Industrialgenoa.org, il nuovo sito web per scoprire il patrimonio industriale in Liguria

È online il portale industrialgenoa.org: una mappa con luoghi e percorsi che raccontano il patrimonio industriale di genova e Liguria.

Ex Ceramica Ligure Vaccari (Image courtesy of industrialgenoa.org)

Uno strumento sempre in evoluzione, aggiornato attraverso la co-creazione di contenuti informativi e fotografici da parte degli utenti e nato dalla collaborazione e dall’incrocio di competenze delle associazioni open genova, inge e sintesi.

Dal 7 settembre è online il sito web www.industrialgenoa.org (sui social verrà utilizzato l’hashtag #industrialgenoa), un progetto realizzato da 3 realtà associative genovesi (le Associazioni inGEparte della rete ERIH Italia, Open Genova e Sintesi) e rivolto a chiunque desideri scoprire, tracciare o anche solo osservare online i luoghi che hanno caratterizzato le attività produttive e del lavoro del nostro territorio.

Il sito vuole essere uno strumento digitale corale e divulgativo che accompagna le attività, le visite in presenza e gli approfondimenti dell’Associazione inGE, la quale studia, promuove e diffonde iniziative di conoscenza e di scoperta a siti di archeologia e patrimonio industriale a Genova e Liguria” spiega Alessandra Brignola ideatrice e presidente dell’Associazione inGE. “Scopo del portale è fare conoscere – a piccoli passi, ad un pubblico più ampio possibile ed in modo divulgativo non accademico – il patrimonio industriale del nostro territorio e le conseguenti proposte di turismo industriale che studiamo e strutturiamo nel tempo grazie ad un network collaborativo di professionisti, partner e stakeholders pubblici e privati. Da sottolineare, inoltre, il fatto che il sito web industrialgenoa.org è uno strumento sempre in evoluzione; costantemente aggiornato attraverso la co-creazione di contenuti informativi e fotografici da parte degli utenti e realizzato attraverso la collaborazione e l’incrocio delle competenze di Open Genova, inGE e Sintesi”.

Il portale è ospitato sui server di Open Genova, associazione che da sempre promuove in città la cultura libera. I luoghi ed i percorsi sono segnalati attraverso una mappatura geografica elaborata dall’associazione e presentano ognuno una propria scheda, comprensiva di brevi descrizioni, stato del luogo e galleria di immagini in modo che l’utente possa ricostruire il più possibile un’esperienza visuale e geo-localizzata sulla mappa oltreché ben documentata. Le immagini sono selezionate e caricate con una particolare licenza d’uso aperta (Creative Commons CC BY-NC-ND), grazie alla quale chiunque può usufruire del materiale: sarà quindi possibile scaricare, utilizzare e condividere le immagini, senza però modificarle ed escludendo le finalità commerciali, purché sia sempre indicata la paternità dell’opera.

Come Associazione Open Genova abbiamo messo in questo progetto tutto il nostro entusiasmo per questa iniziativa di collaborazione tra associazioni al servizio della nostra città, dei genovesi e dei turisti. Ancora una volta le mappe geografiche libere, le fotografie digitali e le licenze aperte si sono dimostrate validi strumenti a supporto delle persone e per dare un nuovo contributo alla condivisione della conoscenza.” dichiara Pietro Biase, presidente di Open Genova.

I fotografi potranno proporre la pubblicazione di immagini di cui detengono i diritti, accettando di donarle con licenza aperta, secondo le modalità indicate sul sito web nella sezione “Regolamento Foto”.

Come sottolinea Alberto Picconi, presidente di Sintesi, associazione culturale di fotografi professionisti e semi professionisti: “Il nostro patrimonio industriale è un tema che è a cuore dei nostri soci da tempo. La collaborazione con inGE e Open Genova permette di conoscere e divulgare questa parte di ricchezza culturale. La diffusione della conoscenza anche grazie alla divulgazione delle immagini senza fini commerciali è un’attività che ha dato sempre grandi soddisfazioni e che si inserisce in un contesto divulgativo, di conoscenza e di cultura libera – anche digitale. Obiettivi e visione che condividiamo con inGE e con Open Genova”.

Fonte di materiale fotografico e di ispirazione sono le visite in presenza organizzate dall’Associazione inGE: chiunque desideri partecipare alle iniziative può consultare questa pagina: i prossimi appuntamenti in calendario sono il percorso “Andar per Cartiere” in data 27 settembre e il percorso “Di Molo in Molo” nei giorni 30 settembre e 14 ottobre.

Chi sono le 3 associazioni dietro il progetto web Industrailgenoa.org

L’Associazione Open Genova realizza iniziative e progetti di interesse civico in chiave digitale orientati alla scalabilità, all’impatto sul territorio, di facile comprensione e finalizzati alla formazione digitale di base. Si occupa di: corsi di formazione rivolti agli associati di base e avanzati; eventi, seminari e concorsi; progetti di partecipazione, co-progettazione e mappe digitali; divulgazione digitale di base alla cittadinanza; promozione di Open Data e Open Source. https://associazione.opengenova.org/

L’Associazione inGE organizza e promuove iniziative che valorizzano e diffondono la storia industriale, d’impresa e del lavoro del territorio. Crede che la valorizzazione del patrimonio locale possa e debba includere anche il suo passato industriale, imprenditoriale e del lavoro e, per questo, organizza e struttura – al fianco della attività per i soci – dei veri e propri percorsi di archeologia e turismo industriale. Lo scopo finale è attivare in città una nuova proposta turistico-culturale che sia di industrial tourism e di industrial heritage, quali possibili risorse di comunicazione e di marketing per territorio e imprese. www.inge-cultura.org

L’Associazione Culturale Sintesi nasce dall’ispirazione di un gruppo di appassionati di fotografia legati da profonda amicizia. Sintesi si pone l’ambizioso e sfidante traguardo di far incontrare e condividere le svariate forme di espressione artistica. Sintesi vuole sperimentare lo sviluppo di sinergie, confronto e contaminazione tra le diverse forme artistiche attraverso eventi, laboratori, momenti formativi condividendo metodi e strumenti.




Il gasometro di Campi – Genova: un bene del nostro patrimonio industriale da salvare

In questi ultimi mesi a Genova è vivo il dibattito sulla conservazione o meno del gasometro di Campi, la cui demolizione, a seguito dell’intervento della Soprintendenza, risulta al momento congelata.

Gasometro di Campi - Genova

Image courtesy of Lidia Giusto su Trattopunto.com (clicca sull’immagine)

Questo permette ad AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) di presentare un documento in cui raccogliere in sintesi quanto emerge da decenni di presenza sul territorio dell’associazione e dei soci. Alla base c’è la percezione di estesi settori del territorio di Genova e della Liguria come paesaggi del lavoro tra i più rilevanti di Italia, un sistema a più strati in cui la lettura degli oggetti e dei network consente di individuare emergenze e risorse attivabili per una rigenerazione post industriale basata sull’identità e sulla storia dei luoghi.

Il gasometro di Campi a Genova: caratteristiche della struttura

Il gasometro appare come una emergenza paesaggistica di sicura singolarità e pertanto una sua attenta conoscenza deve precedere qualunque previsione su un suo futuro di usi o dismissioni. Il gasometro, che col suo volume ha connotato per decenni lo skyline alla foce del Polcevera, vicino allo storico stabilimento di Ansaldo Energia, costituisce l’ultima testimonianza dei gasometri genovesi. Alto 72 m, un diametro di 54 m, a pianta poligonale con 20 lati, una capacità di 100.000 m3, e un peso di 800 tonnellate, è costruito con una delle tecnologie più diffuse nel settore, il sistema M.A.N., che prevede l’unione tramite chiodatura di lamiere piegate e assemblate in cantiere.

Il gasometro di Campi a Genova: storia della struttura

Dismesso negli anni ’80 del Novecento, nel marzo del 2020 Ireti, la società del gruppo Iren, attuale proprietaria, ne ha avviato il piano di demolizione, senza darne comunicazione alla Soprintendenza, non ritenendo che il manufatto avesse valore storico monumentale e non controllandone la datazione per verificare se fosse sottoposto a tutela, ai sensi dell’art 12 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (2004 e ss.mm.ii.). Se infatti il bene avesse più di 70 anni e appartenesse allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente od istituto pubblico, sarebbe di fatto sottoposto a tutela, e il gasometro era in proprietà a AMGA (Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova) fino al 1995.

Sulla base di documentazione in suo possesso, per la Soprintendenza il gasometro avrebbe più di 70 anni: il progetto risalirebbe al 1942 e la costruzione sarebbe immediatamente successiva. A favore di questa datazione concorrono, d’altronde, alcuni documenti disponibili sul sito della Società stessa: la “Relazione sull’esercizio dell’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova” del 1942 riporta che nel corso dell’anno erano stati iniziati i lavori di montaggio del nuovo gasometro di corso Perrone a Cornigliano, e quella del 1947 – risultano mancanti quelle degli anni intermedi –che lo stesso era entrato in funzione nel corso dell’anno. E ancora, nel volume “Cento anni di gas 1850-1950” a cura di AMGA, che viene edito a Genova nel 1950, si legge che, da due anni, la distribuzione del gas era ripartita tra il gasometro principale dell’Officina Gavette e “il più grande gasometro da 100.000 mc costruito recentemente a Cornigliano in località Campi”. Da ultimo l’esistenza del gasometro nel 1950 viene anche confermata da alcuni fotogrammi del film “Achtung! Banditi!” che Carlo Lizzani aveva diretto a Genova nel 1950, anche se è giunto nelle sale nel 1951. Con la sospensione della demolizione, la Soprintendenza, ha comunicato a Ireti che è necessario procedere con la verifica di interesse: l’istruttoria è tuttora in corso.

Il riconoscimento dell’interesse non può esser comunque determinato esclusivamente dal fattore temporale: lo stesso Codice dei Beni Culturali – art. 10 c. 3 lett. d, introdotto nel 2008 – sancisce che il riconoscimento d’interesse culturale può esser stabilito in relazione al contesto di appartenenza, alla storia e identità della città, e alla “storia… della scienza, della tecnica, dell’industria”

Lo sviluppo della città e la continua richiesta di incremento nella fornitura di gas avevano portato AMGA, agli inizi degli anni Quaranta, alla progettazione e costruzione del nuovo gasometro da 100.000 m3 alla foce del Polcevera, lontano dall’Officina principale di produzione delle Gavette, ma vicino al nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Nell’ambito del ciclo di lavorazione del nuovo impianto erano già stati realizzati i due gasometri a servizio dei gas provenienti dall’altoforno e dalla cokeria. La costruzione di un nuovo gasometro, collegato a quello di Gavette, avrebbe così consentito di alimentare la rete di distribuzione nella parte occidentale della città.

Per il nuovo gasometro viene scelto il modello M.A.N., di fabbricazione tedesca, uno dei più innovativi in produzione, costituito da un serbatoio prismatico ad asse verticale, realizzato con montanti e lamiere chiodate, all’interno del quale scorreva un disco mobile con funzione di regolazione del gas. La peculiarità del modello era il sistema di chiusura a secco – di cui la Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg AG (M.A.N.) aveva il brevetto – ottenuto con la costruzione, sul perimetro del disco, di una tasca riempita di un fluido di catrame (più tardi fu sostituito con un fluido oleoso) che rendeva la struttura chiusa.

Salviamo il gasometro di Campi

Come si è scritto il percorso di patrimonializzazione è avviato ed è in atto la verifica dell’interesse culturale attraverso i criteri previsti dalla normativa vigente. I criteri sono indicati dal codice dei beni culturali e sono supportati culturalmente e scientificamente dalle diverse carte che nel tempo si sono occupate di definire il patrimonio e le buone prassi. Tra queste sono particolarmente utili, nel caso specifico, quelle dichiarazioni che negli ultimi venti anni hanno forniti strumenti condivisi e principi per la conoscenza, il riconoscimento e la gestione del patrimonio industriale.

Innanzitutto il TICCIH – The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage (di cui AIPAI è il partner italiano) ha definito, nella Nizhny Tagil Charter for the Industrial Heritage del 2003 e con i “Principi di Dublino” del 2011 (questi ultimi emanati insieme a ICOMOS) alcuni elementi specifici del sistema valoriale degli oggetti e dei paesaggi industriali e i principi di base con cui è utile vagliare i caratteri del gasometro di Genova. Concordemente con tali carte, per il patrimonio industriale, «evidenza delle attività che hanno e continuano ad avere profonde conseguenze storiche», il motivo della protezione è da ricercarsi nel «valore universale di tale evidenza, piuttosto che nella specificità del singolo sito» («Nizhny Tagil Charter For The Industrial Heritage» art. 2 c. 1).
Ai singoli siti, macchine, edifici e paesaggi, viene riconosciuta la capacità di testimoniare i valori materiali e sociali, «come parte della cronaca delle vite di uomini e donne comuni, e come portatore di un importante senso di identità». E se da un lato si ricercano particolari valori scientifici e tecnologici nella storia della produzione dell’ingegneria della costruzione, dall’altro vengono anche riconosciute le qualità architettoniche e paesaggistiche.

Il gasometro in esame certamente costituisce un elemento di riferimento nella definizione del paesaggio del lavoro del Polcevera per più motivi. Da un lato è il più grande manufatto realizzato da AMGA per la rete di Genova con le notevoli qualità costruttive e tecnologiche sopraricordate, dall’altro esso entra a far parte di un sistema integrato in cui la collocazione, lontano dall’Officina principale di produzione, sembra essere motivata anche dal nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Esso pertanto non costituisce un elemento di interesse solo per le proprie specifiche qualità costruttive e tecnologiche, ma ancor di più per la sua rilevanza nel testimoniare modi e strutture di un importante fase storica e tecnologica della industria ligure e nazionale.
D’altronde i siti industriali sono molto diversificati e l’eventuale interdipendenza degli elementi puntuali e di rete di specifici areali è ben messa in evidenza nel preambolo ai Principi di Dublino. Vi sono, come a Genova, «complessi e multipli sistemi e attività di sito le cui molte component sono interdipendenti, con frequente presenza di differenti tecnologici e periodi storici» («Joint ICOMOS – TICCIH Principles for the Conservation of Industrial Heritage Sites, Structures, Areas and Landscapes», Preamble, c. 2).

Per questo, proprio esaminando l’area nella sua complessa natura territoriale e raccogliendo le presenti istanze di riqualificazione, il riconoscimento patrimoniale del gasometro può costituire un passaggio strategico utile ad avviare, in forza del suo recupero, un processo di rigenerazione che risponda alla valorizzazione ambientale e di identità del sito paesaggistico. Occorre considerare anche le istanze che provengono dalle associazioni e dalla società civile, rispetto al percorso ufficiale di patrimonializzazione, che sono state poste in primo piano anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000.

Nel caso di Genova, tra le molte a favore della conservazione/valorizzazione del gasometro, vi sono anche le indicazioni del progetto vincitore del concorso internazionale “Parco del Ponte”, indetto dal Comune di Genova per avviare il processo di rigenerazione urbana, sociale e ambientale della Val Polcevera, l’area segnata drammaticamente dalla tragedia del 14 agosto del 2018 con il crollo del viadotto. Il progetto vincitore, “Il Parco del Polcevera e il Cerchio rosso” del team di Stefano Boeri Architetti non ne contempla infatti la demolizione, ma la conservazione con una nuova destinazione a servizio del Parco.

AIPAI offre perciò codeste riflessioni per supportare la valutazione di un percorso di conservazione e riuso del Gasometro di Campi. Elaborare una strategia di riuso è parte fondamentale per la tutela di un bene e, senza citarle singolarmente, si ricorda che sono moltissime e note le esperienze di recupero di gasometri storici compatibili con i diversi gradi di tutela del bene condotte fino ad oggi.
Pertanto anche la particolare tipologia non sembra essere un ostacolo alla conservazione del bene, né la sua dimensione. Anzi proprio la scala urbana dei gasometri in generale fa sì che tali oggetti siano tra i più tipizzanti del paesaggio industriale tanto da aver influenzato negli anni pittori, fotografi, cineasti che hanno inteso rappresentare con la loro visibilità impositiva la complessa identità post industriale considerandoli tra i più efficaci veicoli della sua memoria.

Presidenza e Giunta esecutiva dell’AIPAI

*Per AIPAI il comunicato è stato curato dai proff. Edoardo Currà (presidente AIPAI) e Sara De Maestri (Consiglio Direttivo).




ERIH Newsletter maggio 2020: il meeting annuale “Come ripartire dopo il lockdown”

È disponibile online la newsletter di maggio di Erih Italia con un focus dettagliato sul meeting annuale tenutosi il 14 maggio sul tema “Patrimonio industriale e Covid-19, quale ripartenza dopo il lockdown”.

Museo della Arte della Lana - Lanificio di Stia - esterno

Museo della Arte della Lana di Stia – Erih Italian Anchor point

In tutti i paesi investiti dall’emergenza epidemica, il sistema museale, nella sua costellazione di grandi e piccoli musei, è andato in estrema sofferenza per lo stop delle attività e si prevede che sarà chiamato a fronteggiare difficoltà non comuni per avviarsi ad una sia pur lenta ripresa.

È esattamente a questo scopo che il consueto appuntamento annuale di ERIH Italia è stato quest’anno dedicato agli effetti della catastrofe epidemica sulle attività dei soci italiani di ERIH. Essi rappresentano il meglio del patrimonio industriale nel nostro paese. I valori (scientifici, tecnici, storici, testimoniali, ecc.) di cui sono espressione costituiscono un capitolo primario della storia, della cultura e dell’identità italiane. È fondamentale che questo patrimonio non perda visibilità e che quanto prima possa riaprirsi al suo pubblico. Non potendo svolgersi per ovvie ragioni nelle forme usuali, quest’anno l’incontro è stato organizzato in modalità on line, dando modo ai partecipanti di riunirsi intorno a un tavolo virtuale che si è tenuto giovedì 14 maggio scorso attraverso la piattaforma Zoom messa gentilmente a disposizione dal Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia (MusiI).

Il tema dell’incontro si è articolato in due sessioni: la prima per una valutazione degli effetti dell’epidemia di Covid 19 sulle attività dei siti italiani di ERIH, la seconda sulle strategie di riapertura dopo il lockdown. In termini di partecipazione l’evento ha riscosso un lusinghiero successo. Dopo brevi introduzioni di Adam Hajduga (ERIH Vice President), Stefano Dominioni (EPA Executive Secretary), Edoardo Currà (AIPAI Presidente) e Agata Patané (ReMi – ISPRA) sono stati presentati da Massimo Preite (ERIH Italy) i risultati di una prima survey sui siti italiani di ERIH. Per la prima volta sono stati collezionati dati aggiornati sul numero dei visitatori, sul turismo scolastico, sull’occupazione e sulla partecipazione a progetti europei o in partenariato con università italiane straniere relativamente ai siti italiani di ERIH (che numericamente rappresentano un campione altamente significativo).

Alla successiva discussione hanno partecipato tutti i rappresentanti di ERIH Italia, portando ognuno la sua specifica testimonianza sugli effetti del blocco e sui provvedimenti intrapresi per la riapertura.

Scarica qui la versione integrale bilingue italiano/inglese della NEWSLETTER ERIH MAGGIO 2020




ERIH Conference 2020 Call for Papers / Einreichung von Vortraegen

Museum of Industry Gent, Belgium

Museum of Industry, Gent (credit of Facebook official page /industriemuseumgent/)

ERIH lancia la Call for Papers per la Conferenza Annuale in programma per il mese di ottobre a Gand, nella speranza che l’incontro sia possibile. In alternativa la conferenza si terrà online.

Cari membri e amici di ERIH,

in allegato la Call for Papers per la Conferenza annuale ERIH 2020, in programma dal 7 al 9 ottobre 2020 a Gand, in Belgio.
Tutti coloro che sono interessati al patrimonio industriale europeo e alla sua protezione e promozione saranno consapevoli del forte impatto di Covid-19 sul vostro nostro lavoro e le nostre attività. Tuttavia, con ottimismo, non vediamo l’ora e speriamo ancora che la nostra Conferenza annuale a Gand possa procedere come previsto e in effetti fornire un’opportunità per festeggiare e riunirci di nuovo. Parallelamente stiamo pianificando una Conferenza ERIH 2020 online, nel caso in cui non sia possibile incontrarsi ad ottobre. La decisione è prevista per luglio.
Stiamo lanciando questo invito a presentare i vostri papers come una dichiarazione di intenti positiva in questo momento di incertezza.
Non vediamo l’ora di ricevere le vostre proposte entro il 22 giugno 2020.

I migliori saluti
Christiane Baum
Segretario Generale

Call for Papers ERIH 2020_including online conference

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Dear ERIH Members and Friends,
Please find enclosed the Call for Papers for the ERIH Annual Conference 2020, scheduled 7 to 9 October 2020 in Ghent, Belgium.
All those interested in European Industrial Heritage and its protection and promotion will be aware of the massive impact of Covid-19 on your work and our activities. However we are looking forward with optimism and still hope our Annual Conference in Ghent can proceed as planned and in fact provide an opportunity to celebrate and come together again. In parallel we are planning an Online ERIH Conference 2020, in case it will not be possible to meet in October. The decision is planned to be taken in July.
We are issuing this call for papers as a positive statement of intent at this time of uncertainty.
We are looking forward to receiving your proposals by 22nd June 2020 the latest.
Best regards
Christiane Baum
Secretary General

Call for Papers ERIH 2020_including online conference
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Liebe ERIH Mitglieder und Freunde,
in der Anlage senden wir Ihnen den “Call for Papers” für die ERIH Jahreskonferenz 2020, die vom 7. bis 9. Oktober 2020 in Gent, Belgien geplant ist.
All diejenigen, die sich mit Europäischer Industriekultur beschäftigen, wissen um die massiven Einschnitte für Sie als Kulturakteure und uns als Netzwerk durch Covid-19. Wir möchten aber dennoch optimistisch in die Zukunft schauen und hoffen, dass die ERIH Jahreskonferenz im Oktober wie geplant stattfinden kann und uns allen die Möglichkeit für ein Wiedersehen, Austausch und gemeinsames Feiern gibt. Parallel dazu planen wir eine Online Konferenz, falls das Treffen in Gent nicht möglich sein wird. Die Entscheidung darüber wird voraussichtlich im Juli getroffen werden können.
Wir möchten mit diesem Aufruf ein positives Zeichen in diesen schwierigen Zeiten setzen und freuen uns auf Ihre Vorschläge bis spätestens 22. Juni 2020.
Mit besten Grüßen
Christiane Baum
Geschäftsführerin

Call for Papers ERIH 2020_including online conference

INFO

ERIH European Route of Industrial Heritage
Christiane Baum
Secretary General / Geschäftsführung
Am Striebruch 42
40668 Meerbusch
Germany
Tel. +49 2150 756496
Fax +49 2150 756497
Mobile +49 171 6437345
germany@erih.net
www.erih.net




4° Meeting annuale ERIH Italia: Patrimonio industriale e Covid-19, quale ripartenza dopo il lockdown

Il 14 maggio 2020 si svolgerà – in modalità online – il 4° Meeting annuale di ERIH Italia. Tema dell’incontro sarà: Patrimonio industriale e Covid-19, quale ripartenza dopo il lockdown.

Musil di Brescia

La nuova sede centrale (in costruzione) del Musil di Brescia, una delle provincie più colpite dal coronavirus.

Veniamo da settimane difficili che hanno paralizzato la vita civile in Europa e nel mondo. L’imposizione di politiche di lockdown ha determinato l’arresto generalizzato dell’economia, dei trasporti, della cultura e del turismo.

In tutti i paesi investiti dall’emergenza epidemica, il sistema museale, nella sua costellazione di grandi e piccoli musei, è andato in estrema sofferenza per lo stop delle attività e si prevede che sarà chiamato a fronteggiare difficoltà non comuni per avviarsi ad una sia pur lenta ripresa.

E’ in questo quadro che la European Route of Industrial Heritage (ERIH) ha trasmesso ai propri associati una edizione speciale della sua ERIH Newsletter (April 2020) dedicata agli effetti del coronavirus.

L’obiettivo di questa edizione speciale della ERIH Newsletter è quello di stimolare idee su come affrontare questo shutdown e di come fornire ai propri associati, attraverso il reciproco apprendimento dalle idee altrui, possibili strategie per mantenere e sviluppare un rapporto stabile col pubblico potenziale, a dispetto della momentanea chiusura dell’accesso ai siti.

E’ esattamente a questo scopo che l’appuntamento annuale di ERIH Italia sarà dedicato quest’anno agli effetti della catastrofe epidemica sulle attività dei soci italiani di ERIH. Essi rappresentano il meglio del patrimonio industriale nel nostro paese. I valori (scientifici, tecnici, storici, testimoniali, ecc.) di cui sono espressione costituiscono un capitolo primario della storia, della cultura e dell’identità italiane. E’ fondamentale che questo patrimonio non perda visibilità e che quanto prima possa riaprirsi al suo pubblico.

Non potendo per ovvie ragioni darsi un appuntamento nelle forme usuali, quest’anno l’incontro si svolgerà in modalità “on line” e darà modo ai partecipanti di riunirsi intorno a un tavolo virtuale che si terrà giovedì 14 maggio, alle ore 10.00 e che sarà organizzato attraverso la piattaforma ZOOM messa gentilmente a disposizione dal Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia (MusIL). Saranno per tempo comunicate le modalità per collegarsi in streaming e per seguire la discussione.

A conclusione di questo meeting virtuale è prevista la stesura di un documento di ERIH Italia che elenchi le proposte formulate e su cui eventualmente richiedere sostegno presso organismi nazionali e internazionali. Un documento, quindi, che possa far valere anche le ragioni del patrimonio industriale nel quadro complessivo delle risorse che dovranno affluire a difesa e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.

Massimo Preite
ERIH Italia

IV Meeting annuale ERIH Italia – maggio 2020: lista dei partecipanti

ERIH Italian Anchor point

• POLI DISTILLERIE (Schiavon, VI)
• FONDAZIONE MUSIL (Brescia)
• MUSEO DELLA CENTRALE (Malnisio di Montereale Valcellina (PN)
• MUSEO DELL’ARTE DELLA LANA (Stia, AR)
• CENTRO ITALIANO DELLA CULTURA DEL CARBONE (Carbonia)
• FABBRICA CAMPOLMI – BIBLIOTECA LAZZERINI (Prato)
• MUSEO DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE (Bologna)
• MINIERA DI MONTEVECCHIO (Sulcis, Sardegna)

ERIH Italian Member

• FONDAZIONE DALMINE (Dalmine)
• FABBRICA DELLA RUOTA (DocBi Centro Studi Biellesi, Pray, BI)
• InGE (GE)
• PARCO MUSEO MINERARIO DI ABBADIA SAN SALVATORE (SI)
• PARCO MINERARIO DELLE COLLINE METALLIFERE (GR)
• PARCO GEOMINERARIO DELLA SARDEGNA
• AMIDERIA CHIOZZA (Ruda, UD)
• ARCHIVIO OFFICINE REGGIANE (RE)
• ASSOCIAZIONE CRESPI D’ADDA
• MUSEO DELLA LIQUIRIZIA “GIORGIO AMARELLI” (Rossano, CS)
• ECOMUSEO DEL FREIDANO (Settimo Torinese, TO)



Archeologiaindustriale.net dà il benvenuto a ERIH Italia sulla sua piattaforma

Da oggi, su Archeologiaindustriale.net è presente la sezione ERIH Italia  nella quale sarà possibile leggere gli aggiornamenti delle attività condotte da tutti i siti italiani aderenti al più grande network transnazionale di valorizzazione e di promozione turistica del patrimonio industriale europeo.

Cos’è ERIH

ERIH è l’acronimo di European Route of Industrial Heritage che sta per Itinerario Europeo del Patrimonio Industriale, una rete dei più importanti siti di archeologia industriale in Europa esso comprende una ricca varietà di siti: miniere di carbone e acciaierie, impianti industriali e infrastrutture di trasporto, fabbriche e centrali elettriche. Non pochi di questi siti sono anche iscritti alla Lista UNESCO del Patrimonio mondiale dell’Umanità (Bois du Cazier, Fagus Factory, Zollverein Mine, Voelklingen Iron Works, Wieliczka Salt-Works, Crespi d’Adda, ecc.)

Quella di ERIH è una storia di successo. Nel 2019 si è celebrato a Berlino, in occasione della Conferenza generale, il ventennale dell’esistenza dell’Associazione. ERIH infatti nasce nel 1999 con l’obiettivo di estendere al livello transnazionale l’esperienza della Industrial Route della Ruhr in Germania. Inizialmente limitato ad alcuni paesi nordici, il network si estende oggi su 24 paesi europei e raccoglie l’adesione di 250 siti fra membri ordinari e Anchor point.

La celebrazione del ventennale si è giovata inoltre di un riconoscimento di grande prestigio internazionale: la certificazione nel maggio 2019 della European Route of Industrial Heritage come Itinerario Culturale del Consiglio di Europa.

La struttura di ERIH

Gli Anchor Point ERIH rappresentano i punti nodali dei percorsi industriali, essi coprono la gamma completa della storia industriale europea. Gli Anchor Point ERIH illustrano ai turisti ciò che possono visitare nella zona. I visitatori di tutte le età possono rivivere il patrimonio industriale attraverso affascinanti visite guidate, emozionanti presentazioni multimediali e eventi straordinari. Infine, tutti gli Anchor Point ERIH sono punti di partenza contemporaneamente per vari itinerari anche a dimensione regionale.

Siti ordinari e Anchor point sono raggruppati in base a 13 Theme route (strade tematiche), rappresentative delle connessioni e delle interdipendenze che collegano i luoghi principali di una comune storia industriale europea e finalizzate a incoraggiare scambi di conoscenze fra esperti e gruppi di interesse di diversi paesi.

Un ulteriore livello nell’articolazione strutturale di ERIH è quello degli itinerari regionali (Regional Routes), che uniscono in un comune percorso più siti appartenenti a uno stesso distretto industriale. Gli itinerari regionali sono istituiti per raccontare la storia industriale di un territorio e incoraggiare i turisti a visitare i siti del patrimonio industriale della propria regione, stimolando così il turismo locale. Fino a oggi si contano ben 19 Regional Routes in 9 paesi.

ERIH in Italia

Dal 2012 la rete ERIH in Italia si è significativamente allargata, fino a raggiungere al momento attuale 18 siti iscritti in totale, di cui 8 sono Anchor Points: la Fabbrica Campolmi di Prato (Museo del Tessuto e Biblioteca Lazzerini) nel 2012, il Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC) nel 2012, le Distillerie Poli di Schiavon nel 2015, il Museo dell’Energia Idroelettrica di Cedegolo (Musil) e il Museo della Centrale di Malnisio nel 2015, il Museo dell’Arte della Lana a Stia (Fondazione Lombard) nel 2015, il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna nel 2016 e la Miniera di Montevecchio nel 2019.

Gli 8 Anchor Point ERIH Italia

A questo link è possibile visionare tutti i siti del patrimonio industriale in Italia già entrati nel network di ERIH

Negli ultimi anni si sono svolti importanti meeting dei membri di ERIH Italia che si sono tenuti rispettivamente:

  • il primo a Prato (presso la Fabbrica Campolmi) il 22 settembre 2016 e che ha rappresentato l’occasione per un primo incontro dei membri della rete in Italia;
  • il secondo nel 2017 a Brescia (presso il Musil) per la proposizione delle iniziative da intraprendere in coincidenza con l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018;
  • il terzo presso la Fondazione Dalmine a Dalmine (2019) su un tema di estrema rilevanza: l’uso degli archivi di impresa per attrarre il turismo industriale.

ERIH Italy su Archeologiaindustriale.net

In questa finestra di Archeologiaindustriale.net riservata a ERIH Italy sarà possibile:

  • scaricare documentazione sulle attività svolte da ERIH Italia: sono già disponibili il numero 0 e il numero 1 della ERIH Italy Newsletter; nel numero 0 sono stati raccolti gli interventi dell’importante workshop su “Archivi di impresa e turismo industriale” che si svolto presso la Fondazione Dalmine in occasione del 3° Meeting di ERIH Italy nel maggio 2019; nel numero 1 è disponibile un resoconto dell’Assemblea generale e della Conferenza annuale di ERIH a Berlino;
  • ottenere puntuale e regolare informazione sui progetti e sulle altre iniziative di ERIH International a cui i membri italiani potranno aderire;
  • mettere a disposizione degli iscritti di ERIH Italy uno strumento per comunicare iniziative ed eventi promossi dagli associati; nella pagina di ERIH Itay sarà quindi riportato il calendario aggiornato di tutti gli eventi programmati nei siti ERIH italiani (previa comunicazione via e-mail ai responsabili di ERIH ITALY Massimo Preite e Simona Politini responsanbile di Archeologiaindustriale.net).

Scopri le attività di ERIH Italia, scarica da qui:

la Newsletter ERIH Italia n° 0 – settembre 2019

la Newsletter ERIH Italia n° 1 – novembre 2019

 

Logo-Erih-European-Route-of-industrial-Heritage




Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma, il libro

Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma. È questo il titolo del nuovo libro edito da De Luca Editori d’Arte che racconta di uno dei monumenti più affascinanti, complice una felice destinazione d’uso, dell’archeologia industriale a Roma.

Questo libro è il risultato degli studi e delle esperienze compiute negli anni presso il Museo Centrale Montemartini, e vuole essere uno strumento, per pubblico e addetti, a servizio del ‘cantiere’ Montemartini, laboratorio di sperimentazione museologica per l’Archeologia Industriale romana.

Il testo si propone due obiettivi: da una parte, raccontare la storia della centrale termoelettrica, le sue trasformazioni e fasi di sviluppo, intrecciandole con i fatti storici e i protagonisti che le hanno determinate; dall’altra, non trascurare il discorso tecnico, la funzione produttiva, che è la ragione d’essere stessa della fabbrica e dei macchinari che essa ospitava. È infatti proprio in questi due ambiti, quello storico e quello tecnico-funzionale, che risiede il complesso valore culturale di questo spazio così suggestivo, e unico.

Libro, Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma: introduzione dell’autore Antonio David Fiore

La ex centrale termoelettrica Giovanni Montemartini è un esempio unico di Archeologia Industriale. Tra gli opifici dismessi riadattati a nuove funzioni a Roma è il solo ad aver conservato buona parte del macchinario originariamente funzionante nell’impianto. Tra gli ex edifici industriali che, in Italia e all’estero, hanno conservato i meccanismi di produzione, è uno dei pochi a non essere stato trasformato esclusivamente in un museo di sé stesso, o ad offrire spazio per una esposizione generalista di tipo tecnico-scientifico. Il Museo Centrale Montemartini è l’unico museo al mondo a realizzare una commistione di reperti archeologici e tecnico-scientifici: il risultato è affascinante.

Eppure, questo esperimento coraggioso di musealizzazione ibrida non è stato il frutto di una pianificazione coerente o di un piano a lungo termine, tutt’altro. L’esposizione archeologica nasce nel 1997 come mostra temporanea, per essere trasformata in un allestimento permanente solo quattro anni dopo, quando il sorprendente successo dell’iniziativa aveva reso la centrale Montemartini un luogo di affezione che la cittadinanza aveva acquisito come stabile, forse anche per il suo raggiungere una periferia, come l’Ostiense, in cerca di nuova identità.

Per questo motivo, il connubio archeologia/tecnologia, così seducente dal punto di vista visivo e allo stesso tempo suggestivo di ulteriori relazioni e letture, da un punto di vista museologico è rimasto incompiuto, per lungo tempo, apparentemente immobilizzato. Apparentemente, perché nel frattempo, dietro le quinte, si è pazientemente investigato archivi e fondi storici, si è raccolto e ordinato il materiale documentario riguardante la centrale, si è studiato tutto il patrimonio tecnologico, lo si è catalogato ed inventariato; si è fatta ricerca presentandone i risultati alla comunità scientifica nazionale ed internazionale. Si è anche operato all’interno del Museo, con piccoli e mirati interventi di riequilibrio tra le diverse ‘voci’ che i visitatori sono invitati ad ascoltare.

Le pagine del libro sono il risultato degli studi e delle esperienze fatte e, allo stesso tempo, un ulteriore strumento, per pubblico ed addetti, a servizio del ‘cantiere’ Montemartini, laboratorio di sperimentazione per l’Archeologia Industriale romana. Esse si propongono due obiettivi: da una parte, raccontare la storia della centrale Montemartini, le sue trasformazioni e fasi di sviluppo, intrecciandole con i fatti storici e i protagonisti che le hanno determinate; dall’altra, non trascurare il discorso tecnico, la funzione produttiva, che è la ragione d’essere stessa della centrale e dei macchinari che essa ospitava. Conseguentemente, il testo è diviso in due parti. La prima descrive, seguendo un ordine cronologico, l’evoluzione del complesso dalle origini dell’impresa municipale fino alla dismissione degli anni ’60, la riconversione in Art Center ACEA e la successiva trasformazione in sede espositiva e quindi in museo. La seconda parte, invece, prende in considerazione l’aspetto tecnico-funzionale della centrale e mira a definirne l’identità attraverso un’interpretazione dei cicli produttivi, del contributo delle singole macchine e delle caratteristiche dei vari spazi… continua

 

Titolo:Centrale Montemartini. Una luce nuova per Roma
Autore: Antonio David Fiore
Casa Editrice:De Luca Editori d’Arte
ISBN:978-88-6557-450-8
Lingua: italiano




Malnisio Science Festival, quando la creatività è il motore di nuove scoperte

Il Malnisio Science Festival – il festival friulano dedicato alla scienza – vi aspetta dal 4 al 6 ottobre con oltre 30 appuntamenti e mostre, esperimenti, video, fumetti.

Centrale idroelettrica Antonio Pitter di Malnisio

www.malnisioscincefestival.com

Parte la terza edizione del Malnisio Science Festival, sempre nella splendida cornice della centrale idroelettrica Antonio Pitter a Montereale Valcellina (PN), per dare vita a un festival in cui la scienza è raccontata a voce, con gli interventi di 30 illustri relatori, con i sensi grazie agli esperimenti dei punti esperienziali, con gli occhi per i video e mostre e anche con … i fumetti.

Il filo conduttore 2019 sarà la “creatività nella scienza”, mentre resta intatta la formula fatta di oltre 30 conferenze gratuite, che si tengono nei giorni 5 e 6 ottobre in parallelo e si alternano ogni 45 minuti. Una scienza per tutti, raccontata per far conoscere le più interessanti novità medicina, glaciologia, psicologia fisiologica, astrofisica, ingegneria chimica, nutraceutica, fumetti scientifici, farmacologia, robotica, comunicazione della scienza. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

E così, in questo weekend “creativo” sarà una continua scoperta passando dall’orologio che misura l’origine della vita agli effetti sul cervello delle pratiche meditative e contemplative, dal modo in cui si formano le connessioni nervose al viaggio alla scoperta dei neutrini, dai robot bio-ispirati, pensati poter lavorare a contatto con il corpo umano, all’uso del fumetto, potente strumento per divulgare la scienza.

Il format è fresco e piacevole, con tempi veloci e presentazioni vivaci. Ogni utente dovrà decidere chi e cosa seguire, perché in ogni istante ci saranno almeno due interventi che si svolgono contemporaneamente. È una soddisfazione vedere crescere ogni anno il festival, sia nei numeri del pubblico che nel numero dei partner scientifici e nei sostenitori. Quest’anno, per la prima volta ne abbiamo uno di fuori regione, la Diatech Pharmacogenetics, che dalle Marche ha sposato il progetto al punto da voler essere main sponsor: è una conferma che il Festival, alla sua 3° edizione, sta diventando qualcosa di davvero importante.” – sottolineano Eleonora Gobbato, assessore nel Comune di Montereale Valcellina e Andrea Paroni, organizzatori del Malnisio Science Festival.

Il programma completo su: https://www.malnisiosciencefestival.com/




La cravatta Marinella festeggia i suoi 105 anni nel segno dell’eleganza Made in Italy

Cravatta Marinella: la sartoria napoletana incontra il british style

Quel piccolo spazio di venti metri quadri sulla Riviera di Chiaia che, da oltre cent’anni, coniuga la sapienza della sartoria napoletana con il british style diventando simbolo dell’eleganza Made in Italy nel mondo.

 

Stiamo entrando nel cuore di E. Marinella, la storica impresa familiare produttrice di raffinate cravatte scelte dagli uomini appartenenti agli ambienti sociali più esclusivi di tutti i Paesi. È la storia del sogno di una mente imprenditoriale dal DNA partenopeo che ha modellato la vita di quattro generazioni. Da Eugenio a Luigi (detto Gino), da Gino a Maurizio, sino ad arrivare ad Alessandro, il futuro già presente che porterà avanti l’azienda sino a quando sarà, per consegnarla poi, ci piace immaginare, a un nuovo membro della famiglia.

Marinella: l’impresa familiare nata da un sogno

“Portare un angolo di Inghilterra a Napoli”, era questo il sogno che, nel 1914, spinse Eugenio Marinella ad aprire il negozio che porterà il suo stesso nome in uno dei luoghi di ritrovo della danarosa aristocrazia napoletana: Piazza Vittoria, davanti a dove allora si trovava il galoppatoio. Don Eugenio (così era chiamato), con alle spalle già un’esperienze nel commercio di abbigliamento, voleva portare l’eleganza inglese nei salotti bene della città e, per raggiungere il suo obiettivo, partì verso l’Inghilterra per scegliere in prima persona i migliori fornitori di seta.

Camicie e cravatte su misura di altissima qualità, erano questi i due capi di abbigliamento sui quali venne indirizzata la produzione. Eugenio riuscì anche a convincere alcuni esperti camiciai di Parigi a trasferirsi a Napoli per lavorare per lui. Tuttavia, se fino agli anni ’70 il core business era rappresentato dalle camicie, in quegli anni avviene un’inversione di tendenza e le cravatte diventano il prodotto di punta della E. Marinella.

Nel 1968 Eugenio muore e Gino gli succede nella gestione dell’attività. Ma è quando Maurizio, figlio di Gino, prende le redini dell’azienda che avviene il grande salto. Maurizio è intraprendente, dai gusti originali, laureato in Economia e Commercio e inizialmente recalcitrante a seguire un percorso professionale già prestabilito; in lui matura l’idea che per crescere bisognava aprirsi oltre i confini della città recandosi di persona a casa dei clienti. Maurizio incontra da Pietro Barilla a Parma all’On. Giulio Andreotti a Roma. E mentre il passa parola fa il suo lavoro, l’azienda decolla.

Cravatta Marinella, un simbolo del Made in Italy nel mondo

Oggi, il laboratorio sartoriale, a due passi dal negozio, realizza 150 cravatte al giorno scegliendo tra le 14000 fantasie diverse a disposizione. Ogni cravatta E. Marinella viene realizzata a mano, una per una, trasformando i pregiati tessuti inglesi in una piccola opera d’arte. Ogni passaggio viene eseguito e curato in ogni minimo particolare: dal taglio del tessuto alla stiratura, dalla fodera alla cucitura, fino all’arrivo nei cassetti dei negozi di tutto il mondo. 

Infatti, negli ultimi vent’anni, allo storico negozio E. Marinella alla Riviera di Chiaia, si sono affiancati ben sei  punti vendita monomarca: due a Milano, uno a Roma, due a Tokyo e uno a Londra, e diversi corner shop delle più importanti città del mondo, da Parigi a New York da Shangai a Ginevra, vetrine dell’eleganza Made in Italy dove poter acquistare sia una cravatta già pronta, sia una cravatta su misura, scegliendo tra i numerosi square proposti dal marchio.

Marinella non è però solo cravatte: un’ampia gamma di accessori, che vanno dalla piccola pelletteria, alla valigeria, dagli orologi ai gemelli, senza dimenticare i profumi, le borse e i foulard soddisfano le esigenze e i gusti di una clientela sempre più numerosa e non più unicamente maschile. 

Cravatta Marinella: una piccola opera d’arte da indossare

L’esclusività della produzione ha trasformato le cravatte Marinella in un vero e proprio oggetto di culto, tanto da far loro meritare un posto all’interno dell’esposizione realizzata nel 2017 al Moma di New York dal titolo Items: is fashion modern? Una ricognizione degli accessori e dei capi più iconici della moda.

Inoltre, per chi desiderasse vivere coi proprio occhi l’esperienza del marchio, all’interno dello storico negozio di Napoli è possibile visitare un piccolo spazio espositivo dedicato alla cravatta Marinella.

Chi ha indossato la cravatta Marinella: clienti famosi

Tanti i personaggi illustri che hanno portato al collo una cravatta Marinella: dai rappresentanti della politica internazionale, al gotha della nobiltà internazionale, ai divi di Hollywood. Il presidente Francesco Cossiga usava regalare ai Capi di Stato che incontrava un cofanetto di sei cravatte, Bill Clinton, i Bush (padre e figlio), Putin, Koll, Mitterand, Chirac, Sarkozy,  Juan Carlos di Borbone, Carlo d’Inghilterra, Ranieri di Monaco e suo figlio Alberto: sono solo alcuni dei nomi che hanno indossato le esclusive cravatte artigianali napoletane.

Alessandro Marinella:  l’azienda storica guarda verso il futuro

Maurizio Marinella però non è solo nella gestione dell’impresa familiare, lo affianca il figlio Alessandro, che si sta impegnando nel dare alla maison un respiro più giovane e digital, nel rispetto dei valori e della tradizione familiare.

Conto di dare il mio contributo alla Marinella – dice Alessandro – così come è stato fatto dalle generazioni precedenti. Mi impegnerò a preservare l’alta qualità dei nostri prodotti e i valori che da sempre ci contraddistinguono, cercando di dare un messaggio anche ai giovani della mia generazione; perché classicità eleganza sono sinonimo di personalità e non di rigidità.” E prosegue:  “Grazie a quanto costruito dal mio Bisnonno, da mio Nonno e da mio Padre, sono pronto ad affrontare il futuro. Con gli insegnamenti del passato, traghetterò la Marinella verso un nuovo secolo, parlando un linguaggio attuale che accolga anche le richieste e i desideri dei giovani come me.”

Marinella festeggia i suoi 105 anni di attività a Pitti Uomo 96

Il 12 giugno 2019, in occasione di Pitti Uomo, la kermess fiorentina dedicata alla moda maschile, E. Marinella, festeggia i suoi 105 anni di attività.

Con un happening alla Limonaia Giardino Corsini, l’azienda ripercorre più di un secolo di eleganza attraverso i suoi tessuti, le sue celebri cravatte e i suoi accessori, narrando l’evoluzione di uno stile che da sempre si è distinto per raffinatezza e qualità delle materie prime. Passato, presente e futuro s’incontrano dando vita a tre creazioni inedite: una limited edition che partendo da una solida tradizione si distingue per ricerca e innovazione.

Il futuro rappresenta infatti una tappa fondamentale per il Brand Marinella che, seppur ancorato alle proprie radici e ai propri valori, è in grado di reinterpretare giorno dopo giorno la sua immagine in una chiave moderna e contemporanea. A questo proposito, Pitti Immagine Uomo si rivela un prestigioso palcoscenico per ricordare i momenti salienti di un marchio in continua evoluzione.




Torviscosa, città del Novecento: il libro sulla company town

Torviscosa, città del Novecento è un libro di semplice lettura, ricco di immagini e di documenti, che raccontano la storia di Torviscosa, la città della cellulosa nata dalla volontà imprenditoriale della SNIA Viscosa.

Il libro sulla storia della company town Torviscosa

La storia di Torviscosa comincia negli anni ’30 del secolo scorso con l’autarchia, che induce la SNIA Viscosa, all’epoca la più grande azienda italiana del settore dei tessili artificiali, a cercare il modo di produrre cellulosa a partire da materie prime nazionali. Nasce così questa città aziendale “di fondazione”, rigorosamente organizzata per categorie professionali, ma caratterizzata dagli stili architettonici tipici del regime e con una piazza ispirata a quelle metafisiche di De Chirico.

Tra il 1937 e il 1942 la SNIA Viscosa acquista e mette a coltura 6.000 ettari di terreno, costruisce e porta a pieno regime la fabbrica, fa edificare le principali strutture civili e poi, fino ai primi anni Sessanta, continua ad ampliare il centro civico con nuovi edifici e abitazioni. Fino alla fine degli anni Settanta, Torviscosa rimane quasi completamente di proprietà della SNIA Viscosa.

Il libro è un racconto ricchissimo di informazioni sulla storia di Torviscosa e del suo territorio, in cui sono sintetizzati i risultati di una ricerca storica ventennale. Facile da leggere, è però puntuale e preciso nelle descrizioni e inoltre ricco di immagini, curiosità e approfondimenti.

Titolo: Torviscosa, città del Novecento
Testi: Lorena Zuccolo
Ricerca storica: Mareno Settimo e Lorena Zuccolo
Disegni e grafica: Dario Ontani
Casa Editrice: Pro Torviscosa APS – Pagina Facebook
ISBN: 978-88-944233-0-3
Lingua: italiano




Anonima Ligure Forniture Acciaio di Tortona – foto di Gianluca Giordano

“Alfa”è per Tortona l’acronimo della azienda Anonima Ligure Forniture Acciaio.

Alfa Tortona paraboloide nervi

Zona Alfa, Tortona – ph Gianluca Giordano

L’Alfa, insieme al cotonificio Dellepiane, è stata la prima “industria” insediatasi a Tortona agli inizi del ‘900, dando il via alla trasformazione urbana aldilà della rete ferroviaria.

Nonostante l’attività dell’originaria ditta genovese sia durata solo una decina d’anni, da oltre un secolo, la sua sigla societaria è riconosciuta nella toponomastica locale come l’appellativo della zona che sta tra la stazione ferroviaria e la circonvallazione, in direzione Castelnuovo Scrivia.

L’ Anonima Ligure Forniture Acciaio di Tortona – L’Alfa di Tortona

L‟Alfa per i Tortonesi è una zona periferica cittadina, aldilà della ferrovia: un tempo un territorio prevalentemente rurale, legato alle coltivazioni orticole e delle fragole, oggi vi prevalgono piccole aziende meccaniche, anche se tra i capannoni trovano ancora spazio esigui fazzoletti di terra accuratamente coltivati. L‟Alfa: fu battezzata così giusto un secolo fa. Ma in realtà si tratta di un acronimo: “Anonima Ligure Forniture Acciaio”. Il nome, quindi, richiama alla mente un‟importante azienda siderurgica che, assieme alla Dellepiane ed al Mulino Torriglia (poi Mulino Fassini), segnò, in quegli anni, un prepotente avvio all‟industrializzazione della città. Portò lavoro (si fabbricava materiale ferroviario) e superò brillantemente gli anni della prima guerra mondiale, durante i quali fu impegnata anche nel preparare materiale bellico: lavorava, infatti, per conto della “Proiettili” di Torino. Nel 1918… continua scaricando l’articolo  Le industrie ed alcune attività tortonesi scomparse – fonte Società storica Pro Iulia Dertona

Acciaio, sale e tabacchi. Storia industriale della zona “Alfa” di Tortona
Mostra documentale a Palazzo Guidobono.

Fotografie di Gianluca Giordano

 

La storia industriale della zona “Alfa” di Tortona torna a rivivere grazie ad una nuova interessante mostra documentale che verrà inaugurata a Palazzo Guidobono il 22 febbraio 2019, alle ore 17,30.

Nei locali della mostra verranno sviluppate le diverse fasi storiche dell’area industriale, in relazione ai principali prodotti trattati dalle aziende che si sono alternate nel corso di un secolo sul sito: acciao, sale e tabacchi.

Dall’acciaio del primo periodo caratterizzato dalla meccanica pesante, passando per lo sconvolgente bombardamento del 1944, fino all’ampliamento coi depositi di tabacchi ed i fabbricati per la lavorazione del sale, voluto dai Monopoli di Stato.

A corollario delle immagini odierne dell’ex sito industriale, saranno esposti diversi documenti d’epoca (disegni, fotografie, video), oltre ad un approfondimento, anche con modelli tridimensionali, dei famosi capannoni del sale, divenuti il simbolo dell’area ed a cui si ispira la grafica della mostra.

Il percorso espositivo si concluderà con l’analisi delle previsioni urbanistiche per la riqualificazione dell’area e la proiezione di un video del sito dismesso realizzato con attrezzature e strumentazioni innovative, ad esempio con l’ausilio dei droni.

“Siamo molto lieti di poter offrire a Palazzo Guidobono un’altra interessante mostra dedicata alla conoscenza della storia e della cultura della nostra Città e del nostro Territorio; in questa occasione i visitatori avranno modo di approfondire interessanti aspetti della tradizione economica tortonese ed ammirare uno straordinario esempio di architettura industriale quali sono i capannoni progettati dall’Ing. Pier Luigi Nervi – dichiara l’Assessore alla Cultura Marcella Graziano. Rivolgo un sentito ringraziamento alla proprietà e a tutti coloro che hanno contribuito all’allestimento, mettendo a disposizione materiale fotografico e documentale che consentirà in particolare ai più giovani di conoscere le caratteristiche di un’area particolarmente significativa di Tortona. Purtroppo, oggi, l’Alfa non è visitabile, per questo ringraziamo il Fai-delegazione di Tortona che le aveva dedicato la Giornata di Primavera 2007, permettendo ai Tortonesi di visitarla ancora una volta”.

La mostra sarà visitabile fino al 31 marzo 2019 nei seguenti orari: il giovedì e venerdì dalle ore 16,00 alle ore 19,00, il sabato e la domenica dalle ore 10,30 alle ore 12,30 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00.

Per tutto il periodo espositivo si intende raccogliere contributi fotografici e documentali inediti che potranno contribuire alla futura realizzazione e pubblicazione di un catalogo dedicato alla storia di questa importante area industriale.

Ideazione : Comune di Tortona – Curatore: Arch. Roberto Gabatelli – Coordinamento
generale: Ing. Francesco Gilardone Dott.ssa Luisa Iotti – Allestimento: Amilcare Fossati

Fotografie: Gianluca Giordano Video: Massimiliano Dorigo