Crespi d’Adda, Festival della Letteratura del Lavoro 2017

A Crespi d’Adda nasce il primo festival al mondo di letteratura del lavoro, dal 16 settembre al 2 ottobre 2017

Un progetto sviluppato dai ragazzi del liceo linguistico “Giovanni Falcone” in collaborazione con l’Associazione Crespi d’Adda

Festival della Letteratura del Lavoro: il progetto

Alternanza scuola-lavoro. Questo è il fine della collaborazione tra il liceo linguistico “Giovanni Falcone” e l’Associazione Crespi d’Adda. Un progetto che si propone l’articolato obiettivo di valorizzare e promuovere il villaggio operaio di Crespi d’Adda, esempio eccezionale di città industriale, perfettamente conservata, dal 1995 inserita nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

La letteratura sarà il tema oggetto di studio e analisi. La letteratura, bene immateriale per eccellenza, qui verrà utilizzata per ridare senso alla memoria di un luogo simbolico e, contestualmente, per valorizzarlo.

Da marzo a settembre 2017 le classi di III C e IV C del liceo hanno lavorato alla definizione e organizzazione di un festival letterario per la selezione e rappresentazione di brani tratti dai più vari testi della letteratura industriale. Il progetto culminerà nel Primo Festival di Letteratura del lavoro che avrà luogo Crespi d’Adda dal 16 settembre al 2 ottobre. Data la complessità del progetto, si sono creati tre gruppi (seguiti da esperti professionisti) per la selezione dei testi sul tema dato, l’organizzazione del Festival e la comunicazione dell’evento sia sui social media che sulla carta stampata.

Nelle due settimane del Festival della Letteratura del Lavoro in cui il progetto si concretizzerà (16 settembre – 2 ottobre), turisti e scuole saranno accompagnati nella scoperta del villaggio operaio e dei luoghi più significativi del sito UNESCO.

I visitatori conosceranno Crespi d’Adda anche attraverso la lettura delle opere letterarie di Charles Dickens, Ferdinand Celine, Karl Marx, Victor Hugo, Emile Zola, Leone XIII e di molti altri autori. Saranno inoltre organizzate proiezioni di video inediti, workshop e conferenze con autori, critici ed esperti.

Per scoprire tutti gli appuntamenti del Festival della Letteratura del Lavoro di Crespi d’Adda cliccate qua




Arena Geotermica di Larderello, un nuovo spazio culturale firmato Enel

Ecco l’Arena Geotermica di Larderello, un grande spazio per spettacoli all’interno dela torre di raffreddamento.

Un’arena per spettacoli, eventi e manifestazioni del territorio dell’alta Val di Cecina in un contesto più unico che raro: è questa, in sintesi, la nuova opera realizzata a Larderello da Enel Green Power in collaborazione con il Comune di Pomarance.

 

Arena Geotermica di Larderello, Enel Green Power: la struttura

La nuova struttura, utilizzata in anteprima per la rassegna Fra Terra e Cielo, si trova nell’area della centrale geotermica Nuova Larderello, già Larderello 3, e sorge all’interno della vecchia torre di raffreddamento la cui parte superiore è stata demolita, mentre il basamento e l’opera inferiore sono stati mantenuti e ristrutturati per dare forma a una grande arena all’interno della quale sorge un ampio spazio per spettacoli a cielo aperto, che può contenere fino a 300 persone.

L’acustica è ottima grazie all’ambiente delimitato dalle pareti basse della torre di raffreddamento e lo scenario nel suo complesso è davvero suggestivo perché unisce elementi di archeologia industriale a una moderna concezione di teatro contemporaneo, a cui si accede da appositi ingressi oppure da scale di nuova fattura.

Arena Geotermica di Larderello, Elen Green Power: i promotori dell’opera

L’Arena Geotermica è stata realizzata da Enel Green Power che ha fatto un investimento importante per dotare uno dei territori simbolo della geotermia nel mondo di uno spazio che fosse identificativo di questa energia pulita e rinnovabile.

L’iniziativa è stata possibile grazie alla collaborazione con il Comune di Pomarance (dove si trova già il Museo della Geotermia) e con il sindaco Loris Martignoni, da anni impegnati per la valorizzazione storica, culturale e artistica dell’area geotermica.

“Siamo molto soddisfatti – ha detto Massimo Montemaggi, responsabile geotermia Enel Green Power – di aver realizzato questa opera unica al mondo, ci auguriamo possa diventare un punto di riferimento per l’arte e per la cultura in Toscana e in Italia. Insieme al Comune di Pomarance, che ringraziamo per la collaborazione, organizzeremo un momento di inaugurazione e presentazione ufficiale per illustrare tutte le potenzialità di questo luogo”.




Le fabbriche della cultura – luoghi dell’archeologia industriale dedicati all’arte

Le fabbriche della cultura, articolo pubblicato all’interno della rivista Uomini & Imprese edita da Fiera Milano Media Spa, racconta di alcuni suggestivi luoghi dell’archeologia industriale che hanno trovato una nuova destinazione d’uso all’insegna dell’arte

Le fabbriche della cultura

Dalla produzione materiale alla produzione culturale: storie di luoghi, di gente, di energie, di obiettivi e di visioni. Un viaggio lungo l’Italia alla scoperta dei luoghi dell’industria convertiti in spazi culturali, luoghi nei quali la creatività rigenera la memoria come leva propulsiva del fare.

di Simona Politini

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All’interno dell’articolo Le fabbriche della cultura si racconta di: Pirelli Hangar Bicocca, Macro di Roma, Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Auditorium Niccolò Paganini a Parma, Fonderia39 a Reggio Emilia, Teatro delle Rocce di Gavorrano in provincia di Grosseto, Limone Fonderie Teatrali a Moncalieri, Laboratori artistici del Teatro di San Carlo di Napoli, Laboratori del Teatro alla Scala di Milano, Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Napoli, Museo del Tessuto di Prato, Museo dell’Arte della Lana di Stia, Villaggio Operaio di Crespi D’Adda, Università Iuav di Venezia, Università Cattaneo – Liuc e altri luoghi ancora.




Il Porto Vecchio di Trieste: storia e futuro

Il Porto Vecchio di Trieste rappresenta uno dei luoghi più importanti dell’archeologia industriale in Italia legati all’attività portuale.

Porto Vecchio Trieste: cenni storici

Il Porto Vecchio di Trieste copre un’area di circa mq. 601.403, estendendosi dallo sbocco del Canale di Ponte Rosso all’abitato periferico di Barcola. Comprende cinque moli (moli 0, I, II, III, IV), 3100 metri di banchine di carico e scarico merci, ventitrè grandi edifici tra hangars (in origine 38 corpi di fabbrica), magazzini ed altre strutture, è protetto da una diga foranea ed è direttamente collegato alla vecchia ferrovia del 1857.

L’aspetto del Porto Vecchio di Trieste è diverso da quello dei porti dell’area mediterranea in quanto riproduce, nell’impianto urbanistico e nelle regole costruttive dei suoi edifici, le caratteristiche dei Lagerhauser (brani di città destinati alla movimentazione delle merci) dei porti del nord-Europa, come la Speicherstadt di Amburgo.

Il Porto Vecchio di Trieste fu costruito tra il 1868 e il 1887, dopo un’ampia fase progettuale, per volontà dell’impero austroungarico che doveva dotarsi, a Trieste, di un grande porto capace di gestire il retroterra dell’Austria-Ungheria.

Porto Vecchio Trieste: gli edifici storici

Nel Porto Vecchio di Trieste le strutture portuali, i magazzini, gli hangars, gli edifici speciali (centrale idrodinamica e Sottostazione elettrica di riconversione), con le loro tipologie costruttive, le gru e le attrezzature elettromeccaniche testimoniano un aspetto essenziale della città-porto dell’ottocento e del primo novecento.
I magazzini e gli hangars, grandi edifici a uno e più piani, disposti su tre assi paralleli tra loro erano attrezzati con gru, elevatori, montacarichi ed altri arredi per le operazioni di carico e scarico merci; alcuni presentano alla base un “perron” (banchina a terra di movimentazione) adatto per le operazioni dai carri ferroviari o da autoveicoli.
La loro costruzione, che si fondava su progetti di altissima qualità architettonica e su tecniche d’avanguardia nell’uso del cemento armato, è un documento dell’epoca pionieristica dei brevetti detenuti dalle grandi imprese edili europee che avevano le loro filiali a Trieste (brevetto Hennebique della Ing. Odorico & C, brevetto viennese Ing. .Edmund Ast & Co, brevetto Wayss della Wayss, Freitag & Meinog di Innsbruck, brevetto della ditta triestina Ing. Geiringer e Vallon). Il completamento dei magazzini del Porto Vecchio di Trieste si protrasse fino all’inizio del novecento in quanto richiese interventi straordinari di consolidamento delle fondazioni e delle banchine e dei manufatti.
Per il valore di tutto il complesso storico urbanistico, per la presenza dei grandi edifici d’epoca e degli impianti di movimentazione, il Porto Vecchio di Trieste è stato tutelato nell’agosto 2001 dal Ministero per i Beni e le Attività culturali con vincoli di tutela diretti, indiretti e prescrizioni allo scopo di salvaguardarli e di consentire il restauro di tutta l’area attraverso proposte progettuali che non alterino l’esistente.

Porto Vecchio Trieste: il Polo Museale del Porto di Trieste e i primi restauri

I due edifici recentemente restaurati, Centrale idrodinamica e sottostazione elettrica, costituiscono il Polo museale del Porto di Trieste, iniziativa promossa nel 2004 da Italia Nostra con un percorso di realizzazione condiviso dalla Soprintendenza regionale del Friuli Venezia Giulia.
La Centrale idrodinamica è l’edificio di maggior valore tecnologico del Porto Vecchio di Trieste. Il porto di Trieste fu uno dei primi porti al mondo a dotarsi di un tale impianto, assieme ad Amburgo, Buenos Aires, Calcutta e Genova. Realizzata nel 1890, la Centrale del Porto Vecchio di Trieste è da considerarsi un capolavoro di archeologia industriale; ancor oggi conserva le sue prestigiose macchine (Breitfeld & Danek- Karolinenthal di Praga 1891) per la produzione di energia al servizio dei mezzi meccanici del porto.
Per il necessario ampliamento della già esistente sottostazione nel complesso della Centrale Idrodinamica, nel 1913 fu costruita accanto alla Centrale, e ad essa collegata, la Sottostazione elettrica di riconversione.
Questo edificio speciale si distingue stilisticamente dalle altre costruzioni perché costruito su disegno dell’architetto Giorgio Zaninovich, secondo i caratteri stilistici della Wagnerschule (Vienna). All’interno la sala trasformatori, le gallerie protette, le scale, le guide per gli argani, le apparecchiature elettriche e la disposizione degli arredi confermano ancora oggi la dignità e il prestigio di quell’architettura industriale.
In questi edifici verrà raccolto il patrimonio storico del porto di Trieste, che oltre a tutta l’area monumentale del Porto Vecchio, comprende un’ampia documentazione d’archivio.
A partire dal biennio 2012- 2013 la Centrale Idrodinamica e la Sottostazione elettrica di riconversione del Porto Vecchio di Trieste, sono state aperte al pubblico dall’Autorità portuale di Trieste con il contributo dei volontari di Italia Nostra.
In questi anni altri edifici sono stati restaurati dall’Autorità Portuale: il magazzino n. 1 sul molo quarto, il magazzino n. 26, la casa della piccola amministrazione e i varchi d’ingresso.

Porto Vecchio Trieste: il processo di riqualificazione e rigenerazione del distretto storico portuale

Oggi la vecchia area del porto di Trieste ed i magazzini ottocenteschi non sono più idonei a funzioni connesse ai traffici commerciali ed è in corso, dopo varie vicende fallite dagli anni settanta, un processo di riqualificazione e rigenerazione per nuove destinazioni che, nel rispetto dell’identità storica, ne consentiranno una riutilizzazione funzionale.
Se nel corso della rigenerazione non verranno rispettati i vincoli, l’intero distretto portuale storico rischierà di perdere la sua identità.

Sito archeologico industriale: Distretto storico portuale di Trieste (Porto Vecchio)
Settore industriale: Settore Portuale
Luogo: Trieste – Friuli Venezia Giulia – Italia
Proprietà/gestione: passaggio in corso da Autorità Portuale al Comune di Trieste
Testo a cura di: Antonella Caroli* – cartografia arch. Viviana Magnarin. (*Antonella Caroli: attualmente Ispettore onorario Mibac, direttore dell’Istituto di cultura marittimo portuale del porto di Trieste (fino ad aprile 2015), già Segretario Generale dell’Autorità Portuale di Trieste (2000-2004) si è laureata in architettura al Politecnico di Torino. Insieme a Italia Nostra e al comitato scientifico internazionale su Porto Vecchio, è impegnata sul riuso e sullo sviluppo del Porto di Trieste.)




Open Fence la scultura sonora di Yuval Avital agli East End Studios

Agli East End Studios di Milano, all’interno delle ex Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo, mercoledì 21 giugno sarà inaugurata Open Fence  la scultura sonora di Yuval Avital.

 

Una struttura dal peso di 12 tonnellate, lunga 64 metri e alta più di 4, per un totale di 1km di tubi di ferro e 320 campane tubolari: la nuova avventura artistica di Yuval Avital ha il nome di Open Fence, la più grande scultura sonora mai realizzate sul territorio italiano. Il progetto architettonico è firmato Mario Milana  e la produzione esecutiva è a cura di East End Studios

In Open Fence, progetto nato dall’incontro tra architettura, arte, etica ed estetica, Avital usa il suono per trasformare l’ontologia del “recinto” da barriera di chiusura a varco di apertura. Il suono diventa quindi connettore e risorsa per produrre arte accessibile a tutti, indipendentemente dal background culturale, dalla conoscenza musicale o dall’età, dando vita a un continuum multisensoriale ed immersivo interdisciplinare.

Partendo da un recinto di tubi di ferro progettato dal designer Mario Milana, l’artista multimediale e compositore Yuval Avital ha trasformato quest’oggetto architettonico in uno strumento suonabile da tutti, musicisti e non, invitando il pubblico a diventare esecutore di un rito sonoro collettivo nel giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno, nel cuore degli spazi degli East End Studios. Yuval Avital non è estraneo nell’allocare le sue impotenti opere all’interno di ex spazi industriali, ricordiamo l’imponete opera multimediale Alma Mater collocata nella suggestiva cornice della Fabbrica del Vapore.

 

Open Fence di Yuval Avital agli East End Studios: la scultura sonora che diventa rito collettivo

 

Open Fence, sound sculpture by Yuval Avital from Yuval Avital on Vimeo.

 

L’evento sonoro offrirà al pubblico la possibilità di prendere parte a un rito collettivo in cui si affiancheranno musicisti professionisti e gente comune che suoneranno Open Fence contemporaneamente lungo i due lati del recinto, utilizzando sia partiture musicali complesse (per i musicisti) che altre dalle linee guida semplici (pensate per il pubblico non professionista). L’esecuzione si appoggerà infatti sia a un organico di percussionisti solisti del Conservatorio “G. Verdi” di Milano guidati dal Maestro Andrea Dulbecco, sia a un ensemble di Crowd Music (il termine “crowd music”, coniato da Avital nel 2011, fa riferimento alla ‘folla’ come un gigantesco anti-coro e si basa sul coinvolgimento attivo di un grande pubblico, eterogeneo e non necessariamente composto da musicisti, guidato da partiture grafiche e verbali di facile comprensione): il primo eseguirà una partitura complessa di 15 patterns a 5 note; il secondo ensemble, formato da un gruppo di volontari che prenderanno parte attiva alla performance, suonerà le canne di ferro del recinto attraverso un meccanismo complesso di maniglie e pesi, seguendo linee guida semplicissime, leggibili ed eseguibili anche da un bambino.

Vernissage: 21 giugno 2017, ore 19:00-21:00, East End Studios, Via Mecenate 88A, Milano

 




ERIH Italia II Incontro a Brescia: Verso il 2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale

ERIH Italia organizza il II Incontro dal titolo  Verso il 2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale che si terrà i giorni 16 – 17 giugno 2017 nella città di Brescia e nella località di Cedegolo.

Cos’è ERIH

ERIH è l’acronimo di European Route of Industrial Heritage che sta per Itinerario Europeo del Patrimonio Industriale, una rete dei più importanti siti di archeologia industriale in Europa: dagli impianti di produzione dismessi ai parchi industriali ai musei di tecnologia interattiva.

ERIH nasce nel 1999 con l’obiettivo di estendere al livello transnazionale l’esperienza della Industrial Route della Ruhr in Germania e raccoglie oggi le più significative esperienze europee volte alla valorizzazione del patrimonio industriale: la rete è costituita da oltre 1000 siti industriale di interesse turistico (stabilimenti produttivi, complessi siderurgici, miniere, infrastrutture, ecc.), per un totale di 45 Paesi coinvolti.

Gli Anchor Point ERIH

Questa rete ha una fascia di eccellenza costituita dai circa 100 Anchor Point, cioè quei siti che vantano caratteristiche di vero e proprio monumento industriale e che, al contempo, sono dotati di elevati standard di qualità museale. 

Gli Anchor Point ERIH rappresentano i punti nodali dei percorsi industriali, essi coprono la gamma completa della storia industriale europea. Gli Anchor Point ERIH illustrano ai turisti ciò che possono visitare nella zona. I visitatori di tutte le età possono rivivere il patrimonio industriale attraverso affascinanti visite guidate, emozionanti presentazioni multimediali e eventi straordinari. Infine, tutti gli Anchor Point ERIH sono punti di partenza contemporaneamente per vari itinerari anche a dimensione regionale.

Del tutto assente in questa categoria fino a pochi anni fa, l’Italia annovera oggi 7 Anchor Point: la Fabbrica Campolmi di Prato, il Centro Italiano della Cultura del Carbone di Carbonia, le Distillerie Poli di Schiavon, la Centrale di Malnisio, il Museo dell’Arte della Lana di Stia, il Museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo (sede Musil di Valle Camonica) e il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna.

A questo link è possibile visionare tutti i siti del patrimonio industriale in Italia già entrati nel network di ERIH

 

ERIH Italia II Incontro

ERIH Italia ha tenuto il suo primo incontro a Prato nel giugno 2016. Il secondo incontro di ERIH Italia viene tenuto il 16 e il 17 giugno a Brescia su iniziativa del Musil. L’obiettivo è quello di proporre un programma di iniziative per il 2018, designato dalla Commissione europea come Anno Europeo del Patrimonio Culturale. Nell’ambito di queste celebrazioni il patrimonio industriale dovrà occupare un posto rilevante e ERIH, con il convinto sostegno del Musil, si impegna a promuovere un calendario di eventi centrati, appunto, sul patrimonio industriale.

La giornata del 16 si terrà dalle ore 15 presso l’Urban Center di Brescia e vedrà come chair Luisella Pavan-Woolfe, responsabile della sede di Venezia del Consiglio d’Europa. I lavori saranno aperti da una relazione del professor Massimo Preite, membro del board di ERIH, che illustrerà il ruolo leader di ERIH nella promozione del patrimonio industriale europeo e del turismo industriale, e lo sviluppo che la rete ERIH ha registrato in Italia negli ultimissimi anni. Due esperti del Ministero dei Beni Culturali illustreranno le direttive della Commissione europea e i programmi ministeriali per l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale in Italia. Il prof. Massimo Negri (direttore dell’European Museum Academy) presenterà uno dei fiori all’occhiello della Brescia culturale e cioè il Luigi Micheletti Award, il prestigioso riconoscimento internazionale assegnato al migliore fra i nuovi (o rinnovati) musei di scienza, industria e storia contemporanea. Elena Pivato (Urban Center) presenterà il progetto di riqualificazione del Comparto Milano e il ruolo in esso svolto dalla sede centrale del Musil, i cui lavori sono ormai prossimi all’avvio dei lavori. Sarà poi la volta dei rappresentanti degli Anchor Point italiani, chiamati a presentare le proprie sedi e a proporre possibili contenuti per attività comuni da svolgersi nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale.

Dalle ore 11 del 17 giugno si svolgerà nella sede Musil di Cedegolo, riconosciuta quale Anchor Point ERIH nel 2015. L’incontro sarà dedicato a un confronto sulle strategie di valorizzazione del patrimonio industriale, riunendo significative esperienze locali (dalle ricerche di storia dell’architettura svolte dal prof. Giorgio Azzoni al modello del Sistema Museale della Valle Trompia, presentato da Barbara D’Attoma), attività di una realtà nazionale di grande valore come la Fondazione Adriano Olivetti (rappresentata da Alessandra Agnolon e Matilde Trevisani), e sperimentazioni di notevole significato quali il sito internet dedicato all’archeologia industriale digitale curato da Simona Politini (www.archeologiaindustriale.net) e il lavoro di documentazione visiva svolto dall’etnografa Carla Fausti.

Attraverso questo ricco programma, che ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Brescia, del Comune di Brescia e del Distretto Museale della Valle Camonica, Musil e ERIH proseguono un percorso di collaborazione che promette di assegnare a Brescia un ruolo sempre più centrale nella mappa del patrimonio industriale italiano ed europeo. Il primo obiettivo è quello di fare in modo che il 2018, Anno Europeo del Patrimonio Culturale, sia anche l’anno del patrimonio industriale europeo.

 

PROGRAMMA ERIH Italia II Incontro Verso il 2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale

16 GIUGNO – BRESCIA

URBAN CENTER (MO.CA., PALAZZO MARTINENGO-COLLEONI, VIA MORETTO 78)

15:00 Saluti istituzionali
15:10 La rete ERIH in Italia: bilancio e prospettive (Massimo PREITE, ERIH Board member)

15:30 – 16:45 Programmi per il 2018, anno del patrimonio culturale europeo
Chair: Luisella PAVAN-WOOLFE – Consiglio d’Europa – sede di Venezia
– Vania VIRGILI, Adviser — Ministry for Culture and Tourism (MiBACT)
– Giuliana DE FRANCESCO, MiBACT-Segretariato Generale, Responsabile Relazioni Europee, Coordinatore nazionale dell’anno europeo del patrimonio
– Il Luigi Micheletti Award e il patrimonio industriale europeo, Massimo NEGRI (EMA Director)
– La sede centrale del musil e il progetto di rigenerazione del Comparto Milano, Elena PIVATO (Urban Center Brescia)

16:45 – 17:00 Coffee Break

17:00 – 18:45 La rete ERIH Italia e il 2018 come anno del patrimonio industriale
– Musil Anchor Point, René CAPOVIN
– Campolmi Factory Anchor Point, Simone MANGANI, Assessore
– Museo Arte Della Lana, Paolo BLASI, Presidente Fondazione Lombard
– Poli Distillerie, Jacopo POLI
– Museo Centrale Malnisio, Serena MIZZAN
– Museo Del Patrimonio Industriale Di Bologna, Alessio ZOEDDU

18:45 – 19:00 Conclusioni (Massimo PREITE, ERIH Board Member).

17 GIUGNO – CEDEGOLO

MUSEO DELL’ENERGIA IDROELETTRICA DI VALLE CAMONICA

11.00 – 13.00 Patrimonio industriale in contesto: territorio, percorsi tematici, digitale
– Le architetture della modernità in Valle Camonica, Giorgio AZZONI (Distretto Culturale di Valle Camonica)
– La Fondazione Adriano Olivetti e la valorizzazione del patrimonio olivettiano di Ivrea, Alessandra Agnolon e Matilde Trevisani (Fondazione Adriano Olivetti)
– L’esperienza del Sistema Museale della Valle Trompia, Barbara D’ATTOMA, direttore
– Patrimonio del lavoro e documentazione visiva, Carla FAUSTI, ricercatrice etnografica
– Archeologia industriale digitale, Simona POLITINI, Founder and Project Manager, www.archeologiandustriale.net
– La Rete Nazionale dei Parchi e Musei Minerari Italiani (REMI), Manuel RAMELLO (Vicepresidente AIPAI), Agata PATANÉ (ISPRA Ambiente)




Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea – Convegno ad Ivrea

Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea – Il Patrimonio come occasione di rigenerazione urbana e sviluppo, è il titolo del convegno che si terrà ad Ivrea il 16 giugno 2017 presso il Salone dei 2000 in Corso Jervis n. 11

Ivrea – Image courtesy of Gianluca Giordano

 

Il convegno è promosso da Città di Ivrea e Politecnico di Torino – Dipartimento Architettura e Design ed è stato realizzato con il contributo della Regione Piemonte e con la collaborazione di IdeaFimit Sgr.

Il convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea si inserisce nell’ambito  delle attività a supporto della Candidatura di “Ivrea città industriale del XX secolo” nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Il convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea è un’iniziativa del progetto europeo: “Citylabs: Engaging Students with Sustainable Cities in Latin-America” Co-finanziato da “Erasmus+ Programme of the European Union”

Convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea: Comitato scientifico e organizzativo

  • Rocco Curto, Professore ordinario, titolare dell’“Atelier di Restauro e Valorizzazione del Patrimonio” – A.A. 2016/2017, Laurea Magistrale in “Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio “,
    Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design
  • Lisa Accurti, Docente a contratto dell’“Atelier di Restauro e Valorizzazione del Patrimonio” – A.A. 2016/2017, Laura magistrale in “Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio”, Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design)
  • Renato Lavarini, Coordinatore Candidatura “Ivrea città industriale del XX secolo” nella WHL UNESCO
  • Diana Rolando, Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design)
  • Alice Barreca, Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura e Design)

Convegno Oltre Olivetti. Scenari per il futuro di Ivrea: Presentazione

Il patrimonio olivettiano della Core Zone di “Ivrea città industriale del XX secolo” costituisce un’eredità culturale emblematica da valorizzare in cui la “dimensione privata” si deve integrare con quella pubblica e costituire un unico sistema di architetture in grado di innescare processi di rigenerazione dell’intera area urbana e forme di fruizione innovative sia per la cittadinanza eporediese sia per le diverse tipologie di utenza esterna.

Il Politecnico di Torino, per supportare le politiche dell’amministrazione e la candidatura UNESCO nel processo di valorizzazione, anche economica, della Core Zone, con una visione innovativa e in modo sperimentale, ha strutturato un Sistema Informativo Territoriale (SIT), concepito quale modello dinamico e interoperabile in grado di mettere in relazione più di 100 edifici (residenze, edifici industriali, uffici, edifici destinati a servizi),con il loro contesto territoriale. Il gruppo di lavoro ha considerato le infrastrutture e gli spazi pubblici aperti con un ruolo equivalente agli edifici nel processo di valorizzazione territoriale in modo da integrare le politiche pubbliche e gli interventi operativi privati.

Il SIT, grazie all’implementazione di numerosi strati informativi, ha supportato l’esperienza didattica condotta con gli studenti dell’Atelier di Restauro e Valorizzazione del Patrimonio del corso di Laurea magistrale in Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio del Politecnico di Torino (Dipartimento di Architettura e Design), A.A. 2016/2017, i quali hanno studiato il sistema di beni della suddetta Core Zone ed elaborato, a partire dai dati raccolti e inseriti nel SIT, coerenti progetti di riuso e valorizzazione.

Le attività didattiche di questo Atelier sono state condotte applicando la metodologia “Problem Based Learning (PBL)”, nell’ambito del progetto “Citylabs: Engaging Students with Sustainable Cities in Latin-America” co-finanziato dal programma Erasmus + dell’Unione europea.

Sono stati in tal modo definiti e prospettati alcuni scenari per il futuro di Ivrea, ipotizzando mix funzionali alternativi per gli edifici dell’area interessata, anche nell’ottica di fornire nuovi luoghi di integrazione e innovazione sociale e di rigenerazione economica e culturale, destinati a diversi segmenti di domanda.

La valorizzazione del patrimonio olivettiano, coinvolto nella Candidatura alla WHL UNESCO di “Ivrea città industriale del XX secolo”, è stata pertanto affrontata, da una parte, individuando interventi di restauro e di riuso compatibili con le architetture realizzate dagli architetti del movimento moderno e, dall’altra, tenendo conto della fattibilità economicofinanziaria degli interventi di riuso e di retrofit, considerando gli edifici della Core Zone come un unico sistema integrato al territorio, al fine di favorire le convergenze tra convenienze private e pubbliche in un contesto “fragile” dal punto di vista economico e sociale rispetto all’entità dell’offerta e in presenza di risorse pubbliche limitate.

Se il riconoscimento dell’architettura olivettiana come patrimonio culturale è impulso cruciale alla sua salvaguardia e valorizzazione sostenibile, analogamente la comprensione, da parte degli studenti, della rilevanza dei contenuti di valore culturale materiale e immateriale è stata fondamentale nella delineazione di proposte progettuali coerenti tanto con i caratteri identitari dei manufatti che con la loro vocazione funzionale, passata e futura.

La presentazione pubblica delle proposte progettuali afferenti la questione – quanto mai attuale – della conservazione e rivitalizzazione del patrimonio architettonico del sito candidato nella WHL, costituisce dunque occasione per riflettere su possibili indirizzi di salvaguardia e, soprattutto, di valorizzazione – attuata attraverso il riuso sostenibile – di beni che sono organica testimonianza di felici processi insediativi e di organizzazione sistemica del territorio; beni attualmente sottoutilizzati, o in dismissione, talvolta a rischio di ruderizzazione, e che stentano a trovare destinazioni d’uso sufficientemente attrattive, sotto il profilo della sostenibilità economico/gestionale e di interesse da parte dell’utenza.

Scarica qui il Programma Convegno Ivrea 16 giugno 2017




Musil di Brescia: presentazione del progetto della nuova sede centrale

Musil Brescia – Sistema Museale dell’Industria e del Lavoro di Brescia: il nuovo progetto della sede centrale museale sarà presentato sabato 10 giugno ore 10:00 nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia a Brescia.

Musil-Brescia-sede-di-Rodengo

All’incontro saranno presenti il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono, la Giunta comunale, Massimo Negri, responsabile della progettazione museologica e museografica della nuova sede centrale del Musil e Klaus Schuwerk, progettista dell’opera.

Il Musil di Brescia

il Musil di Brescia è frutto di una lunga elaborazione e della raccolta di un’ ampia collezione di reperti integrata da una ricca varietà di fonti documentarie (archivi, libri e riviste, manifesti, fotografie, filmati).

L’asse portante e l’obiettivo principale del Musil è la conoscenza, divulgazione, studio dell’industrializzazione e delle trasformazioni storiche prodotte dalla sua diffusione e generalizzazione, trovando nel territorio bresciano un caso esemplare, di rilievo nazionale e europeo.

Musil di Brescia: presentazione della nuova sede centrale

La sede centrale del Musil, collocata nel sito e in una parte delle strutture che ospitarono la più grande fabbrica di Brescia agli inizi del Novecento, si inserisce in un sistema già pienamente funzionante, e unico nel suo genere in Italia, che comprende il Museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo, il magazzino visitabile e museo del cinema di Rodengo Saiano, il Museo del ferro nel quartiere di San Bartolomeo.

La sede centrale del Musil di Brescia si propone come un progetto aperto ai contributi dei diversi soggetti interessati a questo nuovo spazio di conoscenza, educazione e animazione culturale al servizio della città e del suo territorio: ne verranno quindi illustrate le funzioni e la struttura anche in relazione al progetto generale di rigenerazione urbana in cui questa iniziativa viene a collocarsi.

Saranno presentati inoltre i temi, le diversi tipologie di reperti e di documenti come pure le molteplici forme di comunicazione che animeranno le sale del museo dove si incontreranno diversi linguaggi nello spirito della sua architettura contemporanea dove coesistono nuove forme accanto ai capannoni storici della ex-Tempini.

Per saperne di più sull’evento cliccare qui

 




ZTC: Crespi d’Adda parte delle Zone a Traffico Culturale Estate 2017

ZTC: Villaggio operaio di Crespi d’Adda e Centrale Taccani in provincia di Bergamo. Ecco i due luoghi, parte del nostro patrimonio industriale, che sono stati scelti per dare vita al progetto Zone a Traffico Culturale che si terrà tra i mesi di giugno e luglio 2017 (sono aperte le iscrizioni, vedi sotto)


Finanziato dalle Fondazioni Cariplo e Peretti, il progetto Zone a Traffico Culturale presentato da Parco Adda Nord e Coclea cooperativa sociale onlus, ha l’ambizione di interpretare artisticamente i luoghi del patrimonio industriale nella valle dell’Adda, facendone cantieri di condivisione culturale.

Oltre a Parco Adda Nord e Coclea Onlus, che ne sono promotori e partner, il progetto coinvolge i comuni di Trezzo sull’Adda, Capriate San Gervasio, Vaprio d’Adda e Cassano d’Adda, luoghi dove si svolgeranno le ZTC.

ZTC – Zone a Traffico Culturale: la poetica

Le culture dell’Adda intrattengono un millenario colloquio col fiume. Una decisiva ragnatela d’acqua sostiene ’economia di questa valle: potente è colui che possiede non latifondi ma concessioni idriche. Sulla riva, l’Adda convoca antiche cartiere, mulini, falegnamerie, tessiture che da fine Ottocento le centrali idroelettriche accelerano in attività industriali: gli impianti Edison di Cornate d’Adda, quello Enel di Trezzo sull’Adda, il villaggio operaio di Crespi d’Adda, la cartiera ex-Binda e la Velluti Visconti di Modrone a Vaprio d’Adda, il Linificio Canapificio Nazionale di Fara d’Adda e Cassano d’Adda. Le località rivierasche, dove l’economia si sgranchisce da agricola a industriale, portano nel nome il proprio segreto d’acqua: mettono al lavoro la dea Adda; mutano in dispositivo idraulico il fiume, che i Celti veneravano in figura di capricciosa divinità. Questa conversione dal sacro all’operoso scandisce un dramma storico in tre atti.

ZTC – Zone a Traffico Culturale: il progetto

Il progetto Zone a Traffico Culturale si articola in 4 appuntamenti nel corso del 2017 e 2018 (ovvero una ZTC estiva e una invernale per ciascun anno di progetto).

Il progetto Zone a Traffico Culturale si divide in una sessione estiva ed una invernale. Entrambe le sessioni – Zone a Traffico Culturale estate 2017 e Zone a Traffico Culturale inverno 2018, si articolano in 4 appuntamenti.

Ogni appuntamento ZTC sarà composto da 3 Masterclass ognuna condotta da un artista professionista. Obiettivo finale condiviso tra le masterclass: mettere in scena una performance aperta al pubblico.

ZTC n. 1- Zone a Traffico Culturale estate 2017: le masterclass

ZTC Masterclass Musica: Cog In The Machine di Morgan 10-17 giugno 2017

Partiamo dal fatto che il mondo digitale proceda da un occultamento: quello dei cavi, prima di tutto. Perché non vuole mostrare l’oscenità dei meccanismi.
Proprio come il mondo classico non rappresentava il realismo dei propri altari sacrificali. Che abbia reso definitivamente immateriale quello che la civiltà dell’elettricità aveva solo cominciato a rendere trasparente? Quali sono le nuove macchine dell’artigianato musicale? Come cablare le nuove macchine in equilibrio tra l’analogico e il digitale? E quale musica queste nuove macchine dovrebbero propagare? Una musica sociale, contro la dispersione – “per evadere dall’evasione” (Fausto Amodei) – , che scopra i garbugli dei cavi fatti di quotidianità, aspirazioni e lotte. Nei luoghi dell’elettricità e del paternalismo, Morgan accompagna a riappropriarsi della macchina attraverso la canzone che abbia memoria e futuro.

ZTC Masterclass Musica: Morgan

Marco Castoldi, in arte Morgan, è nato a Milano il 23 dicembre 1972. È musicista, scrittore, maître à penser, uomo di cultura. Scopre presto la musica, inizia a suonare molto giovane la chitarra, poi passa al pianoforte ed in seguito s’innamora perdutamente del sintetizzatore.
Fonda nel 1991 i Bluvertigo, band per la quale compone musiche e testi, pubblicando dal 1995 album tra i quali Acidi e Basi, Metallo Non Metallo, Zero.
Da solista pubblica dal 2003 Canzoni dell’appartamento (Premio Tenco) Da A a A, E’ Successo a Morgan, Morganicomio. Pubblica il remake di Non al denaro, non all’amore né al cielo inciso nel 1971 da Fabrizio De André ed ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, due volumi di Italian Songbook in cui reinterpreta brani di Piero Ciampi, Sergio Endrigo, Domenico Modugno, Umberto Bindi, Domenico Modugno, Piero Ciampi, Pino Donaggio, I Gufi, Roberto De Simone, Charles Aznavour, Rodolfo De Angelis, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Giorgio Gaber e molti altri. E’ regista teatrale nell’opera lirica Il Matrimonio Segreto di Domenico Cimarosa al Teatro Coccia di Novarae nel 2014 compone le musiche e i brani per l’adattamento teatrale per la regia di Gabriele Russo al testo Arancia Meccanica di Anthony Burgess. In televisione è partecipa come giudice a otto edizioni di XFACTOR e ora è giudice ad AMICI.
Nel 1998 pubblica con Bompiani Dissoluzione e nel 2014 con Einaudi il suo libro autobiografico Il libro di Morgan.

ZTC Masterclass teatro: Corpi al Lavoro di Massimo Negri e Luca Stano 10-17 giugno 2017

Quando un lavoratore firmava il contratto con il Signor Crespi, gli veniva anche assegnato un posto al cimitero del villaggio, per sé e la sua famiglia. Era la prima affermazione di una estrema cura del corpo, o meglio di una cura del corpo in quanto tale. Poi, nella fabbrica, la filatura del cotone, richiedeva una grande quantità di congegni, mossi da forze potenti e spinti agli estremi limiti di velocità, in ambienti insalubri. Il corpo doveva essere presidiato e mantenuto in salute, per essere produttivo. Infine, un altro corpo, quello architettonico, più grande, perfetto e funzionale, racchiudeva i corpi dei lavoratori. I corpi ricordano, parlano, sono il luogo dove il potere si inscrive. I corpi – ridotti a parte insignificante di una massa sterminata di comparse, ritrovano la consistenza della singolarità attraverso una drammaturgia che restituisce voce, suoni, nomi ai loro vissuti irripetibili. Guidati da Massimo Negri e Luca Stano in un percorso tra gli spazi e i dati documentali disponibili, i partecipanti alla masterclass esplicitano nei loro corpi, i vissuti singolari inscritti nei corpi anonimizzati di coloro che a Crespi vissero e lavorarono.

ZTC Masterclass teatro: Massimo Negri

Direttore Scientifico del Master in Museologia Europa all’Università IULM di Milano e docente di museologia all’Università di Padova. Ha collaborato alla progettazione di corsi di alta formazione nel settore dei beni culturali della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Collabora con università, fondazioni e musei di diversi paesi in materia di exhibition planning e di aggiornamento professionale. Membro del Comitato Scientifico del Museo del Duomo di Milano, del Comitato Scientifico del MUSIL di Brescia, del Comitato Scientifico del Museo Fratelli Cervi. È direttore della fondazione olandese European Museum Academy.

ZTC Masterclass teatro: Luca Stano

Attore, regista, drammaturgo e acting coach. Ha iniziato la carriera come autore e attore in Norvegia presso NorgeTV, si diploma come attore presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”, studia poi a Los Angeles e Londra, lavora in teatro con M. Schmidt, Carrozzeria Orfeo e S. Mabellini.
Diverse le sue regie teatrali e la sua produzione per cortometraggi cinematografici.
Sono molti gli spot tv nazionali di cui è protagonista per la regia, tra gli altri, di L. Lucini e G. Capotondi. Per il cinema ha lavorato di recente come acting coach per l’opera prima “Babylon Sisters” di G. Roccati.

ZTC Masterclass fotografia: Spazi Ritratti di Luca Campigotto

29 e 31maggio luoghi del patrimonio industriale e 6 e 7 giugno a Crespi d’Adda

Se l’aristocrazia si rappresenta nell’incisione e nel ritratto pittorico, l’industria trova la propria immagine di modernità proprio nello sviluppo fotografico. Della centrale idroelettrica «Alessandro Taccani», sull’Adda di Trezzo, si conservano numerose lastre di vetro che restituiscono il cantiere; ugualmente di Crespi d’Adda, villaggio operaio lungo il fiume, oltre un centinaio sono gli sviluppi da lastra di vetro. Questi scatti si collocano esternamente alla scena fotografata, essendo immagini di rappresentanza promosse dalla proprietà: testimoniano efficienza, disciplina, padronanza; rincuorano circa la bontà del progresso tecnico, che offre a tutti un’occasione di miglioramento sociale. Le centrali idroelettriche, le industrie in attività o dismesse rappresentano ancora questo messaggio? Quale genius loci abita i luoghi industriali che attendono la riconversione? Il silenzio e la vastità monumentale di fabbriche, un tempo risonanti di operai e suoni industriali, non inducono nostalgia ma ispirano nuove interpretazioni. La fotografia può forse essere la prima arte capace di trasformare la percezione di questi spazi. Quale punto di vista può interessare il fotografo odierno nel racconto del patrimonio industriale dell’Adda? Come indagare e rappresentare
la mise en intrigue di corpi, luoghi spazi, tempi?

ZTC Masterclass fotografia: Luca Campigotto

Luca Campigotto (Venezia, 23 febbraio 1962) è un fotografo italiano. Si è laureato a Venezia in storia moderna con una tesi sull’epoca delle grandi scoperte geografiche. Dall’inizio degli anni novanta ha legato la propria ricerca al tema del viaggio, realizzando progetti a colori e in bianconero sulle città di notte e i paesaggi selvaggi. I suoi lavori principali sono dedicati a Venezia, Il Cairo, i paesaggi di montagna della Grande Guerra, New York e Chicago. Come ha scritto W. Guadagnini: «[…] le sue fotografie slittano ben presto in un’altra dimensione, che è quella dell’immaginario. Un immaginario che davanti allo spettacolo naturale cerca non un Altro da sé, né la conferma delle proprie certezze, ma i modi per rendere visibile la dismisura dell’emozione».

 

Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla prima ZTC – Zone a Traffico Culturale estate 2017

Tutti i dettagli ed il modulo di partecipazione sono disponibile sul sito www.zoneatrafficoculturale.it




La forza delle immagini: fotografie su industria e lavoro al MAST di Bologna

LA FORZA DELLE IMMAGINI: il lavoro e i maestri della fotografia in mostra alla Fondazione MAST di Bologna, oltre cento opere su industria pesante e meccanica, digitalizzazione e società consumistica

La forza delle immagini: alla Fondazione MAST di Bologna,  le immagini di sessanta autori dagli anni venti a oggi su industria e lavoro

Oltre cento fotografie alla Fondazione MAST (Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia) documentano realtà e mutamenti dell’industria pesante e meccanica, della società dei consumi e della digitalizzazione. La mostra La forza delle immagini, curata da Urs Stahel, esamina gli ambienti del sistema industriale e tecnologico, toccando temi di natura sociale, attraverso le immagini di noti fotografi, tra i quali Berenice Abbott, Richard Avedon, Margaret Bourke-White, Jim Goldberg, Germaine Krull, Edgar Martins, Rémy Markowitsch, Edward Steichen, Thomas Struth e Marion Post Wolcott.

I tempi della produzione e quelli della storia delle tecnologie si leggono, ad esempio, nelle immagini che del metallo ci offrono Germaine Krull, Berenice Abbott, Nino Migliori, Takashi Kijima e Kiyoshi Niimaya, secondo tagli e prospettive che ne mettono in luce la duttilità o la resistenza, le trasformazioni, i processi siderurgici, gli utilizzi. Il metallo è stato materia prima di un’ epoca industriale, come testimoniano le foto di Germaine Krull, seguito da plastica e gomme, fino alla recente fase della deindustrializzazione, descritta da immagini di aree industriali dismesse. Ad esempio, il Kodak district a Rochester, ripreso Catherine Leutenegger, dove un’azienda storica, icona per oltre un secolo del “fare fotografia”, è oggi ridotta a meno del 10 per cento delle dimensioni originarie in seguito al passaggio dalla pellicola alla fotografia digitale.

“Nessuna innovazione, neanche la più importante, può essere salvaguardata dal declino”, afferma Stahel, che aggiunge: “Ferrovie, automobili, dirigibili, aerei, bombe: l’umanità inventa, sviluppa, progetta, costruisce, produce e mette in opera a fin di bene e a fin di male”. Un concetto che, nel versante positivo, viene illustrato da una interessante carrellata sulle strutture industriali, grazie agli scatti di Thomas Struth in Laminazione a caldo, Thyssenkrupp Steel, Duisburg o di Edgar Martins in Centrale elettrica Alto Rabagão: barra collettrice, fino ai bianchi ambienti di lavoro della serie Global Soul di Henrik Spohler sul tema dell’invisibilità dei flussi di dati digitali.

Festival Internazionale Fotografia Europea 2017: le Mappe del tempo, tra memoria, archivi, futuro

Industria e lavoro, fabbrica e società, archeologia industriale e innovazione sono rappresentati mediante un intreccio di linee temporali che collegano la mostra al tema Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro, leit motiv del Festival internazionale Fotografia Europea 2017, di cui MAST è partner.

“Gli archivi sono giganti silenziosi. Si svegliano e iniziano a parlare, se poniamo loro domande. Quando attingiamo con gli occhi e con la mente al fondo iconografico del passato, quando stabiliamo delle connessioni tra il presente e ciò che è stato (per MAST, tra produzione e consumo, tra l’uomo e la macchina), gli archivi e le collezioni svelano i loro tesori, consegnano informazioni e aprendo gli universi visivi che custodiscono”, dice Urs Stahel.
Ogni archivio o collezione ha una propria storia, una propria struttura, un sistema particolare fatto di ordine e disordine. Chi volesse approfondire il concetto può seguire il percorso che da Reggio Emilia, storica sede del Festival internazionale Fotografia Europea (fino al 9 luglio 2017), si articola in altre città dell’Emilia, con riflessioni sul ruolo delle immagini e sul concetto di archivio inteso come luogo, non solo fisico, dove trovare storie e immagini per meglio comprendere la contemporaneità e un possibile futuro.

Se si tratta di fotografia, un archivio contiene, nella gran parte dei casi, immagini raccolte con funzione soprattutto documentaria. Un’immagine, cioè, raffigura un certo oggetto, lo rappresenta, mostra un evento o uno specifico contesto: è il lato descrittivo della fotografia, che spesso porta a dimenticarne le qualità estetiche o le suggestioni visive.

“Le fotografie, infatti, possono fare assai più che descrivere: veicolano un potenziale emotivo, comunicando non un messaggio univoco, ma più concetti insieme, diversi e paralleli. Si tratta di messaggi connotativi, che spesso possiedono sfumature simboliche o metaforiche. Quando l’indice, la definizione e, dal lato opposto, l’emozione, il potere evocativo, si completano a vicenda, l’immagine acquisisce una eccezionale energia, come ritengo avvenga nell’opera tratta dalla serie Open See di Jim Goldberg, con l’ampia pianura ricoperta di rifiuti sulla quale una “guardia” controlla attentamente che i materiali di scarto siano separati dai cadaveri animali. Documento di un luogo, ma anche un monito per la nostra società consumistica che poco si cura di un utilizzo consapevole delle risorse”, conclude Stahel,

 

di Paola Sammartano

 

Informazioni:
Dove: Fondazione MAST. via Speranza 42, Bologna
Quando: la mostra sarà visitabile sino al giorno 10 settembre 2017
Orari di apertura: Martedì – Domenica 10.00 – 19.00
Visite guidate: Sabato e Domenica 11.00 e 16.00
Ingresso gratuito




Una casa per tutti. I villaggi operai dal Nord Europa al Piemonte – in mostra a Torino

Una casa per tutti. I villaggi operai dal Nord Europa al Piemonte, una mostra a Palazzo Lascaris a Torino fino al 23 giugno.

Giovedì 11 maggio alle 11.30 a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), verrà inaugurata la mostra “Una casa per tutti. I villaggi operai dal Nord Europa al Piemonte”, la mostra è promossa dal Consiglio regionale del Piemonte e realizzata da Carla F. Gutermann e dall’Associazione Culturale Kòres.

Dalla seconda metà dell’Ottocento, con l’espandersi delle nuove realtà industriali, l’esigenza di fornire una casa (vicino alla fabbrica) ai lavoratori inizia ad assumere un significato importante. I villaggi operai incominciano a sorgere in molte regioni del nord Europa dall’Inghilterra alla Germania, alla Francia (Saltaire, Noisel, Krupp) per poi diffondersi anche nell’Italia settentrionale ( Crespi d’Adda, Schio, Leumann) e, in particolare, in Piemonte.

Alla fine del XIX secolo Torino esce dalla sua crisi di identità dopo aver perso il ruolo di capitale d’Italia e si re-inventa come modello di sviluppo industriale. Tra i nuovi imprenditori sono soprattutto quelli che operano nel campo del tessile (Abegg, Du Pont, Gütermann, Leumann, Crumière, per citarne alcuni) a portare in Piemonte una diversa cultura imprenditoriale e un nuovo approccio nei rapporti tra proprietà e lavoratori. Costruire un gruppo di case per gli operai e gli impiegati della fabbrica con i servizi essenziali in comune (la scuola, la chiesa, il lavatoio) diventa un’esigenza che molti imprenditori illuminati realizzano nelle vicinanze dei loro stabilimenti.

Un’intera sezione della mostra è dedicata alla Borgata Leumann di Collegno, realizzata alle porte di Torino tra il 1875 e il 1907 dall’ingegnere-igienista Fenoglio, per gli operai del vicino cotonificio dello svizzero Napoleone Leumann. Oltre alle immagini d’epoca del villaggio saranno esposti anche alcuni oggetti legati alla sua storia.

In Piemonte altri grandi esempi di villaggi operai sono stati realizzati tra ‘800 e inizio ‘900 a Torino (Villaggio Snia), a Ivrea (Borgo Olivetti), a Perosa Argentina (Villaggio Gütermann), a Villar Perosa (Villaggio operaio della RIV SKF), il villaggio operaio della Manifattura di Cuorgnè, il villaggio Wild&Abegg a Borgone di Susa, il villaggio operaio dei Fratelli Bosio a Sant’Ambrogio, e nelle valli di Lanzo il piccolo agglomerato urbano dei tedeschi Remmert. In Italia altri gruppi di case operaie dello stesso genere vennero realizzati a Schio (Vicenza) e a Crespi d’Adda (Bergamo), fino agli ultimi insediamenti che risalgono alla prima metà del ventesimo secolo.

La mostra è stata curata da Alba Zanini (presidente dell’associazione Kores) e Carla F. Gutermann, storica e giornalista, in collaborazione con la Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana di Settimo Torinese.

La mostra “Una casa per tutti. I villaggi operai dal Nord Europa al Piemonte”, ricca di fotografie originali e di approfondimenti storici, resterà aperta a Palazzo Lascaris da lunedì a venerdì dalle 10 alle 18, fino al 23 giugno 2017. Ingresso gratuito.