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Dolomiti Contemporanee valorizza il patrimonio industriale

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D: Quali sono gli obiettivi raggiunti?

R: I risultati sono di vario tipo.
Sempre c’è un contenuto culturale-artistico in primo piano. Il primo risultato della stagione artistica è dunque la messe di mostre, opere, eventi, che si realizzano, insieme a molte altre realtà, artisti, curatori, partner culturali, musei, all’interno delle fabbriche riesumate, e trasformate in centri espositivi temporanei. Le fabbriche, però, non sono il mero contenitore, bensì il potenziale da valorizzare attraverso la produzione artistica.
Il risultato di secondo grado, riguarda invece il futuro del sito nel medio-lungo periodo.
L’impulso generato attraverso la nuova stagione creativa non si esaurisce subito. Tra le migliaia di persone che vengono a visitare la cittadella rianimata e le mostre, alcune si interessano agli edifici. La fabbrica, finalmente aperta, può essere vista, soppesata, valutata. Dolomiti Contemporanee mette in contatto le persone interessate con la proprietà del sito Dopo le prime timidezze, arrivano le richieste commerciali. Si intavolano le trattative e, dopo qualche tempo, gli spazi iniziano finalmente a venir affittati. Siti che giacevano, abbandonati e sfitti, rinascono a nuova vita.

D: Ci racconti la vostra case history d’eccelenza?

R: Nel 2011, partimmo con l’ex polo chimico di Sass Muss (Sospirolo, Belluno), un sito eccezionale di archeologia industriale a ridosso del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. La stagione estivo-autunnale andò molto bene. Il sito era desolatamente chiuso da oltre 20 anni. L’impulso che producemmo fu forte. Oltre 100 articoli furono pubblicati su questa “anomalia”: una fabbrica fantasma trasformata in villaggio creativo. Nessuno ricordava quel sito, che ha caratteristiche davvero speciali. Molte le trattative commerciali furono avviate in seguito alla nostra azione. Alcuni affittuari entrarono negli spazi: purtroppo, per motivi legati alla crisi economica, diversi di loro dovettero in seguito lasciarli. La società proprietaria, Attiva spa, ebbe l’occasione, allora, di riaffittare tutti gli edifici principali del complesso. Purtroppo, con poca lungimiranza essa decise di non ridurre i canoni di locazione, e molte di queste trattative si arenarono. Attiva spa è quindi fallita, a dicembre 2013. Ancora oggi, noi lavoriamo, sull’onda lunga dell’attenzione generata tre anni fa, nell’intento di favorire ulteriormente, e completare, l’opera di rilancio del sito.

Nell’estate 2012, replicammo questo modello su un’ex fabbrica di occhiali, chiusa da oltre 10 anni, a Taibon Agordino, ancora nelle Dolomiti bellunesi, a due passi dallo stabilimento principale di Luxottica, che fu allora uno dei nostri partner. Dopo aver vissuto nella fabbrica per alcuni mesi, la abbandonammo. Cinque attività commerciali e produttive vi si insediarono subito dopo: chi erano, questi cinque? Cinque partner di Dolomiti Contemporanee, che ci avevano aiutato a ripristinare la fabbrica abbandonata e a sostenere la nostra stagione d’eventi, e così facendo l’avevano riscoperta, decidendo alla fine di trasferire la propria azienda negli spazi riattivati.

Nel 2012, abbiamo avviato anche un altro cantiere estremamente significativo. Il Nuovo Spazio di Casso che è ora l’unica sede permanente di Dolomiti Contemporanee. Si tratta, in questo caso, di un edificio civile, chiuso da mezzo secolo, e riaperto, secondo gli stessi principi che animano il progetto: rifiuto del concetto di chiusura e fiducia nel valore della cultura e nella sua funzione attivatrice.

D: Cosa c’è da aspettarsi da Dolomiti Contemporanee per il prossimo futuro?

R: Gli obiettivi del progetto e la mentalità operativa, sono chiaramente delineati. Continueremo ad occuparci di risorse sottoutilizzate o per nulla utilizzate. Di siti, industriali o civili, che meritano una miglior sorte di quella procurata loro dall’assenza d’iniziativa e dall’incapacità di valorizzarne il potenziale. Continueremo a lavorare in rete con altri soggetti, per allargare lo spettro della nostra azione e sviluppare ulteriormente il progetto.
Nel 2014, partiranno alcuni progetti di ricerca che coinvolgeranno alcuni atenei e altri enti che si occupano di ricerca nel campo dell’innovazione culturale e scientifica.
Tra i siti su cui abbiamo iniziato ad avviare delle procedure più che esplorative, e che potrebbero divenire prossimi cantieri DC, segnaliamo: l’ex Villaggio minerario di Valle Imperina (Rivamonte Agordino, Belluno) e il Villaggio Eni di Borca di Cadore, realizzato da Enrico Mattei con Edoardo Gellner negli anni ’50, un sito formidabile ed estremamente complesso, dotato di un potenziale assoluto.

Per scoprire in dettaglio l’attività di Dolomiti Contemporanee visitate www.dolomiticontemporanee.net