I Musei d’impresa come asset di competitività nella cultura aziendale, l’incontro a Milano

La riflessione sui musei d’impresa come veicolo di cultura e strumento di competitività, testimonianza dell’intelligenza creativa, del lavoro e dell’innovazione attraverso il linguaggio espositivo, al fianco delle istituzioni territoriali e delle possibilità di finanziamento, è il tema dell’incontro organizzato dal Centro per la cultura d’impresa e la Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi – Musei d’Impresa, la cultura d’impresa come asset di competitività – che si terrà il prossimo 23 maggio presso la Camera di commercio, via Meravigli 9/b, Milano, alle ore 17:00.

La Camera di commercio rappresentata dal Membro di Giunta, Enrico Brambilla, insieme al Presidente del Centro per la cultura d’impresa, Danilo Broggi, accoglieranno i partecipanti al dibattito. Interverranno sul tema Guido Guerzoni, manager dei beni culturali e docente presso l’Università L. Bocconi; Carolina Lussana, Vicepresidente Fondazione Dalmine (immagine in copertina) e Vicepresidente di Museimpresa; Annalisa Rossi, Direttore della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia e Alessandro Corbetta, Consigliere della Regione Lombardia.

L’incontro è anche l’occasione per presentare il nuovo volume di Massimo Negri, con l’introduzione di René Capovin e la postfazione di Antonio Calabrò, dal titolo Esporre Interpretare Comunicare. Come realizzare un museo d’impresa, editori Centro per la cultura d’impresa – Rubbettino. Sarà presente Massimo Negri con un intervento a conclusione.

Esporre Interpretare Comunicare. Come realizzare un museo d’impresa

Esporre Interpretare ComuicareI musei aziendali crescono, in Italia, in Europa, nel mondo. Crescono in quantità, in dimensioni e in qualità interpretando la storia e l’attualità dei più diversi settori economici diventando spesso luoghi di incontro tra la cultura dell’impresa e quella degli altri mondi che con l’impresa interagiscono quotidianamente.

I musei d’impresa hanno sovente una dimensione internazionale e adottano molteplici linguaggi rivolti a un pubblico potenzialmente universale pur conservando le proprie radici territoriali. Diventano così portatori di contenuti sempre nuovi anche nel modo di comunicarli.

I musei d’impresa documentano la vitalità dell’intraprendenza, dell’intelligenza creativa, del lavoro e dell’innovazione di una comunità attiva, produttiva, socialmente inclusiva. Si rivelano asset di competitività, non solo per l’impresa protagonista ma anche per la comunità di riferimento. Sono un intreccio tra il passato e le prospettive di sviluppo: “una storia al futuro”. Museo luogo vivo, dunque. Veicolo della cultura d’impresa che ha come strumento specifico la “potenza” del linguaggio espositivo.

Per fare un museo di questo tipo non basta la passione collezionistica (ovviamente indispensabile), ma occorre un serio e articolato lavoro di squadra che chiama in causa competenze diversificate, a volte di alta specializzazione. Per orientarsi nella sua progettazione, in sintonia con l’evoluzione della comunicazione e con le sensibilità, le curiosità, i punti di vista che emergono nella società contemporanea, occorre quindi un metodo. La strutturazione di un procedimento e la conoscenza dello stato dell’arte sono elementi imprescindibili per lo sviluppo concreto di un progetto museale. Proprio la progettazione di un ambiente così complesso ed affascinante nelle sue dimensioni tangibili e/o immateriali è il tema di questo libro. Uno strumento per orientarsi, conoscere esperienze internazionali e comprendere i meccanismi del museo come macchina comunicativa e come luogo in cui dare valore e prospettive alla cultura d’impresa.




Fabbriche ritrovate. Patrimonio industriale e progetto di architettura in Italia – Il nuovo libro

È uscito il nuovo libro sul patrimonio industriale realizzato a quattro mani dal professore Massimo Preite e dall’architetto Gabriella Maciocco, con la prefazione del presidente Aipai Edoardo Currà. Il libro è edito da Effigi e fa parte della collana Industrial Heritage.

Fabbriche ritrovate vuole essere una ricognizione delle migliori esperienze di riuso del patrimonio industriale condotte in Italia negli ultimi 30 anni. Nella prima sezione “Le fabbriche com’erano” il lettore potrà trovare un breve profilo storico degli stabilimenti di cui, nella seconda sezione “Le fabbriche ritrovate”, sono illustrati i progetti attraverso cui gli architetti hanno reinterpretato forma e funzioni delle architetture industriali. Nella terza sezione “Fabbriche e città” compaiono gli esempi di alcuni quartieri urbani in cui il recupero del patrimonio industriale dismesso ha rappresentato una leva fondamentale per la loro rigenerazione.

Fabbriche ritrovate

Riuso del patrimonio industriale, tra conservazione e trasformazione

Questa pubblicazione è nata da una mostra organizzata nel 2018 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile, in concomitanza al 17° Congresso di The International Committee for the Conservation of Industrial Heritage (TICCIH). In quell’occasione fu presentata una prima selezione di progetti realizzati di riuso del patrimonio industriale in Italia, nella convinzione che dalle esperienze condotte nel nostro paese emergesse una significativa varietà degli approcci possibili al tema del riuso delle antiche fabbriche.

La selezione fornita in queste pagine, pur nella sua inevitabile soggettività, ha cercato di includere un numero ancora maggiore di esperienze, desunte sia dalla conoscenza diretta degli autori, sia dallo spazio che hanno ricevuto nella stampa specializzata. Tali progetti hanno rivelato una forte carica sperimentale, resa necessaria dalla mancanza di una cornice condivisa di principi in grado di fissare quale dovrebbe essere l’equilibrio da osservare fra conservazione e trasformazione. In base alla propria esperienza, gli architetti che si sono cimentati in interventi di “adaptive reuse” hanno dato la propria personale risposta ai dilemmi in cui incorrono le pratiche di riuso del patrimonio dismesso: quali sono i margini di trasformazione entro cui un intervento deve restare per non compromettere i caratteri dell’edificio? Cosa è sacrificabile e quali, invece, sono gli elementi la cui conservazione non è negoziabile? Cosa è invece possibile cambiare?

La risposta a tali quesiti che, come già detto, non è potuta essere che soggettiva, ha messo in luce una grande varietà di strategie per quanto riguarda il rapporto con la storia della fabbrica da recuperare, la rimodulazione dei suoi spazi interni, l’impiego di nuovi materiali, gli inserimenti di nuova edilizia secondo rapporti di analogia formale o di opposizione stilistica con le strutture preesistenti, oppure la demolizione controllata di certe componenti per aprire e rendere accessibili spazi primi preclusi. Il libro vuole essere dunque una ricognizione delle migliori esperienze condotte in Italia negli ultimi 30 anni attraverso un certo numero di schede illustrative dei progetti selezionati, intese a fornire un’adeguata rappresentazione delle scelte di volta in volta effettuate.

Fabbriche ritrovate: gli autori

Massimo Preite, già professore di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura (DIDA) dell’Università di Firenze, insegna Patrimonio industriale nel master Erasmus Mundus Techniques, Patrimoines, Territoires de l’Industrie (TPTI) presso l’Università di Padova. Ha svolto un’intensa attività di ricerca sulla conservazione e la valorizzazione del patrimonio industriale. È membro dei Board di The International Committee for the Conservation of Industrial Heritage (TICCIH), della European Route of Industrial Heritage (ERIH) e dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI). È autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Paesaggi industriali del Novecento”, “Masterplan, la valorizzazione del paesaggio minerario”, “Towards a European Heritage of the Industry” e “Paesaggi industriali e patrimonio Unesco”.

Gabriella Maciocco, architetto, nel corso della sua attività ha svolto lavori di pianificazione urbanistica e di recupero/valorizzazione di siti industriali dismessi in Italia. Ha partecipato alla progettazione dei parchi e dei musei minerari di Abbadia San Salvatore (SI), delle Colline Metallifere (GR) e di Servette (AO). Dai suoi lavori di ricerca sul patrimonio industriale ha tratto numerose pubblicazioni, fra cui i libri “Da miniera a museo: il recupero dei siti minerari in Europa”, “La miniera di mercurio di Abbadia San Salvatore”, “Archeologia industriale in Amiata” e altri saggi. È membro dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale” (AIPAI).

 

Titolo: Fabbriche ritrovate
Autore: Massimo Preite e Gabriella Maciocco
Casa Editrice: Effigi
ISBN: 9-788855-243414
Lingua: italiano/inglese




La Guida al turismo industriale, luoghi inediti del nostro passato e futuro

È uscita in libreria la Guida al turismo industriale, per chi ha voglia di farsi stupire dalla scoperta di luoghi non convenzionali, per chi è in grado di scorgere la bellezza anche dentro forme funzionali, per chi è appassionato di cultura materiale e storia di impresa.

Gallery: alcuni dei siti presenti nella Guida al turismo industriale

Scritta dall’esperto di patrimonio industriale Jacopo Ibello, cofondatore e presidente dell’associazione Save Industrial Heritage e membro del direttivo dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai), la Guida al turismo industriale si pone l’obiettivo di portare il lettore alla scoperta di città, siti, musei e fondazioni riconducibili alla civiltà industriale del nostro Paese, per sperimentare un’Italia diversa dall’immagine che comunemente ne abbiamo.

La Guida al turismo industriale, realizzata da Morelli Editore, ha una struttura molto pratica e di semplice fruizione. Per ogni regione italiana la guida presenta una serie di schede tutte corredate dalle informazioni di servizio utili per la visita (giorni e orari di apertura, costi, telefono, sito) e dalle coordinate Gps per raggiungere le località al di fuori dei consueti itinerari turistici (miniere, saline, ecc). In chiusura del volume c’è una sezione Eventi elenca le principali iniziative nazionali dedicate alla cultura industriale.

Guida al turismo industriale

La Guida al turismo industriale: alla scoperta del patrimonio italiano

Negli ultimi anni, il patrimonio industriale è diventato un tema d’interesse anche per il turismo: sono nati ovunque percorsi locali e regionali, reti di musei e veri e propri sistemi di promozione del territorio. E il nostro Paese è in prima linea nella valorizzazione di questa grande risorsa che comprende sia l’archeologia industriale – fabbriche dismesse, musealizzate o riconvertite a nuove funzioni – sia la cosiddetta cultura d’impresa, che include i musei e gli archivi aziendali e le visite all’interno di impianti industriali ancora attivi

Dal Piemonte fino alla Sardegna, sono quasi 300 le schede raccolte in questa guida suddivisa per regioni e aree geografiche che oltre a tracciare un nuovo profilo del made in Italy, vuole disegnare parallelamente la storia socio-economica della nostra Penisola a partire dalle sue industrie e manifatture. La Guida al turismo industriale è un viaggio appassionante che evidenzia lo stretto legame tra le produzioni di ogni tipo e i territori e le culture di appartenenza, dal distretto dell’automobile torinese alle grandi officine marittime, passando per i villaggi operai di fine Ottocento, fino agli esempi industriali “illuminati” novecenteschi – tra i quali spicca il caso Olivetti –, e alle produzioni autoctone come il marmo toscano, la liquirizia calabrese o le saline siciliane.

Non da ultimo, nella Guida al turismo industriale sono segnalati molti siti industriali oggi riconvertiti a luoghi della cultura, dove sono ospitate mostre di arte contemporanea, eventi, spettacoli e molto altro, com’è il caso del Villaggio ENI a Borca di Cadore, la Fondazione Pirelli o, ancora, l’avveniristica MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna.

La Guida al turismo industriale è già acquistabile in libreria oppure sui canali online come Amazon, Feltrinelli e altri.




“Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica”, apre la mostra di FCA Heritage

Apre i battenti la mostra “Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica”, un viaggio affascinante alla scoperta di un luogo simbolo di Torino e della rigenerazione urbana noto a livello internazionale.

Image courtesy of FCA Heritage

Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica

La mostra Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica, ripercorre la storia del Lingotto, famoso sito produttivo della Fiat nonché uno degli edifici più significativi del patrimonio industriale italiano, nel periodo compreso tra i primi anni Venti e la fine degli anni Ottanta del Novecento attraverso disegni, fotografie, filmati e veicoli.

I materiali documentali forniti dal Centro Storico Fiat raccontano in modo suggestivo la storia produttiva ed architettonica del Lingotto nelle sue fasi di progettazione, funzionamento, riconversione e ristrutturazione. Inaugurato nel 1923, lo stabilimento Fiat è ancora oggi ammirato per la modernità e l’eleganza del suo sviluppo verticale, e per la soluzione della pista di collaudo sul tetto, che all’epoca destò anche l’apprezzamento dell’architetto Le Corbusier. Ancor prima di essere terminato, quello che era stato concepito come luogo di lavoro divenne simbolo dell’industria italiana entrando così nella memoria collettiva. Qui sono nate automobili che hanno attraversato i decenni e contribuito alla motorizzazione del Paese, sino a quando il progresso produttivo non ha imposto il trasferimento presso impianti che rispondevano a logiche più moderne. Ma il Lingotto ha saputo rinnovarsi per venire incontro alle esigenze di un contesto urbano che andava cambiando e, da simbolo dell’archeologia industriale, la fabbrica ha vissuto un lungo processo di ristrutturazione interna, mantenendo inalterato il suo caratteristico aspetto esterno.

Alla realizzazione della mostra ha partecipato attivamente FCA Heritage – il dipartimento di FCA dedicato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico dei marchi italiani del Gruppo – attraverso la concessione di video e fotografie appartenenti alla preziosa collezione del Centro Storico Fiat, il famoso museo di Torino che custodisce una ricca collezione di automobili, cimeli, modellini, manifesti pubblicitari, oltre a un enorme patrimonio documentale che racconta la storia della più grande e longeva Casa automobilistica italiana. Il coordinamento scientifico e l’organizzazione della retrospettiva sono stati curati dal Politecnico di Torino – Dipartimento di Architettura e Design – e dall’Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro dell’Impresa e dei Diritti Sociali (ISMEL).

La mostra sarà visibile fino al 31 dicembre 2020 presso il Padiglione 5 del Centro Commerciale Lingotto in Via Nizza, 230 a Torino.

Torino Automotive Heritage Network

Inserita nell’ambito della kermesse “Torino Design of the City 2020”, la mostra “Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica” vuole anche far conoscere il progetto Torino Automotive Heritage Network, rete di soggetti culturali e imprenditoriali che lavora per “riscoprire” il patrimonio culturale di Torino Città dell’Auto attraverso iniziative di valorizzazione, informazione, e interpretazione della storia industriale della Città e del territorio.




Metamorfosi Urbane, incontro: Aipai e il patrimonio industriale in Italia

Metamorfosi Urbane. Milano dall’archeologia industriale agli stili di vita del XXI secolo ospita l’incontro
Aipai e il patrimonio industriale in Italia: progetti in corso, X Giornata delle miniere e presentazione degli Stati Generali del patrimonio industriale

 

Metamorfosi Urbane. Milano dall’archeologia industriale agli stili di vita del XXI secolo

Martedì 12 giugno alle ore 15:00 alle 19:30, presso gli spazi dell’Urban Center di Milano, all’interno di Metamorfosi Urbane. Milano dall’archeologia industriale agli stili di vita del XXI secolo, si terrà l’incontro Aipai e il patrimonio industriale in Italia: progetti in corso, X Giornata delle miniere e presentazione degli Stati Generali del patrimonio industriale.

Ad introdurre l’incontro sarà il prof. Giovanni Luigi Fontana, presidente Aipai.

Farà seguito la prima sezione delle tre in programma dal titolo Cantieri Aipai. Un parterre fitto di relatori illustrerà i lavori in corso nell’ambito della ricerca, salvaguardia e promozione del patrimonio industriale. Quattro i focus: editoria, turismo industriale, archivi e Musei d’impresa, il territori si raccontano. Tra i relatori: l’architetto specializzato nello studio e nel recupero di bani archeologico-industriali Manuel Ramello vicepresidente Aipai; il prof. Massimo Preite, docente di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, membro del board di Erih – European Route of Industrial Heritage; Carolina Lussana, responsabile Fondazione Dalmine e parte del consiglio direttivo di Musei Impresa, Edoardo Currà professore associato di Architettura Tecnica all’Università Sapienza di Roma e, insieme a Manuel Ramello, vicepresidente Aipai ; come i rappresentanti di giovani e dinamiche associazioni: Jacopo Ibello, Michela Biancardi, Alessandra Brignola.

La sezione successiva esaminerà l’evento nazionale più importante del settore minerario giunto quest’anno alla sua decima edizione la “Giornata nazionale delle miniere”, evento organizzato da Remi Ispra-Snpa, Anim, Assomineraria e G&T.

L’incontro si concluderà con la presentazione degli Stati Generali del Patrimonio Industriale che si terranno a Venezia-Padova, dal 25 al 27 ottobre 2018 a cura di Giovanni Luigi Fontana.

GUARDA LA GALLERY DELL’EVENTO

A seguire il programma completo dell’incontro

Aipai e il patrimonio industriale in Italia: progetti in corso, X Giornata delle miniere e presentazione degli stati Generali del patrimonio industriale

Martedì 12 giugno dalle 15:00 /19:30 – Urban Center, Galleria Vittorio Emanuele Milano

Ore 15:00
Introduzione
GIOVANNI LUIGI FONTANA, presidente AIPAI

Cantiere AIPAI
Progetti e attività nell’anno del patrimonio culturale 2018
Coordina: EDOARDO CURRÀ, vice-presidente AIPAI

PUBBLICAZIONI
– Paesaggi industriali e Patrimonio Unesco – MASSIMO PREITE
– Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale – CRISTINA NATOLI
– Numero monografico di “Patrimonio industriale” sul patrimonio dell’automobile – ROSSELLA MASPOLI
– Numero monografico di “Ricerche storiche” sul patrimonio industriale – GIOVANNI LUIGI FONTANA

TURISMO INDUSTRIALE
– Uno stand sull’Italia a B-Industrial – JACOPO IBELLO
– Trattopunto – italian industrial tourism network – MICHELA BIANCARDI
– InGe – percorsi e cultura industriale a Genova – ALESSANDRA BRIGNOLA

ARCHIVI E MUSEI D’IMPRESA
– La Fondazione Dalmine – CAROLINA LUSSANA

I TERRITORI SI RACCONTANO

– La rete ERIH in Italia – MASSIMO PREITE
– Il concorso internazionale per il recupero della Zecca dello Stato – EDOARDO CURRÀ
– L’accordo di programma per la tutela e la valorizzazione del centro studi di Guidonia – EDOARDO CURRÀ
– Ivrea città industriale del XX secolo – STEFANIA DESSI e CARLO DELLA PEPA
– Il Piemonte post-industriale. Esperienze e innovazione a Casale Monferrato e Chieri – MANUEL RAMELLO

Ore 17:00
X Giornata delle Miniere

Coordina: MANUEL RAMELLO, vice-presidente AIPAI
– La X giornata nazionale delle miniere – MANUEL RAMELLO e ROSSELLA SISTI
– La rete REMI – AGATA PATANÈ e DOMENICO SAVOCA
– Numero monografico della rivista – REDAZIONE AIPAI, AGATA PATANÈ e LUCA SBRILLI

Ore 18:00
Presentazione degli Stati Generali del Patrimonio Industriale
Venezia-Padova, 25-27 ottobre 2018
A cura di GIOVANNI LUIGI FONTANA

Scarica qui il programma dell’Incontro Aipai – Metamorfosi Urbane Urban Center Milano

Scarica qui il Comunicato Stampa incotro Aipai – Metamorfosi Urbane

METAMORFOSI URBANE.
MILANO DALL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE AGLI STILI DI VITA DEL XXI SECOLO

Metamorfosi Urbane. Milano dall’archeologia industriale agli stili di vita del XXI secolo è l’evento organizzato dall’associazione Archeologiaindustriale.net con la collaborazione del Gruppo Saint-Gobain e curato da Massimo Negri Direttore European Museum Academy Foundation, L’Aja (NL) nonché uno dei massimi esperti di archeologia industriale in Italia e da Simona Politini, fondatrice e project manager del progetto web Archeologiaindustriale.net e presidente dell’omonima associazione.

Metamorfosi Urbane. Milano dall’archeologia industriale agli stili di vita del XXI secolo mira ad offrire una panoramica dell’affascinante vastità e varietà di modi di uso contemporaneo del patrimonio storico industriale della città di Milano. Focus della ricerca dalla quale prende vita l’evento è l’individuazione di quegli spazi ex industriali oggi riconvertiti in luoghi della moda, del design, dell’accoglienza (ristorazione e hotellerie) e in spazi polifunzionali destinati ad attività culturali o di comunicazione. Cioè luoghi della vita collettiva, frequentati dal pubblico secondo gli stili di vita del nostro tempo, oltre la già investigata casistica delle riconversioni a scopi abitativi o strettamente lavorativi.

Immagini, dunque, di una Milano diversa dai tradizionali itinerari monumentali, ma altrettanto affascinante e significativa espressione della sua moderna tradizione del lavoro e della creatività contemporanea. Visitare questi spazi oggi significa entrare in contatto con la Milano industriale di un tempo, conoscerne la storia ed apprezzarne la sua capacità di rigenerarsi.

L’evento è articolato in diversi momenti tra loro in dialogo: parte del programma della Milano Photo Week, la mostra fotografica “Uno sguardo post-industriale” del fotografo milanese Stefano Barattini a cura di Samanta Buglia. Barattini, appassionato dell’inquadrare col proprio obiettivo luoghi dismessi e architetture industriali ha prestato il suo occhio fotografico per interpretare una selezione degli ex luoghi industriali di Milano riconvertiti, “questi luoghi emanano un fascino unico, fatto di luci e ombre,… ma soprattutto di grandi ricordi. Sono queste memorie, queste tracce del passato che vado a ricercare per catturare con la macchina fotografica i significati delle architetture, che preferisco ritrarre senza la presenza umana, per investigarne le componenti formali e ambientali”; “Album di famiglia” è invece la sezione realizzata con il contributo fotografico di alcune delle più importanti realtà milanesi che hanno sposato il progetto: Fondazione Pirelli, Museo Campari, BASE, Fondazione Teatro alla Scala, Fondazione Milano, Frigoriferi Milanesi, Ristorante Carlo e Camilla in Segheria di Carlo Cracco, Fonderie Napoleoniche, Hotel Enterprise, il centro polifunzionale per moda e design La Forgiatura, Politecnico Milano, Ristorante Ratanà, Spazio36, East End Studios, Officine del Volo, Café Deus ex Machina, Hotel Magna Pars Suites Milano, lo spazio polifunzionale Hug Milano, i luoghi per l’intrattenimento Spirit de Milan e Magazzini Generali.

Una sezione della mostra, denominata “Da una ex fabbrica nasce il comfort contemporaneo” è dedicata all’intervento Habitat Lab Saint-Gobain di Corsico (MI), un edificio laboratorio ricavato all’interno dell’area industriale di Saint-Gobain Abrasivi. Il risultato è oggi un centro polifunzionale autonomo sotto il profilo energetico che ha ottenuto, tra i primi in Italia e in Europa, la certificazione LEED® Platinum secondo il protocollo LEED® 2009 Italia NC con un punteggio di 90 su 110.

Nel periodo di apertura della mostra si terranno inoltre una serie di eventi pomeridiani volti alla promozione del patrimonio industriale nel nostro paese:

• Martedì 12 giugno: 15:00 – 19:30 incontro “Aipai e il patrimonio industriale in Italia: progetti in corso, X Giornata delle miniere e presentazione degli stati Generali del patrimonio industriale”.
Giovedì 14 giugno: 15:00 – 17:00 Evento History Food “Il menù interclassista nella Milano industriale: risotto, cassoeula e ossobuco. Le guerre di religione sulla loro ortodossia.” Con Pierre Ley e Marco Colombo del Salumificio Colombo
• Lunedì 18 giugno: 15:00 – 17:30 incontro “Il futuro del villaggio operaio di Crespi d’Adda sito Unesco” a cura dell’Associazione Crespi d’Adda
• Martedì 19 giugno: 17:30 – 19:30 “Caroselli” e filmati in anteprima dalle Collezioni del “Musil – Museo dell’industria e del lavoro di Brescia” a cura di Fondazione MUSIL di Brescia Coordina René Capovin (MUSIL) interviene Sante Bagnoli Presidente Jaka Books
• Mercoledì 20 giugno:
17:00 – 18:00 Seminario sulla “Riqualificazione del patrimonio industriale”
modera Simona Politini di Archeologiaindustriale.net, introduce Massimo Negri.
Intervengono: Luciano Lussignoli con un intervento dal titolo “La rinascina del comparto Milano a Brescia e il recupero abitativo del Laminatoio Ex-Tempini” e Giulio De Gregorio, Direttore Habitat del Gruppo Saint-Gobain, con un intervento dal titolo “Il concetto Multi-comfort Saint-Gobain nel recupero edilizio industriale”.
18:00 – 20:00 “La Rivoluzione Industriale e la sua archeologia nella letteratura”
Intervengono Michele Puglisi Liuc – Università C. Cattaneo e Massimo Negri Università Iulm

L’evento è prodotto dall’agenzia Arpe Comunicazione di Milano.

L’evento rientrerà nella programmazione della manifestazione Milano PhotoWeek 2018, giunta alla sua seconda edizione, che si terrà dal 4 al 10 giugno 2018.

Metamorfosi Urbane. Milano dall’archeologia industriale agli stili di vita del XXI secolo
è patrocinato da Aipai – Associazione Italiana per il Patrimonio Archelogico Industriale.

Media Partner dell’evento Uomini & Imprese, rivista del gruppo Fiera Milano Media Spa.

Informazioni

Dove Urban Center, Galleria Vittorio Emanuele II, 11/12, 20121 Milano MI
Quando dal 6 al 22 giugno 2018
Giorni d’apertura: lunedì – venerdì
Orari d’apertura: dalle 9:00 alle 18:00
Ingresso libero

Per informazioni scrivere all’organizzazione / ufficio stampa info@archeologiaindustriale.net




Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale – Libro

Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale. Creative factory, heritage telling, temporary use, business model è il nuovo libro sulla recupero dei siti di archeologia industriale e la loro rigenerazione.

Il libro Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale, a cura di  Cristina Natoli e Manuel Ramello, si inserisce nella consolidata attività di ricerca sulla rigenerazione urbana ed extraurbana delle aree a forte connotazione industriale in cui è in atto un processo di deindustrializzazione legato a trasformazioni economico-produttive e processi di globalizzazione del mercato le cui conseguenze hanno determinato una profonda metamorfosi territoriale.

Da queste riflessioni e dall’osservazione dei molteplici fenomeni a piccola e grande scala già in essere, si sono individuati quattro temi di grande attualità per confrontarsi con sguardo multidisciplinare alla rigenerazione del patrimonio industriale attraverso citazioni nazionali e internazionali ed esperienze in ambito locale. Arte, cultura, creatività, nuove tecnologie, unite alla narrazione dei luoghi e delle esperienze e sorrette da un progetto economico sostenibile sono oggi motore di rinnovamento urbano e sociale.

Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale: i contributi

Il libro Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale: contiene i contributi di: Paola Bacchi, Pio Baldi, Michela Barosio, Francesco Bermond des Ambrois, Maria Consolata Buzzi, Davide Canavesio, Danilo Craveia, Stefania Dassi, Gianluca D’Incà Levis, Ferdinando Fava, Giovanni Luigi Fontana, Isabel Gollin, Maria Adriana Giusti, Jacopo Ibello, Carlo Infante, Renato Lavarini, Doris Messina, Gennaro Miccio, Marco Montemaggi, Stefania Moretti, Paolo Naldini, Cristina Natoli, Marco Pironti, Massimo Preite, Manuel Ramello, Emanuele Ronco, Manuela Salvitti, Angelica Sella Marco Trisciuoglio, Giovanni Vachino, Anna Zegna, Andrea Zorio.

Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale: i curatori del libro Cristina Natoli e Manuel Ramello

CRISTINA NATOLI, architetto PhD, dal 2010 funzionario del MiBACT della SABAPTo, attiva sulla SABAPNo con ruolo di Referente per l’area Educazione e Ricerca, svolge attività di tutela, ispezione, progettazione e restauro su beni architettonici e paesaggistici, progetti di educazione e ricerca scientifica, organizzazione mostre, convegni, seminari divulgativi e scientifico formativi, cura di attività editoriali. È membro del Comitato Scientifico della Fondazione Sella, del Direttivo di AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale. Svolge attività di ricerca sul patrimonio industriale in relazione alle nuove tecnologie e alle attività culturali e creative. È autore di articoli e pubblicazioni sui temi del patrimonio industriale, di storia dell’urbanistica e dell’architettura medievale, lettura stratigrafica del territorio per l’identificazione dei valori culturali, paesaggio.

MANUEL RAMELLO, architetto phD, dal 2002 svolge attività di ricerca sui temi della tutela e valorizzazione del patrimonio industriale alternando la libera professione con collaborazioni continuative con enti di ricerca. È docente di Rigenerazione Urbana al Master in Conservazione, Gestione e Valorizzazione del Patrimonio Industriale – MPI dell’Università degli Studi di Padova, vicepresidente di AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale e condirettore della rivista semestrale AIPAI «Patrimonio industriale». Nel 2017 fonda con Alessandro Depaoli lo studio di progettazione dedicato ai temi del patrimonio industriale Ex Industria.

Titolo:Paesaggi industriali e patrimonio Unesco
Curatori: Cristina Natoli e Manuel Ramello
Casa Editrice:Edifir, Edizioni Firenze
ISBN:978 88 7970 877 7
Lingua: italiano




Le fabbriche della cultura – luoghi dell’archeologia industriale dedicati all’arte

Le fabbriche della cultura, articolo pubblicato all’interno della rivista Uomini & Imprese edita da Fiera Milano Media Spa, racconta di alcuni suggestivi luoghi dell’archeologia industriale che hanno trovato una nuova destinazione d’uso all’insegna dell’arte

Le fabbriche della cultura

Dalla produzione materiale alla produzione culturale: storie di luoghi, di gente, di energie, di obiettivi e di visioni. Un viaggio lungo l’Italia alla scoperta dei luoghi dell’industria convertiti in spazi culturali, luoghi nei quali la creatività rigenera la memoria come leva propulsiva del fare.

di Simona Politini

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All’interno dell’articolo Le fabbriche della cultura si racconta di: Pirelli Hangar Bicocca, Macro di Roma, Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Auditorium Niccolò Paganini a Parma, Fonderia39 a Reggio Emilia, Teatro delle Rocce di Gavorrano in provincia di Grosseto, Limone Fonderie Teatrali a Moncalieri, Laboratori artistici del Teatro di San Carlo di Napoli, Laboratori del Teatro alla Scala di Milano, Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Napoli, Museo del Tessuto di Prato, Museo dell’Arte della Lana di Stia, Villaggio Operaio di Crespi D’Adda, Università Iuav di Venezia, Università Cattaneo – Liuc e altri luoghi ancora.




Luigi Micheletti Award 2015: al via la XX edizione

“Creative Museums, Smart Citizens. Come la creatività diventa innovazione”: è questo il titolo della XX edizione del Luigi Micheletti Award, il più prestigioso premio europeo dedicato ai musei di scienza, industria e storia contemporanea.

Dal 7 al 9 maggio, in concomitanza con l’apertura di Expo 2015, la città di Brescia ospiterà la XX edizione del Premio Micheletti, che, per festeggiare questo importante anniversario, si terrà proprio nella città di Luigi Micheletti al quale è dedicato.

Il Luigi Micheletti Award nasce in fatti nel 1995 per volontà della Fondazione Luigi Micheletti e dell’European Museum Forum con il patrocinio del Consiglio d’Europa. Grazie a questo premio sono stati portati alla ribalta europea una serie di esperienze innovative che hanno influenzato fortemente la scena internazionale museale e del nostro continente, a cominciare dal museo DASA di Dortmund, il primo e finora unico museo europeo dedicato al tema della sicurezza sul lavoro, che ha istituito il DASA Award associato al Micheletti Award, sino al MUSE di Trento e la Città della Scienza di Napoli, arrivando – solo per citare gli esempi dei vincitori delle edizioni più recenti – a grandi e prestigiosi musei europei quali il Riverside Museum di Glasgow e il Textile And Industry Museum.

I tre giorni di evento, che si concluderanno con la proclamazione del vincitore, prevedono una fitta serie di incontri ed iniziative alle quali parteciperanno oltre 100 illustri rappresentanti del mondo della cultura tra direttori di musei, relatori nazionali e internazionali ed esperti del settore.

In linea con il tema di Expo 2015, la manifestazione si aprirà con l’incontro dal titolo I musei del cibo tra cultura e industria che si terrà giovedì 7 alle ore 10:00 presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. L’incontro, promosso da Fondazione Musil, European Museum Academy, Museimpresa e Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci ha l’obiettivo di valorizzare i patrimoni culturali, saperi ed esperienze del sistema agroalimentare. (cliccate qua per maggiori informazioni su questa iniziativa)

Dalla sera di giovedì 7 , alle ore 19:00 il palcoscenico dell’evento si sposta a Brescia con il Benvenuto alla XX Edizione del Luigi Micheletti Award che avrà luogo all’interno di Palazzo Martinengo-Colleoni (ex Tribunale).

Venerdì 8, ospiti del Museo di Santa Giulia, la giornata si apre con la sessione di presentazione dei musei candidati a questa edizione del premio; segue la sessione dedicata ai venti anni del Luigi Micheletti Award; alle 16:00 avverrà la premiazione del concorso europeo Heritage in Motion, promosso da EMA ed Europa Nostra con Europeana per concludersi in bellezza con l’inaugurazione della mostra “Roma e le genti del Po” che attraverso 500 eccezionali reperti esposti, racconta della grande vicenda che ha portato, tra il III e il I secolo a.C., all’unione tra la Roma repubblicana e le genti del Po e di “BRIXIA. Parco Archeologico di Brescia Romana”, il più esteso parco archeologico a nord di Roma.

La giornata conclusiva di sabato 9 si articolerà su due sedi. La mattina, i partecipanti saranno accolti all’interno Museo dell’Energia Idroelettrica di Cedegolo, in Valle Camonica, dove potranno partecipare ad una serie di seminari in sessioni parallele tra i quali Museums and Digital Creativity e History at Museum. Sharing our experiences and European networking; segue la cerimonia di inaugurazione dei nuovi spazi restaurati al MUSIL di Cedegolo e la visita alla mostra dello scultore Perry Bianchini Bio-local lunch. Alle 19:00 ci si sposta tutti al Salone Vanvitelliano Palazzo della Loggia, Brescia per l’attesa cerimonia di premiazione del XX Luigi Micheletti Award, ospite d’onore Diana Bracco Presidente EXPO e Amministratore Delegato del Gruppo Bracco. 18 I musei in lizza per il premio, tra questi, a rappresentare l’Italia il MAGMA Museum of Arts di Follonica e il Parco di Portofino “La Batterie”.

Il Luigi Micheletti Award 2015 è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e l’Associazione Industriale Bresciana, e con il patrocino della Regione Lombardia, della Provincia di Brescia, dell’Università degli Studi di Brescia, di Icom (International Council of Museums).

Le date del premio sono nel calendario dell’European Industrial and Technical Heritage Year 2015.

Gli sponsor che hanno reso possibile la manifestazione sono: A2A, Consorzio Grana Padano, Fondazione Comunità Bresciana, Ori Martin, Feralpi, Aso Group, Eredi Gnutti, Centrale del Latte di Brescia, Rubinetterie Bresciane, Gefran, Dac.

Per informazioni dettagliate sull’evento cliccate qua Luigi Micheletti Award




Paraboloidi. Un patrimonio dimenticato dell’architettura moderna

“Paraboloidi. Un patrimonio dimenticato dell’architettura moderna”, il volume realizzato da Marcello Modica e Francesca Santarella ed edito da Edifir illustra un fenomeno architettonico ancora in gran parte sconosciuto in Italia.

 

I paraboloidi, infatti, nonostante le loro origini ed evoluzione nel corso del Novecento abbiano interessato in modo significativo proprio questo paese, sono delle strutture la cui conoscenza è ancora poco diffusa. Trattasi dei magazzini industriali a copertura parabolica (comunemente detti paraboloidi, sebbene il termine non sia propriamente esatto): maestose volte nervate in cemento armato, unione perfetta tra funzionalità ed estetica, che hanno conquistato una posizione di tutto rispetto nell’architettura industriale legata al Movimento Moderno ed alla produzione seriale – tanto da essere successivamente “esportati” in numerosi paesi europei.

L’obiettivo di questo libro è di fare luce, per la prima volta in Italia, su un patrimonio storico, architettonico e culturale di valore inestimabile che, per la sua natura “industriale”, è costantemente a rischio di estinzione.

I 91 paraboloidi in Italia

Al centro della ricerca vi è un’articolata cronologia che descrive la storia di ognuno dei 91 esemplari realizzati sul territorio italiano tra il 1920 e il 1970 (presenti in tutte le regioni ad esclusione della Valle d’Aosta, Lazio, Molise e Basilicata), con un ricco ed inedito corredo di fotografie d’epoca e attuali, disegni, planimetrie originali, e un cenno ai recuperi effettuati e ai magazzini presenti in territorio europeo.

Tra i numerosi esemplari esistenti alcuni emergono per caratteristiche architettoniche, innovazioni costruttive e dimensioni. In ordine cronologico: il magazzino clinker dello stabilimento Italcementi di Casale Monferrato, primo esemplare di silos parabolico mai realizzato (1922-23); il silos perfosfato della Montecatini di Romano di Lombardia (1924-25); il vasto magazzino fertilizzanti azotati dello stabilimento chimico di Nera Montoro (1929-35); l’insieme dei magazzini del sale progettati da Pier Luigi Nervi, tra cui spiccano gli esemplari di Margherita di Savoia (1933-35), Tortona (1950-51) e Bologna (1954); i “paraboloidi della ricostruzione” della Montecatini presso Crotone (1946-47), Assisi (1948) e Castelfiorentino (1948), poi Legnago (1954-55) quale primo esemplare di paraboloide “tipo Montecatini” – ispirato ai progetti dell’ing. Giulio Borrelli – e Porto Recanati (1955), primo silos parabolico a testata “aperta”; tra le fabbriche consorziali del Nord Italia: Portogruaro (1949, presso la Fabbrica Perfosfati), Mantova (1952, presso la Fabbrica Mantovana Concimi Chimici), Cerea (1953-54, presso la Fabbrica Cooperativa Perfosfati), Piacenza (1954, presso il Consorzio Agrario) e Ravenna (1956-57, presso la Società Interconsorziale Romagnola); il magazzino per solfato ammonico presso lo stabilimento SNIA di Torviscosa (1961); i grandi paraboloidi a copertura continua costruiti dalla Montecatini-Edison a Porto Marghera, in particolare quelli dello stabilimento Fertilizzanti Complessi (1962-67) e del nuovo Petrolchimico (1970-71); i nove paraboloidi gemelli a copertura continua costruiti dalla Edison nel petrolchimico Sincat di Priolo (1956-60); i magazzini per fertilizzanti azotati dell’ANIC di Ravenna (1961-62) e relative riproduzioni di Gela (1962-63) e Manfredonia (1969-70); gli ultimi, enormi silos parabolici costruiti dalla Montedison presso Cirò Marina (1970) e Ferrara (1977).

Tra i pochi edifici recuperati si annoverano i due paraboloidi di Cerea (trasformati in centro congressi nei primi anni Duemila), quelli ex Montecatini di Assisi (recuperati in più fasi tra il 1999 e il 2008, oggi sede di un teatro, spazi espositivi e culturali) e il piccolo pseudo-paraboloide della Cimatoria Campolmi di Prato (interamente restaurato e dal 2009 sede della Biblioteca della città). Notevole anche il recupero a fini di pubblica utilità del paraboloide “Embarcadero” di Caceres, in Spagna, avvenuto nel periodo 2000-2006.

I due paraboloidi della Montecatini di Assisi

I due paraboloidi della Montecatini di Assisi. Il caso di Assisi è tra i più interessanti nel panorama italiano dei paraboloidi, essendo tra l’altro uno dei pochi che ha visto il restauro integrale degli edifici ex industriali. In occasione della ricostruzione post-bellica dello stabilimento di Assisi-Santa Maria degli Angeli la società Montecatini decide di attrezzare la rinnovata fabbrica di perfosfato minerale con un grande silos parabolico con chiave ribassata (intendendo con questa definizione i silos che presentano nastro trasportatore posto in una struttura in c.a. sottostante la chiave di volta) ed estradossi a vista, completato nel 1948 e costituito da due sezioni rispettivamente di 11 e 8 archi parabolici in cemento armato e stazione automatizzata di insacco mediana. Un secondo paraboloide, di dimensioni più ridotte, viene aggiunto poi tra il 1955 e il 1956. La fabbrica di perfosfato cessa l’attività negli anni Settanta e, successivamente, viene acquisita dall’Amministrazione Comunale. Negli anni Novanta si concretizza l’interesse verso il primo dei due silos parabolici. La porzione dell’edificio a nord è riutilizzata a fini ricreativi e ludico sportivi (palestra boxe, bocciofila, bar, piscina), la porzione a sud viene sottoposta ad un recupero conservativo ad opera degli ingg. Roberto Radicchia e Marco Mezzi, per ospitare poi la sede del Teatro Lyrick (inaugurato nel 2000). A distanza di qualche anno anche il secondo paraboloide, in condizioni di grave degrado come il primo, subisce un pregevole restauro (ingg. Giuseppe e Giacomo Ferroni) e si trasforma in spazio polifunzionale per eventi e congressi. In corso la rifunzionalizzazione della torretta centrale del “Morandi”, destinata ad ospitare un museo della boxe ed altre funzioni connesse.

Ai padiglioni di Assisi è dedicata una delle pochissime pubblicazioni italiane riguardanti i silos parabolici, ovvero La ricerca dell’arco perfetto. Da Morandi a Nervi, in ≪Bollettino per i Beni Culturali dell’Umbria≫, III, n. 4, Quaderno 1, 2010.

A proposito dell’origine dei due edifici. I due edifici vengono tradizionalmente fatti risalire a Riccardo Morandi (il più antico) e Pier Luigi Nervi (il secondo), anche se in realtà tali progetti non figurano negli elenchi ufficiali delle opere di costoro. Molto più probabile il coinvolgimento di ingegneri e tecnici interni alla società Montecatini, vista la somiglianza tipologica del primo paraboloide con un altro realizzato precedentemente (1940) dalla stessa società presso lo stabilimento chimico di Crotone. Il cosiddetto “Morandi” presenta caratteristiche di assoluta originalità, come la pensilina costituita da una successione di volte a botte sormontate da aperture a lunetta che si aprono nella volta monolitica in cemento armato. Il “Nervi”presenta invece grandi somiglianze con l’analogo denominato “Nervi”, ex Montecatini, esistente a Porto Recanati.

Gli autori

Marcello Modica, urbanista e fotografo, si occupa da diversi anni di archeologia industriale sul territorio italiano ed europeo. Ha partecipato come guest lecturer a numerose conferenze sul tema (Università degli Studi di Genova, Università Cattolica di Milano, 13° Biennale di Architettura di Venezia, NovarArchitettura) e collabora stabilmente con riviste scientifiche (Urbanistica, Patrimonio Industriale, Industriekultur, Llàmpara Patrimonio Industrial).

Francesca Santarella, studiosa di archeologia industriale, è consigliere comunale a Ravenna dal 2011. Di sua iniziativa la campagna di sensibilizzazione pubblica per la salvaguardia del paraboloide ex SIR.

Titolo: Paraboloidi. Un patrimonio dimenticato dell’architettura moderna
Autore: Marcello Modica, Francesca Santarella – prefazione di Alberto Giorgio Cassani
Casa Editrice: Edifir www.edifir.it
ISBN:978-88-7970-705-3
Lingua:Italiano




La storica fabbrica di Fisarmoniche Dallapè a Stradella è a rischio

La storica fabbrica di Fisarmoniche Dallapè di Stradella, in provincia di Pavia, è un piccolo gioiello di archeologia industriale da preservare.

Mariano Dallapè, stradellino d’adozione ma trentino di nascita, come si legge in conclusione della voce “Fisarmonica” dell’Enciclopedia Italiana Della Musica: fu il personaggio di maggior rilevo che in Italia riuscì, con geniali intuizioni, a trasformare l’arcaico organetto nella più completa e complessa fisarmonica diatonica a cassetta.

Costruì il primo prototipo nel 1871; nel 1876 diede avvio all’attività artigiana con una piccola bottega che ampliò negli anni fino ad arrivare nel 1928 , anno della sua morte, a contare circa 300 operai. Una vera e propria industria.

La Dallapè si poteva vantare di costruire ogni particolare dello strumento all’interno dello stabilimento. Il fabbricato era articolato in diversi capannoni con un’officina meccanica per la preparazione degli stampi e di tutti i più piccoli particolari metallici delle fisarmoniche ed in particolare dei semilavorati delle “voci” che hanno sempre costituto la particolarità ed il pregio delle fisarmoniche Dallapè.

Abbinati all’officina c’erano anche un reparto fonderia (dove avveniva la fusione delle piastre supporto delle voci più basse dello strumento e che utilizzava una lega speciale di alluminio e bronzo miscelati in quantità che costituivano un po’ il segreto della loro sonorità) e un reparto attrezzato con bagni galvanici dove parecchi particolari metallici venivano zincati e cromati.

C’era poi un attrezzato reparto falegnameria con macchinari per la lavorazione del legno dove prendeva corpo la struttura dello strumento.

Era anche presente un ampio magazzino dove confluivano tutti i semilavorati da distribuire agli operai per le varie lavorazioni di loro competenza.

C’erano anche Il reparto “manticisti” per la preparazione del mantice della fisarmonica, il reparto “decoratori” che si occupavano dell’eleganza estetica con ricchi intarsi di madreperla sul corpo dello strumento, il reparto “tastieristi” che preparavano le tastiere a tasti ed a bottoni, il reparto “meccanicari” dove venivano montati i meccanismi dei bottoni dei bassi , il reparto “vocisti” dove si assemblavano le piastrine con l’ancia vibratile che davano il suono alla fisarmonica. Erano ancora presenti, dislocati in vari stanzini separati dove lavoravano senza disturbarsi, gli “accordatori” . Infine il locale per l’assemblaggio finale della varie parti dove avveniva anche la correzione di eventuali difetti , il collaudo e il controllo di qualità. Per ultimo il reparto “spedizioni”.

Il controllo qualità era meticoloso e come sigillo finale di garanzia c’era sempre il tocco finale del fondatore che, proprio quale garanzia del fatto che lo strumento era passato nelle sue mani, apponeva su ogni fisarmonica, integrata nell‘intarsio in madreperla, una sua fotografia.

Annessi alla fabbrica sono ancora presenti anche gli uffici arredati negli anni ’30 e lo studiolo dove lavorava Mariano Dallapè con ancora il suo banchetto da lavoro.

Negli anni a seguire, dopo il 1929, varie vicende dovute a fenomeni economici (1929 Wall street) di natura musicale legati al cambio delle mode, di natura politica relativi a problemi nei vari mercati mondiali di diffusione, hanno portato ad un ridimensionamento della superficie della fabbrica che comunque ha mantenuto l’importante facciata e parecchi dei vari reparti con tutte le attrezzature ed i macchinari.

Alla fine del 2010 é stato prodotto l’ultimo strumento e il trade-mark è stato ceduto alla ditta Roland che a tutt’oggi provvede a mantenere alto nel mondo il nome di Dallapè grazie alla diffusione mondiale del mitico suono attraverso l’utilizzo della tecnica del campionamento applicata alle loro fisarmoniche digitali.

Oggi la Fabbrica Dallapè è a rischio

La Fabbrica Dallapè è rimasta praticamente ferma dalla fine 2010, anno della chiusura.
C’è stato qualche interessamento da parte delle istituzioni, grandi apprezzamenti per il fascino del sito, dei macchinari, degli arredamenti delle attrezzature degli archivi, ma fino ad ora nessun tipo di aiuto e quindi nulla di concreto.
L’immobile è sito al centro di Stradella e purtroppo per la famiglia Dallapè non sarà possibile attendere ancora a lungo. Sarebbe veramente un delitto arrivare a disperdere questi tesori frutto di oltre un secolo di lavoro in un campo che ha dato onore all’Italia nel mondo e che tanti ci invidiano dato che non esiste in nessun altro luogo un sito di archeologia industriale simile a questo.

Sito archeologico industriale: La Fabbrica di Fisarmoniche Dallapè
Settore industriale:Industria strumenti musicali
Luogo: Stradella – Pavia – Lombardia
Proprietà/gestione: Mariano Dallapè e Figlio s.n.c. www.dallape-accordions.com
Testo a cura di: Dott. Amleto Dallapè

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Libro Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda

“Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda” è un libro che attraverso splendide fotografie e testi accurati racconta del recupero di uno degli esempi più significativi del patrimonio industriale della città di Milano.

Edito da Silvana Editoriale, casa editrice storica specializzata in storia dell’arte, il libro “Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda” è stato realizzato grazie alla collaborazione della prof.sa Maria Antonietta Crippa, del prof. Ferdinando Zanzottera (docenti del Politecnico di Milano), dell’Ing. Gian Luca Lapini e dell’Arch. Carlo Capponi che hanno curato i testi dando corpo alle ragioni e all’acuta sensibilità critica con la quale l’Arch. Nicola Gisonda ha attuato il moderno restauro e ha avviato l’attività delle Officine del Volo.

Le Officine del Volo in fatti, sono il frutto dell’attento lavoro di recupero e ripristino delle “Officine Aeronautiche Caproni di Taliedo” attuato dall’Arch. Nicola Gisonda. Questo intervento di restauro trova la sua naturale e propria collocazione nel contesto dell’archeologia industriale che negli ultimi decenni ha consentito la rivalutazione del patrimonio urbano periferico di Milano, permettendo di omogeneizzare elementi storici, urbanistici e ambientali in una realtà nuova e funzionale per la città.

Il volume si avvale di un corredo d’immagini elaborato da due professionisti della fotografia, Gabriele Basilico e Matteo Piazza, che dà un contributo fondamentale alla comprensione visiva dell’estensione e della qualità del complesso, ormai di carattere nettamente urbano, in cui le Officine del Volo si inseriscono, contribuendo alla percezione del valore dell’ampliamento della città compatta attraverso il rigoroso rispetto e valorizzazione dei tessuti edilizi periferici.

Il libro è stato realizzato col patrocinio della Provincia di Milano.

Titolo: Officine del Volo: un progetto di Nicola Gisonda
Curatore: Maria Antonietta Crippa e Ferdinando Zanzottera
Casa Editrice: Silvana Editoriale www.silvanaeditoriale.it/
Lingua: Edizione Bilingue: italiano e inglese