Archeologia Industriale – Luoghi per l’arte e la cultura, titola così il nuovo numero della rivista culturale Il Calendario del Popolo pubblicata da Sandro Teti Editore
Un numero molto speciale questo della storica rivista fondata nel 1945, un numero doppio che dedica tutta la prima parte al nostro patrimonio industriale, nella fattispecie a quegli edifici che sono stati riconvertiti in luoghi di cultura, rigenerandosi nella funzione produttiva e sociale.
Apre il numero l’intervento firmato dal Prof. Giovanni Luigi Fontana, professore ordinario di Storia Economica all’Università di Padova, nonché uno dei massimi studiosi del patrimonio industriale, ad oggi Presidente dell’associazione AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale – e Direttore del Master in Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale – MPI, attivato da oltre un decennio presso l’Università di Padova.
Industrial Heritage, questo il titolo dell’intervento, ci introduce nel cuore delle dibattute questioni relative al recupero di questa tipologia di beni, il più delle volte caratterizzati da vaste cubature non semplici da gestire che inducono ad una prima valutazione superficiale a porre in secondo piano tutta quella serie di aspetti storici, scientifici e sociali che la materia porta con sé e che necessitano pertanto di un approccio multidisciplinare.
“V’è dunque necessità di un lavoro scientifico più sistematico, metodico, per una protezione ragionata e selettiva, che rimane ancora da fare su scala nazionale. Ci sono monumenti, strutture uniche o assai rare per epoca storica, contenuti tecnici, valori formali e simbolici che vanno salvati, restaurati e trasmessi alle generazioni future nella loro integralità, e non solo negli involucri esterni. E c’è il rapporto con il loro intorno, con la rete degli altri elementi cui sono collegati, per cui pari attenzione va rivolta ai contesti, ai sistemi di riferimento. In altri casi, invece, ci si può limitare alla conservazione di alcune parti, per altri ancora si può adottare un criterio di trasformazione più radicale o di cancellazione, salvo che entrino in gioco altre ragioni di progettualità territoriale che ne suggeriscano o ne rendano profittevole il mantenimento (ad esempio nella costruzione di itinerari, in ambiti ecomuseali, per l’omogeneità dei tessuti edificati o l’inserimento in contesti paesistici di pregio).”
Dopo l’editoriale firmato da Sandro Teti segue l’articolo redatto dalla Prof.ssa Giovanna Rosso Del Brenna, storica dell’arte e docente di Archeologia Industriale all’Università Cattolica di Milano e presso l’Università degli Studi di Genova. La Prof.ssa Del Brenna da anni, all’interno dei suoi corsi, indaga “i complessi rapporti che legano patrimonio industriale e progetto, con particolare attenzione alle arti contemporanee e agli artisti che hanno scelto il luogo industriale dismesso per operare, esporre, in qualche caso vivere”. In La fabbrica abbandonata: luogo per la creatività la Prof.ssa Del Brenna ci accompagna lungo un percorso di riappropriazione degli elementi fisici del patrimonio industriale attraverso la creatività: dalle Anonyme Skulpturen di Bernd e Hilla Becher, coppia di fotografi tedeschi che ci hanno lasciato un’affascinante testimonianza dell’architettura industriale in Europa e America, passando per l’occupazione degli spazi industriali del Cast Iron District di New York da parte degli artisti americani, da Robert Rauschenberg a Jasper Johns, alla nuova sede milanese della Fondazione Prada all’interno della ex distilleria Società Italiana Spiriti inaugurata nel maggio di quest’anno su progetto di Rem Koolhaas.
Dalla cultura del fare al fare cultura. Dopo questi due primi interventi che fungono da introduzione ad una materia che si rivela sempre più complessa e sfaccettata per le sue molteplici implicazioni, si snodano una serie di articoli che ripercorrendo l’Italia da nord a sud raccontano di realtà industriali un tempo protagoniste della storia economica ed oggi fucine di creatività e sapere.
Così in Ex Ansaldo e Mudec: «Una sintesi perfetta», una lunga intervista realizzata da Simona Politini, Fondatrice e Project Manager, nonché Presidente, dell’Associazione Archeologiandustriale.net, a Natalina Costa, Amministratore Delegato 24 Ore Cultura, si racconta l’affascinante sfida del Mudec – Museo delle Culture, inaugurato nel marzo 2015 all’interno della ex Ansaldo di via Tortona a Milano (attraverso una gara pubblica indetta nel 2014 la 24 Ore Cultura srl è stata scelta come partner del Comune di Milano per 12 anni consecutivi di questo ambizioso progetto culturale, ndr).
Dalla Lombardia ci spostiamo in Friuli Venezia Giulia per scoprire in Una “cattedrale” della tecnologia l’interessante esperienza di Immaginario Scientifico e del suo visitatissimo Science Centre all’interno della ex centrale idroelettrica Enel “Antonio Pitter” di Malnisio in provincia di Pordenone. Il pezzo ha triplice firma: Paolo Tomasella, Assessore alla Cultura e Istruzione del Comune di Montereale Valcellina (il Comune di Montereale Valcellina è ad oggi proprietario della struttura, ndr), il Prof. Piero Pinamonti dell’Università di Udine e Serena Mizzan, Direttore di Immaginario Scientifico.
Dal Friuli al Veneto per farci raccontare da Gianluca D’Incà Levis, ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee, in Il Villaggio abitato, come col Progetto Borca, nato dalla collaborazione col Gruppo Minoter-Cualbu, attuale proprietario dell’insediamento abitativo, attraverso l’arte contemporanea ha dato nuova vita all’ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, esperimento visionario di architettura sociale voluto dall’imprenditore illuminato Enrico Mattei e firmato da Edoardo Gellner
Restiamo ancora nel nord Italia per conoscere un’altra realtà dove la sperimentazione artistica trova la sua collocazione all’interno di un’altra ex Centrale Idroelettrica: la Centrale di Fies. Siamo in Trentino Alto Adige, e a Fies, per l’appunto, frazione del comune di Dro in provincia di Trento, scopriamo un centro per l’arte contemporanea attivo grazie alla Coopertiva Il Gaviale che ha assunto la gestione l’immobile di proprietà della Hydro Dolomiti Enel. Il contributo «Le cose vengono fatte accadere» è firmato da Marla Haddad.
Spostandoci da est a ovest arriviamo in Liguria dove Alice Cutullè, esperta di archeologia industriale in Dalla ceramica a distretto culturale ci racconta la storia della ex Ceramica Ligure Vaccari di Ponzano Magra in provincia di La Spezia. All’interno del suo contributo Alice Cutullè intervista Juri Mazzanti, sindaco di Santo Stefano di Magra, deus ex machina del Progetto Nova Cantieri Creativi che ha fortemente voluto la riconversione nel segno dell’arte e della creatività di questo splendido complesso industriale dalle molteplici potenzialità.
In Piemonte, Elena Rosina e Paolo Naldini, rispettivamente responsabile del Dipartimento Didattica e Direttore della Cittadellarte realizzata da Michelangelo Pistoletto all’interno dell’ex Lanificio Trombetta lungo il torrente Cervo in quel di Biella, conosciuta un tempo come la “Manchester d’Italia” per le sue prestigiose manifatture tessili, nel contributo dal titolo Gli “Uffizi” di Cittadellarte ci raccontano la storia di questo luogo e il suo presente di cantiere culturale, un recupero complesso che ha richiesto più di due decenni e che è ancora in atto, tuttavia “A distanza di 25 anni dall’inizio del processo di riqualifica degli stabilimenti del lanificio Trombetta, Cittadellarte dimostra di aver raggiunto, tra gli altri obiettivi, anche quello di recuperare uno spazio che ha contribuito a plasmare la storia e l’economia biellese, la riqualifica di oltre un chilometro di città e la generazione di un grande laboratorio del “fare”, in continuo divenire e in continua crescita.”
Arriviamo così nel capoluogo dell’Emilia Romagna dove attraverso la lettura dell’articolo MAMbo in Progress, firmato da Piero Orlandi e Laura Carlini, rispettivamente Responsabile Servizio Beni Architettonici e Ambientali – IBC e Direttore della struttura, scopriamo la storia ed il progetto culturale di una delle più importanti istituzioni pubbliche dedite all’arte contemporanea: il MAMbo – Museo d’arte moderna di Bologna che trova sede all’interno dell’ex Forno del Pane . L’ex Forno del Pane fu “costruito nel 1915 dal sindaco della prima giunta di sinistra, Francesco Zanardi, con l’intento di dotare la città di un panificio gestito dal Comune per fronteggiare i problemi di approvvigionamento della farina portati dalla guerra, e poi ristrutturato nel 1928-29 quale sede dell’Ente autonomo dei consumi. Inutilizzato per molti anni, fu destinato dal Pru della Manifattura a nuova sede museale”.
In Campania, a Napoli, un’altra giovane esperta di archeologia industriale, Rossella Monaco, ci raccontata in Ex stazione Bellini: l’arte in tensione come “Nel quartiere Avvocata, dove un tempo sorgeva l’antico borgo del Limpiano, oggi racchiuso nelle strade che nei loro odonimi conservano memoria dell’insediamento della casata dei Pontecorvo, tra i vicoli stretti che si arrampicano fra palazzi nobiliari, condomini popolari, chiese e monasteri, si staglia la mole bianca del Museo archivio laboratorio per le arti contemporanee Hermann Nitsch, istituito a Napoli dalla Fondazione Morra e inaugurato nel settembre del 2008” collocato in quella che un tempo fu una piccola centrale elettrica: la stazione Bellini datata al 1891.
Ci spostiamo in Puglia, dove, difronte ad uno splendido mare azzurro, scopriamo la Fondazione Pino Pascali che trova la sua collocazione all’interno dell’ex Mattatoio comunale di Polignano a Mare. In Un faro per la cultura firmato da Antonio Frugis ne apprendiamo storia passata e storia presente: “Il mattatoio
venne inaugurato nel 1913. La sua funzione cessò definitivamente nel 1984, quando ormai la struttura, nel frattempo diventata vetusta, non era più rispondente alle nuove norme vigenti in fatto di sicurezza sanitaria. Da allora vari progetti sono stati presentati ma solo nel 2004 sono cominciati i lavori di ripristino per trasferirvi, in seguito, la sede della Fondazione Museo Pino Pascali nel 2012”.
Dalla Puglia al Lazio, da un piccolo comune sul mare alla capitale, si, perché è proprio a Roma che si trova uno dei maggior esempi di recupero di archeologia industriale destinati al settore culturale: stiamo parlando della ex Centrale Montemartini di Roma ostiense, oggi Museo della Centrale Montemartini parte del polo espositivo dei Musei Capitolini di Roma. E chi meglio di Emilia Talamo, già Direttrice del Museo della Centrale Montemartini, ce ne può raccontare la storia? Attraverso il dettagliato contributo di Emilia Talamo, Le macchine e gli Dei, ripercorriamo così la storia di questo luogo magico dove scultura classica e macchinari industriali si incontrano in una cornice architettonica funzionale agli scopi produttivi, ma, al tempo stesso, di estrema eleganza, un luogo che è in grado di incantare visitatori provenienti da tutte le parti del mondo. “Due mondi diametralmente opposti, come l’archeologia classica e l’archeologia industriale, viaggiano su piani paralleli senza che l’una snaturi l’altra, catturando l’attenzione del visitatore ora sulla scura macchina, ora sulla bianca maestosità e delicatezza dei marmi antichi.”
Conclude il monografico il contributo di Antonella di Lullo, OUTDOOR 2015 – HERE, NOW, curatrice del Outdoor Festival che ha scelto come location per l’edizione 2015 la ex Caserma di Servizio alla Reale Fabbrica di Armi di via Guido Reni a Roma.
Termina qui Archeologia Industriale – Luoghi per l’arte e la cultura, un viaggio alla scoperta di vecchi luoghi e nuove realtà per scoprire insieme come l’energia del produrre possa trasformarsi in energia creativa, un ventaglio di buone pratiche per ispirare le scelte future sul destino del nostro splendido patrimonio industriale.
Oltre ad alcune immagini dei luoghi di cui si parla all’interno degli interventi, gentilmente concesse dalle realtà presenti, il numero è corredato da un progetto fotografico realizzato dal fotografo professionista specializzato in architetture Alberto Muciaccia: gli scatti si caratterizzano per le linee pulite ed essenziali così come le eleganti forme dell’archeologia industriale ci insegnano.
Il monografico Archeologia Industriale – Luoghi per l’arte e la cultura è stato ideato e curato da Simona Politini, Fondatrice e Project Manager, nonché Presidente, dell’Associazione Archeologiandustriale.net
Il monografico Archeologia Industriale – Luoghi per l’arte e la cultura è un progetto editoriale patrocinato dell’Associazione AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale e rientra nella programmazione del 2015 European Industrial and Technical Heritage Year
L’Associazione Archeologiaindustriale.net è Media Partener del progetto.
Archeologia Industriale – Luoghi per l’arte e la cultura, n° 70 della rivista culturale Il Calendario del Popolo pubblicata da Sandro Teti Editore sarà presentato martedì 8 dicembre alle ore 14:00 nella Sala Corallo durante l’evento Più libri più liberi – Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che si terrà a Roma dal 4 all’8 dicembre presso il palazzo dei Congressi, Eur
Intervengono:
Antonella Di Lullo, NUfactory, curatrice Outdoor Festival;
Alberto Muciaccia, fotografo;
Simona Maria Politini, fondatrice di archeologiaindustriale.net
Emilia Talamo, già direttrice della Centrale Montemartini
Sandro Teti, direttore Calendario del Popolo
Modera:
Rachele Masci, caporedattrice della rivista
La rivista sarà in vendita durante l’evento
Dove acquistare la rivista:
• da metà gennaio all’interno del circuito Feltrinelli
• già da adesso attraverso spedizione contattando direttamente l’editore
Autore: AA.VV.
Fotografia: Alberto Muciaccia
Casa Editrice: Sandro Teti Editore www.sandrotetieditore.it
ISSN: 9-770393-374002-50767
Lingua: italiano