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Archeologiaindustriale.net festeggia i suoi 10 anni sulla rivista Architetti Notizie

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Su Architetti Notizie − rivista trimestrale edita dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Padova − è stato pubblicato un articolo sul progetto Archeologiaindustriale.net. Questa è la notizia.

E questa sono invece io che parlo, Simona Politini, fondatrice di Archeologiaindustriale.net.

Quando qualche mese fa sono stata contatta dall’architetto Alessandro Zaffagnini, parte del Comitato di Redazione della rivista Architetti Notizie, per raccontare di Archeologiaindustriale.net sul nuovo numero dedicato al patrimonio industriale, ho pensato fosse una bella occasione per celebrare i 10 anni del progetto, che il 14 novembre del 2013 andava online con il suo primo articolo. Da allora sono successe, e non successe, tante cose, che riassumo qui, una sintesi del passato e uno sguardo al futuro.

Questo articolo, dunque, lo dedico a tutti quelli che hanno creduto nel progetto, a tutte le persone che ho incontrato mosse dalla mia stessa passione, persone che ho poi perso, persone che ho ritrovato, persone che non se ne sono mai andate, e anche alle persone che incontrerò. Perché Archeologiaindustriale.net è ancora qui per dare la voce al nostro passato industriale riscoprendo insieme la radice di ciò che siamo oggi.

Prima di condividere con voi l’articolo, desidero ringraziare l’architetto Zaffagnini e invitarvi a richiedere il numero integrale della rivista (qui i contatti). Una sintesi perfetta, anche attraverso l’uso dichiarato e trasparente di ChatGPT, di come in questa “archeologia” passato e futuro si intrecciano senza soluzione di continuità.

Architetti Notizie

Alla scoperta del patrimonio industriale

Archeologiaindustriale.net un progetto online per ricordare la storia e ispirare il futuro

Il futuro è di chi ha un grande passato”. Queste parole non sono state pronunciate da un eminente storico rapito dalla maestosità del Colosseo, così recitava lo spot pubblicitario della nuova Alfa Romeo Giulietta Sprint che, nel 2015, attraverso la televisione, sfrecciava davanti ai nostri occhi di fianco a sua sorella di 60anni più vecchia, quel primo modello che tanto aveva fatto sognare gli amanti della velocità e del design di stampo italiano. Perché, quando la tecnologia accelera succede che la percezione del tempo si comprime, e pure concetti consolidati possono assumere nuove dimensioni. Si parla così di reperti di archeologia industriale. Coperture a shed, ciminiere, colonne in ghisa lavorate. Centrali idroelettriche, cotonifici, paraboloidi, cartiere. Storie di cose e di persone. Sono tutti elementi del nostro patrimonio industriale che ci raccontano dell’ingegno che è stato, in un passato non poi troppo lontano, ma che sa già di antico. Ed è così che tra un manuale di storia dell’arte moderna e le lettere di Jackson Pollock, questa materia, l’archeologia industriale appunto, ha inaspettatamente attirato la mia attenzione durante il corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali tanto da scriverci la tesi: “L’oro di Sicilia. L’industria zolfifera siciliana e la miniera Floristella 1825-1987”. Da quel 2001 sono passati poi diversi anni, e l’acquisizione di varie competenze tra cui la comunicazione online, sino a che nel 2013 va online il progetto Archeologiaindustriale.net. I monumenti del lavoro (https://archeologiaindustriale.net/). La sintesi di quello che ero, una storica dell’arte, e di quello che sono adesso, una giornalista specializzata sui temi della trasformazione digitale.

Compie dunque 10 anni questo novembre il primo sito web 2.0 (che a dirlo oggi fa quasi sorridere visto che ormai si parla di web 5.0, ma come detto sopra: la tecnologia corre veloce) dedicato alla promozione del nostro patrimonio archeologico industriale. Tanti i luoghi presenti all’interno del progetto (ad oggi circa 100), tra questi: la miniera di zolfo Floristella in Sicilia, naturalmente; la Grande Miniera di Serbariu e il Museo del Carbone in Sardegna; le miniere di lignite ed il MINE Museo delle Miniere e del Territorio di Cavriglia. La fabbrica Fernet Branca e la Collezione Branca; la ex fabbrica, l’Archivio Storico e Museo Birra Peroni a Roma; il Birrificio Menabrea di Biella; la fabbrica di liquirizia Amarelli in Calabria. E ancora: la centrale idroelettrica Taccani di Trezzo sull’Adda; la centrale Antonio Pitter di Malnisio oggi Museo & Science Centre; la centrale idroelettrica di Fies in Trentino – Alto Adige; la ex centrale termoelettrica Montemartini divenuta sede museale all’interno del Polo Espositivo dei Musei Capitolini. I mirabili esempi di villaggi operai quali: Crespi d’Adda in provincia di Bergamo, Patrimonio Unesco il cui corpo di fabbrica nel 2013 è stato acquisito dal gruppo Percassi; il Villaggio Leumann in Piemonte; la città di Schio e il Lanificio Rossi in Veneto. E le forme più contemporanee di essi come: Ivrea, la città di Olivetti; Dalmine; Metanopoli; e anche il Villaggio Eni di Borca di Cadore pensato per lo svago dei dipendenti dove da diversi anni ha trovato casa il Progetto Borca realizzato da Dolomiti Contemporanee. L’ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica in Sicilia; il Molino Stucky a Venezia, ora Hilton Molino Stucky Venice, e altri ancora.

Ma Archeologiaindustriale.net è anche un palco da dove lanciare un appello per il patrimonio a rischio, come nel caso dell’ex merlettificio Turk di Pinerolo. Una vetrina dove promuovere libri sul tema. Uno spazio dove comunicare eventi (svolgendo anche il ruolo di media partner tematico in diverse occasioni) e novità del settore. Un luogo virtuale di connessioni, dal quale passano, alle volte anche accidentalmente navigando sul web, appassionati, esperti, curiosi, per chiedere suggerimenti su come valorizzare un proprio bene, presentare ricerche da pubblicare, o magari semplicemente prenotare una visita guidata credendo erroneamente di trovarsi sulla pagina ufficiale del complesso industriale dove si intende andare.

Oggi, guardando indietro a questi dieci anni, posso dire che tanti traguardi inattesi sono stati raggiunti da Archeologiaindustriale.net, una macchina che guido da sempre in solitaria: pubblicazioni di articoli, partecipazioni a convegni, persino all’interno del Parlamento organizzato personalmente − Il Patrimonio industriale in Italia. Da spazi vuoti a risorsa per il territorio −, una mostra in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano – Metamorfosi Urbane –, e anche una menzione speciale al Premio dell’Unione Europea per il Patrimonio Culturale – Europa Nostra Awards. Certo, non sono mancate anche le delusioni e la convinzione che si sarebbe potuto fare di più se solo in questo Paese la cultura avesse davvero un ruolo da protagonista nell’economia. Ad ogni modo, Archeologiaindustriale.net, c’è, esiste e va avanti per tutti quelli che riescono a vedere il bello oltre la funzionalità, per chi riconosce nella scintilla del metallo fuso il genio che forgia la storia.

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