L’Archeologia Industriale in podcast-geolocalizzati su Loquis

Archeologiaindustriale.net lancia il nuovo canale podcast sulla piattaforma Loquis, un modo diverso per raccontare il nostro patrimonio industriale descrivendolo attraverso le sfumature che solo la voce sa dare.

Archeologia industriale podcast loquis

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Podcast, il piacere dell’ascolto in numeri

Secondo i dati della 3ª edizione della Ipsos Digital Audio Survey pubblicata ad ottobre 2021, la ricerca che misura l’ascolto e la modalità di fruizione di tutte le forme di Digital Audio, i podcast si confermano un’opportunità preziosa per il mondo editoriale e dell’intrattenimento. Il dato monitorato dall’indagine, “l’ascolto dei podcast nell’ultimo mese”, raggiunge nel 2021 quota 31% tra i 16-60enni (circa 9,3 milioni di persone), con una crescita lieve ma che consolida la tendenza positiva registrata lo scorso anno (nel 2020 i podcast avevano visto un balzo di ben 4 punti percentuali, passando dal 26% al 30%): una riprova del fatto che la diffusione del format è un frutto stabile e non transitorio del processo di digitalizzazione avvenuto nel contesto pandemico. Il format resta marcatamente giovane (44% di under 35), ma nel 2021 crescono anche i target adulti, laureati (27%) e professionisti (13%).

I podcast-geolocalizzati di Loquis per il marketing turistico

Chi si occupa di marketing turistico certamente ha avuto modo di constatare negli ultimi anni la crescita di interesse nei confronti dei podcast da parte dei viaggiatori. Di semplice fruizione (basta uno smartphone), il podcast consente di attingere via audio a descrizioni di luoghi e narrazioni di esperienze lasciando sguardo e corpo liberi di esplorare gli spazi in autonomia. È in questa logica che nel 2018 prende vita la startup Loquis che al formato audio aggiunge un elemento in più: la geolocalizzazione.

“L’idea nasce da un viaggio in macchina e dalla curiosità di ascoltare, senza doversi fermare a guardare uno schermo, quali fossero le storie del paese in cima alla collina che si stagliava davanti agli occhi. Pensavamo a un modo per raccontare i luoghi a chiunque ci passasse accanto, incrociando le posizioni dei racconti audio con quelle degli utenti o delle destinazioni ricercate dagli utenti. Quello che abbiamo scoperto è che aggiungendo questa semplice informazione a un podcast siamo in grado di creare e liberare un valore enorme e dare voce al nostro mondo“, spiega il fondatore e Ceo di Loquis Bruno Pellegrini. “Abbiamo così immaginato, disegnato e sviluppato una piattaforma – prosegue Pellegrini – che cataloga e pubblica esclusivamente podcast di viaggi, esperienze, aneddoti, memorie, storie, riconoscendo le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) dei luoghi narrati. Ma c’è dell’altro. Abbinando la geolocalizzazione dei contenuti a quella degli utenti, in tempo reale, si aggiunge una nuova modalità di ascolto – che non è più quella “lineare” tipica dei podcast, che richiede l’attività di cercare, selezionare e cliccare un contenuto. È una modalità di ascolto automatica. Funziona come un navigatore Gps che invece delle direzioni di guida ci racconta le storie dei luoghi che abbiamo davanti agli occhi, mentre passeggiamo, guidiamo o viaggiamo in treno. Si apre un nuovo mondo, quello dell’audio augmented reality, della realtà arricchita tramite l’audio”.

I podcast del patrimonio industriale su Loquis

Ed è così che, fedele alla propria missione di promuovere il patrimonio industriale italiano, anche Archeologiaindustriale.net sbarca su Loquis aprendo un canale nel quale tutte le realtà operanti in quest’ambito possono trovare spazio per raggiungere un pubblico sempre più ampio in un’ottica di multichannel experience.

Ascolta i podcast di Archeologia Industriale su Loquis Logo Loquis podcast geolocalizzati




Fabbriche ritrovate. Patrimonio industriale e progetto di architettura in Italia – Il nuovo libro

È uscito il nuovo libro sul patrimonio industriale realizzato a quattro mani dal professore Massimo Preite e dall’architetto Gabriella Maciocco, con la prefazione del presidente Aipai Edoardo Currà. Il libro è edito da Effigi e fa parte della collana Industrial Heritage.

Fabbriche ritrovate vuole essere una ricognizione delle migliori esperienze di riuso del patrimonio industriale condotte in Italia negli ultimi 30 anni. Nella prima sezione “Le fabbriche com’erano” il lettore potrà trovare un breve profilo storico degli stabilimenti di cui, nella seconda sezione “Le fabbriche ritrovate”, sono illustrati i progetti attraverso cui gli architetti hanno reinterpretato forma e funzioni delle architetture industriali. Nella terza sezione “Fabbriche e città” compaiono gli esempi di alcuni quartieri urbani in cui il recupero del patrimonio industriale dismesso ha rappresentato una leva fondamentale per la loro rigenerazione.

Fabbriche ritrovate

Riuso del patrimonio industriale, tra conservazione e trasformazione

Questa pubblicazione è nata da una mostra organizzata nel 2018 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile, in concomitanza al 17° Congresso di The International Committee for the Conservation of Industrial Heritage (TICCIH). In quell’occasione fu presentata una prima selezione di progetti realizzati di riuso del patrimonio industriale in Italia, nella convinzione che dalle esperienze condotte nel nostro paese emergesse una significativa varietà degli approcci possibili al tema del riuso delle antiche fabbriche.

La selezione fornita in queste pagine, pur nella sua inevitabile soggettività, ha cercato di includere un numero ancora maggiore di esperienze, desunte sia dalla conoscenza diretta degli autori, sia dallo spazio che hanno ricevuto nella stampa specializzata. Tali progetti hanno rivelato una forte carica sperimentale, resa necessaria dalla mancanza di una cornice condivisa di principi in grado di fissare quale dovrebbe essere l’equilibrio da osservare fra conservazione e trasformazione. In base alla propria esperienza, gli architetti che si sono cimentati in interventi di “adaptive reuse” hanno dato la propria personale risposta ai dilemmi in cui incorrono le pratiche di riuso del patrimonio dismesso: quali sono i margini di trasformazione entro cui un intervento deve restare per non compromettere i caratteri dell’edificio? Cosa è sacrificabile e quali, invece, sono gli elementi la cui conservazione non è negoziabile? Cosa è invece possibile cambiare?

La risposta a tali quesiti che, come già detto, non è potuta essere che soggettiva, ha messo in luce una grande varietà di strategie per quanto riguarda il rapporto con la storia della fabbrica da recuperare, la rimodulazione dei suoi spazi interni, l’impiego di nuovi materiali, gli inserimenti di nuova edilizia secondo rapporti di analogia formale o di opposizione stilistica con le strutture preesistenti, oppure la demolizione controllata di certe componenti per aprire e rendere accessibili spazi primi preclusi. Il libro vuole essere dunque una ricognizione delle migliori esperienze condotte in Italia negli ultimi 30 anni attraverso un certo numero di schede illustrative dei progetti selezionati, intese a fornire un’adeguata rappresentazione delle scelte di volta in volta effettuate.

Fabbriche ritrovate: gli autori

Massimo Preite, già professore di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura (DIDA) dell’Università di Firenze, insegna Patrimonio industriale nel master Erasmus Mundus Techniques, Patrimoines, Territoires de l’Industrie (TPTI) presso l’Università di Padova. Ha svolto un’intensa attività di ricerca sulla conservazione e la valorizzazione del patrimonio industriale. È membro dei Board di The International Committee for the Conservation of Industrial Heritage (TICCIH), della European Route of Industrial Heritage (ERIH) e dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI). È autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Paesaggi industriali del Novecento”, “Masterplan, la valorizzazione del paesaggio minerario”, “Towards a European Heritage of the Industry” e “Paesaggi industriali e patrimonio Unesco”.

Gabriella Maciocco, architetto, nel corso della sua attività ha svolto lavori di pianificazione urbanistica e di recupero/valorizzazione di siti industriali dismessi in Italia. Ha partecipato alla progettazione dei parchi e dei musei minerari di Abbadia San Salvatore (SI), delle Colline Metallifere (GR) e di Servette (AO). Dai suoi lavori di ricerca sul patrimonio industriale ha tratto numerose pubblicazioni, fra cui i libri “Da miniera a museo: il recupero dei siti minerari in Europa”, “La miniera di mercurio di Abbadia San Salvatore”, “Archeologia industriale in Amiata” e altri saggi. È membro dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale” (AIPAI).

 

Titolo: Fabbriche ritrovate
Autore: Massimo Preite e Gabriella Maciocco
Casa Editrice: Effigi
ISBN: 9-788855-243414
Lingua: italiano/inglese




I 2° Stati Generali del Patrimonio Industriale, un evento per celebrare 25 anni di lavoro e di passione

Dal dal 9 all’11 giugno 2022, si svolgeranno tra Roma e Tivoli i 2° Stati Generali del Patrimonio Industriale. L‘evento è organizzato da AIPAI e DICEA – Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale e promosso da AIPAI, DICEA e TICCIH Italia.

Stati Generali del Patrimonio Industriale

L’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale – AIPAI, nel celebrare i 25 anni di impegno sul fronte del censimento, della conoscenza, della tutela e della valorizzazione del Patrimonio Industriale, organizza e promuove i 2° Stati Generali del Patrimonio Industriale per chiamare nuovamente a riunirsi studiosi, amministrazioni, enti preposti alla conservazione e alla tutela, progettisti, associazioni, operatori turistici e tutti i soggetti coinvolti nel vasto impegno in questo ancora giovane ambito di heritage.

La visione congressuale è quindi di ampia prospettiva ed è ben rappresentata dall’insieme delle aree tematiche, che toccano tutti i temi dell’attualità del Patrimonio Industriale.

Le Aree tematiche dei 2° Stati Generali del Patrimonio Industriale

Sono 11 le aree tematiche nelle quali si articola l’evento:

1 Macchine e cicli produttivi storici del patrimonio industriale

Renato Covino, Antonio Monte, Laura Severi

I temi relativi alle macchine e ai cicli produttivi storici del patrimonio industriale hanno riscosso negli anni scarsa attenzione rispetto a quelli dei monumenti, dei siti e delle aree. Si intende quindi volgere lo sguardo alla macchina, tramite l’analisi dei progressi tecnici e della loro applicazione ai processi industriali nei vari settori, della permanenza di macchine antiche e della loro proiezione , grazie a lente ma non insignificanti trasformazioni, fino a tempi recenti. La prima sessione propone dunque di concentrarsi sull’intero processo produttivo, sulle sue fasi ed evoluzioni; nella seconda si affronta come tema la singola macchina e nella terza la sua relazione con l’oggetto edilizio. La quarta, infine, apre le prospettive ai temi della conservazione e della valorizzazione di macchine e cicli.

2 Città e territori dell’industria

David Celetti, Giovanni Luigi Fontana, Andrea Gritti, Amedeo Lepore, Massimo Preite

Le imprese realizzarono opere di infrastrutturazione territoriale e di ingegneria sociale in tutte le fasi del processo di industrializzazione, inizialmente a supporto di specifiche iniziative imprenditoriali, poi in attuazione di progetti sempre più complessi e diversificati. La sessione intende analizzare come le opere sociali delle imprese, in particolare quelle destinate alle residenze per i dipendenti, abbiano influito sui fenomeni di urbanizzazione e di aggregazione sociale, accompagnando l’evoluzione delle città industriali, dalle comunità fabbrica proto industriali ai primi isolati esperimenti di città del lavoro fino alla loro compiuta definizione ed integrazione nei grandi contesti urbani e metropolitani.

3 Paesaggi della produzione

Maria Carcasio, Franco Mancuso, Claudio Menichelli, Maurizio Morandi, Silvia Tardella, Augusto Vitale

L’antropizzazione industriale è il filo conduttore che unisce i paesaggi extraurbani di tutta Europa, dai territori di grande pregio a quelli compromessi in attesa di rigenerazione. Fu con l’avvento dell’industria, infatti, che il paesaggio, fino ad allora considerato solo in una dimensione orientata da categorie estetico naturalistiche, venne percepito come una realtà complessa, frutto di incursioni che posero in primo piano aspetti quali il progresso tecnico scientifico, la produzione di massa, la velocità. Da quel momento in poi fu sempre più importante integrare architettura, ambiente, economia e istanze sociali per la comprensione e la cura delle nuove dimensioni dei paesaggi: dall’agricoltura industrializzata ai distretti produttivi perifluviali, dalle realtà estrattive, ai settori della produzione ad esse connesse. A tutti questi aspetti e a molti altri legati ai territori postindustriali si intende dedicare uno spazio in questa area.

4 Infrastrutture e patrimonio urbano

Marina Docci, Ilaria Giannetti, Franco Mancuso, Stefania Mornati, Palmina Trabocchi, Rita Vecchiattini, Ilaria Zilli

Negli anni di profonde trasformazioni che interessano le grandi città a partire dalla metà dell’Ottocento, un ruolo di primo piano assume la progettazione o l’implementazione delle infrastrutture, da quelle portuarie a quelle per i trasporti, per l’energia, per la distribuzione o lo smaltimento delle acque. Le politiche pubbliche per l’approvvigionamento delle derrate alimentari hanno portato, negli stessi anni, alla costruzione di un gran numero di mercati, all’ingrosso e al dettaglio, che ancora oggi caratterizzano e innervano i nostri centri urbani. Si delinea nell’insieme un sistema di elementi –puntuali, diffusi o di rete –a servizio della città, di estremo interesse ma ancora poco studiato. Un patrimonio talvolta abbandonato, spesso poco conosciuto o dimenticato, che necessita di approfondimenti e di proposte rispettose di significati e valori, per una sua re-immissione nella contemporaneità.

5 La costruzione per l’industria. Innovazione tecnologica e sperimentazione di materiali, tecniche e procedimenti

Edoardo Currà, Ilaria Giannetti, Rossella Maspoli, Antonello Pagliuca, Cesira Paolini, Martina Russo

Le ricerche nel campo della storia della costruzione su architetture, opere di ingegneria e infrastrutture industriali privilegiano un approccio multidisciplinare, muovendosi attraverso studi sui materiali e le tecniche, gli attori e i processi, le teorie e le economie. La costruzione per l’industria ha costituito, nel XIX e nel XX secolo, un luogo privilegiato per la sperimentazione tecnologica e nell’ambito di questo tema è possibile individuare casi significativi di complessi industriali, figure di progettisti o storie di imprese coinvolti nella proposizione di materiali e soluzioni innovative. Le specificità della storia della costruzione contribuiscono a definire coerenti e adeguati processi di manutenzione, conservazione e trasformazione delle strutture storiche, mettendo a servizio della valutazione degli interventi le originali letture dello stato di fatto degli edifici fabbrica.

6 Memoria dell’industria e del lavoro

Vittoria Ferrandino, Giovanni Luigi Fontana, Amedeo Lepore, Carolina Lussana, Massimo Negri, Massimo Preite

La vicenda delle imprese è stata ed è al centro del processo di industrializzazione del Paese. L’industria, le persone e i territori sono portatori di una cultura fatta di istituzioni, attività, comportamenti e linguaggi diffusa e varia, che è cambiata nel tempo. Questo cambiamento è registrato analiticamente negli archivi e nei musei. Non solo archivi e musei salvaguardati e attivi, ma anche un ecosistema fatto di archivi e musei del lavoro, delle organizzazioni sindacali, archivi e musei pubblici, di istituzioni centrali o locali, scuole e istituzioni formative, archivi di architetti e di società di ingegneria, organizzazioni di rappresentanza e associazioni, archivi e musei privati o familiari. Il ruolo pervasivo e trasversale degli archivi e dei musei sul patrimonio industriale ne fanno elementi da salvaguardare nella loro materialità e da valorizzare, in modo dinamico e in una logica di rete, con approcci il più possibile aperti e trasversali.

7 Storia e cultura del lavoro

Andrea Caracausi, Paolo Raspadori

Si propone di approfondire le relazioni fra archeologia industriale e storia del lavoro in un’ottica di lungo periodo, guardando anche all’età preindustriale (inclusa l’età medievale) e affrontando tematiche legate a temi quali l’organizzazione e i rapporti di lavoro, l’emergere di nuove forme e nuovi spazi di lavoro, la sostenibilità ambientale, la divisione di genere, la sociabilità (mense e dopolavoro), la vita privata (abitazioni e quartieri operai) e la memoria del lavoro (racconti e ideologia del lavoro).

8 Restauro, conservazione e recupero

Massimo Bottini, Marina Docci, Rossella Maspoli, Claudio Menichelli, Cristina Natoli, Manuel Ramello

La questione dell’uso e del riuso è al centro di ogni ragionamento che riguarda la conservazione, il restauro e il recupero del patrimonio industriale, sia che esso possa continuare a svolgere la propria funzione, sia che debba accoglierne di nuove. In entrambi i casi la conservazione deve convivere con la trasformazione, per colmare le distanze tra le esigenze del passato e quelle attuali. La conoscenza, nelle sue diverse declinazioni, accompagna tali processi e orienta le scelte operative, mentre la tutela è condizione necessaria perché il mantenimento delle valenze materiali e immateriali del patrimonio possa convivere con i suoi percorsi evolutivi.

9 Riuso e pratiche di rigenerazione

Maria Elena Castore, Edoardo Currà, Sara De Maestri, Cristina Natoli, Cesira Paolini, Manuel Ramello, Laura Severi

Riuso, riuso adattivo, riuso temporaneo, recupero, rigenerazione, rifunzionalizzazione, riqualificazione: un universo lessicale per inquadrare le sfumature del ripensamento delle aree industriali dismesse come opportunità per il territorio. Quali sono gli ingredienti del successo di queste iniziative? Conoscenza archeo-industriale, approccio visionario –che non manchi dell’esame delle condizioni al contorno –e sperimentazione progettuale. Sono presupposti indispensabili, come anche la capacità di captare e indirizzare finanziamenti e altre possibili risorse. Da questo punto di vista, in Europa si registra la priorità dell’innovazione e della green economy, poste alla base della ripresa e di una ritrovata competitività. Tra strategie urbane e territoriali, soluzioni architettoniche e strumenti attuativi, le riflessioni di questa area tematica danno spazio alle pratiche sperimentali e innovative che vedono centrale il patrimonio industriale.

10 Immagine e comunicazione dell’industria

Renato Covino, Angelo Desole, Carolina Lussana, Antonio Monte

L’industria ha fin dai suoi esordi fatto ricorso a strumenti di comunicazione e promozione, a partire dal marchio, primo elemento portatore di un valore identitario e di comunicazione, e poi con la pubblicità istituzionale, di prodotti e di servizi. C’è inoltre il fronte commerciale, con cataloghi, brochures, album su prodotti e impianti; c’è la comunicazione tecnica fatta di bollettini, rassegne, schede di uso e installazione, descrizione di reparti e processi produttivi; c’è la comunicazione istituzionale, fatta di pubblicazioni, brochures o edizioni realizzate in occasione di eventi, costruzioni, inaugurazioni, visite. Fonti e documenti più diversi, dove all’illustrazione e al disegno degli anni dell’esordi dell’industria, si aggiungono ben presto i nuovi linguaggi dell’Ottocento  e del Novecento: la fotografia, prima, ed il cinema, poi. Un patrimonio di fonti essenziali per studiare il patrimonio industriale.

11 Turismo industriale. Esperienze di fruizione e di mobilità

Francesco Antoniol, Massimo Bottini, Maria Elena Castore

Il turismo industriale, spesso, è identificato come turismo esperienziale. Alla luce di criticità e opportunità emerse con la pandemia che, a livello globale e non solo culturale, ha messo a dura prova visita e fruizione del patrimonio industriale, è opportuno riflettere sulle azioni messe in campo dai soggetti che si occupano di valorizzazione dell’ industrial heritage a fini turistici. Qual è lo stato post pandemia delle route del patrimonio industriale? Come ne escono i tracciati e i progetti di mobilità dolce? Quali sono le valutazioni odierne su un sistema di fruizione classico basato sulla trasmissione di contenuti in presenza e quali le potenzialità della fruizione degli stessi a distanza? La digitalizzazione delle comunicazioni e dei rapporti tra soggetti interessati alla promozione e alla vendita del prodotto turistico ha avvicinato
realtà che, tradizionalmente, viaggiano a velocità diverse: musei, associazioni di promozione culturale, agenzie, guide turistiche e attori dell’ hospitality.

La call for paper

Stati Generali Patrimonio Industriale

Le numerose sessioni propongono infine specifici approfondimenti che potranno essere integrati da quelli che scaturiranno dalle submission dei partecipanti. Per presentare il proprio elaborato c’è tempo sino al 23 gennaio 2022.

Gli abstract delle proposte di contributo dovranno essere inoltrati all’organizzazione tramite la piattaforma Easy Chair. Per accedere e usare Easy Chair è necessaria l’iscrizione gratuita alla piattaforma effettuabile con il comando «create an account» a questo link.

Per inviare l’abstract, necessariamente di lunghezza entro le 1500 battute spazi inclusi, si dovrà avviare una «new submission» e riempire i campi relativi agli autori, titolo, abstract e keywords (tra le 3 e le 5) tutto in un’unica lingua (italiano o inglese); scegliere infine la sessione o l’area a cui inoltrare la proposta. In questa fase si dovrà anche caricare un file .docx con un breve CV di 300 battute per ogni autore; sarà inoltre possibile caricare un’immagine rappresentativa della proposta (facoltativo).Si ricorda che non è necessario inserire alcun riferimento bibliografico.

Nella successiva fase di invio del fullpaper da sottoporre al processo di review, si dovrà caricare nella sezione «uploads» anche un file in formato .docx, impaginato secondo il format scaricabile dal sito del convegno. In questa fase sarà anche possibile aggiornare l’elenco autori, il titolo, l’abstract e le keywords del contributo tramite «update information/author/file» o ritirare l’articolo con «withdraw».

I testi finali dei paper dovranno essere ricaricati dagli autori sempre in formato .docx nella stessa sezione del sito di Easy Chair. Ulteriori informazioni saranno fornite in seguito.

Scarica qui il documento 2° Stati Generali del Patrimonio Industriale – Call for paper (ita)

Informazioni tecniche

Location

Il convegno si svolgerà tra Roma e Tivoli, presso:
la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma «La Sapienza» Via Eudossiana 18, Roma
il Santuario di Ercole Vincitore Via degli Stabilimenti 5, Tivoli
il Comune di Tivoli, Scuderie Estensi Piazza Giuseppe Garibaldi
Lo spostamento Roma Tivoli con pullman sarà a cura dell’organizzazione del congresso.

Quote di partecipazione

Iscrizione entro il 10 aprile 2022 Iscrizione entro il 10 maggio 2022
Socio Aipai 160 € 210 €
Socio Aipai under 35 125 € 145 €
Non Socio Aipai 240 € 290 €
Non Socio Aipai under 35 175 € 195 €

Nella quota di iscrizione al congresso sono inclusi: atti del congresso in formato digitale, coffee break e pranzi a buffet (per i tre giorni), pullman Roma Tivoli Roma (10 giugno) e un kit di benvenuto Sapienza/AIPAI.
Per partecipare come socio AIPAI ed usufruire della tariffa agevolata occorre verificare di aver rinnovato l’iscrizione per l’anno 2022 o effettuarne una nuova tramite il sito dell’Associazione.

Ulteriori informazioni
www.patrimonioindustriale.it
Segreteria del comitato organizzativo: sgpi2022aipai@patrimonioindustriale.it

 

 




REW – Rescue European Week: all’ex-Ceramica Vaccari l’evento dedicato alla rigenerazione urbana

Al via REW – Rescue European Week, settimana europea ricca di eventi artistici e culturali, dedicata al riuso creativo e alla rigenerazione culturale degli spazi in disuso in Europa. Avrà luogo dal 13 al 18 settembre all’interno dell’area industriale ex Ceramica Vaccari a Santo Stefano Magra – La Spezia (per conoscere la storia di questo luogo dell’archeologia industriale il libro Ceramica Ligure Vaccari. Storia, archivio, produzione di Alice Cutullè).

 

REW è parte di RESCUE – Regeneration of disused Industrial Sites through Creativity in Europe –, progetto europeo finanziato dal programma EACEA Europa creativa, che vede il Comune di Santo Stefano Magra capofila assieme a partner provenienti da Italia (Gli Scarti), Austria (Klanghaus), Slovenia (X-Op) e Germania (I-Bug).

Obiettivo del progetto è la valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale e la rivitalizzazione di aree industriali abbandonate, recuperandone la memoria storica e favorendo la partecipazione attiva delle comunità.

Gli spazi industriali in disuso si tramutano in luoghi che possono operare all’insegna della sostenibilità e dell’economia circolare. Se recuperati, si offrono come incubatori culturali, laboratori creativi, spazi sociali per la formazione di nuove generazioni di cittadini consapevoli delle sfide collettive che presenta il nostro futuro.

Dal 13 al 18 settembre l’ex Fabbrica Vaccari rivive quale spazio votato alla cultura e alla creatività, presentandosi come un grande laboratorio d’idee e di attività, volto alla sperimentazione, alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione e all’esplorazione di nuovi campi della conoscenza, nuovi linguaggi e pratiche di rigenerazione innovativa.

La Settimana prende avvio con la RESIDENZA ARTISTICA TRANSNAZIONALE. Dal 13 al 15 settembre, artisti, curatori e intellettuali provenienti da più paesi europei e nordamericani (tra i quali Maja Hodošček, Bojana Križanec, Barbara Polajnar, Toni Soprano, Mia Zabelka, Zahra Mani, Jaka Berger, Mario Egger, Amy Xuan, Luca Di Maggio, Christin Haupt, Klara Zeitz, Alessandro Ratti, Enrico Casale) si incontreranno per sviluppare più progetti artistici. Gli spazi della ex-Ceramica Vaccari saranno attivati attraverso una polifonia di Installazioni video, 360°, sonore, painting on walls, laboratori creativi, performance live e molto altro ancora. La Residenza transnazionale darà vita a una sperimentazione culturale collettiva, una piattaforma transnazionale per lo scambio e la condivisione di esperienze, percorsi e conoscenze. Le installazioni e performance saranno aperte e visitabili durante l’intera settimana.

Il 16 settembre il TRANSNATIONAL WORKSHOP, “‘Pray and Labor’: Frameworks, Stories and Practices of Disused Sites”, rifletterà sui quadri di azione, le buone pratiche europee e le testimonianze relative alla rigenerazione degli spazi in disuso in Europa.

Durante la mattinata il pubblico potrà ascoltare i racconti culturali e creativi offerti dai partner di progetto, tra i quali spiccano alcune delle più importanti esperienze europee di recupero culturale e artistico di aree industriali depresse (si pensi alla Sassonia dello street and urban festival I-Bug). Inoltre, si potrà dialogare attorno alle buone pratiche creative e curatoriali ‘cartografate’ da Rescue. Un’operazione (qualitativa) di raccolta e analisi di buone pratiche europee accomunate dalla relazione tra rigenerazione di spazi in disuso, innovatività e creatività. Avremo così occasione di ascoltare Sanja Popov Leban (tra le consulenti di Nova Gorica/Gorizia 2025 – Città Europea della Cultura), Živa Kleindienst e Peter Tomaž Dobrila (sul progetto sloveno KIBLA) e Pietro Perelli (sul progetto ferrarese Consorzio Factory Grisù).

Nel pomeriggio, il workshop si concentra sui modelli e strumenti di recupero degli spazi in disuso, in particolare sulle iniziative europee; sulle relazioni tra progettazione degli spazi, coinvolgimento pubblico e creatività; sui perimetri e le coordinate giuridiche che sottendono alla progettazione; sull’economia e gestione degli spazi da recuperare. Il pubblico potrà così interloquire su temi che vanno dal quadro europeo agli aspetti giuridici, economici, di progettazione, pianificazione culturale e di intervento urbano e territoriale. Gli ospiti sono di primissimo piano: Massimo Preite, membro del consiglio della European Route for the Industrial Heritage (ERIH); Guido Guerzoni, professore della Bocconi, economista culturale, progettista e manager culturale (suo M9 di Mestre); Francesco Careri, membro fondatore del laboratorio di Arte Urbana Stalker Osservatorio Nomade e professore all’Università di Roma 3; Michela Passalacqua, professore di Diritto dell’Economia all’Università di Pisa e membro del Comitato scientifico del Progetto NOVA.

Il 17 e 18 settembre sarà l’atteso e qualificato appuntamento con CANTIERI CREATIVI a chiudere la settimana europea: il confronto e il dialogo tra generazioni e culture si articolerà in maniera trasversale, dall’architettura all’economia, dal teatro alla musica alle arti visive, con la partecipazione di importanti interlocutori del panorama culturale nazionale e internazionale e sotto il coordinamento scientifico del Comitato Progetto NOVA.

Tavole rotonde, interviste e interventi liberi, presentazioni e confronti coinvolgeranno personaggi di spicco del mondo dell’architettura, delle arti visive, e della comunicazione, a testimonianza di un nuovo modo di fare cultura attraverso il dialogo e il confronto, in una rinnovata sinergia tra istituzioni, associazioni e cittadini.

Al centro del dibattito la riflessione sul paesaggio, votato a completare la vita quotidiana di ognuno di noi: ogni giorno attraversiamo i luoghi, a cui spesso chiediamo conforto, affidiamo un ricordo evocando il passato o la custodia di un momento.

Ne discuteranno insieme la professoressa Barbara Boschetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, esperta di rigenerazione urbana e dell’annoso problema del “consumo” del suolo, Riccardo Venturi, storico e critico d’arte contemporanea, che nelle sue ricerche ha affrontato il tema dello spazio e del paesaggio in relazione alle pratiche artistiche contemoporanee; l’architetto Giorgio Furter che con lo studio professionale di cui è fondatore, Nuvolab, ha più volte progettato panorami urbani, indagando gli spazi di prossimità e l’uso dei luoghi.

E ancora conversazioni interdisciplinari sulla rigenerazione come cura, all’insegna del nuovo paradigma dell’economia circolare. Aprirà la giornata un intervento del professor Alessandro Melis, curatore del Padiglione Italia a La Biennale di Venezia 2021, fondatore dello studio di architettura Heliopolis 21 e adesso a capo dell’Institute of Technology di New York.

Durante la giornata si susseguiranno talk e tavole rotonde che vedranno coinvolti Stefano Chiodi, professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università Roma Tre, curatore e fondatore della rivista “Doppiozero”, Paolo Marcesini, giornalista e direttore di Italia Circolare; Cecilia Canziani, storica dell’arte e curatrice, Lorenza Baroncelli, direttrice artistica Triennale Milano, Julia Lagahuzère, direttrice generale di Opera for Peace, “Femme de Culture 2020”, Piero Manzoni, Co-founder CEO NeoruraleHub, Sandra Burchi e Linda Bertelli, filosofe e ricercatrici, Daniela Cappelletti e Danilo Sergiampietri, architetti che con il gruppo di progettazione Fabrica Società Cooperativa, e per conto del Comune di La Spezia, hanno vinto il “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” promosso dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, finalizzato a riqualificare e incrementare il patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale e a rigenerare il tessuto socio-economico.

In parallelo una serie di eventi artistici e creativi ospitati nei vari spazi della Fabbrica arricchiranno le due giornate con laboratori per bambini, mostre e concerti, come il lavoro artistico di Alessio Gianardi (“Padri”), la mostra “Ritratto” di Fabrizio Prevedello, la performance drammaturgica “Ceramic voices” di Toni Garbini ed il progetto “Un luogo eventuale” sviluppato dalle artiste Elena Carozzi, Beatrice Meoni e Phillippa Peckham.

La partecipazione a tutte le attività è gratuita ed è prevista per tutto il periodo un’area sociale e di ristoro.




Patrimonio industriale della Liguria, il ciclo di incontri a Palazzo Ducale

Memoria identitaria tra conservazione e riuso è il titolo del ciclo di incontri sul patrimonio industriale in Liguria che si terrà al Palazzo Ducale di Genova dal 20 gennaio al 17 febbraio 2021. Sarà possibile seguire l’evento online sul canale YouTube di Palazzo Ducale. La partecipazione agli incontri rilascia CFP agli architetti e agli ingegneri iscritti all’ordine

Centrale termoelettrica del porto di Genova anni '50

Centrale termoelettrica del porto di Genova anni ’50

Memoria identitaria tra conservazione e riuso” del patrimonio industriale in Liguria

Il ciclo di incontri illustra una serie di buone pratiche che hanno portato alla conservazione e alla valorizzazione, per un riuso compatibile, di una serie di siti e edifici particolarmente significativi del nostro patrimonio industriale in Liguria. A fronte di una prassi, purtroppo consolidata, che ha portato sovente, nei grandi progetti di trasformazione urbana di aree industriali dimesse, alla cancellazione della testimonianza storica, la rassegna intende far conoscere alcuni casi in cui la stretta collaborazione tra Enti e Associazioni ha portato alla conservazione della memoria identitaria dei luoghi. Le sinergie realizzate tra Università degli Studi di Genova, MIBACT, AIPAI, con il supporto di Fondazione Ansaldo e Ordine degli Ingegneri di Genova e la collaborazione di Regione Liguria e Confindustria Genova hanno permesso di conservare e valorizzare questi edifici.  Sono state scelte tre strutture, differenti per localizzazione, destinazione, tipologia e caratteristiche costruttive, ma tutte particolarmente significative per la storia e la memoria del nostro patrimonio industriale e per il loro valore identitario: la Centrale termoelettrica del porto di Genova, l’Ansaldo e lo stabilimento Ferrania a Savona.

Scoprire, recuperare e promuovere il patrimonio industriale in Liguria

L’evento ha l’obiettivo non solo di permettere di “scoprire” determinati siti/edifici di interesse storico-architettonico, paesaggistico, e approfondirne la conoscenza, ma anche di promuovere la conservazione della memoria identitaria dei luoghi. L’approccio conoscitivo è anche finalizzato alla individuazione di quelle peculiarità proprie delle singole strutture che in una successiva operazione di recupero/riuso andranno conservate e valorizzate.

Il lavoro sinergico che ha portato a una approfondita conoscenza dei diversi aspetti e ha consentito sovente di ottenerne il riconoscimento di “bene culturale” ha individuato anche quelle che possono essere le premesse per delineare le linee di intervento di un recupero/riuso compatibile.

“La metodologia di lavoro che ha consentito di giungere a questi risultati è basata sullo studio del patrimonio industriale sviluppato all’interno dell’Università di Genova, su base bibliografica, documentaria e verifica in sito, in collaborazione con i docenti delle diverse discipline, col supporto degli Enti e Associazioni operanti in questi settori. Gli studi sul patrimonio dismesso o a rischio sono stati poi approfonditi in sede didattica (in laboratori e tesi di laurea), dove hanno avuto anche uno sviluppo progettuale, che ha consentito di verificare per le singole strutture la fattibilità delle linee di intervento individuate per una conservazione del valore identitario delle stesse. Le conoscenze acquisite, condivise con gli Enti preposti alla tutela e valorizzazione del territorio, hanno portato alla volontà di una conservazione finalizzata a un recupero/riuso compatibile” afferma la curatrice dell’evento Sara De Maestri, docente presso L’Università di Genova nonché coordinatore della sezione ligure dell’AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale).

Per i singoli temi oggetto degli incontri sarà così delineato il percorso che ha condotto al riconoscimento di “bene culturale”, con la individuazione di quelle caratteristiche/peculiarità che devono esser conservate in un intervento di recupero per la conservazione della propria memoria identitaria.

Il programma del ciclo di incontri sul Patrimonio Industriale in Liguria

mercoledì 20 gennaio 2021, ore 17 | Genova e l’energia: la centrale termoelettrica del porto

Serena Bertolucci, Direttore Fondazione Palazzo Ducale
Edoardo Currà, La Sapienza, Presidente AIPAI
Manuela Salvitti, Segretario Regionale MIBACT Liguria, Direttore ad interim Soprintendenza ABAP Genova e La Spezia
Giacomo Fui, Ingegnere
Maria Pia Repetto, UNIGE, Presidente CS Edile-Architettura
Rebecca Muscarà, Ingegnere
Pietro Giribone, UNIGE, Vicedirettore DIME
Roberto Leone, Direttore Soprintendenza ABAP Imperia e Savona
Fabio Persichetti, Enel Produzione S.p.A
Roberto Venuti, già Dipendente Enel
modera e conclusioni Sara De Maestri, UNIGE, AIPAI

Genova e l’Ansaldo: dalle fonderie di ghisa alle grandi artiglierie |mercoledì 3 febbraio 2021, ore 17 |

Maurizio Michelini, Presidente Ordine Ingegneri di Genova
Lorenzo Fiori, Direttore Fondazione Ansaldo
Roberto Tolaini, UNIGE
Sara De Maestri, UNIGE, AIPAI
Giuseppe Zampini, Presidente Ansaldo Energia
Stefano Sibilla, Vice Presidente Ordine Architetti PPC di Genova
modera e conclusioni Massimo Preite, TICCIH, AIPAI

mercoledì 17 febbraio 2021, ore 17 | Savona e la chimica: lo stabilimento di Ferrania

Sara De Maestri, UNIGE, AIPAI
Carlo Sparzo, Ingegnere
Andrea Zanini, UNIGE
Gabriele Mina, Antropologo
Andrea Canziani, Soprintendenza ABAP Imperia e Savona
Francesco Legario, Amministratore unico Parco Tecnologico della Val Bormida
modera e conclusioni Renato Covino, UNIPG, Past President AIPAI

Scarica da qui la locandina del ciclo di incontri sul patrimonio industriale della Liguria




La Guida al turismo industriale, luoghi inediti del nostro passato e futuro

È uscita in libreria la Guida al turismo industriale, per chi ha voglia di farsi stupire dalla scoperta di luoghi non convenzionali, per chi è in grado di scorgere la bellezza anche dentro forme funzionali, per chi è appassionato di cultura materiale e storia di impresa.

Gallery: alcuni dei siti presenti nella Guida al turismo industriale

Scritta dall’esperto di patrimonio industriale Jacopo Ibello, cofondatore e presidente dell’associazione Save Industrial Heritage e membro del direttivo dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai), la Guida al turismo industriale si pone l’obiettivo di portare il lettore alla scoperta di città, siti, musei e fondazioni riconducibili alla civiltà industriale del nostro Paese, per sperimentare un’Italia diversa dall’immagine che comunemente ne abbiamo.

La Guida al turismo industriale, realizzata da Morelli Editore, ha una struttura molto pratica e di semplice fruizione. Per ogni regione italiana la guida presenta una serie di schede tutte corredate dalle informazioni di servizio utili per la visita (giorni e orari di apertura, costi, telefono, sito) e dalle coordinate Gps per raggiungere le località al di fuori dei consueti itinerari turistici (miniere, saline, ecc). In chiusura del volume c’è una sezione Eventi elenca le principali iniziative nazionali dedicate alla cultura industriale.

Guida al turismo industriale

La Guida al turismo industriale: alla scoperta del patrimonio italiano

Negli ultimi anni, il patrimonio industriale è diventato un tema d’interesse anche per il turismo: sono nati ovunque percorsi locali e regionali, reti di musei e veri e propri sistemi di promozione del territorio. E il nostro Paese è in prima linea nella valorizzazione di questa grande risorsa che comprende sia l’archeologia industriale – fabbriche dismesse, musealizzate o riconvertite a nuove funzioni – sia la cosiddetta cultura d’impresa, che include i musei e gli archivi aziendali e le visite all’interno di impianti industriali ancora attivi

Dal Piemonte fino alla Sardegna, sono quasi 300 le schede raccolte in questa guida suddivisa per regioni e aree geografiche che oltre a tracciare un nuovo profilo del made in Italy, vuole disegnare parallelamente la storia socio-economica della nostra Penisola a partire dalle sue industrie e manifatture. La Guida al turismo industriale è un viaggio appassionante che evidenzia lo stretto legame tra le produzioni di ogni tipo e i territori e le culture di appartenenza, dal distretto dell’automobile torinese alle grandi officine marittime, passando per i villaggi operai di fine Ottocento, fino agli esempi industriali “illuminati” novecenteschi – tra i quali spicca il caso Olivetti –, e alle produzioni autoctone come il marmo toscano, la liquirizia calabrese o le saline siciliane.

Non da ultimo, nella Guida al turismo industriale sono segnalati molti siti industriali oggi riconvertiti a luoghi della cultura, dove sono ospitate mostre di arte contemporanea, eventi, spettacoli e molto altro, com’è il caso del Villaggio ENI a Borca di Cadore, la Fondazione Pirelli o, ancora, l’avveniristica MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna.

La Guida al turismo industriale è già acquistabile in libreria oppure sui canali online come Amazon, Feltrinelli e altri.




Turismo industriale: alla scoperta del nostro patrimonio con TrattoPunto

Il turismo industriale prende piede anche in Italia. Per chi fosse appassionato di vecchi edifici industriali, e in generale per tutti coloro che sono affascinanti dalla capacità dell’uomo di modella le forme coniugando senso estetico e capacità produttiva, ecco TrattoPunto – Italian Industrial Tourism Network, un network di professionisti creato per fare emergere il potenziale attrattivo, di interesse culturale e ludico, di luoghi architettonici ancora poco conosciuti, sensibilizzando alla conservazione e valorizzazione di siti industriali e della cultura materiale, progettando degli itinerari che riescano a combinare la storia e le tradizioni locali.

TrattoPunto il primo network specializzato nel turismo industriale

Nato dall’idea di tre esperti e appassionati del patrimonio industriale, Francesco Antoniol, Michela Biancardi e Lidia Giusto, rispettivamente archivista, architetto e storica dell’arte, con TrattoPunto il turismo industriale non si focalizza solo sulla scoperta di siti dismessi, ma è anche esperienza della viva produzione attraverso visite ad aziende tutt’oggi attive, alla scoperta del saper fare italiano, della storia e del prodotto del Made in Italy in vista di una educazione del visitatore ad una forma di acquisto critico e consapevole. Scopriamo dunque di più su questo progetto direttamente dai suoi promotori.

TrattoPunto Turismo Industriale

Partiamo da qui: cos’è il turismo industriale?

F.A. «Possiamo definire il turismo industriale come un insieme di attività volte alla conoscenza e alla scoperta di luoghi, manufatti, strutture e persone legati al mondo delle attività produttive umane: un viaggio tra processi, loro ricadute e prodotti. Il turismo industriale si configura, per questo motivo, anche come risorsa innovativa a disposizione delle comunità locali per comprendere la costituzione del tessuto territoriale e sociale di un luogo, una fonte di interpretazione e progettazione nei processi di sviluppo e mantenimento dei processi industriali da un lato, di deindustrializzazione dall’altro, promuovendo, nel contempo, attività coerenti e sostenibili di recupero e riuso di contenitori ormai abbandonati».

Cosa fa TrattoPunto?

M.B. «Le attività di TrattoPunto sono relative a itinerari di visita e proposte di esperienze fortemente disegnate sulle richieste, attitudini e curiosità del turista o dell’impresa che si avvicina al team per questa innovativa forma di conoscenza del patrimonio culturale italiano. Infatti TrattoPunto non solo è attento alle esigenze del turista ma è anche aperto alla collaborazione con musei, aziende o associazioni che vogliano far parte della rete e che desiderino mettere a disposizione siti ed esperienze di visita a carattere industriale per essere inseriti in un pacchetto turistico ideato ad hoc. La visita ai musei e agli archivi d’impresa, affiancate ad una vera e propria fruizione del patrimonio industriale che permette di visitare edifici e aree dismesse, ma anche la vista – da vicino – di impianti, attrezzature, macchinari e prodotti, infrastrutture residenziali o assistenziali collegate all’industria e al suo svilupparsi sul territorio, sono l’essenza di questo modo di percorrere il territorio e la storia».

TrattoPunto Turismo Industriale

Cosa offrite al turista che si rivolge a voi?

F.A. «Progettiamo itinerari modellati sulle esigenze del turista, anche sviluppando pacchetti all inclusive che prevedono la cura totale del visitatore (in particolare quello straniero) che non è mai lasciato solo, dagli spostamenti (in treno o in autobus privato) agli alloggi sino a tutte le occasioni di svago programmate, dallo shopping alle pause di ristoro, sempre pianificate in location connotate da tradizionalità e Made in Italy».

Qualche proposta turistica di TrattoPunto?

TrattoPunto Turismo IndustrialeL.G. «Per esempio, nel NordEst, abbiamo in cantiere degli itinerari brevi, da compiersi in una o più giornate, legati alle manifatture storiche del territorio, come, per esempio, della lana e della seta. Questo a dimostrazione che la volontà di riunire le esperienze che presentano caratteri di eccellenza sta avendo, piano piano, un buon successo. TrattoPunto ha ideato anche i Percorsi del fotosensibile, itinerari culturali di turismo industriale che ripercorrono la storia e lo sviluppo del prodotto fotosensibile dagli albori ai giorni nostri. Gli itinerari sono strutturati sul breve, medio e lungo raggio, toccando i luoghi più importanti di questo particolare tipo di produzione. Luoghi collegati con il Ferrania Film Museum che è il punto di partenza, l’hub da cui si irradia un circuito locale, nazionale e internazionale. TrattoPunto infatti ha instaurato la collaborazione con il Ferrania Film Museum fin dalla sua apertura nel settembre del 2018. TrattoPunto fornisce il supporto logistico e informativo per poter permettere, al visitatore del museo, la completa immersione nella storia industriale della Val Bormida e del comune di Cairo Montenotte. Non solo il patrimonio di stretta competenza del museo ma anche il racconto di un ambiente, dei borghi che lo popolano e della storia industriale che vi si è sviluppata dalla Sipe al celebre stabilimento Ferrania».

Insomma, non ci resta che lasciarci ispirare dalle proposte di questo innovativo network e farci accompagnare da Antonio, Michela e Lidia alla scoperta di luoghi e storie del nostro passato che hanno fatto grande il nostro presente e continuano ancora a promuovere il Made in Italy nel mondo.

INFO: www.trattopunto.com




“Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica”, apre la mostra di FCA Heritage

Apre i battenti la mostra “Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica”, un viaggio affascinante alla scoperta di un luogo simbolo di Torino e della rigenerazione urbana noto a livello internazionale.

Image courtesy of FCA Heritage

Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica

La mostra Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica, ripercorre la storia del Lingotto, famoso sito produttivo della Fiat nonché uno degli edifici più significativi del patrimonio industriale italiano, nel periodo compreso tra i primi anni Venti e la fine degli anni Ottanta del Novecento attraverso disegni, fotografie, filmati e veicoli.

I materiali documentali forniti dal Centro Storico Fiat raccontano in modo suggestivo la storia produttiva ed architettonica del Lingotto nelle sue fasi di progettazione, funzionamento, riconversione e ristrutturazione. Inaugurato nel 1923, lo stabilimento Fiat è ancora oggi ammirato per la modernità e l’eleganza del suo sviluppo verticale, e per la soluzione della pista di collaudo sul tetto, che all’epoca destò anche l’apprezzamento dell’architetto Le Corbusier. Ancor prima di essere terminato, quello che era stato concepito come luogo di lavoro divenne simbolo dell’industria italiana entrando così nella memoria collettiva. Qui sono nate automobili che hanno attraversato i decenni e contribuito alla motorizzazione del Paese, sino a quando il progresso produttivo non ha imposto il trasferimento presso impianti che rispondevano a logiche più moderne. Ma il Lingotto ha saputo rinnovarsi per venire incontro alle esigenze di un contesto urbano che andava cambiando e, da simbolo dell’archeologia industriale, la fabbrica ha vissuto un lungo processo di ristrutturazione interna, mantenendo inalterato il suo caratteristico aspetto esterno.

Alla realizzazione della mostra ha partecipato attivamente FCA Heritage – il dipartimento di FCA dedicato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico dei marchi italiani del Gruppo – attraverso la concessione di video e fotografie appartenenti alla preziosa collezione del Centro Storico Fiat, il famoso museo di Torino che custodisce una ricca collezione di automobili, cimeli, modellini, manifesti pubblicitari, oltre a un enorme patrimonio documentale che racconta la storia della più grande e longeva Casa automobilistica italiana. Il coordinamento scientifico e l’organizzazione della retrospettiva sono stati curati dal Politecnico di Torino – Dipartimento di Architettura e Design – e dall’Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro dell’Impresa e dei Diritti Sociali (ISMEL).

La mostra sarà visibile fino al 31 dicembre 2020 presso il Padiglione 5 del Centro Commerciale Lingotto in Via Nizza, 230 a Torino.

Torino Automotive Heritage Network

Inserita nell’ambito della kermesse “Torino Design of the City 2020”, la mostra “Lingotto VIVE & RIVIVE. Quand’era una fabbrica” vuole anche far conoscere il progetto Torino Automotive Heritage Network, rete di soggetti culturali e imprenditoriali che lavora per “riscoprire” il patrimonio culturale di Torino Città dell’Auto attraverso iniziative di valorizzazione, informazione, e interpretazione della storia industriale della Città e del territorio.




L’archivio storico Enel va online: la storia dell’energia da scoprire in un click

Enel lancia il suo archivio storico digitale: online su archiviostorico.enel.com migliaia di documenti, fotografie, filmati, disegni tecnici, libri, riviste che raccontano la nascita e lo sviluppo dell’industria dell’energia elettrica. Un viaggio nel tempo alla scoperta dell’energia, dei personaggi che ne hanno fatto la storia, così come dei progressi tecnologici e industriali di un mercato in continua evoluzione.

Larderello (foto storica, image courtesy of Enel)

Tramite il sito si accede a oltre 14mila fotografie, dalle più recenti scattate negli impianti di Enel in Italia e nel mondo, a quelle di alto valore documentale tratte dai fondi storici. Tra queste, ampio spazio anche alla geotermia e a Larderello che vantano una storia secolare ricca di fascino, tra cultura ed energia, tra storia e attualità: oltre mille scatti geotermici sono disponibili online, nonché video e documenti storici. Si tratta di materiale che ovviamente si aggiunge a quello, molto più numeroso, presente presso il Museo della Geotermia visitabile con tutte le misure di sicurezza a Larderello, presso il Palazzo De Larderel in piazza Leopolda 1.

Con questa azione l’azienda digitalizza gran parte del proprio patrimonio archivistico mettendolo a disposizione di tutti: cittadini, ricercatori, imprese, pubbliche amministrazioni per ripercorrere insieme la storia dell’energia in Italia coinvolgendo anche le nuove generazioni. Il materiale presente nell’archivio è organizzato secondo un percorso narrativo che si articola in quattro aree tematiche: Rinnovabili, Elettrificazione, Persone e Digitalizzazione e privilegia la dimensione della scoperta.

Attraverso storie che uniscono con un unico filo conduttore presente e passato vengono così raccontati i momenti storici salienti che hanno scandito la vita dell’azienda e dei suoi protagonisti, ma anche le piccole curiosità, nonché i valori che hanno ispirato l’azione e le strategie di business del Gruppo.

Larderello (foto storica, image courtesy of Enel)

Si possono ad esempio visionare le istantanee del fondo Giulio Parisio, fotografo e artista napoletano della prima metà del secolo scorso, che con le sue 2500 foto ha documentato l’elettrificazione del Mezzogiorno. È possibile, inoltre, consultare tutto il materiale visivo del fondo Lardello, dove sono raccolti scatti dello studio dei Fratelli Alinari che offrono uno spaccato dell’evoluzione industriale dell’area geotermica toscana, dalla produzione chimica dei borati nell’Ottocento alla generazione di energia elettrica.

L’Archivio storico digitale Enel include documenti e reperti fotografici e audiovisivi, realizzati a partire dalla metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri, delle oltre 1200 società elettriche attive in tutta Italia e poi confluite, con la nazionalizzazione del 1962, in Enel. Un patrimonio che, oltre a delineare le origini dell’industria elettrica in Italia, documenta l’impegno dell’azienda per l’elettrificazione dell’intero territorio nazionale e per lo sviluppo industriale del Paese.

Tra il materiale disponibile all’interno dell’archivio digitale Enel spiccano gli 800 filmati, girati dai primi del ‘900 ai giorni nostri, che comprendono produzioni realizzate dall’Istituto Luce e documentari firmati, tra gli altri, da celebri registi come Ermanno Olmi. Oltre a questi, sono fruibili online 130mila documenti della storia di Enel e della storia dell’elettricità nel nostro Paese.

La realizzazione dell’archivio digitale Enel si inserisce nel più ampio percorso avviato da Enel per rendere pienamente accessibile e fruibile il proprio patrimonio documentale.

Un percorso iniziato con l’apertura e poi riqualificazione dell’Archivio storico della sede di Napoli. Qui sono attualmente custoditi più di 13mila metri lineari di documenti, 200mila fotografie, migliaia di disegni tecnici, libri e riviste specializzate, strumentazioni d’epoca oltre a centinaia di reperti e filmati testimonianza della storia dell’industria elettrica italiana. Una documentazione che è stata riconosciuta dalla Soprintendenza Archivistica per il Lazio di “notevole interesse storico” e “fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale ed internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”.




Industrialgenoa.org, il nuovo sito web per scoprire il patrimonio industriale in Liguria

È online il portale industrialgenoa.org: una mappa con luoghi e percorsi che raccontano il patrimonio industriale di genova e Liguria.

Ex Ceramica Ligure Vaccari (Image courtesy of industrialgenoa.org)

Uno strumento sempre in evoluzione, aggiornato attraverso la co-creazione di contenuti informativi e fotografici da parte degli utenti e nato dalla collaborazione e dall’incrocio di competenze delle associazioni open genova, inge e sintesi.

Dal 7 settembre è online il sito web www.industrialgenoa.org (sui social verrà utilizzato l’hashtag #industrialgenoa), un progetto realizzato da 3 realtà associative genovesi (le Associazioni inGEparte della rete ERIH Italia, Open Genova e Sintesi) e rivolto a chiunque desideri scoprire, tracciare o anche solo osservare online i luoghi che hanno caratterizzato le attività produttive e del lavoro del nostro territorio.

Il sito vuole essere uno strumento digitale corale e divulgativo che accompagna le attività, le visite in presenza e gli approfondimenti dell’Associazione inGE, la quale studia, promuove e diffonde iniziative di conoscenza e di scoperta a siti di archeologia e patrimonio industriale a Genova e Liguria” spiega Alessandra Brignola ideatrice e presidente dell’Associazione inGE. “Scopo del portale è fare conoscere – a piccoli passi, ad un pubblico più ampio possibile ed in modo divulgativo non accademico – il patrimonio industriale del nostro territorio e le conseguenti proposte di turismo industriale che studiamo e strutturiamo nel tempo grazie ad un network collaborativo di professionisti, partner e stakeholders pubblici e privati. Da sottolineare, inoltre, il fatto che il sito web industrialgenoa.org è uno strumento sempre in evoluzione; costantemente aggiornato attraverso la co-creazione di contenuti informativi e fotografici da parte degli utenti e realizzato attraverso la collaborazione e l’incrocio delle competenze di Open Genova, inGE e Sintesi”.

Il portale è ospitato sui server di Open Genova, associazione che da sempre promuove in città la cultura libera. I luoghi ed i percorsi sono segnalati attraverso una mappatura geografica elaborata dall’associazione e presentano ognuno una propria scheda, comprensiva di brevi descrizioni, stato del luogo e galleria di immagini in modo che l’utente possa ricostruire il più possibile un’esperienza visuale e geo-localizzata sulla mappa oltreché ben documentata. Le immagini sono selezionate e caricate con una particolare licenza d’uso aperta (Creative Commons CC BY-NC-ND), grazie alla quale chiunque può usufruire del materiale: sarà quindi possibile scaricare, utilizzare e condividere le immagini, senza però modificarle ed escludendo le finalità commerciali, purché sia sempre indicata la paternità dell’opera.

Come Associazione Open Genova abbiamo messo in questo progetto tutto il nostro entusiasmo per questa iniziativa di collaborazione tra associazioni al servizio della nostra città, dei genovesi e dei turisti. Ancora una volta le mappe geografiche libere, le fotografie digitali e le licenze aperte si sono dimostrate validi strumenti a supporto delle persone e per dare un nuovo contributo alla condivisione della conoscenza.” dichiara Pietro Biase, presidente di Open Genova.

I fotografi potranno proporre la pubblicazione di immagini di cui detengono i diritti, accettando di donarle con licenza aperta, secondo le modalità indicate sul sito web nella sezione “Regolamento Foto”.

Come sottolinea Alberto Picconi, presidente di Sintesi, associazione culturale di fotografi professionisti e semi professionisti: “Il nostro patrimonio industriale è un tema che è a cuore dei nostri soci da tempo. La collaborazione con inGE e Open Genova permette di conoscere e divulgare questa parte di ricchezza culturale. La diffusione della conoscenza anche grazie alla divulgazione delle immagini senza fini commerciali è un’attività che ha dato sempre grandi soddisfazioni e che si inserisce in un contesto divulgativo, di conoscenza e di cultura libera – anche digitale. Obiettivi e visione che condividiamo con inGE e con Open Genova”.

Fonte di materiale fotografico e di ispirazione sono le visite in presenza organizzate dall’Associazione inGE: chiunque desideri partecipare alle iniziative può consultare questa pagina: i prossimi appuntamenti in calendario sono il percorso “Andar per Cartiere” in data 27 settembre e il percorso “Di Molo in Molo” nei giorni 30 settembre e 14 ottobre.

Chi sono le 3 associazioni dietro il progetto web Industrailgenoa.org

L’Associazione Open Genova realizza iniziative e progetti di interesse civico in chiave digitale orientati alla scalabilità, all’impatto sul territorio, di facile comprensione e finalizzati alla formazione digitale di base. Si occupa di: corsi di formazione rivolti agli associati di base e avanzati; eventi, seminari e concorsi; progetti di partecipazione, co-progettazione e mappe digitali; divulgazione digitale di base alla cittadinanza; promozione di Open Data e Open Source. https://associazione.opengenova.org/

L’Associazione inGE organizza e promuove iniziative che valorizzano e diffondono la storia industriale, d’impresa e del lavoro del territorio. Crede che la valorizzazione del patrimonio locale possa e debba includere anche il suo passato industriale, imprenditoriale e del lavoro e, per questo, organizza e struttura – al fianco della attività per i soci – dei veri e propri percorsi di archeologia e turismo industriale. Lo scopo finale è attivare in città una nuova proposta turistico-culturale che sia di industrial tourism e di industrial heritage, quali possibili risorse di comunicazione e di marketing per territorio e imprese. www.inge-cultura.org

L’Associazione Culturale Sintesi nasce dall’ispirazione di un gruppo di appassionati di fotografia legati da profonda amicizia. Sintesi si pone l’ambizioso e sfidante traguardo di far incontrare e condividere le svariate forme di espressione artistica. Sintesi vuole sperimentare lo sviluppo di sinergie, confronto e contaminazione tra le diverse forme artistiche attraverso eventi, laboratori, momenti formativi condividendo metodi e strumenti.




Il gasometro di Campi – Genova: un bene del nostro patrimonio industriale da salvare

In questi ultimi mesi a Genova è vivo il dibattito sulla conservazione o meno del gasometro di Campi, la cui demolizione, a seguito dell’intervento della Soprintendenza, risulta al momento congelata.

Gasometro di Campi - Genova

Image courtesy of Lidia Giusto su Trattopunto.com (clicca sull’immagine)

Questo permette ad AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) di presentare un documento in cui raccogliere in sintesi quanto emerge da decenni di presenza sul territorio dell’associazione e dei soci. Alla base c’è la percezione di estesi settori del territorio di Genova e della Liguria come paesaggi del lavoro tra i più rilevanti di Italia, un sistema a più strati in cui la lettura degli oggetti e dei network consente di individuare emergenze e risorse attivabili per una rigenerazione post industriale basata sull’identità e sulla storia dei luoghi.

Il gasometro di Campi a Genova: caratteristiche della struttura

Il gasometro appare come una emergenza paesaggistica di sicura singolarità e pertanto una sua attenta conoscenza deve precedere qualunque previsione su un suo futuro di usi o dismissioni. Il gasometro, che col suo volume ha connotato per decenni lo skyline alla foce del Polcevera, vicino allo storico stabilimento di Ansaldo Energia, costituisce l’ultima testimonianza dei gasometri genovesi. Alto 72 m, un diametro di 54 m, a pianta poligonale con 20 lati, una capacità di 100.000 m3, e un peso di 800 tonnellate, è costruito con una delle tecnologie più diffuse nel settore, il sistema M.A.N., che prevede l’unione tramite chiodatura di lamiere piegate e assemblate in cantiere.

Il gasometro di Campi a Genova: storia della struttura

Dismesso negli anni ’80 del Novecento, nel marzo del 2020 Ireti, la società del gruppo Iren, attuale proprietaria, ne ha avviato il piano di demolizione, senza darne comunicazione alla Soprintendenza, non ritenendo che il manufatto avesse valore storico monumentale e non controllandone la datazione per verificare se fosse sottoposto a tutela, ai sensi dell’art 12 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (2004 e ss.mm.ii.). Se infatti il bene avesse più di 70 anni e appartenesse allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente od istituto pubblico, sarebbe di fatto sottoposto a tutela, e il gasometro era in proprietà a AMGA (Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova) fino al 1995.

Sulla base di documentazione in suo possesso, per la Soprintendenza il gasometro avrebbe più di 70 anni: il progetto risalirebbe al 1942 e la costruzione sarebbe immediatamente successiva. A favore di questa datazione concorrono, d’altronde, alcuni documenti disponibili sul sito della Società stessa: la “Relazione sull’esercizio dell’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova” del 1942 riporta che nel corso dell’anno erano stati iniziati i lavori di montaggio del nuovo gasometro di corso Perrone a Cornigliano, e quella del 1947 – risultano mancanti quelle degli anni intermedi –che lo stesso era entrato in funzione nel corso dell’anno. E ancora, nel volume “Cento anni di gas 1850-1950” a cura di AMGA, che viene edito a Genova nel 1950, si legge che, da due anni, la distribuzione del gas era ripartita tra il gasometro principale dell’Officina Gavette e “il più grande gasometro da 100.000 mc costruito recentemente a Cornigliano in località Campi”. Da ultimo l’esistenza del gasometro nel 1950 viene anche confermata da alcuni fotogrammi del film “Achtung! Banditi!” che Carlo Lizzani aveva diretto a Genova nel 1950, anche se è giunto nelle sale nel 1951. Con la sospensione della demolizione, la Soprintendenza, ha comunicato a Ireti che è necessario procedere con la verifica di interesse: l’istruttoria è tuttora in corso.

Il riconoscimento dell’interesse non può esser comunque determinato esclusivamente dal fattore temporale: lo stesso Codice dei Beni Culturali – art. 10 c. 3 lett. d, introdotto nel 2008 – sancisce che il riconoscimento d’interesse culturale può esser stabilito in relazione al contesto di appartenenza, alla storia e identità della città, e alla “storia… della scienza, della tecnica, dell’industria”

Lo sviluppo della città e la continua richiesta di incremento nella fornitura di gas avevano portato AMGA, agli inizi degli anni Quaranta, alla progettazione e costruzione del nuovo gasometro da 100.000 m3 alla foce del Polcevera, lontano dall’Officina principale di produzione delle Gavette, ma vicino al nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Nell’ambito del ciclo di lavorazione del nuovo impianto erano già stati realizzati i due gasometri a servizio dei gas provenienti dall’altoforno e dalla cokeria. La costruzione di un nuovo gasometro, collegato a quello di Gavette, avrebbe così consentito di alimentare la rete di distribuzione nella parte occidentale della città.

Per il nuovo gasometro viene scelto il modello M.A.N., di fabbricazione tedesca, uno dei più innovativi in produzione, costituito da un serbatoio prismatico ad asse verticale, realizzato con montanti e lamiere chiodate, all’interno del quale scorreva un disco mobile con funzione di regolazione del gas. La peculiarità del modello era il sistema di chiusura a secco – di cui la Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg AG (M.A.N.) aveva il brevetto – ottenuto con la costruzione, sul perimetro del disco, di una tasca riempita di un fluido di catrame (più tardi fu sostituito con un fluido oleoso) che rendeva la struttura chiusa.

Salviamo il gasometro di Campi

Come si è scritto il percorso di patrimonializzazione è avviato ed è in atto la verifica dell’interesse culturale attraverso i criteri previsti dalla normativa vigente. I criteri sono indicati dal codice dei beni culturali e sono supportati culturalmente e scientificamente dalle diverse carte che nel tempo si sono occupate di definire il patrimonio e le buone prassi. Tra queste sono particolarmente utili, nel caso specifico, quelle dichiarazioni che negli ultimi venti anni hanno forniti strumenti condivisi e principi per la conoscenza, il riconoscimento e la gestione del patrimonio industriale.

Innanzitutto il TICCIH – The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage (di cui AIPAI è il partner italiano) ha definito, nella Nizhny Tagil Charter for the Industrial Heritage del 2003 e con i “Principi di Dublino” del 2011 (questi ultimi emanati insieme a ICOMOS) alcuni elementi specifici del sistema valoriale degli oggetti e dei paesaggi industriali e i principi di base con cui è utile vagliare i caratteri del gasometro di Genova. Concordemente con tali carte, per il patrimonio industriale, «evidenza delle attività che hanno e continuano ad avere profonde conseguenze storiche», il motivo della protezione è da ricercarsi nel «valore universale di tale evidenza, piuttosto che nella specificità del singolo sito» («Nizhny Tagil Charter For The Industrial Heritage» art. 2 c. 1).
Ai singoli siti, macchine, edifici e paesaggi, viene riconosciuta la capacità di testimoniare i valori materiali e sociali, «come parte della cronaca delle vite di uomini e donne comuni, e come portatore di un importante senso di identità». E se da un lato si ricercano particolari valori scientifici e tecnologici nella storia della produzione dell’ingegneria della costruzione, dall’altro vengono anche riconosciute le qualità architettoniche e paesaggistiche.

Il gasometro in esame certamente costituisce un elemento di riferimento nella definizione del paesaggio del lavoro del Polcevera per più motivi. Da un lato è il più grande manufatto realizzato da AMGA per la rete di Genova con le notevoli qualità costruttive e tecnologiche sopraricordate, dall’altro esso entra a far parte di un sistema integrato in cui la collocazione, lontano dall’Officina principale di produzione, sembra essere motivata anche dal nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Esso pertanto non costituisce un elemento di interesse solo per le proprie specifiche qualità costruttive e tecnologiche, ma ancor di più per la sua rilevanza nel testimoniare modi e strutture di un importante fase storica e tecnologica della industria ligure e nazionale.
D’altronde i siti industriali sono molto diversificati e l’eventuale interdipendenza degli elementi puntuali e di rete di specifici areali è ben messa in evidenza nel preambolo ai Principi di Dublino. Vi sono, come a Genova, «complessi e multipli sistemi e attività di sito le cui molte component sono interdipendenti, con frequente presenza di differenti tecnologici e periodi storici» («Joint ICOMOS – TICCIH Principles for the Conservation of Industrial Heritage Sites, Structures, Areas and Landscapes», Preamble, c. 2).

Per questo, proprio esaminando l’area nella sua complessa natura territoriale e raccogliendo le presenti istanze di riqualificazione, il riconoscimento patrimoniale del gasometro può costituire un passaggio strategico utile ad avviare, in forza del suo recupero, un processo di rigenerazione che risponda alla valorizzazione ambientale e di identità del sito paesaggistico. Occorre considerare anche le istanze che provengono dalle associazioni e dalla società civile, rispetto al percorso ufficiale di patrimonializzazione, che sono state poste in primo piano anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000.

Nel caso di Genova, tra le molte a favore della conservazione/valorizzazione del gasometro, vi sono anche le indicazioni del progetto vincitore del concorso internazionale “Parco del Ponte”, indetto dal Comune di Genova per avviare il processo di rigenerazione urbana, sociale e ambientale della Val Polcevera, l’area segnata drammaticamente dalla tragedia del 14 agosto del 2018 con il crollo del viadotto. Il progetto vincitore, “Il Parco del Polcevera e il Cerchio rosso” del team di Stefano Boeri Architetti non ne contempla infatti la demolizione, ma la conservazione con una nuova destinazione a servizio del Parco.

AIPAI offre perciò codeste riflessioni per supportare la valutazione di un percorso di conservazione e riuso del Gasometro di Campi. Elaborare una strategia di riuso è parte fondamentale per la tutela di un bene e, senza citarle singolarmente, si ricorda che sono moltissime e note le esperienze di recupero di gasometri storici compatibili con i diversi gradi di tutela del bene condotte fino ad oggi.
Pertanto anche la particolare tipologia non sembra essere un ostacolo alla conservazione del bene, né la sua dimensione. Anzi proprio la scala urbana dei gasometri in generale fa sì che tali oggetti siano tra i più tipizzanti del paesaggio industriale tanto da aver influenzato negli anni pittori, fotografi, cineasti che hanno inteso rappresentare con la loro visibilità impositiva la complessa identità post industriale considerandoli tra i più efficaci veicoli della sua memoria.

Presidenza e Giunta esecutiva dell’AIPAI

*Per AIPAI il comunicato è stato curato dai proff. Edoardo Currà (presidente AIPAI) e Sara De Maestri (Consiglio Direttivo).