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La miniera Floristella in Sicilia

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La miniera Floristella è sicuramente tra le miniere di zolfo più importanti della Sicilia, che tra il 1800 ed il 1900 raggiunse il primato mondiale in questo settore industriale.

Il 10 novembre 1781 il feudo di Floristella, situato nei pressi di Valguarnera (Enna), a seguito dell’espulsione della Compagnia di Gesù titolare del fondo, viene acquistato da un certo don Camillo Caruso per conto e col denaro del barone Salvatore Pennisi.

L’11 aprile 1825, sebbene l’attività estrattiva fosse già avviata da tempo, la Direzione Generale de’ Rami e Diritti Diversi accorda al barone D. Venerando Salvatore Pennisi il permesso di apertura di una zolfara nell’ex feudo Floristella, previo deposito di 10 onze al Regio Erario, come in uso in quel periodo.

La miniera Floristella rimane nella titolarità della famiglia Pennisi sino a quando ne viene revocata la concessione con Decreto presidenziale del 12 luglio 1967, passando poi all’Ente minerario siciliano, presieduto da Don Graziano Verzotto.

L’attività estrattiva prosegue ancora per circa una ventina d’anni sino a che, l’1 dicembre 1986, viene redatto il piano di chiusura delle vie d’accesso al sotterraneo della miniera.
La legge della Regione Siciliana 15 maggio 1991 n° 17 (art. 6) istituisce l’Ente Parco Minerario Floristella – Grottacalda con lo scopo di tutelare uno dei siti di archeologia industriali più importanti del meridione e recuperare il palazzo Pennisi sito nell’aria mineraria di Floristella.

La miniera Floristella: Il sito archeologico industriale

La miniera Floristella occupa una superficie superiore ai 425 ettari.
In cima alla collina, che domina la vallata disegnata dal rio Floristella, si erge il Palazzo Pennisi.
Il palazzo si sviluppa in altezza su due piani  separati in parte da un piano mezzano, un solaio e, al di sotto del livello della strada, un grandissimo scantinato; in lunghezza si compone di tre corpi con quello centrale sensibilmente rientrato nella facciata esposta a Sud-Est di modo da costituire un cortile d’invito all’accesso. Sui quattro prospetti, pietra bianca riveste le lesene che scandiscono verticalmente il palazzo e tutte le aperture comprese le feritoie, indispensabili in caso di rivolta.
Il piano terra ospitava gli uffici amministrativi e, nell’ala Sud-Ovest, la cappella ottagonale sormontata da cupola.
I piani superiori costituivano la residenza della famiglia Pennisi che si recava lì nel periodo pasquale nonché gli alloggi dei direttori che via via si avvicendavano.
Il palazzo fu edificato in due fasi: si ritiene di poter datare la realizzazione del piano terra intorno al 1860, essendo stato ospitato al suo interno l’ing. Piemontese Sebastiano Mottura, mandato in Sicilia nel 1862 dal Ministero per L’Agricoltura Industria e Commercio per presiedere alla nuova scuola mineraria di Caltanissetta; il piano sopraelevato fu invece realizzato tra il 1880 ed il 1885. Dirigendosi giù per la valle ci si imbatte in tutte le più tipiche edificazioni delle miniere zolfifere.

Tre gli imponenti pozzi nella miniera Floristella per l’estrazione del minerale.

Il pozzo n. 1, nella Sezione Sant’Agostino, edificato direttamente in pietra intorno al 1919. Il pozzo n. 2, provvisoriamente edificato in legno, passerà ad una struttura in muratura nel 1945, per poi essere sostituito da un castelletto in ferro nel 1965.
Il pozzo n. 3, a pochi passi dal palazzo in direzione Sud-Ovest, costruito interamente in ferro tra il 1970 ed il 1971, dal quale transitavano sia carrelli carichi di materiale che persone; numeri diversi di tocchi di campana avvertivano cosa stesse percorrendo il pozzo.

Ma è nella parte più antica della miniera, in quel susseguirsi di sezioni denominate Calì, Pecoraro, San Giuseppe ed altre ancora, che è possibile ammirare le primissime discenderie composte da un’apertura principale per il passaggio degli operai e da una secondaria ed un pozzo verticale per il reflusso dell’aria. Tali discenderie sono tutte esposte verso Sud Sud-Est per sfruttare il più possibile la luce solare, che flebile faceva da guida alla risalita dei carusi, spesso sprovvisti di lampada.

Sistemi per la fusione dello zolfo: calcarelle, calcaroni, forni Gill sono sparsi per tutta la vallata, a volte singolarmente, a volte in batteria. Nella Statistica mineraria del 1956 risultano attivi 17 apparecchi Gill gemelli e 19 calcaroni.

Ed ancora altri edifici : capannoni, piccole costruzioni funzionali all’attività estrattiva, caseggiati come la Direzione, il dormitorio operai – conosciuto anche come “Case Mottura”, la sala riunione operai, la sede dell’I.N.A.I.L., una città dello zolfo a tutti gli effetti.

Oggi la vallata appare ricca di vegetazione, ma in realtà si tratta di un rimboscamento avvenuto in tempi recenti. Originariamente il paesaggio doveva esser tinto esclusivamente del giallo dello zolfo e del biancastro del gesso.

 

Sito archeologico industriale: Miniera Floristella
Settore industriale: Minerario – Le miniere di zolfo in Sicilia
Luogo: Valguarnera – provincia di Enna – Regione Sicilia
Proprietà/gestione: Ente Parco Minerario Floristella Grottacalda www.enteparcofloristella.it
Testo a cura di: Dott.sa Simona Politini contatto simona.politini@archeologiaindustriale.net
Tratto dalla tesi di laurea “L’oro di Sicilia. L’industria zolfifera siciliana e la miniera Floristella 1825-1987” di Simona Politini. Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa – Napoli. Anno accademico 2000-2001. Relatore prof. Gregorio Rubino

Archeologia Industriale

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