Villaggio Leumann e la ex Ceramica Vaccari vincono il bando Ecosistemi culturali

Sono ben due i progetti che riguardano siti di archeologia industriale tra i sei vincitori del bando “Ecosistemi culturali”. Stiamo parlando del villaggio operaio alle porte di Torino, il Villaggio Leumann, e della ex Ceramica Ligure Vaccari di Ponzano Magra, frazione di Santo Stefano Magra in provincia di La Spezia.

Il bando Ecosistemi culturali

Secondo i dati Istat, in circa il 15% dei comuni italiani si registra un’assenza di offerta di attività artistica di qualsiasi tipo, con effetti negativi sul benessere complessivo delle comunità, sull’attrattività del territorio e sul suo sviluppo economico. Il bando “Ecosistemi culturali”, promosso da Fondazione CDP ha dunque il fine di sostenere iniziative capaci di valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico italiano nei Comuni con meno di 100mila abitanti.

Il bando ha messo a disposizione 720.000 euro (importo incrementato rispetto agli iniziali 500.000) a favore di ONG nazionali e internazionali, ONLUS, associazioni e cooperative che presentino proposte capaci di promuovere ogni forma di arte visiva, digitale, performativa e letteraria, attraverso strumenti innovativi di valorizzazione del territorio, al fine di incrementarne l’attrattività.

Il patrimonio artistico e culturale italiano rappresenta un valore inestimabile per il nostro Paese, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale. Gli aspetti sociali derivanti dalla fruizione di attività culturali costituiscono infatti delle leve strategiche per la formazione di competenze e di idee per tutte le generazioni, ma anche per il contrasto di altri fenomeni che inficiano lo sviluppo del capitale umano, come la dispersione scolastica e il calo demografico. Per questo, consentire l’accesso a iniziative culturali anche lontano dalle grandi città significa fornire una risposta aggiuntiva allo spopolamento di alcune aree e a favore della coesione sociale dei nostri territori”, ha dichiarato il Presidente di Fondazione CDP, Giovanni Gorno Tempini, come riporta il comunicato ufficiale del Ministero della Cultura.

I vincitori del bando Ecosistemi culturali

Selezionati da una commissione di esperti, composta da membri delle Istituzioni, tra cui il Ministero della Cultura, accademici e rappresentanti di alcune tra le principali associazioni di categoria nell’ambito culturale, i progetti porteranno alla realizzazione di nuove residenze d’artista, musei diffusi, laboratori d’arte, produzioni cinematografiche e festival creativi in sei regioni italiane: Liguria, Piemonte, Veneto, Campania, Basilicata e Puglia.

Nello specifico, sono state selezionate queste realtà con i relativi progetti:

  • Associazione Culturale Kòres che attraverso un percorso esperienziale porterà alla riscoperta del Villaggio Leumann, storico sito produttivo nel Comune di Collegno alle porte di Torino in Piemonte, anche attraverso la costruzione di partenariati con altri villaggi industriali europei;
  • Isforcoop Ets che, nell’ambito di un partenariato pubblico-privato punta a valorizzare in ottica eco-museale, il sito dismesso della Ceramica Vaccari di Ponzano Magra in Liguria, anche attraverso la costituzione di un museo diffuso;

E anche:

  • Cooperativa Sociale Spazi Padovani «Sedimenta», che intende realizzare tre residenze artistiche, coinvolgendo i giovani e le Istituzioni locali in percorsi di formazione e stimolando, anche, il turismo sostenibile nella zona del Delta del Po, in Veneto;
  • Associazione Culturale Kuziba, che proseguirà l’esperienza de “La città bambina” manifestazione che intende riflettere, attraverso laboratori d’arte, spettacoli teatrali e numerose altre attività, sul tema del calo demografico nei comuni di Corato, Andria e Isole Tremiti, in Puglia;
  • Cooperativa sociale Immaginaria Onlus che proseguirà il percorso di riscoperta di Palazzo D’Avalos, storica dimora borbonica e istituto penitenziario situato nell’Isola di Procida in Campania, anche attraverso la realizzazione di un cortometraggio sulla sua storia;
  • Associazione Gommalacca, che prevede l’attivazione di spazi artistici dove prenderanno vita spettacoli, performance, attività ludiche e formative attraverso la partecipazione delle comunità locali, nelle città di Potenza, Forenza e Sasso di Castalda, in Basilicata.

Carla Federica Gutermann, erede dei Leumann e promotrice del progetto con Korès ha dichiarato: “Vogliamo il Villaggio Leumann come luogo di forte impatto storico dove passato e futuro si incontrano in un percorso immersivo ed emozionale in sinergia con l’innovazione tecnologica. Verranno quindi realizzati contenuti multimediali quali video, audio, foto che approfondiranno il contesto culturale e turistico con elementi e strategie coinvolgenti di fruizione”.

 




REW – Rescue European Week: all’ex-Ceramica Vaccari l’evento dedicato alla rigenerazione urbana

Al via REW – Rescue European Week, settimana europea ricca di eventi artistici e culturali, dedicata al riuso creativo e alla rigenerazione culturale degli spazi in disuso in Europa. Avrà luogo dal 13 al 18 settembre all’interno dell’area industriale ex Ceramica Vaccari a Santo Stefano Magra – La Spezia (per conoscere la storia di questo luogo dell’archeologia industriale il libro Ceramica Ligure Vaccari. Storia, archivio, produzione di Alice Cutullè).

 

REW è parte di RESCUE – Regeneration of disused Industrial Sites through Creativity in Europe –, progetto europeo finanziato dal programma EACEA Europa creativa, che vede il Comune di Santo Stefano Magra capofila assieme a partner provenienti da Italia (Gli Scarti), Austria (Klanghaus), Slovenia (X-Op) e Germania (I-Bug).

Obiettivo del progetto è la valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale e la rivitalizzazione di aree industriali abbandonate, recuperandone la memoria storica e favorendo la partecipazione attiva delle comunità.

Gli spazi industriali in disuso si tramutano in luoghi che possono operare all’insegna della sostenibilità e dell’economia circolare. Se recuperati, si offrono come incubatori culturali, laboratori creativi, spazi sociali per la formazione di nuove generazioni di cittadini consapevoli delle sfide collettive che presenta il nostro futuro.

Dal 13 al 18 settembre l’ex Fabbrica Vaccari rivive quale spazio votato alla cultura e alla creatività, presentandosi come un grande laboratorio d’idee e di attività, volto alla sperimentazione, alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione e all’esplorazione di nuovi campi della conoscenza, nuovi linguaggi e pratiche di rigenerazione innovativa.

La Settimana prende avvio con la RESIDENZA ARTISTICA TRANSNAZIONALE. Dal 13 al 15 settembre, artisti, curatori e intellettuali provenienti da più paesi europei e nordamericani (tra i quali Maja Hodošček, Bojana Križanec, Barbara Polajnar, Toni Soprano, Mia Zabelka, Zahra Mani, Jaka Berger, Mario Egger, Amy Xuan, Luca Di Maggio, Christin Haupt, Klara Zeitz, Alessandro Ratti, Enrico Casale) si incontreranno per sviluppare più progetti artistici. Gli spazi della ex-Ceramica Vaccari saranno attivati attraverso una polifonia di Installazioni video, 360°, sonore, painting on walls, laboratori creativi, performance live e molto altro ancora. La Residenza transnazionale darà vita a una sperimentazione culturale collettiva, una piattaforma transnazionale per lo scambio e la condivisione di esperienze, percorsi e conoscenze. Le installazioni e performance saranno aperte e visitabili durante l’intera settimana.

Il 16 settembre il TRANSNATIONAL WORKSHOP, “‘Pray and Labor’: Frameworks, Stories and Practices of Disused Sites”, rifletterà sui quadri di azione, le buone pratiche europee e le testimonianze relative alla rigenerazione degli spazi in disuso in Europa.

Durante la mattinata il pubblico potrà ascoltare i racconti culturali e creativi offerti dai partner di progetto, tra i quali spiccano alcune delle più importanti esperienze europee di recupero culturale e artistico di aree industriali depresse (si pensi alla Sassonia dello street and urban festival I-Bug). Inoltre, si potrà dialogare attorno alle buone pratiche creative e curatoriali ‘cartografate’ da Rescue. Un’operazione (qualitativa) di raccolta e analisi di buone pratiche europee accomunate dalla relazione tra rigenerazione di spazi in disuso, innovatività e creatività. Avremo così occasione di ascoltare Sanja Popov Leban (tra le consulenti di Nova Gorica/Gorizia 2025 – Città Europea della Cultura), Živa Kleindienst e Peter Tomaž Dobrila (sul progetto sloveno KIBLA) e Pietro Perelli (sul progetto ferrarese Consorzio Factory Grisù).

Nel pomeriggio, il workshop si concentra sui modelli e strumenti di recupero degli spazi in disuso, in particolare sulle iniziative europee; sulle relazioni tra progettazione degli spazi, coinvolgimento pubblico e creatività; sui perimetri e le coordinate giuridiche che sottendono alla progettazione; sull’economia e gestione degli spazi da recuperare. Il pubblico potrà così interloquire su temi che vanno dal quadro europeo agli aspetti giuridici, economici, di progettazione, pianificazione culturale e di intervento urbano e territoriale. Gli ospiti sono di primissimo piano: Massimo Preite, membro del consiglio della European Route for the Industrial Heritage (ERIH); Guido Guerzoni, professore della Bocconi, economista culturale, progettista e manager culturale (suo M9 di Mestre); Francesco Careri, membro fondatore del laboratorio di Arte Urbana Stalker Osservatorio Nomade e professore all’Università di Roma 3; Michela Passalacqua, professore di Diritto dell’Economia all’Università di Pisa e membro del Comitato scientifico del Progetto NOVA.

Il 17 e 18 settembre sarà l’atteso e qualificato appuntamento con CANTIERI CREATIVI a chiudere la settimana europea: il confronto e il dialogo tra generazioni e culture si articolerà in maniera trasversale, dall’architettura all’economia, dal teatro alla musica alle arti visive, con la partecipazione di importanti interlocutori del panorama culturale nazionale e internazionale e sotto il coordinamento scientifico del Comitato Progetto NOVA.

Tavole rotonde, interviste e interventi liberi, presentazioni e confronti coinvolgeranno personaggi di spicco del mondo dell’architettura, delle arti visive, e della comunicazione, a testimonianza di un nuovo modo di fare cultura attraverso il dialogo e il confronto, in una rinnovata sinergia tra istituzioni, associazioni e cittadini.

Al centro del dibattito la riflessione sul paesaggio, votato a completare la vita quotidiana di ognuno di noi: ogni giorno attraversiamo i luoghi, a cui spesso chiediamo conforto, affidiamo un ricordo evocando il passato o la custodia di un momento.

Ne discuteranno insieme la professoressa Barbara Boschetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, esperta di rigenerazione urbana e dell’annoso problema del “consumo” del suolo, Riccardo Venturi, storico e critico d’arte contemporanea, che nelle sue ricerche ha affrontato il tema dello spazio e del paesaggio in relazione alle pratiche artistiche contemoporanee; l’architetto Giorgio Furter che con lo studio professionale di cui è fondatore, Nuvolab, ha più volte progettato panorami urbani, indagando gli spazi di prossimità e l’uso dei luoghi.

E ancora conversazioni interdisciplinari sulla rigenerazione come cura, all’insegna del nuovo paradigma dell’economia circolare. Aprirà la giornata un intervento del professor Alessandro Melis, curatore del Padiglione Italia a La Biennale di Venezia 2021, fondatore dello studio di architettura Heliopolis 21 e adesso a capo dell’Institute of Technology di New York.

Durante la giornata si susseguiranno talk e tavole rotonde che vedranno coinvolti Stefano Chiodi, professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università Roma Tre, curatore e fondatore della rivista “Doppiozero”, Paolo Marcesini, giornalista e direttore di Italia Circolare; Cecilia Canziani, storica dell’arte e curatrice, Lorenza Baroncelli, direttrice artistica Triennale Milano, Julia Lagahuzère, direttrice generale di Opera for Peace, “Femme de Culture 2020”, Piero Manzoni, Co-founder CEO NeoruraleHub, Sandra Burchi e Linda Bertelli, filosofe e ricercatrici, Daniela Cappelletti e Danilo Sergiampietri, architetti che con il gruppo di progettazione Fabrica Società Cooperativa, e per conto del Comune di La Spezia, hanno vinto il “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” promosso dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, finalizzato a riqualificare e incrementare il patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale e a rigenerare il tessuto socio-economico.

In parallelo una serie di eventi artistici e creativi ospitati nei vari spazi della Fabbrica arricchiranno le due giornate con laboratori per bambini, mostre e concerti, come il lavoro artistico di Alessio Gianardi (“Padri”), la mostra “Ritratto” di Fabrizio Prevedello, la performance drammaturgica “Ceramic voices” di Toni Garbini ed il progetto “Un luogo eventuale” sviluppato dalle artiste Elena Carozzi, Beatrice Meoni e Phillippa Peckham.

La partecipazione a tutte le attività è gratuita ed è prevista per tutto il periodo un’area sociale e di ristoro.




Il gasometro di Campi – Genova: un bene del nostro patrimonio industriale da salvare

In questi ultimi mesi a Genova è vivo il dibattito sulla conservazione o meno del gasometro di Campi, la cui demolizione, a seguito dell’intervento della Soprintendenza, risulta al momento congelata.

Gasometro di Campi - Genova

Image courtesy of Lidia Giusto su Trattopunto.com (clicca sull’immagine)

Questo permette ad AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) di presentare un documento in cui raccogliere in sintesi quanto emerge da decenni di presenza sul territorio dell’associazione e dei soci. Alla base c’è la percezione di estesi settori del territorio di Genova e della Liguria come paesaggi del lavoro tra i più rilevanti di Italia, un sistema a più strati in cui la lettura degli oggetti e dei network consente di individuare emergenze e risorse attivabili per una rigenerazione post industriale basata sull’identità e sulla storia dei luoghi.

Il gasometro di Campi a Genova: caratteristiche della struttura

Il gasometro appare come una emergenza paesaggistica di sicura singolarità e pertanto una sua attenta conoscenza deve precedere qualunque previsione su un suo futuro di usi o dismissioni. Il gasometro, che col suo volume ha connotato per decenni lo skyline alla foce del Polcevera, vicino allo storico stabilimento di Ansaldo Energia, costituisce l’ultima testimonianza dei gasometri genovesi. Alto 72 m, un diametro di 54 m, a pianta poligonale con 20 lati, una capacità di 100.000 m3, e un peso di 800 tonnellate, è costruito con una delle tecnologie più diffuse nel settore, il sistema M.A.N., che prevede l’unione tramite chiodatura di lamiere piegate e assemblate in cantiere.

Il gasometro di Campi a Genova: storia della struttura

Dismesso negli anni ’80 del Novecento, nel marzo del 2020 Ireti, la società del gruppo Iren, attuale proprietaria, ne ha avviato il piano di demolizione, senza darne comunicazione alla Soprintendenza, non ritenendo che il manufatto avesse valore storico monumentale e non controllandone la datazione per verificare se fosse sottoposto a tutela, ai sensi dell’art 12 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (2004 e ss.mm.ii.). Se infatti il bene avesse più di 70 anni e appartenesse allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente od istituto pubblico, sarebbe di fatto sottoposto a tutela, e il gasometro era in proprietà a AMGA (Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova) fino al 1995.

Sulla base di documentazione in suo possesso, per la Soprintendenza il gasometro avrebbe più di 70 anni: il progetto risalirebbe al 1942 e la costruzione sarebbe immediatamente successiva. A favore di questa datazione concorrono, d’altronde, alcuni documenti disponibili sul sito della Società stessa: la “Relazione sull’esercizio dell’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova” del 1942 riporta che nel corso dell’anno erano stati iniziati i lavori di montaggio del nuovo gasometro di corso Perrone a Cornigliano, e quella del 1947 – risultano mancanti quelle degli anni intermedi –che lo stesso era entrato in funzione nel corso dell’anno. E ancora, nel volume “Cento anni di gas 1850-1950” a cura di AMGA, che viene edito a Genova nel 1950, si legge che, da due anni, la distribuzione del gas era ripartita tra il gasometro principale dell’Officina Gavette e “il più grande gasometro da 100.000 mc costruito recentemente a Cornigliano in località Campi”. Da ultimo l’esistenza del gasometro nel 1950 viene anche confermata da alcuni fotogrammi del film “Achtung! Banditi!” che Carlo Lizzani aveva diretto a Genova nel 1950, anche se è giunto nelle sale nel 1951. Con la sospensione della demolizione, la Soprintendenza, ha comunicato a Ireti che è necessario procedere con la verifica di interesse: l’istruttoria è tuttora in corso.

Il riconoscimento dell’interesse non può esser comunque determinato esclusivamente dal fattore temporale: lo stesso Codice dei Beni Culturali – art. 10 c. 3 lett. d, introdotto nel 2008 – sancisce che il riconoscimento d’interesse culturale può esser stabilito in relazione al contesto di appartenenza, alla storia e identità della città, e alla “storia… della scienza, della tecnica, dell’industria”

Lo sviluppo della città e la continua richiesta di incremento nella fornitura di gas avevano portato AMGA, agli inizi degli anni Quaranta, alla progettazione e costruzione del nuovo gasometro da 100.000 m3 alla foce del Polcevera, lontano dall’Officina principale di produzione delle Gavette, ma vicino al nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Nell’ambito del ciclo di lavorazione del nuovo impianto erano già stati realizzati i due gasometri a servizio dei gas provenienti dall’altoforno e dalla cokeria. La costruzione di un nuovo gasometro, collegato a quello di Gavette, avrebbe così consentito di alimentare la rete di distribuzione nella parte occidentale della città.

Per il nuovo gasometro viene scelto il modello M.A.N., di fabbricazione tedesca, uno dei più innovativi in produzione, costituito da un serbatoio prismatico ad asse verticale, realizzato con montanti e lamiere chiodate, all’interno del quale scorreva un disco mobile con funzione di regolazione del gas. La peculiarità del modello era il sistema di chiusura a secco – di cui la Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg AG (M.A.N.) aveva il brevetto – ottenuto con la costruzione, sul perimetro del disco, di una tasca riempita di un fluido di catrame (più tardi fu sostituito con un fluido oleoso) che rendeva la struttura chiusa.

Salviamo il gasometro di Campi

Come si è scritto il percorso di patrimonializzazione è avviato ed è in atto la verifica dell’interesse culturale attraverso i criteri previsti dalla normativa vigente. I criteri sono indicati dal codice dei beni culturali e sono supportati culturalmente e scientificamente dalle diverse carte che nel tempo si sono occupate di definire il patrimonio e le buone prassi. Tra queste sono particolarmente utili, nel caso specifico, quelle dichiarazioni che negli ultimi venti anni hanno forniti strumenti condivisi e principi per la conoscenza, il riconoscimento e la gestione del patrimonio industriale.

Innanzitutto il TICCIH – The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage (di cui AIPAI è il partner italiano) ha definito, nella Nizhny Tagil Charter for the Industrial Heritage del 2003 e con i “Principi di Dublino” del 2011 (questi ultimi emanati insieme a ICOMOS) alcuni elementi specifici del sistema valoriale degli oggetti e dei paesaggi industriali e i principi di base con cui è utile vagliare i caratteri del gasometro di Genova. Concordemente con tali carte, per il patrimonio industriale, «evidenza delle attività che hanno e continuano ad avere profonde conseguenze storiche», il motivo della protezione è da ricercarsi nel «valore universale di tale evidenza, piuttosto che nella specificità del singolo sito» («Nizhny Tagil Charter For The Industrial Heritage» art. 2 c. 1).
Ai singoli siti, macchine, edifici e paesaggi, viene riconosciuta la capacità di testimoniare i valori materiali e sociali, «come parte della cronaca delle vite di uomini e donne comuni, e come portatore di un importante senso di identità». E se da un lato si ricercano particolari valori scientifici e tecnologici nella storia della produzione dell’ingegneria della costruzione, dall’altro vengono anche riconosciute le qualità architettoniche e paesaggistiche.

Il gasometro in esame certamente costituisce un elemento di riferimento nella definizione del paesaggio del lavoro del Polcevera per più motivi. Da un lato è il più grande manufatto realizzato da AMGA per la rete di Genova con le notevoli qualità costruttive e tecnologiche sopraricordate, dall’altro esso entra a far parte di un sistema integrato in cui la collocazione, lontano dall’Officina principale di produzione, sembra essere motivata anche dal nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Esso pertanto non costituisce un elemento di interesse solo per le proprie specifiche qualità costruttive e tecnologiche, ma ancor di più per la sua rilevanza nel testimoniare modi e strutture di un importante fase storica e tecnologica della industria ligure e nazionale.
D’altronde i siti industriali sono molto diversificati e l’eventuale interdipendenza degli elementi puntuali e di rete di specifici areali è ben messa in evidenza nel preambolo ai Principi di Dublino. Vi sono, come a Genova, «complessi e multipli sistemi e attività di sito le cui molte component sono interdipendenti, con frequente presenza di differenti tecnologici e periodi storici» («Joint ICOMOS – TICCIH Principles for the Conservation of Industrial Heritage Sites, Structures, Areas and Landscapes», Preamble, c. 2).

Per questo, proprio esaminando l’area nella sua complessa natura territoriale e raccogliendo le presenti istanze di riqualificazione, il riconoscimento patrimoniale del gasometro può costituire un passaggio strategico utile ad avviare, in forza del suo recupero, un processo di rigenerazione che risponda alla valorizzazione ambientale e di identità del sito paesaggistico. Occorre considerare anche le istanze che provengono dalle associazioni e dalla società civile, rispetto al percorso ufficiale di patrimonializzazione, che sono state poste in primo piano anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000.

Nel caso di Genova, tra le molte a favore della conservazione/valorizzazione del gasometro, vi sono anche le indicazioni del progetto vincitore del concorso internazionale “Parco del Ponte”, indetto dal Comune di Genova per avviare il processo di rigenerazione urbana, sociale e ambientale della Val Polcevera, l’area segnata drammaticamente dalla tragedia del 14 agosto del 2018 con il crollo del viadotto. Il progetto vincitore, “Il Parco del Polcevera e il Cerchio rosso” del team di Stefano Boeri Architetti non ne contempla infatti la demolizione, ma la conservazione con una nuova destinazione a servizio del Parco.

AIPAI offre perciò codeste riflessioni per supportare la valutazione di un percorso di conservazione e riuso del Gasometro di Campi. Elaborare una strategia di riuso è parte fondamentale per la tutela di un bene e, senza citarle singolarmente, si ricorda che sono moltissime e note le esperienze di recupero di gasometri storici compatibili con i diversi gradi di tutela del bene condotte fino ad oggi.
Pertanto anche la particolare tipologia non sembra essere un ostacolo alla conservazione del bene, né la sua dimensione. Anzi proprio la scala urbana dei gasometri in generale fa sì che tali oggetti siano tra i più tipizzanti del paesaggio industriale tanto da aver influenzato negli anni pittori, fotografi, cineasti che hanno inteso rappresentare con la loro visibilità impositiva la complessa identità post industriale considerandoli tra i più efficaci veicoli della sua memoria.

Presidenza e Giunta esecutiva dell’AIPAI

*Per AIPAI il comunicato è stato curato dai proff. Edoardo Currà (presidente AIPAI) e Sara De Maestri (Consiglio Direttivo).




La centrale termoelettrica del porto di Genova, sì al vincolo

La centrale termoelettrica del porto di Genova rappresenta un’importante testimonianza storico-architettonica-impiantistica del nostro patrimonio industriale, per tale ragione deve essere tutelata e destinata ad un riutilizzo compatibile con le sue caratteristiche.

CENTRALE TERMOELETTRICA DEL PORTO DI GENOVA: LA STORIA

Il complesso della Centrale termoelettrica del Porto costituisce una delle ultime testimonianze del passato industriale ‘energetico’ che ha caratterizzato la storia della città di Genova.
La centrale, che è rimasta in funzione fino al 2016, si trova all’interno del porto, sotto la Lanterna, simbolo di Genova, alla radice dei moli San Giorgio e Idroscalo.

La centrale termoelettrica fu costruita nel 1929 dalla Società Anonima “CONSORZIO CENTRALI TERMICHE” (CONCENTER), per dotare la “Grande Genova” di una terza centrale da affiancare a quelle di via Canevari e Sampierdarena.

Genova in quegli anni è una città in grande espansione. Nel 1926 è portata a compimento, con uno dei più vasti ampliamenti territoriali condotti in Italia in quel periodo, l’aggregazione dei 19 comuni limitrofi per favorire lo sviluppo delle attività industriali e portuali. In questo quadro si rende necessario potenziare l’offerta di energia con la costruzione di una terza centrale.

Nella scelta della localizzazione per la costruzione della nuova centrale, oltre a fattori puramente tecnici, ha probabilmente contribuito la volontà di celebrare l’innovazione tecnologica, oltre a quella di fornire, a chi giungeva a Genova via mare, un’immagine della città che congiungesse idealmente la città antica e quella industriale verso il futuro.

Il complesso originario tuttora conservato, costituito da corpi di fabbrica di diverse altezze, affiancati, con struttura in pilastri e travi reticolari di ferro chiodato e tamponamenti in mattone, è stato progressivamente ampliato e adeguato, negli anni, alle nuove esigenze e alle normative vigenti.

Il carbone necessario al funzionamento della centrale veniva rifornito via mare mediante navi e chiatte da cui veniva trasportato alla sommità della copertura, dove era posizionato il Bunker; originariamente il parco carbone si trovava su molo Giano, successivamente viene spostato a molo ex Idroscalo.

Il complesso, rilevato nel 1934 dalla Edison, e successivamente del Gruppo Edison Volta, con la nazionalizzazione del 1962 passa a ENEL. Per adeguarlo alle nuove richieste della città viene ampliato con un nuovo corpo destinato a uffici e sevizi (1951), e l’impianto viene potenziato con l’installazione di nuovi gruppi. Successivamente (1968) viene costruito il nuovo carbonile e sono ulteriormente integrati gli impianti e adeguati alle nuove richieste di sostenibilità.

L’impianto rimane perfettamente funzionante fino al 2016 e alla definitiva chiusura nel 2017, adeguandosi allo sviluppo della città e delle attività industriali con volumi di fornitura crescente e adeguamenti alle normative vigenti.

CENTRALE TERMOELETTRICA DEL PORTO DI GENOVA: IL PRESENTE

Il complesso della centrale costituisce quindi una testimonianza particolarmente significativa di quello che era la città e il patrimonio industriale nei primi decenni del ‘900; il fatto che si sia conservato perfettamente funzionante anche con i successivi ampliamenti e adeguamenti contribuisce al valore testimoniale.

A seguito della dismissione, la sua conservazione era fortemente a rischio: la sua posizione, all’interno dell’area portuale, lo rende di grande interesse per le espansioni operative del porto, e ne è stata persino ipotizzata la localizzazione dei depositi chimici di società petrolifere.

CENTRALE TERMOELETTRICA DEL PORTO DI GENOVA: IL FUTURO

L’interesse per la conservazione e valorizzazione della centrale termoelettrica del porto di Genova, motivato dalla testimonianza storico-architettonica-impiantistica della struttura, non concerne solo l’assetto architettonico originale, ma anche quello impiantistico, ambedue considerati negli aspetti più significativi del progressivo ampliamento/potenziamento e trasformazione. Un ulteriore interesse è rappresentato dalla sua localizzazione in adiacenza alla Lanterna, simbolo della città di Genova.

Per questo l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI), con Italia Nostra Genova hanno chiesto (30.09.2017) alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Liguria che la struttura venga vincolata nel suo assetto architettonico e impiantistico, ai sensi del decreto legislativo 26.3.2008, n° 62 (integrazioni al decr. Legislativo 22.1.2004, n°42, codice dei Beni Culturali, art. 10, comma 3, lett.d), che il progetto di riuso ne preveda la conservazione con una destinazione d’uso compatibile e che tenga nella debita considerazione l’intero settore con particolare riguardo per le valenze storico-architettonico-paesaggistiche della Lanterna di Genova.

Nel corso dell’istruttoria della pratica AIPAI, con la Scuola Politecnica dell’Ateneo genovese (DICCA- Dipartimento di Ingegneria Chimica Civile e Ambientale e DIME – Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica, Gestionale e dei Trasporti) ha lavorato in accordo con la Soprintendenza, per produrre, anche con la collaborazione di Enel, la documentazione necessaria.

Se per la struttura architettonica non dovrebbero sussistere problemi alla sua conservazione, avendo ormai più dei 70 anni richiesti dalla normativa, per la parte impiantistica la soluzione è più problematica, poiché gli impianti, dovendosi adeguare alle nuove esigenze produttive e alla nuova normativa, sono stati in parte rinnovati.

E’ stato fondamentale in questa fase l’apporto del DIME, con la collaborazione del quale è stato possibile individuare le componenti impiantische del complesso originario e quelle che, anche se introdotte in tempi successivi sono di grande interesse dal punto di vista didattico, scientifico, nonché qualitativo, e soprattutto significative per la produzione energetica e del funzionamento dell’impianto.

La ricerca puntuale e documentata(*) ha portato, in questi giorni (9 agosto), all’avvio del procedimento di vincolo. Come osserva il Soprintendente Vincenzo Tinè, il procedimento riguarda oltre la parte architettonica anche quella impiantistica: si è deciso di conservare anche le parti dell’impianto risalenti al progetto originario, nonché alcune componenti inserite in fase successiva per poter leggere nella sua completezza almeno una linea del ciclo produttivo.

Se, come ci auguriamo, non si sovrapporranno ostacoli al vincolo, si potrà procedere quanto prima alla ricerca di un interessamento da parte degli Enti pubblici e /o privati che dovrebbero intervenire per promuoverne un riuso compatibile.

Sono state al momento già avanzate diverse ipotesi di riuso, parallelamente alla conservazione di parte della centrale come museo di se stessa – vi sono molti esempi in tal senso sia all’estero che in Italia – un’integrazione con un museo dell’industria e dell’energia in particolare – che a Genova non esiste – un centro didattico per le energie (fossili e rinnovabili), nonché un centro per l’arte contemporanea.

In questa fase sarà comunque determinante un accordo tra l’amministrazione comunale e l’Autorità Portuale, proprietaria dell’area su cui insiste la centrale, per individuare un riuso compatibile, che valorizzi l’intera area, con la Lanterna, rendendo questi spazi alla città e a un uso collettivo e interattivo con le scuole.

(*) effettuata a cura di Aipai e dell’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica (Prof arch Sara De Maestri, Prof ing Pietro Giribone, Prof ing Pietro Zunino, con la collaborazione dell’ing Giacomo Fui)

 

Testo a cura del prof. arch. Sara De Maestri
Università degli Studi di Genova
Dipartimento di Ingegneria Civile Chimica e Ambientale (DICCA)




“VITA NOVA – gli Edifici Industriali e il riutilizzo a fini culturali” | VI edizione delle Giornate del Restauro

Il 25-26-27 Febbraio 2016 nell’area dell’ex Ceramica Vaccari a Santo Stefano di Magra (SP) avrà luogo “VITA NOVA – gli Edifici Industriali e il riutilizzo a fini culturali”, VI edizione delle Giornate del Restauro.

Le Giornate del Restauro è una iniziativa di CNA Liguria rivolta al mondo dei Beni Culturali sotto l’alto patrocinio del MiBACT che mira ad approfondire ogni anno le diverse tematiche della conservazione, restauro e valorizzazione dei siti di interesse culturale del nostro paese, coinvolgendo gli esperti delle varie discipline che si occupano del settore con interventi mirati sia alla divulgazione tramite conferenze sia alla formazione continua con corsi e seminari.

La VI edizione delle Giornate del Restauro, nello spirito che le ha sempre caratterizzate, affronta il tema della conservazione e della valorizzazione dei siti di interesse culturale e si concentra sugli spazi industriali dismessi. Coerente con il proprio intento questa nuova edizione ha eletto come propria sede un sito particolarmente suggestivo parte del nostro patrimonio industriale: la ex Ceramica Vaccari, ex complesso industriale che già da due anni, per volontà di un’amministrazione comunale particolarmente lungimirante, è oggetto di recupero e riconversione in spazio polifunzionale a vocazione culturale, il Progetto Nova.

Un’area industriale con i suoi edifici, gli impianti, le macchine, i legami con il territorio e la sua storia, ma soprattutto con le donne e gli uomini che vi hanno vissuto ha un valore intrinseco di Bene Culturale che può e deve essere preservato e valorizzato.
Ciò non esclude la possibilità di destinarne gli spazi ad altri usi, processo anzi necessario ad evitarne il degrado, ma senza cancellare i numerosi segni che possiamo leggere e tramandare al futuro.
Destinare queste aree a scopi culturali quando possibile è un’ottima occasione per ottenere lo scopo: archivi, biblioteche, spazi espositivi, laboratori teatrali e musicali permettono alla memoria del passato di rigenerarsi in nuove creatività.

Per questo riprogettare conservando richiede una visione più ampia e più complessa, aperta a diverse competenze in grado di restaurare le strutture senza snaturarle, fornendo gli spazi di servizi utili alle nuove esigenze. Nuove tecnologie a fianco di alte competenze artigianali.

CNA chiama a raccolta le esperienze più significative del campo per approfondire l’argomento nella sessione spezzina e in quella genovese, con una serie di conferenze, visite guidate e 2 distinti seminari specifici per architetti e per restauratori.

Il Corso di Formazione per restauratori sulla Pulitura dei Dipinti Contemporanei è tenuto dal Dott. Paolo Cremonesi e si inserisce nello spirito più profondo del concetto di Restauro: conoscere per conservare, rivolto ad una tipologia di oggetti che dialoga bene nell’ordine di tempo e spazio con le architetture industriali.

Una sessione successiva del si terrà a Genova a Palazzo Tobia Pallavicino della Camera di Commercio il 18 marzo 2018.

Programma

Giovedì 25 Febbraio – Ex Ceramiche Vaccari – ore 14.30
Sala Polifunzionale ex Calibratura – II Piano

Stella SANGUINETTI, Presidente CNA Artistico Liguria – Avvio lavori
Paolo CREMONESI, chimico dei beni culturali
Corso di formazione – 15.00/18.00
Alcuni aspetti teorici ed applicativi della pulitura dei dipinti contemporanei
I parte: la caratterizzazione della superficie da trattare

Venerdì 26 febbraio – Ex Ceramiche Vaccari – ore 9.00
Sala Polifunzionale ex Calibratura
Le aree industriali dismesse e il loro riuso come siti di interesse culturale

Coordina
Stella SANGUINETTI
Saluti
Juri MAZZANTI, Sindaco Santo Stefano Magra
Gianfranco BIANCHI, Presidente Camera di Commercio

Intervengono
Alessandra VESCO, Archivista Associazione Museo Melara
La nostra storia. Il recupero di spazi industriali per fini culturali: il caso OTO Melara.
Luca RINALDI, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio della Liguria
Andrea CANZIANI, Architetto Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Liguria
Fabbriche: il valore della memoria
Serena MIZZAN, Direttore Immaginario scientifico
Immaginario scientifico e archeologia industriale: modelli di riutilizzo.
Massimo MICHELUCCI, Settore Cultura Amministrazione Comunale di Massa,
La Filanda di Forno – Massa, esempio classico di industrializzazione italiana
Venerdì 26 febbraio – ore 15.00/18.00
Sala Polifunzionale ex Calibratura – II piano

Paolo CREMONESI, chimico dei beni culturali
Corso di formazione – 15.30/17.30
Alcuni aspetti teorici ed applicativi della pulitura dei dipinti contemporanei
II parte: definire la composizione dell’ambiente acquoso per il trattamento

Sala Polifunzionale ex Calibratura
Roberto BURLANDO e Luca MAZZARI, Architetti
La Caserma Gavoglio – progettare, conservare e restaurare in historical green building

Sabato 27 Febbraio – ore 9.00
Sala Polifunzionale ex Calibratura

Coordina
Stella SANGUINETTI
Saluti
Gian Oberto GALLIERI, Presidente CNA Restauro nazionale
Gabriele ROTINI, coordinatore CNA Artistico Nazionale
Intervengono
Susanna OGNIBENE, Archivista Fondazione Fincantieri
La Sala Laurenti del Cantiere del Muggiano. Da officina a luogo della memoria.
Simona POLITINI, Presidente Associazione Archeologiaindustriale.net
Dalla cultura del fare al fare cultura, Presentazione del monografico – Archeologia industriale – Luoghi per l’arte e la cultura /Il Calendario del Popolo
Dimitri MAGNANINI, Ingegnere – Studio Archepta
L’Opificio Calibratura – Conservare per R-innovare
Renato LAVARINI, coordinatore candidatura “Ivrea città industriale del XX Secolo” nella Lista del Patrimonio Unesco
Il piano di gestione della città industriale del XX Secolo
Gabriella GRANDI, Presidente di Jump to Sustain-Ability
La conversione degli spazi dismessi in risorse di comunità: metodologie e strumenti di innovazione culturale e sociale

Sabato 27 Febbraio – ore 15.00/18.00
Sala Polifunzionale ex Calibratura – II Piano

Paolo CREMONESI, chimico dei beni culturali
Corso di formazione – ore 15.00/18.00
Alcuni aspetti teorici ed applicativi della pulitura dei dipinti contemporanei
III parte: Definire il modo meno invasivo di applicazione dell’ambiente acquoso
Porteranno il loro contributo un rappresentante della Regione Liguria e dell’Ordine degli architetti.
Iniziativa svolta in collaborazione con gli Ordine degli Architetti di La Spezia e di Genova

Il seminario è stato accreditato presso il CNAPPC e rilascerà nr. 6 crediti per la partecipazione ad entrambe le giornate.

 

Archeologiaindustriale.net è media partner tematico dell’evento

Cliccate qua per scaricare il Programma di VITA NOVA – gli Edifici Industriali e il riutilizzo a fini culturali




Progetto Nova Cantieri Creativi 2015 – al via la II edizione nella Ex Ceramica Vaccari di Santo Stefano di Magra

Parte la Seconda Edizione di Nova Cantieri Creativi: workshop, dialoghi, confronti per un nuovo hub culturale all’interno della ex Ceramica Vaccari di Santo Stefano di Magra in provincia di La Spezia

A distanza di una anno dalla sua inaugurazione, il 15 e 16 maggio si rinnova l’evento Nova Cantieri Creativi, per raccontare gli obiettivi raggiunti, lo stato di fatto ed i progetti futuri.

Fortemente voluto da Juri Mazzanti, sindaco di Santo Stefano di Magra, l’ex sito industriale rinasce attraverso la cultura e la creatività. Ben 180.000 mq si trasformano grazie alla sinergia tra istituzioni, associazioni e cittadini, riaprendo i propri cancelli ad una comunità allargata che supera i confini locali.

Una storia importante quella della ex Ceramica Vaccariconsiderato la fucina dell’arte futurista e allo stesso tempo un presidio industriale, l’opificio dava lavoro a migliaia di persone esportando in tutto il mondo. All’inizio degli anni ’70, l’affermarsi del distretto lapideo emiliano, portò a un forte e progressivo ridimensionamento della fabbrica. Iniziò così il suo declino che si concluse nella primavera del 2006, quando la fabbrica venne chiusa.

Dal primo giorno dopo la chiusura della Vaccari, abbiamo scelto di non fare cadere la fabbrica nell’oblio, quell’oblio che accompagna, troppo spesso in Italia, i siti industriali dismessi.” – ha dichiarato Juri Mazzanti – “Abbiamo voluto tenere i riflettori accesi sul vecchio opificio, attraverso tante iniziative, malgrado la chiusura dello stabilimento fosse stata un duro colpo per la nostra comunità. E con lo stesso coraggio, oggi, nonostante la difficile congiuntura storica ed economica, vogliamo seguire esperienze internazionali che hanno raggiunto il recupero e la rivitalizzazione di simili spazi, proprio attraverso la cultura”.

Seguendo una politica urbana che promuove fortemente il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente pubblico e privato, il Comune ha individuato nel 2014 alcuni spazi della Vaccari da assegnare in comodato d’uso mediante bando pubblico a operatori privati per la realizzazione di attività rivolte alla comunità, capaci di attivare processi di sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. L’accordo tra gli operatori e il Comune rientra nelle forme innovative di partnership tra pubblico e privato: gli operatori, infatti, usufruiscono gratuitamente degli spazi per la durata del comodato e in cambio si impegnano a sistemarli e a renderli agibili, garantendo inoltre dei servizi ad alta ricaduta sociale per la comunità locale. Gli “inquilini” di NOVA sono: la Galleria Cardelli & Fontana, La Stanza delle Necessità, lndustrie Musicali, SportXFun e Full Service.

Un fitto programma attende i partecipanti all’evento che avranno modo di confrontarsi con importanti interlocutori del panorama culturale nazionale e internazionale che interverranno sui temi dell’economia sociale e solidale, le start-up culturali e sociali, l’innovazione sociale e cognitiva, la riqualificazione di spazi ex industriali, anche in relazione alla presentazione di affini progetti realizzati in Italia e all’estero. Tra questi: l’architetto francese Odile Decq – che in Italia ha progettato la nuova ala d’espansione del MACRO, Museo d’Arte Contemporanea, di Roma – l’antropologo Franco La Cecla, i critici e storici dell’arte Michele Dantini, Stefano Chiodi e Angela Vettese, l’architetto e artista del paesaggio John Lonsdale, il sociologo del territorio Guido Borelli, Neve Mazzoleni per Il Giornale delle Fondazioni, Bertram Niessen presidente dell’associazione cheFare, Damiano Aliprandi coordinatore dell’area ricerca della Fondazione Fitzcarraldo di Torino, Silvia Botti direttore di Abitare

Durante l’evento sarà inaugurato l’Archivio Vaccari, realizzato all’interno dello spazio della ex Calibratura, acquistato dal Comune, grazie a un finanziamento regionale, attraverso il quale sarà possibile ripercorrere la storia di quella eccezionale realtà che era la Ceramia Vaccari.
Insieme all’Archivio Vaccari sarà inaugurato anche l’Auditorium – una sala polifunzionale di 700 mq dotata delle maggiori innovazioni tecniche, che potrà accogliere attività di vario genere, da conferenze a mostre, fino a spettacoli pubblici.

Ma l’arte è anche musica. Protagonisti della serata di venerdì 15 maggio saranno Luis Bacalov, Rita Marcotulli e Alberto Pizzo, con il celebre progetto 3 Piano Generations. Mentre la serata di sabato 16 si animerà grazie alla musica degli ELECTROBREAKFAST dj_visual  (Paolo Ranieri//Diego Bosoni).

E non finisce qui: una serie di eventi artistici e creativi animeranno le due giornate della manifestazione: workshop fotografico, laboratori per bambini, trekking urbano.

Per saperne di più visitate il sito della manifestazione cliccando qui Nova Cantieri Creativi 2015

Anche quest’anno Archeologiaindustriale.net è media partner tematico di Nova Cantieri Creativi



“Ferrania: dalla polvere da sparo alla fotografia” – Giornate FAI di Primavera 2015

Il FAI, delegazione di Savona, per le Giornate FAI di Primavera, invita a visitare la Ex Ferrania e assistere alla proiezione: “Ferrania: dalla polvere da sparo alla fotografia” Tracce di archeologia industriale tra fabbrica e villaggio operaio.

Sabato 21 e domenica 22 marzo, il FAI – Fondo Ambiente Italiano – organizza le Giornate FAI di Primavera 2015, l’evento che, giunto alla sua 23ᵃ edizione, ha coinvolto sino ad oggi oltre 7.800.000 amanti dell’arte, della cultura e del bello.

Un evento nazionale per scoprire luoghi solitamente non accessibili ed acquisire consapevolezza del nostro patrimonio culturale: oltre 780 i luoghi aperti con visite a contributo libero in 340 località in tutte le Regioni grazie all’impegno e all’entusiasmo delle delegazioni e dei volontari FAI.

La Ex Ferrania Spa – ora Ferrania Technologies Spa

In occasione delle Giornate FAI di Primavera 2015, la delegazione FAI di Savona presenta Dal Medioevo alla Modernità: uno sguardo sulla Val Bormida, un programma per scoprire tesori nascosti del passato e importanti testimonianza imprenditoriali.

Tra i luoghi da visitare, in esclusiva per i già associati FAI o per chi si iscrive in loco, la Ex Fabbrica Ferrania Spa, aperta sabato 21, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 (visite guidate a cura degli Apprendisti Ciceroni®: ITC “Boselli” di Savona; Istituto Superiore di Cairo Montenotte)

I visitatori contemporaneamente avranno modo di assistere alla videoproiezione del progetto fotografico a cura di Lidia Giusto, dal titolo: “Ferrania: dalla polvere da sparo alla fotografia” Tracce di archeologia industriale tra fabbrica e villaggio operaio.

Lidia Giusto (1984) artista, fotografa utilizzando come mezzo di espressione un obiettivo, puntato sui chiaro scuri, sui pieni e sui vuoti, sulle forme e sugli spazi.
Dice di sé: “La macchina fotografica è il prolungamento della mia mente, l’estensione del pensiero e dell’interiorità, che passando attraverso un obiettivo diventa inquadratura ed immagine”.
Inizia a fotografare da adolescente, lavorando sul tema degli abbandoni industriali e civili da oltre dieci anni. Predilige la fotografia analogica e la stampa autonoma in bianco e nero. Ha partecipato ed esposto a numerose mostre e concorsi, personali e collettive, in Italia e all’estero.

Ferrania e la sua storia

Le origini della Ferrania risalgono al 1882, quando venne impiantata una fabbrica di dinamite a Cengio, in Liguria, con il nome SIPE (Società Italiana Prodotti Esplodenti). La prima guerra mondiale comportò un ampliamento dell’impianto, e la nascita di una nuova fabbrica a Ferrania.

Verso la fine del conflitto fu avviato un piano di riconversione industriale, e venne costituita la Società per azioni FILM (Fabbrica Italiana Lamine Milano), per la produzione di pellicola cinematografica, consociata con la Pathé Frères di Vincennes, la maggiore fabbrica francese di materiale sensibile, fondando, nel 1923, quella che poi sarebbe diventata la Ferrania.

Nel 1932 nacque la Film Cappelli–Ferrania, con l’assorbimento da parte della FILM della milanese Cappelli, produttrice di lastre fotografiche in vetro. Successivamente fu assorbita anche la Tensi, l’altra importante fabbrica milanese di prodotti fotografici. Nel 1938 la ragione sociale venne modificata, diventando “Ferrania”.
L’azienda produsse, accanto ai materiali fotosensibili, anche macchine fotografiche; alcune, come la Condor I, erano dotate di ottima qualità ottica e meccanica.

La compagnia fu acquistata nel 1964 dall’azienda statunitense 3M, divenendo “Ferrania 3M”. In seguito la 3M formò una società sussidiaria mediante il trasferimento di parte delle attività della Ferrania. La nuova divisione fu chiamata Imation. Poi la ditta venne acquistata dalla Schroder Ventures nel 1999. Attualmente è di proprietà del Gruppo Messina di Genova.

L’azienda produsse pellicole fotografiche nei formati 135 e APS col marchio Solaris. Ferrania rimase l’unico produttore delle pellicole nel formato 126 “Instamatic”, dopo che Kodak ne aveva cessato la produzione nel 1999, ma all’inizio del 2007 a sua volta smise di produrlo. L’azienda commercializzò inoltre componenti per stampa a getto d’inchiostro, pellicole per raggi X (produzione dismessa durante il 2008), fotocamere digitali, materiali per arti grafiche, plastiche speciali, software per ospedali (produzione venduta al gruppo NoemaLife di Bologna nel 2008).

La produzione di pellicole per uso fotografico è terminata nel 2009.

Nel 2013 una nuova azienda, denominata “FILM Ferrania” ha acquistato la linea produttiva delle pellicole fotografiche, che include anche parte degli ultimi macchinari in uso e degli edifici industriali, prevedendo un inizio di nuova produzione dal 2016.

Evento: Ferrania – visita guidata e videoproiezione “Ferrania: dalla polvere da sparo alla fotografia”
Genere: visita guidata e proiezione fotografica – Le Giornate FAI di Primavera 2015
Dove e Quando : ex Stabilimento Ferrania Spa – Ferrania Viale della Libertà, 57. Sabato 21 marzo dalle ore 10.00 alle ore 12.00
Contatti: Giornate FAI di Primavera 2015 www.giornatefai.it
Presentazione a cura di: FAI delegazione di Savona. Per la parte storica si ringrazia Lidia Giusto lidia.giusto@libero.it




I forni fusori del vetro ed il Museo dell’Arte Vetraia di Altare in Liguria

Altare, in provincia di Savona, una piccola cittadina dell’Appennino ligure dove la manifattura del vetro ha origine lontanissime, conserva ancora degli importanti reperti di archeologia industriale come un forno di fusione del XVII secolo. 

Altare e la storia dell’arte vetraia

La storia, e le fonti archivistiche lo confermano, tramanda come l’arte del vetro venne introdotta da una comunità di monaci benedettini stabilitasi ad Altare nel 1130. Grazie all’avvio di questa attività esperti artigiani dalla Normandia e dalla Bretagna giunsero ad Altare, ed ebbe inizio un processo di immigrazione anche dalle altre città di tutta Italia.

Nel 1445 è attestata l’esistenza della prima corporazione, l’Università dell’arte vitrea, sorta per regolamentare l’attività . Alcuni di maestri vetrai svolsero il mestiere in città, altri nelle proprietà situate nelle vicinanze, altri ancora si allontanarono da Altare per impiantare una nuova manifattura o in altre parti d’Italia o all’estero come in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Gran Bretagna e – nel XIX secolo – in America Latina, esportando uno stile unico, che ispirata allo stile veneziano, prediligeva la pura creazione a discapito delle finalità funzionali.

Nel dicembre 1856 nasce la Società Artistico Vetraria Anonima Cooperativa facendo seguito ad un accordo tra le 16 famiglie di Altare produttrici di vetro. Queste unirono le vetrerie di Altare in un’unica grande azienda: la Società Artistica di Manifattura del Vetro.

A seguito della II Guerra Mondiale, nonché della Guerra Civile in Italia del 1943, la produzione del vetro di Altare attraversò un periodo di difficoltà. Ad aggravare il tutto ci si aggiunsero l’inflazione e la forte concorrenza straniera che si avvaleva di nuove procedure manifatturiere completamente automatizzate. La tecnica artigianale della soffiatura a mano dei maestri altaresi, se certamente collocava il prodotto a livelli qualitativi superiori, costringeva però a mantenere dei prezzi superiori a quelli di mercato. Tuttavia, la Società Artistico Vetraria fu in grado di superare le difficoltà e di continuare sue attività industriali e commerciali fino al 1978, anno in cui dichiarò il suo fallimento. Nell’asta giudiziaria che seguì , venne aggiudicata a un imprenditore di Abbiategrasso, il Cav Angelo Masserini, il quale si era impegnato a conservare il lavoro a tutti i dipendenti. La S.A.V. prese allora il nome di S.A.V.A.M. Spense i forni nel dicembre del 1992.

L’antico forno di fusione del vetro di Altare – un bene di archeologia industriale da salvare

Per tutto il Medio Evo e nel’età Moderna, il forno conservò la forma da igloo. Diviso in tre sezioni, al piano terreno c’era il focolare, al piano intermedio avveniva la fusione, al piano superiore era collocata la “tempera” dove gli oggetti lavorati subivano un lento raffreddamento. I piani erano in comunicazione tra loro per mezzo di aperture centrali.

Nel centro di Altare, nell’area dell’antica Vetreria Racchetti, spenta nel 1967, si trovano i resti di due
antichi forni fusori da vetro di questa tipologia, attribuiti al XVII secolo. La loro scoperta, risalente al 1991, è stata oggetto di studi e approfondimenti a livello europeo, in particolare da parte dell’associazione francese GenVerrE.

Uno dei due forni è comunque, nelle parti non danneggiate, in buono stato di conservazione.
E’ l’ultimo esemplare rimasto, vincolato dalla Soprintendenza Archeologica, più volte ammirato da archeologi italiani e francesi come un raro tassello della storia della tecnica.

Del forno, carico di quattro secoli di storia, rimangono la parte inferiore, destinata alla combustione, e la volta, che vi è stata posata sopra. La parte inferiore, rimasta integra, presenta quattro fori quadrati, utili all’introduzione dell’aria, necessaria alla combustione della legna consumata nel focolare, per raggiungere temperature all’incirca di 1200°C. La circonferenza del forno è di circa m. 10,50. È circondato da un corridoio, alto circa m. 2, che portava da una parte al forno essiccatore della legna, dall’altra, attraverso un cunicolo, al secondo forno situato a più di 5 metri dal primo, attualmente in pessimo stato di conservazione, destinato probabilmente alla fusione della fritta. Rimane pure pare di una struttura muraria , entro la quale i fornii principali erano inseriti.

Dal confronto dei rilievi fotografici effettuati al momento della scoperta con quelli odierni è possibile
riscontrare come nell’arco di vent’anni i reperti archeologici si siano ulteriormente gravemente deteriorati, per cui un intervento di recupero di queste strutture si rende estremamente urgente.

Il Museo dell’Arte Vetraria Altarese

Nato negli anni ’80 e gestito dall’Istituto per lo Studio del Vetro e dell’Arte Vetraria (I.S.V.A.V.), il MAV conserva la collezione della Società Artistico – Vetraria, ultimo atto di una millenaria storia di produzione vetraria nel paese di Altare, piccolo borgo sulle alture savonesi.

La collezione comprende opere in vetro di tipo artistico, d’uso e per la farmochimica, attrezzature della ex S.A.V., nonché la collezione di libri e riviste conservati nella Biblioteca Specializzata del Vetro. Attività e mostre organizzate in collaborazione con artisti e designer di livello internazionale contribuiscono inoltre alla creazione di una sezione di arte contemporanea.

Sede del Museo è Villa Rosa, preziosa dimora che fa parte di una serie di edifici Liberty che si diffusero nel paese all’inizio del ‘900, in gran parte ancora esistenti. Acquistata dallo Stato nel 1992, dopo i restauri la Villa è stata riportata all’antico splendore e adibita a sede del Museo dell’Arte Vetraria Altarese. Attualmente nei giardini della sede è installata una fornace dimostrativa per la produzione di vetro soffiato che, nel corso dell’anno, viene frequentemente attivata: un’affascinante integrazione della visita museale.

Info
Museo dell’Arte Vetraria Altarese e Istituto per lo Studio del Vetro e dell’Arte Vetraria
Piazza del Consolato 4 17041 Altare (SV) Italy
tel: +39 019 584734 www.museodelvetro.org info@museodelvetro.org

 

Ricette Vetrarie Altaresi#SaveTheDate:

SABATO 10 MAGGIO 2014, ore 17:00
presso il MUSEO DEL VETRO DI ALTARE – Piazza del Consolato, 4 – Altare (Savona)
sarà presentato il libro
Ricette vetrarie altaresi. Note e appunti di fornace
di Maria Brondi Bandano e Luigi Gino Bormioli
Edito da SAGEP Editori

 

Sito archeologico industriale:Forno per la fusione del vetro e Museo dell’Arte Vetraia di Altare
Settore industriale:Industria vetraia
Luogo: Altare, Savona, Liguria, Italia
Proprietà/gestione: Proprietà privata
Testo a cura di: Maria Brondi Bandano




NOVA Cantieri Creativi – Giornate evento sulle esperienze di rigenerazione creativa 14-15 marzo 2014

Il 14 e 15 marzo, il Comune di Santo Stefano di Magra (SP), alla ex Ceramica Vaccari presenta l’evento NOVA Cantieri Creativi – Spazi Mutanti Spazi Mutati: Giornate evento sulle esperienze di rigenerazione creativa in Europa e in Italia.

La Ceramica Ligure Vaccari, originariamente fabbrica di laterizi, vide il suo sviluppo grazie all’imprenditore genovese Carlo Vaccari che sfruttando l’argilla locale, portò ai massimi livelli la produzione di grès ceramico esportandolo in tutto il mondo. Oggi di quel fiorente opificio restano gli immensi spazi chiusi e coperti e la loro storia, monumento della archeologia industriale italiana. NOVA Cantieri Creativi, con un programma fitto di incontri, distribuito in due giorni, si pone l’obiettivo di traghettare questa area industriale, ormai dismessa, verso nuove prospettive creative.

Col Comune di Santo Stefano di Magra in prima linea (il comune ha già acquistato e ottenuto in comodato gratuito una parte del complesso dalla proprietà privata italiana per realizzarvi una biblioteca ad alta digitalizzazione, l’archivio storico, l’Urban Center e uno spazio per residenze creative e artistiche), pubblico e privato collaboreranno per riportare a nuova vita il complesso industriale attraverso la cultura e la creatività, con evidenti ripercussioni benefiche sull’intero territorio. Questa la formula:

Più di 8.000 mila metri quadri saranno affidati gratuitamente per otto anni attraverso bandi pubblici a soggetti culturali e creativi capaci di portare proposte insediative congruenti con lo spazio, in grado di creare coinvolgimento territoriale e soprattutto di dimostrare la loro sostenibilità da un punto di vista gestionale ed economico.

NOVA Cantieri Creativi “Non è un evento, non è un convegno, non è uno spettacolo, non è una performance, non è un punto di partenza e neanche un punto di arrivo, ma è tutto questo insieme. Il programma prevede, infatti, momenti differenti per pubblici diversi.”

Venerdì 14 marzo, alle ore 14:30 apre l’evento, da lui fortemente voluto, Juri Mazzanti, sindaco di Santo Stefano di Magra. Seguiranno due giorni fitti d’incontri nei quali prenderanno la parola alcuni tra i protagonisti della scena culturale italiana e straniera: momenti di confronto e spunti di riflessione sulla strada da percorrere affinché la ex Ceramica Vaccari si trasformi in fabbrica di creatività.

Raine Heikkinen – Event Coordinator della Cable Factory Kaapeli in Helsinki, il più grande centro di cultura alternativa della Finlandia; Gianluca D’Inca Levis – ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee, progetto che attraverso l’arte riqualifica aree industriali dismesse e non solo; Reinier de Graaf, partner dello Studio OMA di Rotterdam “Società internazionale, leader nel settore, che si occupa di architettura, di urbanistica e di analisi culturale” che realizzerà tra l’altro il nuovo Museo della Fondazione Prada all’interno di alcuni edifici industriali dei primi del Novecento, nuovo spazio per l’arte contemporanea che aprirà a Milano nel 2015; e ancora: Roberto Covolo, coordinatore del progetto Ex Fadda in provincia di Brindisi; Franco Bianchini, Docente di cultural planning alla Leeds Metropolitan University; Raffaella Paita, Assessore alle Infrastrutture della Regione Liguria; l’architetto Stefano Boeri, dal 2011 al 2013 anche Consigliere Delegato per la Cultura, il design e la moda per il comune di Milano, sono solo alcuni degli ospiti presenti a NOVA Cantieri Creativi.

In parallelo, ad arricchire ulteriormente i due giorni di evento, laboratori didattici, performance e workshop.

Roberto Vecchioni e Dario Vergassola chiuderanno rispettivamente i lavori di venerdì 14 e sabato 15.

Il Festival NOVA Cantieri Creativi è un progetto realizzato per il Comune di Santo Stefano di Magra dalla Fondazione Fitzcarraldo, con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, della Regione Liguria e della Provincia di La Spezia.

 

Per il programma completo visitate il sito internet NOVA Cantieri Creativi

Media Partner Tematici dell’Evento 

ArcheologiaIndustrialeNet  Aipai




Libro: Ceramica Ligure Vaccari. Storia, archivio, produzione

Il libro “Ceramica Ligure Vaccari, storia, archivio, produzione” ci accompagna all’interno della fabbrica, della produzione e del villaggio operaio di una delle più importanti realtà produttive nel settore della ceramica del XX secolo.

Attraverso la consultazione e catalogazione dei documenti conservati nell’archivio della fabbrica nonché l’analisi di documenti inediti e la raccolta delle testimonianze dirette degli eredi della famiglia, il volume ricostruisce la storia della Ceramica Ligure Vaccari di Ponzano Magra, frazione di Santo Stefano Magra in provincia di La Spezia, Liguria, oggi parte del nostro patrimonio industriale.

Nel libro si mette in luce i rapporti che la fabbrica ha avuto con artisti del periodo futurista, quali Prampolini e Fillia, e di fama mondiale come Giò Ponti e Guido Galletti.

Il progetto Nova, Nuovo Opificio Vaccari per le Arti, ideato dal comune di Santo Stefano Magra, è nato con l’intento di salvare il complesso e la sua memoria, per far tornare l’area motore di sviluppo per il territorio e la sua comunità, così come un tempo.

La Ceramica Ligure Vaccari, storia del sito di archeologia industriale

Il sito della Ceramica Ligure Vaccari comprende 140.000 mq di superficie territoriale corrispondenti ai capannoni della fabbrica e ai vari edifici del villaggio operaio.

La fabbrica nacque alla fine dell’Ottocento come fabbrica di laterizi, ma fu grazie all’imprenditore genovese Carlo Vaccari, il quale intuì le proprietà dell’argilla locale, che iniziò il suo grande sviluppo con la produzione dei grès ceramico, fiore all’occhiello dell’industria ponzanese ed esportato in tutto il mondo.

Il periodo di maggiore produzione si ebbe nel dopoguerra ma una crisi di liquidità e una cattiva gestione porterà alla chiusura per fallimento nel 1972. Dopo questa data si susseguirono varie proprietà che non riusciranno a risollevare le sorti della Ceramica Ligure e l’ultimo proprietario, l’azienda austriaca Lasselsberger, fu costretto a chiudere l’attività nel 2006.

Il Villaggio operaio della Ceramica Ligure Vaccari

Una delle più importanti caratteristiche del sito industriale di Ponzano Magra è sicuramente il villaggio operaio. Questo si sviluppò a partire dai primi anni del Novecento con una struttura a ferro di cavallo dove risiedevano gli operai, chiamata la Corte, e venne anche costruita la villa padronale. Con l’aumento della produzione fu necessario espandere il sito e quindi negli anni Trenta vennero edificate nuove case operaie, lo spaccio aziendale, la casa dell’operaio che fungeva da mensa, lo spogliatoio, il deposito di biciclette, la chiesa e la palazzina della dirigenza.

Titolo: La Ceramica Ligure Vaccari. Storia, archivio, produzione.
Settore industriale: Industria della ceramica
Luogo: Ponzano Magra frazione di Santo Stefano Magra – La Spezia – Liguria
Proprietà/gestione: Il Comune di Santo Stefano Magra possiede il capannone più antico e ne ha in comodato d’uso altri, il resto appartiene all’azienda austriaca Lasselsberger. www.lasselsberger.com www.comune.santostefanodimagra.sp.it
Testo a cura di: Alice Cutullè contatto: alice.cutulle@gmail.com Alice Cutullè, nata a La Spezia, si è laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Pisa e successivamente ha conseguito la laurea specialistica con il massimo dei voti in Storia dell’arte e valorizzazione del patrimonio artistico all’Università di Genova con la tesi in archeologia industriale dal titolo “Ceramica Ligure Vaccari: l’archivio e la produzione della fabbrica di Ponzano Magra”.
Casa Editrice: Sagep Editore www.sagep.it