le Officine Meccaniche Reggiane in Emilia Romagna

Le Officine Meccaniche Reggiane a Reggio Emilia, un tempo una delle più grandi realtà industriali italiane, sono rappresentate oggi da un patrimonio di documentazione di indiscusso valore che ce ne racconta la storia.

Le Officine Meccaniche Reggiane – La storia

Le Officine Meccaniche Italiane S.A., conosciute ai più come Officine Meccaniche Reggiane, o più semplicemente Reggiane nacquero nel 1904 a partire da una esistente fonderia e fin da subito iniziarono a costruire materiale ferroviario. Successivamente si diversificarono andando ad operare in settori quali le impiantistica industriale, molini, caldaie, materiale bellico e meccanica agricola.
Negli anni ‘30 e ‘40 presso le Reggiane il settore Avio assunse un  ruolo  rilevante, grazie soprattutto all’acquisizione del controllo della società da parte dell’ Ing. Giovanni Caproni, fondatore delle  omonime industrie aeronautiche Caproni. Questo consentì alle Reggiane un primo balzo tecnologico incentrando il  loro sviluppo sulla costruzione di grandi velivoli su licenza e  su  progetto proprio.

Dopo poco le Reggiane ebbero l’ opportunità di un ulteriore miglioramento nell’ ambito tecnologico grazie al trasferimento, ancora oggi non chiarito, di tecniche di lavorazione, materiali e metodi di progettazione di velivoli dagli USA. Principali artefici di questo trasferimento furono il Direttore Tecnico che poi diverrà Direttore Generale, Ing. Antonio Alessio e l’Ing. Roberto Longhi, entrambi coadiuvati dall’Ing. Fidia Piattelli. Il RE2000 fu il risultato del primo progetto, alquanto  rivoluzionario  all’epoca per  l’Italia. Tale velivolo era costruito  sulla base del velivolo americano P35 Seversky, con struttura completamente metallica basata su leghe di alluminio, alluminio puro e con rivestimento lavorante ma notevolmente migliorato grazie alla riprogettazione di ala e carrelli. Importante il lavoro progettuale degli ingegneri Maraschini, Toniolo, Pambianchi e Vardanega.I collaudi furono affidati a nomi illustri della storia aeronautica italiana tra i quali De Bernardi, Agello, Scapinelli e De Prato. Le prestazioni dimostrate dal RE2000 suscitarono  l’ interesse delle forze armate di altri paesi europei che ne decisero acquisizioni importanti.La produzione diretta dall’ Ing. Bernabei, era altrettanto all’ avanguardia poiché adottava maschere rotanti, chiodature pneumatiche ed un efficiente sistema di logistica.

All’ apice del loro sviluppo, nel 1941, le Reggiane impiegarono più di 11000 dipendenti, una città nella città che occupava una superficie di 625000 mq. Tutto ciò  portò la piccola azienda ad essere la 4° azienda più importante del Paese.

In seguito vennero sviluppati anche altri caccia della famiglia dal RE 2001 fino al 2005 e 2006, che risultarono veloci, maneggevoli e potentemente armati. Nella relazione dell’ Intelligence americana del 1943 relativa al reperimento  di un RE2005 si espresse forte preoccupazione per l’ armamento con cui era equipaggiato l’aereo e forse non fu un caso che nel gennaio del 1944 le Officine Meccaniche Reggiane vennero rase al suolo.

Alla fine del conflitto il settore Avio venne chiuso ma l’ intero tessuto industriale emiliano ne beneficiò positivamente perché il patrimonio di conoscenze tecnologiche rimasero nelle menti e nelle “mani d’oro” dei lavoratori Reggiane. L’azienda continuò  nel dopoguerra la sua attività con  produzioni differenziate nei settori: ferroviario, alimentare, movimentazione, grazie alle competenze acquisite negli anni  nelle  lavorazioni di legno, acciaio, leghe leggere e nell’  arredamento delle carrozze ferroviarie per conto di compagnie  italiane e straniere.

Officine Reggiane (sul Canale ufficiale del Comune di Reggio Emilia)

Le Officine Meccaniche Reggiane – La fabbrica

Il sito delle Officine Meccaniche Reggiane si caratterizzava da una fabbrica di 260 mila metri quadrati, fatta di capannoni incastonati tra la linea ferroviaria da una parte e la pista per gli aerei costruiti in quegli stessi stabilimenti, che poi sarebbe stata da tutti chiamata Campo Volo, dall’altra.

il 26 ottobre 2013, nel riqualificato capannone 19 delle ex Officine Meccaniche Reggiane, oggi proprietà del Comune di Reggio Emilia, è stato inaugurato Il Tecnopolo di Reggio Emilia. L’edificio – 3.500 metri quadrati – costruito tra gli anni Venti e Trenta del Novecento e vincolato dalla Sovrintendenza, è stato riqualificato con un investimento di cui se n’è fatto carico il Comune e la Regione Emilia-Romagna. La firma dei lavori è di Andrea Oliva. L’intervento dell’architetto si distingue sia per la sensibilità verso il dialogo fra preesistenza e nuova costruzione sia per la cura con la quale sono state affrontate le opere di recupero, consolidamento, restauro.

Le Officine Meccaniche Reggiane – L’Archivio Digitale OMI Reggiane

L’Archivio Digitale OMI Reggiane, istituito presso le Università di studi di Modena e Reggio Emilia,  è il progetto che mira a conservare e catalogare il patrimonio documentario di quella che fu una delle più importanti realtà industriali italiane.  L’archivio digitale contiene testi, manuali, disegni, relazioni, schede tecniche, fotografie, cartoline provenienti da archivi pubblici, quali l’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, e da archivi privati. L’archivio attualmente comprende due sezioni: la sezione aeronautica e la sezione ferroviaria.

Le Officine Meccaniche Reggiane –  Mulini e pastifici

Con la diversificazione, tra gli anni ’20 e ’60, a seguito dell’acquisizione di una società specializzata nel settore con sede a Monza, le Officine Meccaniche Reggiane si distinsero anche per la realizzazione di macchinari per mulini e pastifici. Diversi le aziende, italiane ed estere, che si affidarono alla tecnologia delle Reggiane per portare a compimento la propria produzione.

Tra questi il Pastificio Russo di Termini Imerese (PA), che la scorsa estate, dopo un attento restauro, ha donato una selezionatrice da semola  “Reggiane” degli anni  Trenta, per l’esattezza una pulitrice quadrupla da semole, che oggi si trova quindi nel luogo originario della sua costruzione: il capannone 19 ora sede del Tecnopolo.

È possibile ammirare delle interessanti macchine provenienti Officine Meccaniche Reggiane anche all’interno del Museo Mulino di Bottonera di Chiavenna, un tempo utilizzate dallo storico Pastifico Moro.

Macchinari firmati “Officine Meccaniche Reggiane” anche all’interno del  il Mulino Pizzardi  nel comune di Bentivoglio (BO), patrimonio straordinario dell’archeologia industriale del territorio bolognese.

Sito archeologico industriale:: Officine Meccaniche Reggiane
Settore industriale: Industria Metalmeccanica
Luogo: Reggio Emilia, Emilia Romagna, Italia
Proprietà e Gestione: Comune di Reggio Emilia www.municipio.re.it
Testo a cura di:Adriano e Paolo Riatti – Curatori Archivio Digitale OMI Reggiane – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia




Libro Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda

“Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda” è un libro che attraverso splendide fotografie e testi accurati racconta del recupero di uno degli esempi più significativi del patrimonio industriale della città di Milano.

Edito da Silvana Editoriale, casa editrice storica specializzata in storia dell’arte, il libro “Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda” è stato realizzato grazie alla collaborazione della prof.sa Maria Antonietta Crippa, del prof. Ferdinando Zanzottera (docenti del Politecnico di Milano), dell’Ing. Gian Luca Lapini e dell’Arch. Carlo Capponi che hanno curato i testi dando corpo alle ragioni e all’acuta sensibilità critica con la quale l’Arch. Nicola Gisonda ha attuato il moderno restauro e ha avviato l’attività delle Officine del Volo.

Le Officine del Volo in fatti, sono il frutto dell’attento lavoro di recupero e ripristino delle “Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo” attuato dall’Arch. Nicola Gisonda. Questo intervento di restauro trova la sua naturale e propria collocazione nel contesto dell’archeologia industriale che negli ultimi decenni ha consentito la rivalutazione del patrimonio urbano periferico di Milano, permettendo di omogeneizzare elementi storici, urbanistici e ambientali in una realtà nuova e funzionale per la città.

Il volume si avvale di un corredo d’immagini elaborato da due professionisti della fotografia, Gabriele Basilico e Matteo Piazza, che dà un contributo fondamentale alla comprensione visiva dell’estensione e della qualità del complesso, ormai di carattere nettamente urbano, in cui le Officine del Volo si inseriscono, contribuendo alla percezione del valore dell’ampliamento della città compatta attraverso il rigoroso rispetto e valorizzazione dei tessuti edilizi periferici.

Il libro è stato realizzato col patrocinio della Provincia di Milano.

Titolo: Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda
Curatore: Maria Antonietta Crippa e Ferdinando Zanzottera
Casa Editrice: Silvana Editoriale www.silvanaeditoriale.it/
Lingua: Edizione Bilingue: italiano e inglese